Archivi categoria: finanziamenti

Una legge sulla responsabilità giuridica dei partiti. Il Fatto Quotidiano raccoglie le firme (Falli smettere di rubare)


Redazione
dopo il referendum del 1993 che aboliva il Finanziamento pubblico ai partiti è seguita nello stesso anno da una legge che rifinanziava i partiti sotto il nome di contribuzione dopodichè le successive modifiche che porta nelle tasche dei partiti cifre altissime sotto l’iniziative del Fatto quotidiano di una petizione per una legge guiridica sui partiti che si attende dal 1948.
Proposta legge giuridica per i partiti petizione online

politiche contro gli sprechi Prime prove di tagli agli sprechi negli acquisti pubblici(tra questi l’agenda digitale e l’Open Data)

Redazione tra le varie proposte per ridurre gli sprechi c’è anche lo sviluppo dell’agenda digitale e dell’open data.
Attulmente questo progetto è partito in due regioni Piemonte ed Emilia Romagna dove hanno già costruito le piattaforme informative per i servizi per lo sviluppo del turismo etc.metto l’art
Ma il progetto potrebbe e dovrebbe essere applicato e non solo alle regioni e secondo le stime porterebbe un forte risparmio di servizi, a questo punto è stata presa in considerazione dal governo cosa che potrebbe accellerare le cose io che abito nel Biellese perchè qui no?

Fatto Quotidiano 25/01/2012 autore: Marco Palombi
di Marco Palombi
Filippo Patroni Griffi sarà protagonista: stavolta, non per la suacasa comprata con lo sconto, ma per il decreto sulle semplificazioni che il Consiglio dei ministri approverà venerdì: “L’idea di fondo – ha spiegato – è che dove c’è una lungaggine dobbiamo intervenire ”. Ecco i punti più rilevanti. Banca dati nazionale dei contratti pubblici. Nasce all’interno dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, dal 2013. Primo passo verso il controllo centralizzato – e in tempo reale – sull’acquisto di beni e servizi da parte della P.A.: questa torta vale 150
miliardi di euro l’anno e secondo molti economisti solo eliminare gli sprechi e le inefficienze varrebbe un risparmio di due punti di Pil ( 30 miliardi ogni dodici mesi). Controllo sulla spesa assistenziale. Lo farà l’Inps: gli enti pagatori gli invieranno via web i dati di spesa che l’Istituto potrà incro-
Patroni Griffi Il ministro della Pubblica amministrazione (FOTO LAPRESSE)
ciare coi suoi e quelli di altre istituzioni come l’Agenzia delle Entrate. Se, alla fine, l’Inps scoprirà che l’Indicatore della situazione economica (Isee) di un tizio non gli consentiva di accedere ad una determinata prestazione sociale, comunicherà i dati all’ente interessato. Ne conseguirà una sanzione “proporzionale al vantaggio economico conseguito”. Agenda digitale. I ministri interessati stimeranno programma e tempi di attuazione in due mesi. Intanto si fissano i principi: investimenti infrastrutturali e immateriali nelle smart community per soddisfare la domanda di servizi digitali “in settori quali la mobilità, il risparmio energetico, il sistema educativo, la sicurezza, la sanità, i servizi sociali e la cultura”; promozione dell’open data e dell’e governement nel settore pubblico; ac-
cesso al web nei grandi spazi collettivi (scuole, università, parchi e locali pubblici in genere); più tecnologia digitale nel sistema educ a t i vo . Commissario contro le lungaggini. E’ l’uomo a cui ci si potrà rivolgere in caso di lungaggini della P.A.: il commissario potrà agire nei confronti dei responsabili. Quanto agli uffici pubblici: dovranno scambiarsi tutta una serie di informazioni solo per via telematica; il cambio di residenza deve avvenire in tre giorni; il governo dovrà predisporre ogni anno un piano di riduzione degli oneri amministrativi e in ogni caso è per tutti obbligatorio il pareggio annuale (se si introduce un balzello da 1 euro, bisognerà cancellarne uno dello stesso importo); un’unica certificazione attesterà lo status di diversamente abile e con-
sentirà l’accesso a tutte le relative a gevolazioni. Facilitazioni alle imprese. Per le Pmi arriva la dichiarazione ambientale unica. Le amministrazioni pubbliche sono obbligate a pubblicare on line la lista dei controlli a cui sono soggette le aziende. Restauri e sponsor. Se si vuole ricorrere a capitali privati per mettere a posto, ad esempio, il Colosseo, bisognerà indire una gara pubblica. Solo se andasse vuota si potrebbe procedere a trattativa pr ivata. Demanio agricolo. Ogni 30 giugno il ministero competente redige la lista dei terreni vendibili: l’asta sarà obbligatoria solo sopra i 100 mila euro di valore, i giovani agricoltori avranno una sorta di diritto di prelazione. La destinazione d’uso non potrà cambiare per vent’anni.

Gli 8 punti dell’agenda digitale Europea
come:
1. Mettere in rete la filiera dell’innovazione: Mettere in rete l’intera filiera dell’ Innovazione – Università, Impresa, Credito, Territorio- è la misura chiave per rendere possibile una politica economica centrata sull’innovazione come motore della crescita e dello sviluppo del nostro paese.
2. Lanciare una call per l’innovazione digitale che promuova la competitività del made in Italy e delle PMI: Una call per la riqualificazione dell’industria italiana dell’ ICT e per favorire l’iniezione di tecnologie digitali e di nuove tecnologie per aprire i mercati internazionali alle nostre PMI e per accrescere la competitività delle filiere forti del Made in Italy.
3. Promuovere il federalismo digitale: Privilegiare il comune come motore di un processo innovativo a rete sia nel campo della digitalizzazione che in quello delle diversificazione energetica, valorizzando l’Agenda Digitale Locale come strumento di empowerment dei comuni piccoli e medi.
4. Usare la sussidiarietà operativa: Organizzazione di modelli locali che integrino la capacità collaborativa della rete per organizzare e gestire servizi al cittadino. A tal fine è prioritaria, sulla base di una convergenza fra ente locale e terzo settore, l’istituzione in ogni comune di un piano regolatore dell’innovazione e della connettività, l’allestimento di conferenze dei servizi digitali nei municipi e piccoli e medi comuni, e la sistematizzazione della condivisione e dell’integrazione delle esperienze e delle buone pratiche di informazione, supporto e sensibilizzazione per le fasce sociali a maggior rischio di ritardo e esclusione.
5. Porre le condizioni per una nuova cultura dell’innovazione: <Creare le condizioni per lo sviluppo di una cultura dell’innovazione sia attraverso l’applicazione di nuovi modelli educativi basat i sul ”social learning” e della ”peer education” in tutti i percorsi formativi (scuola, formazione professionale, università, formazione continua ) sia attraverso la ricerca tecnologica applicata alle nuove produzioni culturali, promuovendo nuovi modelli di stributivi nella liberalizzazione la conoscenza. Si propone un intervento in RAI, in quanto servizio pubblico, per creare fasce di programmazione sull’innovazione in tutti gli ambiti e sulle culture digitali.
6. Perseguire il modello delle smart city: Interpretare le politiche innovative relative alle smart city come opportunità per coniugare una nuova progettazione dello spazio pubblico sia con lo sviluppo della banda larga sia con l’invenzione di nuovi format partecipativi, per favorire l’interazione tra il web e le realtà sociali che agiscono nel territorio.
7. Rilanciare il percorso verso l’Open Government L’approccio open vuole una PA che sia costruita come una rete di amministrazioni interconnesse e interoperanti, le tecnologie della rete permettono ora alla PA una nuova organizzazione e abilitano le grandi operazioni di open data, g-cloud, PA 2.0 che sono insieme un obiettivo di apertura, partecipazione e democrazia e uno strumento di efficienza, efficacia, risparmio di risorse. L’uso del software libero/open source si situa come tappa importante di questo percorso di apertura.
8. Rendere pubblici i dati della PA in formato aperto: Una strategia coerente di open data deve garantire: l’uso pubblico dei database di interesse nazionale con una particolare attenzione ai dati territoriali; una sanatoria che consideri tutti i dati che le PA hanno sino ad ora pubblicato come “open bydefault” e quindi soggette a licenze aperte

Wall Street è diventata un gigantesco casinò finanziario e la speculazione sui derivati(assicurazioni)


Redazione
La cinica borsa americana che scommette sull fallimento dei paesi è forse ora che i movimenti tipo occupy wall Street riescano a obbligarli a darsi una regolamentazione
The Economic Collapse 19 Ottobre 2011

La maggior parte delle persone non ha idea che Wall Street è diventata un gigantesco casinò finanziario. Le grandi banche di Wall Street stanno facendo miliardi di dollari all’anno con il mercato dei derivati, e nessuno nella comunità finanziaria vuole che la festa finisca. La parola “derivati” sembra complicata e tecnica, ma comprenderli non è poi così difficile. Un derivato è essenzialmente un modo elegante per dire che è stata fatta una scommessa. Originariamente, queste scommesse sono state progettate per coprire il rischio, ma oggi il mercato dei derivati ​​si è sviluppato in una montagna di speculazione, diversa da qualunque cosa il mondo abbia mai visto prima. Le stime del valore nominale del mercato dei derivati ​​in tutto il mondo vanno dai 600 trilioni di dollari a 1,5 quadrilioni di dollari. Tenete presente che il PIL mondiale si avvicina ai 65 trilioni di dollari. Il pericolo per il sistema finanziario globale rappresentato dai derivati ​​è così grande che Warren Buffet una volta li ha definiti “armi finanziarie di distruzione di massa” . Per ora, i poteri finanziari stanno cercando di mantenere il funzionamento del casinò, ma è inevitabile che ad un certo punto l’intero pasticcio crollerà. Quando lo farà, affronteremo una crisi dei derivati ​​che potrebbe davvero distruggere l’intero sistema finanziario globale
La maggior parte delle persone non parla molto di derivati ​​perché semplicemente non li capisce.
Forse un paio di definizioni sarebbero utili.
Di seguito il modo in cui un recente articolo di Bloomberg ha definito i derivati ​​….

I derivati ​​sono strumenti finanziari utilizzati a copertura dei rischi o a scopo speculativo. Sono derivati da azioni, obbligazioni, prestiti, valute e materie prime, o legati ad eventi specifici come i cambiamenti nel tempo o nei tassi di interesse.
La parola chiave è “speculazione”. Oggi quelli di Wall Street stanno speculando su qualsiasi cosa si possa immaginare.
Quello che segue è il modo in cui Investopedia definisce i derivati ​​….
Una garanzia il cui prezzo dipende o deriva da una o più attività sottostanti. Il derivato stesso è semplicemente un contratto tra due o più parti. Il suo valore patrimoniale è determinato dalle fluttuazioni del sottostante. Le attività sottostanti più comuni includono azioni, obbligazioni, commodities, valute, tassi d’interesse e indici di mercato. La maggior parte dei derivati ​​sono caratterizzati da elevata leva finanziaria.
Un derivato non ha un suo proprio valore di base. Un derivato è essenzialmente una scommessa laterale. Di solito queste scommesse laterali sono fortemente indebitate.
A questo punto, le scommesse laterali sono andate totalmente fuori controllo nel mondo finanziario. Scommesse laterali sono state fatte praticamente su qualsiasi cosa si possa immaginare, e le maggiori banche di Wall Street stanno facendo un sacco di soldi con questo. Questo sistema è quasi interamente non regolamentato ed è totalmente dominato dalle grandi banche internazionali.
Negli ultimi due decenni, il mercato dei derivati ​​si è moltiplicato. Tutto andrà bene fino a quando il sistema rimarrà in equilibrio. Ma una volta che perderà l’equilibrio potremmo assistere a una serie di crolli finanziari che nessun governo al mondo sarà in grado di risolvere.
La quantità di denaro di cui stiamo parlando è assolutamente sconcertante. Graham Summers della Phoenix Capital Research stima che il valore nominale del mercato globale dei derivati ​​è di 1,4 quadrilioni di dollari e in un articolo per Seeking Alpha ha provato a presentare quel numero in prospettiva .. ..
Se si somma il valore di ogni azione del pianeta, l’intera capitalizzazione di mercato sarebbe di circa 36 trilioni di dollari. Seguendo lo stesso procedimento per le obbligazioni, si otterrebbe una capitalizzazione di mercato di circa 72 trilioni di dollari.
Il valore nominale del mercato dei derivati ​​è di circa 1,4 QUADRILIONI di dollari.
Mi rendo conto che il numero suona come qualcosa di Looney Tunes, così cercherò di metterlo in prospettiva.
1,4 quadrilioni di dollari sono approssimativamente:
-40 VOLTE LA BORSA MONDIALE.
-10 VOLTE il valore di OGNI OGNI AZIONE e di ogni OBBLIGAZIONE SUL PIANETA.
-23 VOLTE IL PIL MONDIALE.
E’ difficile capire quanti soldi siano un quadrilione.
Se iniziate a contare in questo momento, un dollaro al secondo, ci vorrebbero 32 milioni di anni per contare fino a un quadrilione di dollari.
Sì, i ragazzi e le ragazze di Wall Street sono andati completamente e totalmente fuori controllo.
In un eccellente articolo sui derivati, Webster Tarpley ha descritto il ruolo fondamentale che in questo momento i derivati ​​giocano nel sistema finanziario globale …
Lungi dall’essere una qualche attività arcana o marginale, i derivati ​​finanziari sono giunti a rappresentare l’attività principale dell’oligarchia finanziaria a Wall Street, la City di Londra, Francoforte, e di altri centri finanziari. Uno sforzo concertato è stato fatto dai politici e dai media per nascondere e camuffare il ruolo centrale svolto dalla speculazione da derivati ​​nei disastri economici degli ultimi anni. I giornalisti e quelli delle relazioni pubbliche hanno fatto tutto il possibile per evitare anche solo di nominare i derivati, coniando frasi come “asset tossici”, “strumenti esotici”, e – soprattutto – “asset problematici”, come nel Troubled Assets Relief Program o TARP, alias il mostruoso salvataggio degli speculatori di Wall Street da 800.000 milioni di dollari che è stato emesso nel mese di ottobre 2008 con l’appoggio di Bush, Henry Paulson, John McCain, Sarah Palin, e i democratici di Obama.
Molti non lo sanno, ma i derivati ​​sono stati al centro della crisi finanziaria del 2008.
Saranno quasi certamente al centro della prossima crisi finanziaria.
Per molti, i campanelli d’allarme hanno smesso di suonare l’altro giorno quando è stato rivelato che Bank of America ha spostato una grossa fetta di derivati ​​dalla sua unità bancaria di investmenti in fallimento, Merrill Lynch, al suo ramo depositi.
Che cosa vuol dire?
Un articolo pubblicato sul The Daily Bail ha spiegato l’altro giorno che questo significa che i contribuenti degli Stati Uniti potrebbero finire nei guai ….
Ciò significa che l’esposizione della banca d’investimento ai derivati europei ​​è ormai passata ai contribuenti americani. Bank of America non ha ottenuto l’approvazione regolamentare per fare questo, l’ha fatto solo su richiesta delle controparti spaventate. Ora la Fed e la Fdic litigano sul fatto se questo sia un bene. La Fed vuole “dare sollievo” alla compagnia finanziaria, che è sotto pressione.
Si tratta di un trasferimento diretto di rischio per il contribuente, operato dalla banca senza l’approvazione da parte dei regolatori e senza contributo del pubblico.
Allora, avete sentito parlare di questo al telegiornale?
Probabilmente no.
Oggi, il valore nominale di tutti i derivati ​​detenuti da Bank of America arriva a circa 75 trilioni di dollari .
JPMorgan Chase è in possesso di strumenti derivati ​​per un valore nominale di circa 79 trilioni di dollari .
E’ difficile anche solo immaginare questi numeri.
In questo momento, le banche con la massima esposizione ai derivati ​​sono JPMorgan Chase, Bank of America, Goldman Sachs, Citigroup, Wells Fargo e HSBC Bank USA.
Anche Morgan Stanley ha un’esposizione enorme ai derivati.
Avrete notato che queste sono alcune delle banche “troppo grandi per fallire” .
Le maggiori banche statunitensi continuano a crescere e continuano a conquistare un potere sempre più grande.
Nel 2002, le prime 10 banche Usa controllavano il 55 per cento degli attivi bancari di tutti gli Stati Uniti. Oggi, le prime 10 banche Usa hanno il controllo del 77 per cento degli attivi bancari di tutti gli Stati Uniti.
Queste banche sono diventate così grandi e così potenti che se crollassero il nostro intero sistema finanziario potrebbe implodere.
Si sarebbe potuto pensare che avremmo imparato la lezione nel 2008 e avremmo fatto qualcosa, ma invece abbiamo permesso alle banche “troppo grandi per essere salvate” di diventare più grandi che mai.
Ed esse fanno più o meno quello che vogliono.
Qualche tempo fa, il New York Times ha pubblicato un articolo intitolato ” Un’Elite Bancaria Segreta Regola il Mercato dei Derivati “. Tale articolo ha messo in luce il controllo ferreo che le banche “troppo grandi per fallire” esercitano sul commercio dei derivati. Basta considerare il seguente estratto da questo articolo ….
Nel terzo Mercoledì di ogni mese, i nove membri di un’élite di Wall Street si riuniscono a Midtown Manhattan.
Gli uomini condividono un obiettivo comune: tutelare gli interessi delle grandi banche nel vasto mercato dei derivati, uno dei più redditizi – e controversi – campi della finanza. Essi condividono anche un segreto comune: I dettagli dei loro incontri, anche la loro identità, sono strettamente confidenziali.
Quali istituzioni rappresentato in queste riunioni?
Ebbene, secondo il New York Times , le banche coinvolte sono: JPMorgan Chase, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of America e Citigroup.
Perché quegli stessi cinque nomi sembrano continuare a spuntare fuori ogni volta?
Purtroppo, queste cinque banche continuano a versare denaro nelle campagne dei politici che hanno sostenuto i salvataggi nel 2008 e che loro sanno che li tireranno fuori dai guai di nuovo quando la prossima crisi finanziaria colpirà.
Quelli che difendono il commercio selvaggio dei derivati ​​che si svolge oggi affermano che Wall Street è responsabile di tutti i rischi e ritengono che le banche di emissione saranno sempre in grado di coprire tutti i contratti derivati ​​che sottoscrivono.
Ma questo è un presupposto errato. Basta guardare AIG nel 2008. Quando il mercato immobiliare è crollato AIG era dalla parte sbagliata di un enorme numero di contratti derivati ​​e sarebbe “fallita”, senza i giganteschi salvataggi del governo federale. Se il salvataggio di AIG non fosse avvenuto, Goldman Sachs e un sacco di altra gente sarebbe rimasta lì con un sacco di carta senza valore.
E’ inevitabile che la stessa cosa accadrà di nuovo. Tranne che la prossima volta potrebbe essere su scala molto più grande.
Quando “la casa” va in “rovina”, tutti perdono. I governi del mondo potrebbero intervenire e cercare di salvare tutti, ma la realtà è che quando il mercato dei derivati ​​crollerà totalmente non ci sarà nessun governo al mondo con abbastanza soldi per ricostruirlo.
Una crisi terribile dei derivati ​​sta arrivando.
E’ solo una questione di tempo.
State allerta per qualsiasi menzione della parola “derivati” o del termine “crisi dei derivati” nelle notizie. Quando la crisi dei derivati ​​arriverà, le cose inizieranno ad andare in pezzi molto rapidamente.

Usa, Harrington svela gli inganni delle agenzie di rating

Usa, Harrington svela gli inganni delle agenzie di rating.

EQUITALIA, HA RAGIONE GRILLO di Antonio Imposimato (magistrato)


Da Cadoinpiedi
redazione Fernando Imposimato è uno dei più famosi magistrati Italiani, l’azione di Cortina per ora non convice si sono scoperti molti falsi ricchi, ma i soldi dei ricchi evasori di solito non sono in Italia ma in territtori lontani tipo Hong Kong e Dubai dato che la Svizzera pare sempre meno affidabile
di Ferdinando Imposimato – 10 Gennaio 2012
Debolezza nei confronti dei grandi evasori e grande capacità di intervento nei confronti dei piccoli, questo è l’aspetto più grave. Se lo Stato riuscirà a recuperare dai grandi evasori le somme evase,
allora anche i ceti medio bassi saranno più disponibili a sopportare dei sacrifici. Le osservazioni di Grillo? Vanno rispettate
Dopo Cortina, Abano Terme. Il fisco non dà tregua agli evasori. E le polemiche non mancano. Nei giorni scorsi Beppe Grillo aveva scatenato fiumi di reazioni su Equitalia. Oggi abbiamo sentito Ferdinando Imposimato.
In riferimento agli attentati a sedi di Equitalia, Grillo sostiene che, oltre alla condanna del gesto, sia necessario capire le motivazioni. E’ stato demolito mediaticamente, ma gli Italiani, stando a un sondaggio di Sky Tg24, sono d’accordo con lui. Lei da che parte sta?
“Ritengo che le osservazioni di Grillo siano giuste, e che debbano essere rispettate perché, a mio avviso, il problema del comportamento vessatorio di Equitalia esiste. Mi sembra un ente che è forte con i deboli ed è debole con i forti, per cui penso sia necessario che Equitalia accetti le critiche. Chiaramente noi non siamo per i terroristi, siamo contro i terroristi anche perché abbiamo sempre lottato contro il terrorismo, però non si può negare sia a Grillo, che a me, che ad altri, il diritto di protestare. C’è stata debolezza nei confronti dei grandi evasori e grande capacità di intervento nei confronti dei piccoli evasori, questo è l’aspetto più grave rispetto al comportamento di Equitalia.
Quindi, fermo restando che deploriamo e condanniamo gli attentati, però dobbiamo riconoscere, ribadisco, che Equitalia si è comportata in maniera forte con i deboli e in maniera debole con i forti.”
Secondo Lei nel Paese sta nascendo un nuovo terrorismo fiscale, dallo Stato nei confronti dei cittadini e viceversa? Perché?

“Il terrorismo fiscale non deve esistere, devono esistere delle leggi che vanno fatte rispettare, soprattutto verso i grandi evasori fiscali che fino adesso purtroppo sono stati al riparo dagli interventi di Equitalia. In Italia ci sono 175 miliardi di evasione fiscale; di questi, la gran parte è responsabilità dei grandi evasori che solo da qualche giorno, grazie al governo Monti, si vedono minacciati dagli interventi di Equitalia a cui noi plaudiamo, mentre fino a poco tempo fa, fino a 2 mesi fa, Equitalia era forte soltanto nei confronti dei piccoli e medi evasori.
Parlare di terrorismo forse è un po’ esagerato, però questo comportamento eccessivamente fiscale nei confronti dei piccoli evasori e questa inerzia nei confronti dei grandi evasori, non può più continuare. Noi vogliamo il recupero delle somme evase, ma soprattutto a carico dei grandi evasori.”
I controlli ‘show’ dell’Agenzia delle Entrate a Cortina e in Liguria che valore hanno? Rischiano di soffiare sul fuoco?
“Sono sempre meglio che nulla. Certo, questi controlli non devono essere isolati, ma devono essere fatti a tappeto, anche nei luoghi in cui c’è un’esibizione di ricchezza, perché è giusto che i possessori di grandi capitali e patrimoni, come immobili, macchine lussuose o yatch, paghino il dovuto. Noi lamentiamo che questi interventi siano stati fatti con estremo ritardo, però confidiamo che Equitalia possa cercare di recuperare almeno il 70% di questi 175 miliardi di Euro che vengono evasi ogni anno.”
Cosa potrebbe scongiurare il rischio dell’acuirsi di tensioni sociali?
“Se lo Stato, attraverso Equitalia, riesce a recuperare dai grandi evasori le somme evase, allora anche i ceti medio bassi saranno più disponibili a sopportare dei sacrifici.
Se invece i sacrifici debbono essere sopportati soltanto dai lavoratori, dagli operai, dei pensionati e dai dipendenti che hanno uno stipendio limitato e non invece dai grandi evasori, questo fatto che provocherà una ribellione nei confronti dello Stato. Credo che debba esserci una giustizia fiscale, come del resto è previsto nell’Art. 53 della Costituzione, per cui ogni cittadino deve contribuire al pagamento delle spese pubbliche in proporzione alle sue sostanze.”

BANCHE SENZA SOLDI CHI PAGA È IL CLIENTE

BANCHE SENZA SOLDI CHI PAGA È IL CLIENTE.

BANCHE SENZA SOLDI CHI PAGA È IL CLIENTE

Redazione
Tempi duri per i piccoli imprenditoti(che sono tutt’ora una parte importante del tessuto produttivo e occupazionale nazionale) e per l’accesso ai prestiti anche pe il no allineamento
ai parametri di patrimonializzazione delle normativa.
Il risultato è che che scattano delle garanzie personali superiori a quelle reali.
Poi c’è il discorso dei tempi per le pratiche che secondo la Confartigianto si sono allungate da
due a tre settimane fino a sei mesi, con la conseguente mancanza di liquidità della piccola
impresa per avere un buon impatto sul mercato.

Anche per chi compra casa che fino a qualche anno fà era ritenuto un buon investimento ora i
finanziamenti anche se garantiti coprono solo parzialmente il valore del immobile le stime della
copertura sono dal 44% al 56% il resto deve essere saldato.
Se si fanno polizze di copertura è bene ricordare che non sono gratuite.

Pezzi tratti dal Fatto Quotidiano del 23/12/2011 Autore Giovanna Lantini

1 Il prezzo del risparmio Può arrivare a costare anche 253 euro l’anno. Attenti alle “zero spese”
il conto zero spese è solo un sogno per la maggior parte dei consumatori. Già per-ché anche quando la banca dice che non ci saranno costi, s’inventa mille cavilli per far pagare il correntista che raramente legge i lunghi contratti che sta stipulando.
1)Prelevare agli sportelli ai conti che non sono della propria banca costerà all’incirca sui due
euro.

2)andare in rosso, il costo può far piangere per tutto il mese successivo. E questo anche perché la cancellazione della commissione di massimo scoperto è stata sostituita da altre voci.
3)Ci sono quintali di estratti conto cartacei con un costo di rendicontazione che può raggiungere
i 4 euro
4) Mille insidie, poi tra i servizi gratuiti, come la domiciliazione delle bollette, dove però le singole operazioni solitamente si pagano una ad una
5) E ancora, i pacchetti con un tot di operazioni incluse che a conti fatti si finisce sempre col superare pagando salate quelle in eccesso
6)La crisi di liquidità degli istituti, inoltre, rischia di pesare anche sulla trasferibilità del
conto dato che le banche allungano i tempi: in attesa del via libera si finisce per pagare due
conti alla volta.
Tassi oltre il 9% e finanziamenti che coprono solo la metà del valore
2)Mutui sulla casa comprare casa è diventato più difficile. Se nel 2000 le banche si offriva-no di finanziare fino alla totalità del prezzo dell’immobile, la quota è scesa a settembre di quest’anno al 44 per cento: bisogna avere in contanti almeno la metà del valoredell’immobile per il finanziamento.
In alternativa “. Molti chiedono l’apertura di un conto corrente su cui “appoggiare il mutuo” o la sottoscrizione di polizze assicurative ricordando che queste non sono gratuite.

3. Carte di credito Revolving, interessi fino al 17%Attenzione alle carte di credito che arrivano in omaggio con l’apertura del conto. La fregatura principale è che di solito il
primo anno non si pagano, ma poi sì. E la disdetta va fatta per tempo via raccomandata. Alla larga, poi, dalle carte revolving, pubblicizzate come infinite riserve di denaro da rimborsare a rate che però non finiscono mai e sono difficilissime da tenere sotto controllo. Specialmente per isalatissimi interessi che possono arrivare anche al 17 per cento.

4. Prodotti bancari Occhio alle super offerteLa regola di guardarsi dalle super offerte negli investimenti finanziari vale in modo particolare, anche per le obbligazioni
emesse dalla banca che sta cercando di venderle al suo cliente: la storia, come dimostra il caso del convertendo “a l l e gro ” della Bpm, è piena di sogni di guadagno trasformatisi in delusioni
a caro prezzo. Discorso che vale anche per i Btp day, offerte senza dubbio interessanti sotto il
profilo dei rendimenti, ma da valutare accuratamente sotto quello dei rischi.

5. Prestiti alle imprese Sei mesi per ottenere il credito con garanzie personaliSempre più difficile l’accesso al credito per le piccole imprese, storica-
mente il vero tessuto produttivo e occupazionale del Paese. Vittime in passato di derivati
accoppiati ai finanziamenti di vario genere necessari all’azienda, oggi si scontrano con un
accesso al credito sempre più difficile. Per aprire i rubinetti, infatti, le banche chiedono loro il rispetto dei parametri internazionali di Basilea II,
ma gli stessi dirigenti bancari sanno bene che, per le loro caratteristiche, le pmi del nostro Paese non sono riuscite ad alnearsi ai requisiti di patrimonializzazione richiesti dalla normativa. Quindi scattano le garanzie personali e reali, spesso più consistenti del valore del finanziamento richiesto.
La Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa veneta ha anche
riscontrato un allungamento dei tempi di istruttoria delle pratiche: se prima bastavano due o tre settimane oggi sono necessari cinque o sei mesi. Tempi biblici per un’azienda impegnata a restare
sul mercato. E se non ce la fa la banca si può rifare sulle garanzie.

21 MILIARDI FONDI PER IL SUD DA SPENDERE SUBITO (O TORNANO ALL’UE)

21 MILIARDI DA SFONDI PER IL SUD DA SPENDERE SUBITO (O TORNANO ALL’UE).

21 MILIARDI FONDI PER IL SUD DA SPENDERE SUBITO (O TORNANO ALL’UE) una serie di appuntamenti mancati perchè?


redazione
La Comunità Europea negli ultimi anni ha staziato dei soldi per vari progetti Europei tra cui
quelli dello sviluppo dell’economia e del miglioramento delle infrastrutture.
Le tematiche dello sviluppo riguardano sia il sud che il Nord, un paese che in questo momento
dovrebbe recuperare terreno rispetto ad altri in vari settori dovrebbe essere stimolato ad usare
tutte le possibilità che vengono offerte dalla Comunità Europea.
E’ bene ricordare che non sono soldi dati a fondo perduto , ma spesso sono contribuiti presi dal
pil di tutti i paesi della U.E (perciò soldi presi dai contribuenti) per dirottarli a favore di
regioni e aree ai quali si richiede alle loro strutture amministrative dei programmi pe
l’utilizzo di questi fondi tipo lo sviluppo di alcune prioritacome istruzione, occupazione,
banda larga e ferrovie. La U.E negli ultimi anni è diventata più severa mandano i loro
commissari e se questi constatano quello viene fatto sia a livello progettuale che di attuazzione dopo i richiami i soldi vengono ritirati.
Perciò questo denaro in certi casi non viene sfruttato.
Anche il nord non è da ritenersi fuori dalla questione sono stati fatti degli stanziamenti programma competitività dove è statà usato solo il 22% dei fondi.
D’accordo che elaborare progetti non è sempre facile perchè devono essere scritti vagliati e
credibili e poi applicati ma le questioni riguardanti lo sviluppo oramai da qualche anno sono
sempre le stesse e sono i servizi pubblici sul Web Banda Larga, sull miglioramento del servizio
ferroviarioche ormai in tanti comunicano il disagio oltre al mancato risparmio che si ha evitanto di prendere la macchina, l’occupazione non parliamone,e l’istruzione che rischia di
arrivare agli stili americani di stipulare un mutuo per mandare i figli a scuola.

Dal Fatto Quotidiano 29/12/2011 Autore Andrea Managò
Alle Regioni italiane l’Europa, tanto cara al professor
Mario Monti, non piace. Mentre si attardano a difesa di vecchi campanilismi e dei loro privilegi di casta, rischiano di perdere miliardi di euro di fondi europei. Oltre al danno la beffa: le maggiori indiziate sono quelle del Mezzogiorno, che più di tutte necessitano di occupazione e sviluppo. A fine luglio il Commissario europeo alla Politica regionale, Johannes Hahn, ha già richiamato Sardegna, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia: entro il 31 dicembre devono programmare le loro quote del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale relative al 2007-2009, pena il disimpegno di quei fondi. In totale per il periodo 2007-2013 Bruxelles ha messo sul piatto 347 miliardi, all’Italia ne spettano poco più di 21 solo di Fesr, una montagna di denaro che rischia di tornare al mittente. Dati interni al gabinetto del commissario Hahn, aggiornati a fine ottobre, rivelano che le Regioni italiane hanno speso appena il 16,6% dei fondi Fesr a loro disposizione, una performance al di sotto della media europea. Nel programma Convergenza, 17 miliardi e 883 milioni, Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Basilicata hanno utilizzato 2 miliardi e 765 milioni: il 15,5%. Fanalino di coda sotto al Vesuvio, con l’11% di risorse impegnate. Non va meglio col programma Competitività, che include le Regioni del Centro-Nord: su 3 miliardi e 144 milioni è stato utilizzato il 22,9%.
POCHI GIORNI prima di cadere il governo Berlusconi è corso ai ripari per salvare 8 miliardi di fondi a rischio disimpegno. Un accordo siglato con la Ue li ha orientati su quattro assi prioritari: istruzione, occupazione, banda larga e ferrovie. Di fatto un commissariamento per alcune Regioni del Sud, parte delle loro risorse.
verrà gestita dal ministero dell’Istruzione. L’intesa prevede anche la revisione dal 50 al 25% della quota di cofinanziamento italiana. Ma non basta. Il nuovo ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, in una relazione alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, è stato chiaro: “Non possono escludersi perdite a fine del 2011 ed esistono forti rischi di perdita per la fine del 2012”. La difficoltà italiana adaccedere alle risorse comunitarie dipende da vari fattori. Su tutti: scarsa capacità di programmazione degli enti locali e instabilità delle strutture amministrative, che rallenta i progetti. Anche la qualità della spesa talvolta lascia a desiderare. È il caso dei fondi ex Obiettivo 1, spesso assegnati a pioggia: difficilmente creano sviluppo. Lo testimoniano quelli stanziati in Sicilia a beneficio di carrozzerie, idraulici, gelaterie o biscottifici. Le Regioni si trincerano dietrola difficoltà nel reperire le risorse necessarie per cofinanziare i progetti. Di certo quelle del Mezzogiorno non hanno potuto attingere a dovere al Fas, Tremonti ha utilizzato oltre metà di quei 64 miliardi come bancomat per finanziare interventi di tutt’altra natura. Inoltre, per aumentare il ritmo di spesa, i finanziamenti dovrebbero essere liberati dai vincoli del patto di stabilità. Il governo Berlusconi non l’hamai fatto, ora l’esecutivo Monti è chiamato al cambio di passo.