Archivio mensile:settembre 2013

Dall’ombra al fungo spremuti 107 volte

tax
Da Il Fatto Quotidiano del 30/09/2013. Salvatore Cannavò attualità

L’ impresa eccezionale per un contribuente è sapere quante sono le tasse da pagare. Un elenco ufficiale non esiste. Il Ministero dell’Economia e Finanze, alla richiesta via mail, non ha saputo rispondere: “Quante? Bella domanda”. Qualche tempo fa l’ex ministro Giulio Tremonti, all’inizio della sua inconcludente carriera legislativa, di tasse complessive ne ha contate 107. Le associazioni dei consumatori e delle imprese parlano genericamente di cento, ma non ci sono certezze. Intanto, le tasse sono tutte lì: tante, complicate, introvabili.

La seconda impresa è riuscire a pagarle. Nel dossier sui Balzelli d’Italia, la Confesercenti, non ha solo pubblicato Il Bestiario delle 100 tasse che fanno tribolare imprese e famiglie ma ha fornito un dato poco noto. Pagare le tasse, riuscire cioè a mettersi in regola con il fisco, ha un costo considerevole: gli adempimenti tributari ammontano a circa 18 miliardi di euro l’anno. Chi esercita un’attività in Italia paga 4.495 euro contro i 1.320 dei francesi, i 1.290 dei britannici, i 1.210 dei tedeschi. Soldi che finiscono nelle tasche della consulenza fiscale, pervasiva e avvolgente.

L’impresa di sopravvivere

La terza impresa è sopravvivere. Per essere travolti da balzelli, gabelle, imposizioni improbabili o vere e proprie truffe, basta stare fermi. Al di là dell’Irpef, l’Irpeg, l’Irap o l’Iva esistono le tasse “assurde”, conosciute solo quando ci si inciampa sopra. Come la tassa sull’ombra che scatta quando la tenda di un locale invade il suolo pubblico. Oppure la tassa sugli spettacoli nei pubblici esercizi, la tassa sulle concessioni. La tassa per iniziare lavori edilizi , la tassa sulle cambiali. A i privati si applica la tassa sui gradini, dovuta quando le case hanno l’accesso dalla pubblica via. I lavoratori dipendenti, poi, subiscono una tassa occulta, il Fiscal drag: l’imposizione aumenta all’aumento dello stipendio senza considerare il contestuale aumento dell’inflazione.

Le tasse si pagano non appena si mette il piede fuori di casa. Letteralmente. Esiste, infatti, la tassa sui passi carrai, i varchi aperti sui marciapiedi per uscire dalle abitazioni. Si determina moltiplicando la larghezza del passo per un metro lineare convenzionale. Per uscire in auto, però, bisogna avere la patente per il cui rilascio occorrono ben cinque versamenti postali e un certificato, naturalmente in bollo. Non basta. C’è anche la tassa di iscrizione al Pubblico registro automobilistico (il Pra), importo che le province possono aumentare fino al 30% (solo Bolzano, Aosta, Trento e Prato non lo hanno fatto). C’è il bollo dell’auto, il costo della targa, i diritti del Dipartimento Trasporti terrestri e, se si sceglie di comprare un’auto usata, il passaggio di proprietà. Con uno scooter cambia poco. Meglio andare a piedi o in bicicletta. Anche perché al primo distributore di benzina potremmo imbatterci nelle micidiali accise.

La benzina dell’Abissinia

L’ultima rilevazione del ministero dello Sviluppo economico, della scorsa settimana, segnala che il prezzo medio della benzina è di 1,754 euro; l’accisa interviene per 0,728 centesimi e l’Iva per i restanti 0,304. Senza le imposte la benzina costerebbe 721 centesimi al litro. Il 41% se ne va in accisa, cioè l’imposta che si è accumulata nel tempo sommando spese straordinarie sostenute dai vari governi. Fu la guerra in Abissinia di Mussolini a far aumentare di colpo il prezzo della benzina nel 1935, poi sono venute la crisi di Suez, il disastro del Vajont, l’alluvione di Firenze, il Belice e tutti gli altri terremoti fino a quelle emiliano. Ma nella voce vengono conteggiati anche il contratto degli autoferrotranvieri, le missioni all’estero o l’emergenza immigrati. L’intera storia italiana passa dalla pompa al nostro serbatoio e si fa pagare cara.

Lasciamo stare, quindi, la benzina. Torniamo a casa e portiamo a spasso il cane. Putroppo il governo Monti, nel 2012, ha provato a istituire un’imposizione anche sul possesso di animali ma ha dovuto fare marcia indietro cause proteste. La legge, però, prevede la facoltà di imposizione per i comuni i quali ora, in tempi di magra, stanno pensando seriamente di introdurre l’imposta. Meglio lasciare il cane a casa e andare in banca a occuparci dei nostri risparmi. Magari per aprire un conto corrente “a costo zero”, finalmente qualcosa di gratis. Ci si mette poco, però, a scoprire che al “costo zero” occorre aggiungere l’imposta minima di 34,2 euro più lo 0,15% delle somme depositate se si apre un conto deposito (su cui sono conservati i titoli). Se poi acquistiamo o vendiamo titoli azionari, scatta la la Tobin tax con lo 0,12% di imposizione.

Via anche dalla banca. Andiamo alla posta, ci sono le bollette. che attendono. Siamo stati molto attenti con i consumi, abbiamo utilizzato al minimo le forniture. Ma nella tariffa del gas le tasse incidono pe il 43% mentre per l’energia elettrica le imposte pesano per il 13,29%. La bolletta Enel, però, comprende anche i “servizi di rete” che incidono per il 33,44% e comprendono i i costi per gli incentivi alle fonti rinnovabili, la promozione dell’efficienza energetica, gli oneri per la messa in sicurezza del nucleare, i regimi tariffari speciali per le Fs, le compensazioni per le imprese elettriche minori, il sostegno alla ricerca di sistema. Un diluvio di tasse nascosto in bolletta. Su cui, dulcis in fundo, si paga anche l’Iva. La tassa sulla tassa. Il giochetto viene ripetuto per le tassazioni locali, ad esempio la Tares, che vengono rubricate come “tariffe” in modo da aggirare il divieto.

Casa cara casa

Via anche dalla posta. Dove andare? A cercar funghi si deve pagare il bollettino postale. A casa c’è il canone Rai anche se la Rai non la si guarda mai. E poi sulla l’accanimento sfiora il sadismo. Prima dell’Imu, infatti, abbiamo già pagato la tassa per l’acquisto (3% se è un’abitazione principale), l’imposta ipotecaria e quella catastale. Oltre al costo del notaio. Se l’avessimo presa in affitto avremmo pagato l’imposta di registro mentre la proprietà concorre a formare il reddito complessivo. Sulla casa, infine, si paga la Tares, la tassa sui rifiuti che si calcola sui metri quadri.

Tasse ovunque, tasse di ogni tipo. Per seppellire i defunti e accendere i lumini. Per fare un biglietto aereo o sbarcare in un in un porto. Anche per soggiornare in Italia. La tassa per i comuni con centrali nucleare anche se il nucleare non c’è più. Le tasse sul fumo, sulla sigaretta elettronica e sugli alcolici. Non si può nemmeno provare a impietosire le autorità perché si pagherebbe la tassa sulle suppliche, quella per “istanze, petizioni, ricorsi diretti agli uffici dell’amministrazione dello Stato tendenti ad ottenere l’emanazione di un provvedimento”. Tra le imposizioni improvvise va compresa anche la giustizia: per un ricorso ai tribunali si paga in base al valore dei processi, da 33 a 1.200 euro. Esiste l’imposta sulla birra e quella sui giochi; le concessioni governative e la tassa per studiare; i diritti alle Camere di commercio e la tassa sulle affissioni, l’imposta sugli spiriti e quella sugli zuccheri. Non si può nemmeno inventare un sistema alternativo: esiste, infatti, anche la tassa “sulle invenzioni” per brevettare nuove scoperte. Oltre ai diritti di brevetto ci sono quelli di segreteria e l’immancabile marca da bollo. Anche il desiderio di cambiare le cose è sottoposto al balzello.

Ma mi faccia il piacere (Marco Travaglio).

foto-marco-travaglio-servizio-pubblico-150x150
Da Il Fatto Quotidiano del 30/09/2013. Marco Travaglio attualità

Le ultime parole famose/ 1. “Nel governo c’è sintonia” (Enrico Letta, presidente del Consiglio, a Toronto, Corriere della sera, 23-9). Fin troppa. Le ultime parole famose/2. “Sono ottimista per motivi concreti. Chiederò alla c o a l i z i one l’impegno per tutto il 2014” (Enrico Letta, La Stampa, 24-9). Per il 2013 invece meglio evitare. A.A.A. cercasi. “Moderati, dove siete?” (Pierluigi Battista, Corriere , 29-9). Telefonare Pigi, ore pasti. La scoperta/1. “Purtroppo non cambierà, anzi si rafforzerà, il sospetto che Berlusconi ritenga che il suo destino personale debba coincidere con quello del centrodestra e del Paese….Cambierà, anzi svanirà del tutto, l’idea che l’Italia possa conoscere un barlume di pacificazione…” (Battista, ibidem). Dai, Pigi, ancora un piccolo sforzo e riuscirai a pronunciare la parola giusta. Segui il labiale: con-flit-to di in-te-res-si. Non è difficile, ce la puoi fare. La scoperta/2. “Il comportamento di Berlusconi non è dignitoso e suggella un’esperienza politica che si chiude sotto il segno di un permanente conflitto d’interessi” (Roberto Napoletano, Il Sole- 24ore , 29-9). Ed è strano, non è da lui, chissà che gli è saltato in testa. Coere nza . “Un governo senza Berlusconi” (Claudio Sardo, l’Unità, 29-9). Era quello che Sardo diceva prima che nascesse il governo con Berlusconi, poi disse sì al governo con Berlusconi, ora lo vuole di nuovo senza. Che roccia. Pdmenoess e. “Grosse Koalition, la Spd deciderà con un referendum tra gli elettori” (l’Unità, 28-9). Il Pd invece ha deciso con un referendum al Quirinale. Silvio Pijo. “Padre Pio era anche profeta e leggeva nell’intimo delle persone. Quando Silvio aveva 9 anni, padre pio chiese alla zia di portarglielo perchè – disse – quel bambino aveva bisogno di essere benedetto in quanto da grande sarebbe diventato un uomo molto importante e avrebbe fatto grandi cose” (don Andrea Livio, cugino e “consigliere spirituale” di Berlusconi, intervista a “Miracoli” ripresa da Libero , 28-9). Purtroppo dimenticò di profetizzargli la condanna. La zia Pina. “Voi Cinquestelle siete la parentopoli e poi venite a darci lezioni? Ma vaffanculo!” (Pina Picierno, deputato Pd, nipote di un sindaco Dc, figlioccia politica di De Mita, Camera dei Deputati, 27-9). La signora sì che se ne intende. Festa della Disunità. “Sabato 28 settembre ore 17, lezioni di scuola: ‘Amore e adulterio nella poesia medievale’, Marco Santagata, docente universitario” (dal programma della Festa Democratica Nazionale Scuola e Università in corso a Pisa). Praticamente la storia del Pd. La minaccia. “Alfano: ‘Delinquenti e violenti non fermeranno la Tav’” (la Repubblica, 26-9). Pure il Pdl è contro la Tav? L’approdo. “Chicago torna ad Al Capone: violenza e corruzione record” (il Giornale, 21-9). Finalmente quel pover’ometto sa dove scappare. La guerra di Piero. “Mi sono definitivamente rotto le scatole di ricevere mail in cui mi si dà del servo solo perchè non scrivo che Berlusconi è un farabutto. Mi spiace dirlo…ma poiché ho accumulato un numero tanto grande di insulti, non lo nascondo. Sono arrivato alla conclusione che molti antiberlusconiani non sono più un legittimo caso politico, analogo e contrario a quello dei filoberlusconiani, ma sono diventati un ‘caso clinico’. Sono paranoidi… Fanno paura perchè ricordano da vicino il clima del ’22. Ciò che infatti non solo m’offende, ma razionalmente m’inquieta, è che non ce l’abbiano con me, come ce l’hanno con Sallusti, Ferrara, Belpietro, degni colleghi che lo difendono, perchè sarei per Berlusconi, ma solo perchè non la penso come loro. Ho cercato di spiegare che m’occupo di tematiche di carattere filosofico e/o di diritto… Ma è inutile” (Piero Ostellino, Corriere della sera , 21-9). Massima solidarietà all’allievo prediletto di Stuart Mill. O di David Mills? Linea dura. “Braccialetto elettronico per gli stalker: nuova stretta sugli uomini violenti” (Repubblica , 27-9). Vuoi mettere la soddisfazione di essere molestata da uno stalker col braccialetto elettronico? Herr Bondi. “Da questa Europa prima ce ne andiamo e meglio è” (Sandro Bondi, Panora ma , 2-10). Il rischio è che l’Europa lo prenda parola. Fortuna che non sa nemmeno chi sia.

Video dalla Siria. La bufala della CNN

20130723_51068_fuochi1
Fonte Francesco Santoianni.it 8 settembre 2013 attualità

Avrebbe dovuto essere la “pistola fumante”, l’incontrovertibile prova della immane strage (355 morti, 3.600 “ricoverati”, nel villaggio di Ghouta, alle porte di Damasco) effettuata, con gas Sarin, dall’aviazione di Assad e che sta per scatenare una guerra. Ma i videomostrati, il 6 settembre, da Obama ai riluttanti rappresentanti del Congresso, e diffusi “in esclusiva”, il 7 settembre, dalla CCN, si stanno rivelando una bufala a tutti gli effetti.

Prima di analizzarli, soffermiamoci sulle due versioni della “strage di Ghouta”.

Finora ad “attestare” l’immane strage c’era soltanto un davvero sospetto comunicato di Medicins Sans Frontieres del 24 agosto, basato su quanto avrebbero riferito alla (benemerita?) associazione umanitaria suoi medici che operavano a Ghouta. Sulle incongruenze di questo comunicato e sul successivo, scandaloso, silenzio di MSF mi sono già soffermato qui e qui.

L’altra versione dell’accaduto, – sostenuta da una prima inchiesta ,di Dale Gavlak della Associated Press, e Yahya Ababneh, (ignorata da tutti i media mainstream) e poi da altri reportages – addebita la strage (molto più contenuta come numero di vittime) ad un incidente in un tunnel dove i “ribelli” maneggiavano gas tossico (non Sarin), fornito dall’Arabia Saudita, che si sarebbe esteso fuori dal tunnel uccidendo anche qualche passante.

E ora analizziamo il video della CNN, realizzato con spezzoni di numerosi video mostrati da Obama ai membri del Congresso.

Intanto il video ripropone le stesse incongruenze evidenziate (da autorevoli esperti e anche da me) per altri video di “attacchi con il Sarin” diffusi – spesso non sa bene da chi – in Rete.

Ad esempio:

“Soccorritori” che maneggiano i colpiti senza una adeguata protezione: il Sarin uccide, anche in microgocce, per contatto con la pelle.

Nessun “sopravvissuto” che mostra i sintomi tipici del Sarin (o altri gas nervini organofosforici) quali bava rossastra, tremori caratteristici, rilascio di feci e urina (evidenziabili, ad esempio, da inconfondibili macchie nei vestiti o per terra) o “pinpoint pupils”, un restringimento del diametro della pupilla (ma su questo ci ritorneremo).

Nessuna scena che mostra persone ascrivibili come familiari o genitori, a fianco delle vittime.

E a proposito della strage di Ghouta:

Nessuna traccia dei 355 morti e dei 3.600 “ricoverati” segnalati da MSF.

Nessuna testimonianza da parte di familiari o genitori delle vittime.

Nessuna testimonianza di residenti che possa attestare l’avvenuta strage.

Ma occupiamoci del primo spezzone del video diffuso dalla CNN.

È girato in un semisotterraneo (si veda l’apertura) tenuto al buio. Perchè al buio? Perchè accatastare lì tanti corpi (tutti di adulti, incluso quello di due che, dal reggiseno sembrerebbero essere donne) ai quali nessuno (incluso il tizio che indossa il corpetto antiproiettile) sembra possa dare alcuna assistenza? Perchè non in un posto all’aperto, arieggiato, dove, almeno, i colpiti avrebbero potuto respirare più liberamente e, sopratutto, un’aria non impregnata da gas che verosimilmente (anche se in minima parte, considerato che i colpiti sono stati privati dei vestiti) si alzavano dai corpi? Una ipotesi. Buio, perchè nessuna luce doveva filtrare dall’apertura rivelando all’esterno quello che c’era lì dentro. Buio, perchè, altrimenti, questo video avrebbe rivelato i “ribelli” colpiti dal gas che qualcuno di loro stava maneggiando nel tunnel. Una scena da tenere accuratamente nascosta, aspettando che si imbastisse la leggenda dell’attacco con il Sarin da parte dell’aviazione di Assad; leggenda che proprio questo incidente doveva coprire.

Nella seconda scena, a differenza della prima, quasi tutti i “colpiti” non sono stati denudati. Come già detto, nessuno sembra mostrare i sintomi che ci si aspetterebbe riscontrare in persone colpite da Sarin; per di più un uomo riverso al suolo, evidentemente infastidito dall’acqua che un “soccorritore” ha versato sulla sua barba, si affretta a rimuoverla, con una sveltezza (si veda qui dal minuto 2,12) che non ci si aspetterebbe da un moribondo. Ma a rendere sospetto questo video è la questione dei sandali. Sandali a fianco dei colpiti stesi per terra. In un caso, addirittura, sandali ordinatamente disposti, come ad essere pronti per essere ripresi ed indossati. Perchè quei sandali? Li avessero avuti ai piedi i “colpiti da sarin” portati in braccio fino a lì, sarebbero certamente caduti nel, certamente non tranquillo, tragitto. Forse li indossavano quando, camminando a piedi e sostenuti da qualcuno, sono arrivati lì? Ma in questo caso, perchè qualcuno, prima di farli sdraiare per terra, senza preoccuparsi di togliere i vestiti, ha tolto ad essi i sandali e messi questi vicino a loro? Certo, si possono fare mille congetture. Ma, visto il contesto, l’ipotesi più probabile è che le persone prima di sdraiarsi per terra, si siano tolto il fastidio dei sandali, da recuperare facilmente una volta terminata la “scena”.

Il video continua evidenziando, oltre a quelle già segnalate, altre incongruenze. Quali, ad esempio, “personale medico”, (bardato con camice verde e guanti) che non si preoccupa di fare assumere alle persone riverse per terra e prive di sensi la posizione laterale di sicurezza, (una davvero elementare precauzione finalizzata a scongiurare il soffocamento) o sfocature che si direbbero fatte ad arte per impedire il riconoscimento delle “vittime”…. Promettendo di ritornare su questo video, affrettiamoci, quindi, a concludere analizzandone la “Prova Regina”: il “pinpoint pupils”, o miosi, il restringimento della pupilla, sintomo tipico dell’esposizione a gas nervini organofosforici, e che finora mancava in tutti i video che pretendevano di attestare l’utilizzo del Sarin.

Qualcuno al Pentagono o alla Cia deve essersene accorto ed ecco, finalmente, dal minuto 3.21 del “video di Obama”, l’agognato “pinpoint pupils”. Ho visto e rivisto i fotogrammi prima da solo e poi in compagnia di un mio amico oculista che sono andato a scocciare nel suo ultimo giorno di ferie. La “diagnosi”? Miosi indotta non da gas Sarin ma, verosimilmente, da gocce di Pilocarpina, un collirio comunemente utilizzato per il controllo del glaucoma. E perchè non può essere Sarin? Perchè se fosse stato questo la causa della miosi, l’occhio e le palpebre, con lo scompaginamento del sistema nervoso indotto dal gas, non potrebbero avere quei movimento registrato nel video.

Minuzie? Si, ma che credo invalidino un video che sta per giustificare una guerra

Francesco Santoianni

P.S.

È possibile scaricare il video della CNN, collegandosi a questo mio link, per esaminarlo con calma. E, visto che intendo mettere su un team che si occupa di esaminare – ed, eventualmente, sbugiardare – video di guerra, eventuali segnalazioni di dettagli che mi sono sfuggiti possono essere inoltrati a questo indirizzo

Ilva. I medici lanciano l’allarme: “I tarantini pagheranno conseguenze sanitarie per le prossime tre generazioni

20130723_51068_fuochi1
Articolotre Redazione– 29 settembre 2013-attualità L’allarme lo lancia Agostino Di Ciaula, presidente della sezione pugliese dell’Associazione internazionale Medici per l’ambiente: “Se anche l’Ilva dovesse spegnersi in questo momento i tarantini continueranno a pagare conseguenze sanitarie almeno per le prossime tre generazioni, per cui è urgente chiudere i rubinetti dell’inquinamento prima di pensare a qualsiasi altra cosa”.
“L’area a caldo – ha detto ancora Di Ciaula – continuerà a produrre una quantità impressionante di inquinanti nonostante le prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale“.Cosimo Nume, il presidente dell’Ordine dei medici di Taranto, sostiene che “il primo modo per risolvere il problema è affrontarlo, conoscerlo, e cercare le soluzioni. Non siamo qui – ha aggiunto – per fare allarmismo, ma ci dobbiamo muovere. Sono a confronto tutti i medici d’Italia perché Taranto, attraverso la conoscenza seria e rispettosa delle regole della scienza, arrivi a non subire oltre l’insulto di malattie gravi”.

Altro grave problema è quello dell’infertilità causato dall’inquinamento. “Bisogna istituire un osservatorio epidemiologico” dice la ginecologa Raffaella Depalo, dell’Unità di Fisiopatologia Riproduzione Umana Policlinico di Bari. I dati sono preoccupanti: una coppia su 4 nell’area di Taranto è sterile e il 26% delle donne è in menopausa precoce. La dottoressa aggiunge: “In uno studio che abbiamo presentato l’anno scorso al congresso della Società europea di embriologia abbiamo evidenziato nelle donne, e in particolare nelle cellule della granulosa che sostengono l’ovulo nella crescita e lo portano nella maturità, delle alterazioni nella catena di espressione dei recettori per gli estrogeni, sostanze che sostengono la crescita folicolare e la maturazione ovocitaria”.

Non si può non affrontare poi il caso dei tumori. Oggi sono 22.500 gli abitanti di Taranto che rischiano di ammalarsi di cancro, considerando la sola inalazione degli inquinanti, le 4mila tonnellate di polveri, le 11mila tonnellate di diossido d’azoto, le 11.300 tonnellate di anidride solforosa, le 7 tonnellate di acido cloridrico che gli impianti dell’Ilva scaricano nell’aria ogni anno.

Scrive Repubblica:

“Ma gli inquinanti emessi dagli impianti dell’area di Taranto non si assorbono solo respirando: nei bambini, la quantità di diossina assunta per ingestione – attraverso la catena alimentare, soprattutto negli alimenti grassi, pesce, latte, carni – è due volte e mezzo quella per inalazione. “I registri dei tumori indicano, nel nostro Paese, un aumento di circa il 2% annuo dell’incidenza del cancro – spiega il presidente dell’Isde, Ernesto Burgio. – Questo significa che, se continuiamo così, nel 2020, in Italia, almeno una persona su due svilupperà una neoplasia. La normalità sarà dunque avere il cancro, non essere sani”.

I PARTITI SALVANO IL MALLOPPO SALTERÀ IL TAGLIO DEI RIMBORSI

corel
DOPO TANTE PROMESSE LA CRISI POLITICA OFFRE LA SCUSA PER INSABBIARE
DEFINITIVAMENTE LA RIFORMA DEL FINANZIAMENTO PUBBLICO VOLUTA DA LETTA

Fatto Quotidiano del 29/09/2013 di Sara Nicoli attualità
Pagheremo l’aumento dell’Iva per colpa del Cavaliere. E nel frattempo, con la crisi, potrebbe non vedere luce la promessa fatta dai leader politici prima delle scorse elezioni: l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Con la scusa che ci si deve precipitare di nuo- vo alle urne, potrebbero essere indotti a tenersi il malloppo. Mercoledì la Camera dovrebbe licenziare il disegno di legge, voluto da Enrico Letta, sull’abolizione. L’accordo tra le parti è stato trovato, ma poi il provvedimento passerà al Senato. E lì potrebbe morire. IL 13 GENNAIO DEL 2013 Silvio Berlusconi affermava: “Mi impegno a presentare in Parlamento, nel primo mese del mio governo, una legge che abolisca il finanziamento pubblico dei partiti”. Nessuno avrebbe mai immaginato che poi il governo sarebbe stato effettivamente anche “suo”. Due giorni dopo Angelino Alfano a Porta a Porta: “Il primo gesto che faremo sarà di dimezzare il finanziamento pubblico dei partiti”. E già si parlava solo di dimezzare. Ma sull’onda del martellamento dei grillini, che di abolizione del finanziamento avevano parlato in tempi non sospetti, ecco emergere Matteo Renzi: “Togliere il finanziamento pubblico ai partiti, subito, come primo at- to del nuovo Parlamento, con efficaciaimmediata sarebbeco- me dire ai cittadini: ok, abbiamo capito la lezione”, diceva a marzo. Pier Luigi Bersani fece subito spallucce: “La politica una qualche forma di sostegno pubblico deve averlo” (3 marzo). Così, mentre andavano in scena i ten- tativi di Bersani di catturare Beppe Grillo per fare il suo go- verno, ecco che 10 senatori ren- ziani appena eletti (3 aprile) spiazzavano tutti presentando una loro proposta di legge sull’abrogazione che faceva saltare la mosca al naso al Cavaliere. Che rispondeva così: “Mentre le altre forze politiche sembrano impegnate a perdere tempo – ecco il proclama – il Pdl dal 15 aprile presenterà in Parlamento l’abolizione del finanziamento ai partiti che ha portato la coa- izione a un soffio dalla vittoria”. Fabrizio Cicchitto nicchiava: “Non sono d’accordo, la politica deve avere finanziamenti pubblici”, ma ormai il premier Letta era in agguato. E il 24 maggio, ecco l’annuncio: “Nel Cdm di oggi abbiamo trovato l’accordo sull’abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti”. Il ministro Mario Mauro, lesto lesto, si intestò la vittoria: “Dopo il governo di grande coalizione, passa ancora un cavallo di battaglia di Scelta Civica: l’abolizio – ne del finanziamento pubblico ai partiti”. Come no. IL DDL ERA APPENA uscito da Palazzo Chigi che già comincia- vano i mal di pancia. Letta, il giorno dopo, fu costretto a pun- zecchiare la sua maggio- ranza: “A chi non piace la proposta pre- sentata ieri, ne faccia altre, ma il tema è da affrontare”. Il 6 giugno il governo forzava la mano nella riunione dei capigruppo, ottenendo la procedura d’ur – genza del provvedimento, ma gli scricchiolii sull’intesa si co- minciano a sentire. POCHI GIORNI DOPO,ecco ancora Letta rispondere a Grillo che accusava il governo di aver messo su un poderoso bluff: “Non è una presa in giro – giurava il premier – non ci limitiamo a tagliare il finanziamento pubblico, ma lo aboliamo proprio”. Aquesto punto,però, sono successe due cose. Che il Pd si è preso spavento al paride lPdl. Ruminava, severo, Fabrizio Cic- chitto, di sponda a un Bersani negativo sul decreto: “L’eliminazione del finanziamento – è ancora Cicchitto – non potrà che avere effetti negativi”. La fronda ha così cominciato a montare, tanto che il 9 luglio, Letta è sbottato: “Se il Parlamento e i partiti perderanno tempo sul finanziamento pubblico ai partiti ho già detto che siamo pronti ad un decreto”. Ancora, il 23 luglio, via Twitter: “Non faremo passi indietro sull’abolizione del finanziamento pubblico partiti, non capisco perchè bloccarlo”. Infine, l’8 settembre: “Dico a tutti di fare presto, ho preso un impegno con il Paese di abolire il finanziamento pubblico entro autunno, se si fa finta non si è capito il voto di febbraio”. Già.

Merkel: paghi uno prendi due, vince le elezioni in Germania e governa anche in Italia (Letta , Bella Napoli ligi agli ordini della padrona del vapore)

corel
Articolotre Pintus- 29 settembre 2013- attualità
Povero Letta, non aveva ancora finito di magnificare “L’Italia giovane e virtuosa” tra l’ilarità del Financial Times quando è dovuto rientrare precipitosamente a Roma dove il non più giovane e per nulla virtuoso alleato dava fuori di matto perché lo scellerato patto non scritto non era stato rispettato: la salvezza del Cavaliere.

Al via lo scaricabarile delle responsabilità, i berluschini incolpano il pd di essere il partito delle tasse e di volere Imu e aumento dell’Iva, per Letta la colpa va cercata nelle mattane di Berlusconi.

Sta di fatto che da qualsiasi verso lo si prenda a rimetterci sono gli italiani.

Comunque la crisi di governo è la inevitabile conseguenza del sistema imposto da Napolitano ligio agli ordini di Bruxelles che ha rivitalizzato un berlusconismo agonizzante e reinventato una nuova Dc in grado di controllare ed eseguire le imposizioni dei potentati finanziari.

Patti e accordi sottobanco hanno partorito una stabilità fasulla pervasa da continue fibrillazioni: una catastrofe per i cittadini all’insegna del chissenefrega, tanto lo scopo deve essere raggiunto: mitridalizzare gli italiani, abituarli ad un impoverimento progressivo fino all’assuefazione, così da evitare l’esplosione del malcontento.

Ma non ha funzionato e se ne è accorta anche la padrona del vapore, Angela Merkel, che ha tuonato al suo fiduciario del Colle “L’Italia troni immediatamente alle urne” dettandone scrupolosamente i passaggi. Far decadere l’impresentabile e impedire che Forza Italia 2.0 vinca le elezioni.

Anche il nome del futuro premier è deciso, Matteo Renzi, sdoganato a suo tempo da una fedelissima della Cancelliera, l’ex ministro del Lavoro Ursula von der Leyen, culo e camicia con J.P. Morgan.

A Napolitano questi ‘consigli’ non sono piaciuti, ma dire di no è impossibile, del resto sa che un governicchio con una maggioranza risicata e precaria sarebbe destinato a vita breve, dopo aver imposto altri durissimi sacrifici.

Intanto rassegniamoci e prepariamoci, la legge di stabilità la scriveranno Merkel e la troika.

PAGHEREMO L’IVA E ANCHE L’IMU A RISCHIO LA LEGGE DI STABILITÀ

corel
Da Il Fatto Quotidiano del 29/09/2013. Stefano Feltri attualità
DOPO LA CRISI SI RIMETTE IN DISCUSSIONE L’ESENZIONE PER TUTTE LE PRIME CASE.

La crisi di governo non cambia le scadenze della politica economica, ma può rivoluzionare le scelte necessarie per rispettare i saldi di bilancio concordati con l’Europa. Da martedì partirà l’aumento di un punto dell’Iva, sale dal 21 al 22 l’aliquota più alta: il governo ha scelto di scaricare la responsabilità del rincaro sul Pdl di Silvio Berlusconi, come sanzione per le dimissioni di massa dei parlamentari. Poi tornerà, almeno in parte l’Imu sulla prima casa, visto che Berlusconi sarà fuori dalla maggioranza e i soldi per compensare l’esenzione non sono mai stati trovati. Due settimane per fare tutto Il governo ha tempo fino al 15 ottobre per scrivere la legge di stabilità e spedirla a Bruxelles. Per la prima volta, grazie alle regole note come Two pack, la Commissione europea esaminerà il bilancio triennale dello Stato prima del Parlamento. Letta e il suo ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni sono consapevoli che il passaggio è delicato: il premier sa che senza un governo con pieni poteri il negoziato con Bruxelles rischia di essere un disastro. La Commissione farà le sue osservazioni, soprattutto sulle coperture, poi toccherà a palazzo Chigi e alTesoro (oltre che al ministro per gli Affari europei Enzo Moavero) difendere le proprie scelte a Bruxelles. Un esecutivo in carica solo per gli affari correnti, dopo una sfiducia parlamentare, sarebbe debolissimo. La manovra rimandata È meno urgente, invece, la manovra da 3 miliardi circa per portare il deficit 2013 dal 3,1 per cento del Pil al 3, in linea con le soglie europee. C’è tempo fino a dicembre, ma visto che i soldi andranno trovati nel bilancio 2013 si tratterà di un intervento di sole tasse, o con aumenti di acconti (Irpef, Ires, Irap) o di accise, un salasso inevitabile. La questione Iva Il ministro Saccomanni, d’a ccordo con Letta, non ha alcuna intenzione di rimettersi a cercare il miliardo di euro che servirebbe per evitare l’aumento dell’Iva dal 21 al 22 per cento che scatta martedì. Discorso diverso per il 2014: l’incremento di aliquota è indicato a bilancio come strutturale, cioè destinato a rimanere per sempre. La legge di stabilità dovrebbe esserel’occasione per rivedere però almeno i “panieri”, cioè per spostare qualche bene di consumo nelle fasce ad aliquota ridotta. Sull’Imu si riapre tutto Ora che Berlusconi è fuori, si risolve il principale problema contabile per Saccomanni (o suoi eventuali successori): l’Imu sulla prima casa. Il governo non aveva mai indicato dove trovare i 2,4 miliardi di euro necessari per evitare il pagamento della rata di dicembre. E anche le coperture per la prima rata di giugno da 2 miliardi sono sempre più evanescenti (i 600 milioni del condono per le slot machine in contenzioso col fisco, per esempio, non ci sono). Morale: è quasi certo che sull’Imu cambierà tutto. Pd e Scelta Civica (ma anche Sel) sono favorevoli a conservare l’e s e nzione per i redditi bassi, ma sicuramente la lista delle case a cui si applicherà ancora l’Imu si allungherà parecchio. Con inevitabili ripercussioni sulla Service Tax che dovrebbe entrare in vigore dal 2014, sempre centrata sulla casa. Un bilancio minimalista. Al Tesoro stanno già ragionando su come affrontare il caos che potrebbe seguire a una sfiducia di Letta in Parlamento. L’idea è di scrivere una legge di stabilità minimalista, con il solo obiettivo di evitare che lo Stato finisca in esercizio provvisorio (cioè scavalli il 31 dicembre senza aver approvato i conti per l’anno seguente), lasciando poi le scelte vere di politica economica al prossimo esecutivo. Incluso il taglio del cuneo fiscale (cioè delle imposte pagate dai lavoratori in busta paga) per 3-4 miliardi che Letta aveva più volte annunciato. Il sistema è questo: le leggi di Stabilità sono su base triennale, quindi il governo Monti a fine 2012 ha impostato interventi per gli anni 2013,2014 e 2015. A Letta toccherebbe fissare le direttrici per 2014-2015-2016. Ma se non avrà il consenso politico per farlo, può scrivere una legge di stabilità che sia semplicemente una copia di quella di Monti, priva di interventi strutturali politicamente delicati. Basta proiettare avanti di un anno ancora i numeri e le tendenze ereditate dal Professore della Bocconi. Una soluzione passiva che evita conseguenze peggiori e che sarebbe approvata anche da un Parlamento spaccato e in piena campagna elettorale. Confermando così la cifra stilistica del governo Letta: non risolvere oggi il problema che puoi rinviare a domani.

Lacrime di coccodrillo (Marco Travaglio).

foto-marco-travaglio-servizio-pubblico-150x150
Da Il Fatto Quotidiano del 29/09/2013. Marco Travaglio attualità
Da qualche tempo a questa parte, appena prende la parola, il che gli accade ormai di continuo, in una logorrea esternatoria senza soste, anche due volte al giorno, prima e dopo i pasti, il presidente della Repubblica piange. È una piccola variante sul solito copione: il monito con lacrima. A questo punto mancano soltanto le scuse al popolo italiano, unico abilitato a disperarsi per lo schifo al quale è stato condannato da istituzioni e politici irresponsabili. Cioè responsabili dello schifo. L’altro giorno, mentre Letta Nipote garantiva agli americani che il suo governo era stabile e coeso come non mai e B. raccoglieva le firme dei suoi 188 servi in Parlamento per minacciare di rovesciarlo, Napolitano definiva “inquietante” la pretesa del Caimano di condizionarlo per fargli sciogliere le Camere e interferire nei processi giudiziari. E lo dice a noi? Sono anni e anni che lui, non noi, corre in soccorso dell’Inquietante non appena è in difficoltà. Lo fece nel novembre 2010, quando Fini presentò la mozione di sfiducia al governo B. e lui ne fece rinviare il voto di un mese, dando il tempo all’Inquietante di comprarsi una trentina di deputati. Lo rifece nel novembre 2011, quando B. andò a dimettersi per mancanza di voti alla Camera, e lui gli risparmiò le elezioni anticipate, dando il tempo all’Inquietante di far dimenticare i suoi disastri quando i sondaggi lo davano al 10 per cento. Lo rifece quest’anno, dopo la batosta elettorale di febbraio (6,5 milioni di voti persi in cinque anni): prima mandò all’aria ogni ipotesi di governo diverso dall’inciucio, tappando la bocca ai 5Stelle che chiedevano un premier fuori dai partiti; poi accettò la rielezione al Quirinale, sostenuta fin dal primo giorno proprio da B., quando ancora Bersani s’illudeva di liberarsi della sua tutela; infine impose le larghe intese, in barba alle promesse elettorali di Pd e Pdl, e nominò premier Letta Nipote che, come rivela Renzi nel suo libro, era stato scelto da B. prim’ancora che dal Pd. L’idea di consultare gli elettori gabbati per sapere che ne pensavano (come si appresta a fare l’Spd con un referendum fra i suoi elettori prima di andare a parlare con la Merkel), non sfiorò nessuno. Tanto i giornaloni di destra, centro e sinistra suonavano i violini e le trombette sulla “pacificazione” dopo “vent’anni di guerra civile”. E B., semplicemente, ci credette: convinto che Napolitano e Pd l’avrebbero salvato un’altra volta. Il Fatto titolò: “Napolitano nomina il nipote di Gianni Letta”. Apriti cielo. A Linea notte Pigi Battista tuonò contro quel titolo “totalmente insensato, eccentrico, bizzarro, non certo coraggioso” perché “non riconoscere che Enrico Letta sia una figura di spicco del Pd e scrivere che la sua unica caratteristica è essere nipote di Gianni Letta è una scemenza. Non vorrei che passasse l’idea che ci siano giornali, come il Corriere su cui scrivo, accomodanti e trombettieri, e altri che dicono la verità, sono coraggiosi, stanno all’opposizione”. Ieri il coraggioso Corriere su cui scrive Battista pubblicava le foto di Enrico e Gianni Letta imbalsamati che sfrecciano sulle rispettive auto blu dopo l’incontro al vertice di venerdì, quando “a Palazzo Chigi arriva anche lo zio di Enrico, Gianni Letta. Incontri non risolutori, che preparano il colloquio delle 18 al Quirinale”. C’era da attendersi un puntuto commento del coraggioso Battista per sottolineare quanto fosse insensata, eccentrica, bizzarra questa simpatica riunione di famiglia fra il premier e lo zio, sprovvisto di qualunque carica pubblica, o elettiva, o partitico, che ne giustificasse la presenza a Palazzo Chigi. L’indomani Napolitano lacrimava alla Bocconi perché B. ha “smarrito il rispetto istituzionale”. Perché, quando mai in vent’anni l’ha avuto? Per smarrire qualcosa, bisognerebbe prima possederla. Intanto il ministro Franceschini, in Consiglio dei ministri, si accapigliava con Alfano: “Voi volete solo salvare Berlusconi!”. Ma va? E quando l’ha scoperto? Infine ieri, mentre tutti parlavano di fine del governo e di “punto di non ritorno”, Napolitano dimostrava che il punto di non ritorno non esiste, la trattativa Stato-Mediaset è più che mai aperta: infatti chiedeva, eccezionalmente a ciglio asciutto, “l’indulto e l’amnistia”. Ma sì, abbondiamo. Così sparirebbero per incanto i processi Ruby-1 e Ruby-2, De Gregorio, Tarantini, Lavitola, la sentenza Mediaset e tutti i reati commessi da B. ma non ancora scoperti. I detenuti perbene dovrebbero dissociarsi e rifiutare di diventare gli scudi umani per B.&N., a protezione del sistema più marcio della storia. Essi sì avrebbero diritto a versare qualche lacrimuccia. Invece in Italia lacrimano solo i coccodrilli: chi è causa del nostro mal, piange al posto nostro.

BANKSTER E SERVI DEGLI USA AL GOVERNO

corel
Fonte la Voce delle voci di Andrea Cinquegrani 16/07/2013 attualità
Fatta la legge, si sa, trovato l’inganno. E’ storia. Ma lorsignori – i ladri di Palazzo – ne stanno studiando una che le supera tutte: dal cilindro saltano fuori i “progetti”, le nobili idee da finanziare. Per la serie: c’erano una volta i soldi pubblici ai partiti, il referendum tanti anni fa bocciò, il tutto comodamente rientrò dalla finestra via rimborsi elettorali, tramite cui i vari Belsito, Lusi ; C. hanno ingrassato le loro formazioni (niente più che associazioni a delinquere). E adesso cosa fanno? Le solite scappatoie, le vie di fuga ladresche: neanche per sogno una bella legge taglia sperperi e taglia furti. Perchè, sennò, muore la democrazia. Vero Sposetti? Lo storico tesoriere Pd – una vita nel Pci, Pds, Ds – piange miseria: «così vincono le lobby e la politica la fanno solo i ricchi». Da noi abbiamo i partiti più poveri, pigola disperato: mentre anche un bimbo dell’asilo fa due calcoletti e vede che siamo in testa alla hit europea. Alla faccia di tagli, austerità e spending review, che valgono solo per i povericristi (cioè il 50 per cento e passa della ormai plebe italica).

Le banche continuano a rubare con tassi da usura e mutui mafiosi, come documenta Elio Lannutti? E chissenefrega, nel governo di bankster e servi a vita degli Usa (e ora caschiamo dal pero per il Datagate!!!). Siamo sommersi da una valanga super tossica che ci farà crepare di derivati venduti dalle solite banche e comprati a mani basse perfino dai comuni? E chissenefrega. Le assicurazioni proseguono nel furto e saccheggio delle tasche dei cittadini, tanto che ormai un’auto su tre viaggia senza polizza, che nemmeno in Burundi? E chi se ne può fregar di meno, a casa Letta, Alfano, Monti & C. Ma il professore, il Bilderberg in salsa bocconiana, alza pure la voce: occorre fare passi più spediti, se no stacco la spina. Più spediti verso che? Il baratro.

Fermi tutti, adesso. Tranquilli perchè arriva la super norma anti corruzione, la “regola lobby”. Vietati i regali sopra i 150 euro ai “decisori pubblici”, va redatto un apposito elenco e si stilano relazioni ad hoc. Guarda caso, nello studiatissimo “progetto”, non sono compresi i parlamentari. Ohibò! E allora? Ma ragioniamo un momento: voi pensate che il mare di tangenti, soldi in nero per corruzione e via smantellando lo Stato, siano stati mai registrati, contabilizzati, resi visibili? Pensate che i già ricordati Lusi e Belsito, per i loro traffici, si siano posti il problema dei 150 euro? Avrebbero scritto verbali d’assemblea con tema del giorno “soldi per mazzette”? Eppure – secondo lorsignori – così si salva l’Italia dalla montagna di soldi mafiosi, sporchi, riciclati, bilanci taroccati, capitali scudati, evasi, neri come la pece.

Pensate che la lobby delle case farmaceutiche se ne fotta del registrino sulle lobby? Per affossare i vari Di Bella anni fa e un Vannoni oggi che caso mai sperimentano cure che non costano, ci pensino su due volte? Intanto, l’ex ministro De Lorenzo è stato eletto presidente della European Cancer Patient Coalition: potrà mai il nostro Stato in mutande esigere da lui – Sua Sanità – 5 miliardi di vecchie lire per i danni d’immagine della farmatruffa anni ‘80? Scordammoce ‘o passato.

E scordammoce il delitto Moro, che 35 anni fa ha cambiato l’Italia. Per la goduria dei Ferrara che nel salottino di Mentana sbraitano come ossessi «ma che cavolo ci volete rompere più con Moro, lo hanno ammazzato le Bierre e basta!», o dei Vespa che quando sente una parola sulle tremende responsabilità di Cossiga e Andreotti cambia scala dei colori, dal violaceo preinfarto al giallo itterico.

Ma avete letto qualcosa sulla stampa progressista? Sulla repubblica della banane o sul corsera tanto bramato dallo scarparo Tod’s? Notizie sulla riapertura del caso da parte della procura di Roma? Qualcosa in più sulle incredibili verità raccontate nel libro di Imposimato “I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia”. Un silenzio assordante.

E vi state accorgendo di cosa viene fuori dal processo sulla trattativa? Con un Riina che racconta di Politica & Servizi al servizio delle stragi? Delle verità di Castel Utveggio per via D’Amelio, pista stranamente dimenticata (e osteggiata) da alcuni pm? Misteri nei misteri. Di questo l’Italia continua a morire. Con un governo che di mafia – anzi, di contrasto alle mafie – se ne fotte. Notizie sul varo della “commissione”? Niente. Del resto, sarebbe la solita cura omeopatica…

Anno nero per bar, ristoranti e hotel, In 8 mesi chiuse 50mila imprese

corel
Turismo e Commercio, nonostante stiano subendo la crisi più dura dal dopoguerra, si confermano, comunque, i settori più vitali dell’imprenditoria italiana
articolotre Redazione– 28 settembre 2013- Il 2013 si registra, ancora, come anno nero per il settore del commercio e del turismo. Nei primi otto mesi, infatti, hanno abbassato la serranda ben 50mila imprese: 32mila cessazioni nel commercio e 18mila nel turismo. Se questo trand non accennerà a diminuire, a fine anno saranno perse per sempre 30mila imprese e almeno 90mila posti di lavoro.

Questo il quadro delineato dai dati diffusi dall’osservatorio di Confesercenti sul commercio e turismo. Complessivamente, nei primi otto mesi dell’anno si registra nel commercio al dettaglio in sede fissa un saldo negativo di 14.246 imprese, a fronte di 18.208 nuove aperture e 32.454 chiusure.

La crisi svuota anche le città di bar e ristoranti; si perdono per sempre 5.111 attività con 12.623 nuove imprese e 17.734 cessazioni.
Per non parlare del tracollo nel settore della moda, nei primi otto mesi dell’anno, una cessazione su 4 nel commercio è un negozio di abbigliamento. Nonostante questo tracollo, i dati dell’Osservatorio Confesercenti mostrano un aumento di negozi online; le imprese di commercio al dettaglio che vendono attraverso internet sono aumentate, negli ultimi 20 mesi, del 24,5%. In particolare, da gennaio 2012 ad agosto 2013, le attività di commercio web sono passate da 9.180 a 11.430: un saldo positivo di 2.250 unità, pari a quattro imprese in più ogni giorno.

Per sopravvivere, ”Occorre cambiare mentalità – avverte Mauro Bussoni, segretario generale di Confesercenti – senza internet, senza Pos, senza eCommerce non si può più pensare di sopravvivere a lungo sul mercato. Le nuove imprese devono essere accompagnate nel loro percorso, dobbiamo sostenere le start-up”.