Archivio mensile:aprile 2014

MA COME PARLI? Neologismi alla Renzi: “Sforbiciare ”fa meno male

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Fatto Quotidiano del 27/04/2014 di Furio Colombo attualità
I l nostro giovane governante, alle prese con i tagli a qualunque stipendio o bilancio gli capiti a tiro, come il geniale ragazzino Hugo Cabret con i complicati meccanismi di mostruosi orologi nel film di Scorsese, ha avuto una trovata in più. È una pa- rola che rende rapide e gentili le privazioni più gravi a carico dei cittadini, una parola che po- trebbe essere il titolo di una poe- sia di Totò (ricordate La livella ?) di una commedia di De Filippo, tipo Ha da passà a nuttata , o di un film di Dino Risi, come Il sorpas- so . Renzi è l’autore de “La sfor- biciata”, un evento per metà contabile e per metà avventuro- so, con un aspetto tranquilliz- zante (che sarà mai?) e uno an- siogeno (sì, ma quanto mi tol- gono?). La parola “sforbiciata” fa in modo che invece di un col- po di maglio improvviso, ti ar- rivi un annuncio che ti consente di prepararti. E un poco anche di sperare. Non sempre le sfor- biciate sono letali, e hai tutto il tempo di presentare le tue ra- gioni. A nessuno, naturalmen- te, perché tutto avviene altrove e senza appello, e non puoi certo scrivere al tuo deputato, come fanno i cittadini americani quando si sentono coinvolti in una ingiustizia. Là il deputato, una volta eletto, può dissentire liberamente dal suo partito, il senatore resta senatore (termi- ne del mandato: sei anni) e tutti e duesono liberidi direno per- sino al presidente. Qui il giovane Renzi e il suo amministrato- re Padoan decidono da soli per il nostro bene, danno istruzioni alla Camera e, per accorciare i tempi e semplificare, aboliscono il Senato. PER TUTTO QUESTO la “password” è “sforbiciata”. Ai media, e soprattutto ai lanci dei telegiornali, la parola è piaciuta moltissimo, viene ripetuta cotinuamente, perché le sforbicia- te piovono e si ripetono. Però pensate quante cose contiene quella sola parola, sforbiciata: la giovinezza di Renzi, il privilegio di non essere una “manovra”, una certa implicita garanzia di non calcare la mano, un tocco di leggerezza e di ra- pidità indolore. O forse non proprio indolore, ma certamen- te egualitaria, senza margini per favorire o lasciare fuori qualcu- no in ognuno dei gruppi rag- giunti dal vento pieno e giovane delle cose che cambiano. E qui vi chiedono di aggiungere, oltre alla rinuncia provocata dalla sforbiciata, l’esclamazione “fi – nalmente!”. La parola, ormai, è troppo importante e occorre tentare di darne una definizione, o almeno una descrizione un po’ più precisa. Ecco alcune proposte. Primo. La sforbiciata implica un di più di cui si può fare a meno. Mala parola è allo stesso tempo ferma e gentile, una cosa che facciamo tra noi, senza imposizioni, perché è necessaria, ed è un bene per tutti. Secondo. La sforbiciata è l’audacia di fare qualcosa che inter- rompe ogni routine e ogni pre- cedente abitudine. Ha dunque in sé un che di nuovo, porta un messaggio di innovazione, che arriva forte e chiaro a chi non è toccato da quella sforbiciata, e fa sentire gli sforbiciati come un gruppo isolato che fa bene a non farsi notare con la protesta. Terzo. È un modo di ottenere un risultato utile, a volte importan- te, senza alterare la cosa che su- bisce la sforbiciata. Dunque non cambia nulla, salvo un sacrificio che ciascun sforbiciato farà bene a subire con dignità e consape- volezza del vantaggio comune. Quarto. La sforbiciata, specialmente con l’incalzare di un continuo sus- seguirsi di nuove sforbiciate, è la conferma che niente e nessuno è sacro, e che non ci sono esentati. È molto importante, a questo proposito, che i settori sforbi- ciati (sconsigliato dire “colpiti”) mostrino accettazione piuttosto che offesa per non aggiungere al sacrificio una cattiva immagine. Nessuno lo dice, ma la sforbicia- ta è pensata in modo che chi la subisce debba unirsi alla cele- brazione e non al cordoglio, per- ché è l’unico modo di dimostra- re che si può contare su di te in caso di bisogno. Quinto. La sforbiciata è una ras- sicurazione a chi teme il peggio. Infatti ognuna di queste decisio- ni “è solo una sforbiciata”. O questo finisce per essere il senso. LA SFORBICIATA è dunque una notevole trovata di governo,disinvolta, sfacciata, un po’prepotente con una certa incoscienza da gente giovane. La parola rende relativamente leggera e non troppo allarmante la decisione, mantenendo comunque un che di improvvisato e di tempora- neo al taglio che si deve fare, e dunque al sacrificio che ne con- segue. La persona di governo che decide non cerca assenso, ma apprezza un consenso a cose fatte, che di solito ottiene con la riserva di definire “difesa del privilegio” qualunque dissenso. Sforbiciata è una parola bonaria che scansa la discussione, evita il confronto (tipo “si poteva fare in un altro modo?”) e consente di governare senza chiacchiere, alla svelta. Dunque “sforbiciata” è la parola che rappresenta di più (e racchiude e descrive me- glio) il momento politico che stiamo vivendo.

L’impero della finanza alla prova delle Europee

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Fatto Quotidiano del 27/04/2014 di Loretta Napoleoni |attualità

Notizie ed analisi contrastanti continuano a caratterizzare l’economia mondiale e quella italiana in particolare ed a riempire le prime pagine dei giornali. Per l’agenzia Fitch la recessione in Italia si è conclusa e quindi venerdì ha rivisto al rialzo le prospettive (outlook) della Penisola portandole da una valutazione “negativa” “stabile“. La capitalizzazione delle banche italiane è migliorata, sempre secondo Fitch, peccato che nel rapporto non si spieghi come ciò sia avvenuto, dando alla Banca d’Italia il potere di trasformare parte del patrimonio nazionale (di cui il popolo è proprietario) in capitale bancario, una mossa che ha prodotto una ricapitalizzazione ed il corrispondente aumento del valore dei pacchetti azionari di chi ne è proprietario, tra cui le grosse banche commerciali italiane.

Negli Stati Uniti intanto ha grande successo il libro di Thomas Pikkety, che non solo dimostra la fallacità delle teorie neo-liberiste in termini di benessere economico ma suggerisce un sistema di tassazione mondiale per alleviare a disgustoso sistema di sperequazione dei redditi prodotto dal sistema economico mondiale gestito in primis dall’alta finanza di cui le agenzie di rating come Fitch fanno parte.

C’è poi chi parla addirittura di nuovo apartheid in relazione ai privilegi connessi con il censo. Come nel lontano Medioevo chi nasce ricco ha vantaggi che chi nasce povero o semplicemente all’interno di una famiglia della classe media non avrà mai.

Alcuni dati sembrano contraddire l’entusiasmo per la ripresa europea: circa 26 milioni persone sono ancora disoccupate ed in molte nazioni, come la Grecia, salari e pensioni sono stati ridotti all’osso, infine il debito pubblico continua a salire. Nel 2013 quello italiano è aumentato raggiungendo quota 132,2 per cento del Pil, bastano questi numeri per farci dubitare della validità della formula lacrime e sangue applicata da Bruxelles.

Per chi poi voglia conoscere la verità si consiglia di andare a fare la spesa al supermercato e confrontare il potere d’acquisto odierno con quello di 10 anni fa, oppure mettere a confronto le bollette della luce e del gas o quanto costa un pieno di benzina. Ormai il benessere delle masse non interessa più a nessuno, neppure ai politici che da una parte usano i giudizi degli organi dell’alta finanza, come le agenzie di rating, o soprannazionali, come il Fondo monetario o l’Unione Europea, per legittimare il loro operato ed una abilissima propaganda verbale per convincere l’elettorato che sono dalla parte del popolo.

A ridosso delle elezioni europee è bene riflettere su tutti questi punti, chi ci dice che i candidati faranno ciò che promettono durante la campagna elettorale? Ancora più incerti sono i programmi d’azione. In fondo il ruolo del Parlamento europeo è molto limitato, può sì esprimere giudizi ma non governa; chi dirige l’Unione è la Commissione che certamente non è eletta dal popolo ma dalla macchina burocratica europea e dai leader dei paesi membri, a loto volta ‘aiutati’ economicamente nelle campagne elettorali dall’élite del denaro.

Forse la propaganda maggiore è proprio quella che ci vuole far credere nel funzionamento della macchina democratica nel regime imperiale dell’alta finanza.

Ma mi faccia il piacere (Marco Travaglio).

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Da Il Fatto Quotidiano del 28/04/2014. Marco Travaglio attualità

667Razzi suoi. “Mio figlio commercia in unghie finte per donna. Ed è bravissimo anche a montarle sulle dita” (Maria Jesus Razzi, moglie del deputato FI Antonio, Corriere della sera, 24-4). Uno spende tanti soldi per far studiare i figli, ma poi non c’è niente da fare: le soddisfazioni arrivano. Pacchetto sicurezza. “Non ci sentiamo sicuri in Italia” (Barbara Berlusconi, figlia di Silvio, Vanity Fair Spagna, 23-4). Dev’essere da quando si aggira a piede libero un frodatore fiscale condannato a 4 anni. Il Piccolo Padre. “Napolitano si fa padre quando dice a Renzi ‘ciao Matteo’…” (Tg3 , 26-4). “Il Presidente, con il suo pragmatismo riflessivo…” (ibidem). E Donna Rachele, che dice Donna Rachele? Uomini d’onore. “Desidero non far mancare una parola su come fanno onore all’Italia i nostri due marò ingiustamente detenuti” (Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, nel 49° anniversario della Liberazione, 25-4). Hanno una mira infallibile.

L’accelerato Firenze-Roma. “Ma ora Renzi accelera: ‘Avanti come un treno’” (La Stampa , 22-4). Confonde l’Italicum con l’Italicus. La bella addormentata nel Boschi. “Vorrei tre figli, a volte penso di essere già in grave ritardo. Sono single da un anno, la vita di coppia mi manca. Torno sempre tardi dal lavoro, la casa è sempre vuota, sono lì da sola a bermi una tazza di latte e magari ho passato la giornata a discutere di emendamenti con uno dell’opposizione” (Maria Elena Boschi, deputato Pd e da due mesi ministro delle Riforme, Vanity Fair Italia, 23-4). Qualcuno, per favore, la aiuti. Magari trovandole un fidanzato. O almeno un posto in miniera o alla catena di montaggio. Gare di burlesque. “I pm: ‘Finte infermiere per l’affare milionario di Stamina’” (Corriere della sera, 24-4). Berlusconi: “Ragazzi, com’è che io non ne sapevo nulla?”. Come passa il tempo. “Confessioni di un finanziere: ‘Incasso tangenti per lo Stato’” (Libero , 26-4). Berlusconi: “Ragazzi, com’è che io non ne sapevo nulla?”. Achille Renzi. “Ma quale misura elettorale: gli 80 euro arrivano dopo le elezioni!” (Matteo Renzi via twitter, Corriere della sera, 24-4). Come l’altra scarpa agli elettori di Achille Lauro. Schifaiuti. “L’adesione dell’amico Paolo Bonaiuti al gruppo di Ncd conferma lo stato di profonda crisi in cui versa Forza Italia” (Renato Schifani, presidente Ncd, Ansa, 23-4). Vero. Mai, però, come lo stato di profonda crisi in cui versa Ncd dopo le adesioni degli amici Schifani e Bonaiuti. Schifagcom. “I ridotti tempi di notizia e di parola dedicati al Ncd costituiscono una grave violazione ai principi del pluralismo,della par condicio e della parità di accesso ai mezzi di informazione nei tg e nei programmi di approfondimento Rai, Mediaset e La7” (Schifani in un esposto all’Agcom, 24-4). Schifani che invoca la par condicio: era dai tempi del Sarchiapone che non si rideva tanto. Avanti c’è posto. “Abbiamo numeri consolidati e noi di Ncd attendiamo altri arrivi dopo Paolo Bonaiuti” ( S c h ifani, Corriere della sera, 26-4). Si parla di Gianpi Tarantini, Lele Mora e Mariano Apicella. Sinonimi. “Berlusconi, lunedì partirà la nuova vita da volontario” (il Giornale, 25-4). In effetti le carceri italiane sono sovraffollate di volontari. Tutto vero. “Prima superiamo Grillo, poi riprendiamo Alfano” (Elisabetta Gardini, europarlamentare FI, Libero , 22-4). Poi ti svegli. Pirletti. “Quando il Primo Maggio sarà anche la festa dell’impresa, avremo fatto tombola” (Giuliano Poletti, Pd, ex capo delle coop rosse, ora ministro del Lavoro, Sette-Corriere della sera, 25-4). E quando il Primo Maggio sarà anche la festa della tombola, avremo fatto l’impresa. Pirlenzi/ 1. “Se Silvio insiste vado in piazza anch’io. Sull’Italicum ho i numeri anche se lui si sfila” (Matteo Renzi, La Stampa, 25-4). I numeri della tombola. Pirlenzi/2 . “Renzi fiducioso: ‘Forza Italia rispetterà i patti’” (La Stampa, 26-4). Come sempre, del resto. Il costituzionalista. “L’Italicum, con il nuovo Senato, è incostituzionale” (Silvio Berlusconi, Porta a Porta, 24-4). È quasi come se l’avesse scritto lui. Misture. “Marò, rimosso l’inviato De Mistura. Le ministre Mogherini e Pinotti: ‘Servono figure nuove’” (Corriere della sera, 25-4). Nel senso di figure di merda. The must to be place. “Stamina, quando Vannoni cercò di sbarcare a Capoverde” (La Stampa, 26-4). Poi da Capoverde gli dissero: “Resti pure nel Terzo Mondo”. Sola andata. “Napolitano: dall’Ue non si torna indietro” (La Stampa, 14-4). Lasciate ogni speranza voi ch’entrate. Un egiziano a Roma. “Prima gli italiani!” (Manifesto elettorale di Magdi Cristiano Allam, nato al Cairo da genitori egiziani e candidato in Italia con Fratelli d’Italia, aprile 2014). Non resta che accontentarlo. Non votandolo.

Anticipazioni di Report Raitre PUNTATA DEL 28/04/2014 IL SOCIO OCCULTO

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Fonte Raitre Report 28/Aprile 2014 attualita

180 miliardi di euro annui: l’evasione fiscale netta secondo Tax Research.
168 il numero complessivo dei condannati per evasione fiscale.
54 per cento la pressione fiscale effettiva secondo Confindustria.
300 miliardi di euro: i patrimoni all’estero degli italiani secondo l’Agenzia delle Entrate.
Per non parlare della cifra da brivido del nostro debito pubblico e degli sforzi per trovare copertura a qualsiasi intervento di sostegno all’economia e al lavoro.
I soldi per risollevare l’Italia ci sono, anzi, ci sarebbero. Ma in pochi li cercano.
Il numero che più spiega i precedenti è quello che dà la dimensione del partito degli evasori: dieci milioni di voti. Che non smette di crescere.
In questo contesto, prima il governo Monti, poi il governo Letta, infine il governo Renzi hanno promesso una legge che incentivi il rientro dei capitali nascosti all’estero. E insieme a ciò, hanno pensato di inserire nel nostro codice penale il reato di autoriciclaggio, così da costringere quei capitali a rimpatriare pagando le imposte senza rischiare pesanti risvolti giudiziari. Ma niente di tutto ciò è stato realizzato perché un partito invisibile sta condizionando il Parlamento e cerca di trasformare questa futura legge in un nuovo scudo fiscale.
Del resto, il fisco si muove con grande difficoltà. Agenzia delle Entrate ed Equitalia soffrono di antichi mali. E i dati della riscossione, secondo la Corte dei Conti, sono in calo. Nel mezzo di tutto ciò stanno le indagini giudiziarie che coinvolgono dirigenti e funzionari del fisco pescati ad aggiustare cartelle e a garantire trattamenti di favore a chi se lo può permettere.
Eppure, solo una seria lotta all’evasione fiscale può rimettere in carreggiata l’Italia.

Ladroni a 5 Stelle (Marco Travaglio).

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Da Il Fatto Quotidiano del 27/04/2014. Marco Travaglio attualità
Beccati. Finalmente li hanno presi con le mani nel sacco. Ecco cosa nascondono i 5Stelle, ecco perché Grillo e Casaleggio han fondato il MoVimento, ecco perché i grillini fanno politica: per fare soldi. La scoperta la dobbiamo ai segugi di Repubblica , che in due giorni han piazzato altrettanti scoop mica da ridere. I titoli parlano da sé: “Una pioggia di euro dagli spot sul blog, ecco la miniera d’oro di Beppe e Casaleggio”, “Le ombre nel bilancio dei grillini al Senato”. Hai capito quei ladroni? Zitti zitti, mentre tuonano contro i finanziamenti pubblici ai partiti, accumulano un tesoro nella grotta di Alì Babà. Come fanno? Semplice. Il nababbo Gianroberto Casaleggio, la cui società che edita il blog di Grillo (il 77° d’Italia) è sempre andata in perdita e nel 2012 racimolò un utile di 69.500 euro, incassa soldi a palate dalle pubblicità, pagate dagli inserzionisti un tot ogni mille clic.

Quanto? Secondo il Sole 24 Ore 5 euro. Secondo il titolo di Repubblica 0,92 euro; secondo l’articolo di Repubblica 0,64 euro. Per un totale annuo di 5-10 milioni secondo il Sole, di 570 mila euro secondo Repubblica . Se ne saprà di più il mese prossimo, quando sarà pubblicato il bilancio 2014 sul 2013 (“sarà molto migliore del 2013”, ha anticipato il guru). È vero che non conterrà il dato scomposto del blog di Grillo; ma, essendo questo la principale attività della società, si capirà se l’ordine di grandezza è quello indicato dal quotidiano della Confindustria o da Repubblica. Nel primo caso, sarebbero un bel po’ di soldi (peraltro legittimi, per giunta privati). Nel secondo, saremmo poco sopra l’accattonaggio. In ogni caso, la domanda sorge spontanea: siccome è assolutamente pacifico e dichiarato che il blog di Grillo, come peraltro tutti i siti web di questo mondo, si finanzia con gli spot, dove sarebbe il “mistero” dei finanziatori? Basta aprirlo e vedere chi sono gli inserzionisti. Non c’è nulla di meno misterioso di un’inserzione pubblicitaria. Si dirà: ma il blog di Grillo è l’organo ufficiale di un movimento politico. Verissimo. Esattamente come l’Unità ed Europa per il Pd, la Padania per la Lega, e così via (Forza Italia non ne ha bisogno). Ma con due lievi differenze. 1) I giornali di partito incassano fior di milioni dallo Stato, cioè da tutti i cittadini, compresi quelli che non si sognerebbero mai di votare per quei partiti, e senza quella “pioggia di euro”, quella “miniera d’oro”, fallirebbero all’istante; in più, sulla carta e sul web, fanno pubblicità e incassano altri soldi da inserzionisti privati. Secondo: nessuno mena scandalo per tutto ciò, nessuno pubblica “inchieste” sulla “pioggia di euro” e la “miniera d’oro” degli house organ dei partiti.

Ma attenzione: ora, sempre grazie a Repubblica , conosciamo pure “le ombre nel bilancio dei grillini al Senato”. Quali? Tenetevi forte: “affitti da 2 mila euro al mese ai dipendenti della comunicazione” (il prezzo medio di un trilocale al centro di Roma), “pranzo da 6,71 euro consumato il 6 giugno dal senatore Lucidi” nel ristorante di Palazzo Madama” e soprattutto, scandalo degli scandali, “buffet in onore di Beppe Grillo che l’11 luglio 2013 tenne una conferenza stampa al Senato”, roba da “114 euro” per 55 persone (il capo e 54 senatori), cioè 2 euro a testa, mica bruscolini. Ed ecco la prova che c’era qualcosa da nascondere: nel rendiconto “per uso interno”, il sardanapalesco banchetto fu registrato come “acquisto di panini e bibite per accoglienza Grillo”, mentre in quello pubblico c’è scritto “spese di rappresentanza”. Capita la furbata?

Dopodiché, astuti come volpi, i 5Stelle potevano papparsi 42 milioni di rimborsi elettorali, invece li hanno lasciati allo Stato; ogni tre mesi potrebbero intascarsi 2,5 milioni non spesi fra diarie e indennità, invece li versano in un fondo per le piccole imprese; potevano pure spartirsi i 420 mila euro avanzati dai contributi raccolti nella campagna elettorale 2013, invece li hanno devoluti ai terremotati dell’Emilia. Ma il movente è chiaro: farsi una gazzosa da 2 euro con Grillo alla facciazza degli italiani. Sporcaccioni.

ASSICURAZIONI DI STATO, PREMI D’ORO AI MANAGER

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Fatto Quotidiano del 23/04/2014 redazione attualità
Saranno tutti e quattro bravi, bravissimi, geni della finanza, maghi del credito e delle as- sicurazioni. E di sicuro avranno lavorato sodo e sudato parecchio l’am- ministratore delegato, il presidente e i due diret- tori per centrare gli obiettivi che si erano preposti. Ma anche con- siderato tutto questo, sono davvero una cifra spropositata i circa 4 mi- lioni di euro di premio (in gergo Mbo: Manage – ment by objectives ) con cui sono stati gratificati nel giro di appena 12 mesi, in media un milio- ne a testa. Una somma che i quattro, Alessan- dro Castellano, Ad, Gio- vanni Castellaneta, pre- sidente, Raoul Ascari e Roberto Taricco (diri- genti della struttura operativa e della finan- za), hanno potuto ag- giungere allo stipendio consueto incassato a fi- ne mese. S U CC E D E alla Sace, un gruppo assicurativo-fi- nanziario che garantisce il credito alle esportazio- ni, assiste le imprese al- l’esteroe proteggegliin- vestimenti. Una società per azioni di proprietà pubblica, posseduta fino a un anno e mezzo fa dal ministero dell’Economia e delle Finanze e poi ceduta per oltre 6 miliardi di euro alla Cassa depositi e prestiti, control- lata a sua volta per oltre l’80 per cento dallo stesso ministero, che ha la for- tuna di avere nei forzieri una liquidità gigantesca. I superbonus attribuiti ai quattro dirigenti sono il risultato di tre voci: il premio annuale distri- buito a marzo 2013, più quello erogato a febbraio 2014, più un’altra cifra relativa al triennio, lega- ta all’andamento dell’a- zienda nel breve-medio periodo. La somma più consistente, in totale non moltodistante dai2 milioni di euro, è stata corrisposta all’ammini- stratore Castellano. Il presidente Castellaneta, invece, ha incassato assai meno, circa mezzo milione di euro che ha potuto comunque somma- re ad altre entrate, tra le quali l’emolumento che gli spetta in quanto consigliere di amministrazione di Finmeccanica, carica che secondo alcuni potrebbe essere in conflitto con quella rico- perta alla Sace. E poi la pensione da ex amba- sciatore, avendo Castal- laneta una lunga e presti- giosa carriera diplomati- ca alle spalle conclusa al- la fine del decennio pas- sato nella sede di Wa- shington. Al dirigente della Tesoreria, Taricco, e a quello della struttura operativa, Ascari, ex pre- sidente di Sace Bt, una controllata dai conti non proprio in ordine, sono stati erogati circa 800 mila euro ciascuno. LA SACE non è un carrozzone pubblico, anzi, stando almeno ai risultati di bilancio è un gioiel- lino. Considerato da questa angolazione il superpremio i dirigenti quindi non l’hanno rubato. Dal 2004 in poi, cioè da quando Sace da ente pubblico divenne società per azioni, i ma- nager hanno inanellato un filotto di bilanci in at- tivo distribuendo divi- dendi all’azionista Stato. Quattrocento milioni di euro di utili circa in me- dia ogni anno, 2 miliardi e mezzo di dividendi in un decennio. Ma resta una domanda: è giusto che in una società pubblica e in un momento come questo di restrizioni e sacrifici i dirigenti portino a casa solo di premio di produzione una somma che è un multiplo di una quarantina di volte dello stipedio medio di un anno in- tero di un qualsiasi im- piegato di quell’azienda? Facendo leva sui brillan- ti risultati ottenuti ora lo Stato per fare un po’ di soldi pare intenzionato a vendere ai privati una quota della Sace, si dice fino al 40 per cento. An- che se il presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini, ha messo i puntini sulle i facendo presente che lo Stato non può cedere due volte lostesso cespite, laSace, laprima volta alla Cassa stessa e la se- conda al mercato. Diverso il discorso se la Sace fosse collocata in Borsa e una quota di essa offerta al mercato: l’eventuale plusvalenza ottenuta con la vendita delle azioni potrebbe essere retrocessa dalla Cassa depositi allo Stato.

Vedi Omar quant’è bello (Marco Travaglio).

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Da Il Fatto Quotidiano del 23/04/2014 Marco Travaglio attualità

Siccome c’è un limite anche alla fantasia, l’altroieri Matteo Renzi si era riposato e, al posto delle due o tre televendite quotidiane, si era limitato a una: “Abbiamo deciso di desecretare gli atti delle principali vicende che hanno colpito il nostro Paese: tutti i documenti delle stragi di Piazza Fontana, dell’Italicus e della bomba di Bologna”. Ma subito, in vece sua, ha provveduto Repubblica , attribuendogli un “piano segreto per tagliare gli F-35: via metà degli aerei”. Il piano è talmente segreto che lo stesso Renzi non ne sa nulla, né tantomeno l’amico Obama al quale, non più tardi di due settimane fa, il premier e Napolitano avevano garantito che gli F-35 ce li compriamo tutti, costringendo la cosiddetta ministra della Difesa Pinotti a spettacolari arrampicate sugli specchi.

Nulla, naturalmente, è impossibile all’autore dell’hashtag “enricostaisereno” 24 ore prima di “enricoseimorto”. Ma, al momento, il piano segreto prevede il taglio di un F-35 (su 90), più il costo di un’ala o di due carrelli. Roba forte. Quanto alla mirabolante abolizione del segreto di Stato sulle stragi di Piazza Fontana, dell’Italicus e di Bologna, c’è un piccolo problema: per legge, il segreto di Stato non può mai riguardare fatti di strage, di terrorismo e di mafia, e comunque può durare fino a 15 anni, prorogabili a un massimo di 30 (Piazza Fontana è del 1969, l’Italicus del 1974, Bologna del 1980). Dunque non si vede quali sconvolgenti verità dovrebbero saltare fuori nel caso in cui la promessa venga mantenuta (è raro che qualcuno metta per iscritto l’ordine di fare una strage e comunque ci sono altri modi per far sparire carte compromettenti, tipo quelle emerse dall’archivio dell’Ufficio affari riservati del Viminale sull’Appia nel 1997, quand’era ministro un certo Napolitano). Fanno eccezione i segreti di Stato attinenti a rapporti con altri Stati, nel qual caso però Renzi non può revocare nulla: deve prima mettersi d’accordo con gli Stati interessati. Siccome però annuncia “il principio della total disclosure”, che noi comuni mortali chiamiamo “trasparenza assoluta”, il segreto di Stato potrebbe toglierlo su un altro mistero d’Italia ben più misterioso e soprattutto recente, che diversamente dalle stragi è davvero coperto dal segreto di Stato: il sequestro di Abu Omar, l’imam di Milano rapito nel 2003 dalla Cia con la complicità di agenti del Ros e del Sismi, deportato in Egitto e lì torturato per mesi.

Su questa vergogna mondiale, i magistrati di Milano sono stati sabotati da quattro governi – Prodi, Berlusconi, Monti e Letta – i quali hanno, nell’ordine: apposto sistematicamente il segreto di Stato sulle complicità del Sismi; sollevato quattro conflitti di attribuzioni (record di tutti i tempi) dinanzi alla Consulta contro i giudici per far assolvere gli spioni italiani; e bloccato con i loro 7 ministri della Giustizia (Castelli, Mastella, Scotti, Alfano, Nitto Palma, Severino e Cancellieri) i mandati di cattura internazionali per assicurare alla giustizia i 26 americani imputati. Ora che le sentenze sono definitive (26 americani e 5 italiani condannati, altri 5 uomini del Sismi salvati dal segreto di Stato), il governo Renzi nulla fa per assicurare alla giustizia i 25 yankee latitanti, cioè tutti i pregiudicati tranne il colonnello Joseph Romano graziosamente graziato da Napolitano. Se Renzi vuole una disclosure davvero total, dica al ministro Orlando di ordinare finalmente le ricerche internazionali di questi criminali perché siano estradati in Italia a scontare la pena. Dopodiché, siccome i miracolati nostrani (Pollari, Mancini & C.) non rischiano più nulla, visto che i loro proscioglimenti sono definitivi e nessuno può essere processato due volte per lo stesso reato, tolga il segreto di Stato sul caso Abu Omar. Così finalmente sapremo la verità su chi nel 2003 autorizzò e aiutò la Cia a sequestrare un egiziano con regolare diritto d’asilo per torturarlo in un carcere del Cairo. Chissà, magari si potrebbe scoprire che fu qualche attuale padre costituente. E ci sentiremmo tutti più tranquilli.

MAURIZIO CROZZA A BALLARÒ DEL 22 APRILE 2014 (VIDEO)

Evasori ed evasivi (Marco Travaglio).

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Da Il Fatto Quotidiano del 22/04/2014. Marco Travaglio attualità

Ha fatto il giro del web la foto dell’immigrato arrestato a Roma in piazza del Pantheon e trascinato in manette come un boss mafioso sotto gli occhi esterrefatti della gente impegnata nello shopping pasquale. Non aveva ucciso né picchiato né stuprato né scippato nessuno: vendeva borse taroccate. Naturalmente nessun garantista un tanto al chilo ha protestato contro la “gogna mediatica” e le “manette facili”, come avrebbe fatto se fosse toccato a qualche frequentatore di un palazzo lì vicino: Montecitorio. Intendiamoci: nessuno giustifica i contraffattori e i loro complici, che vanno perseguiti con severità, visto che sottraggono risorse non solo alle griffe della moda, ma anche al fisco e dunque alla collettività.

Ciò che stona non è l’arresto del venditore abusivo: è il mancato arresto di chi fa le stesse cose, frodando il fisco con i più svariati raggiri, ma resta a piede libero. C’è qualcosa di mostruosamente sbagliato in un paese che porta via in catene l’immigrato delle borse farlocche e intanto manda un frodatore incallito, condannato per 7,3 milioni evasi e miracolato dalla prescrizione per altri 300, a fare il volontario in un ospizio per 4 ore alla settimana per 10 mesi fra una campagna elettorale, un Italicum e una riforma costituzionale. Abbiamo dato volentieri atto a Matteo Renzi delle cose buone annunciate nel Def: gli 80 euro in più nelle buste paga più sottili, anche se escludono incapienti e pensionati, sono meglio di un calcio nel sedere; il tetto ai compensi dei manager pubblici e anche dei magistrati è sacrosanto; l’aumento delle tasse alle banche sul regalo miliardario delle quote Bankitalia è un’inversione di rotta dopo anni di bancocrazia (anche se era meglio evitare tout court quel pacco dono). Ma sulla lotta all’evasione la bocciatura è totale. L’altro giorno, intervistato da Repubblica , il premier ha dichiarato che l’evasione “non si combatte con nuove norme”, bensì con “la volontà politica di incrociare i dati” e “perseguire i colpevoli” con l’“uso massiccio della tecnologia”. La solita supercazzola. Per punire i colpevoli, occorrono pene severe e figure di reato efficaci che oggi non ci sono. Infatti il neocommissario anti-corruzione Raffaele Cantone le chiede eccome: prescrizione, falso in bilancio, autoriciclaggio e veri poteri alla sua Authority, oggi ridotta a ente inutile perché non può sanzionare le amministrazioni che non rispettano le regole. Si spera che Renzi sia così evasivo perché non conosce la materia e non perché teme di perdere voti alle prossime elezioni europee (i 10-11 milioni di evasori votano e fanno votare). Nel primo caso, può rimediare informandosi con qualcuno che ci capisca. Nel secondo, è in malafede e non c’è niente da fare. Come ricorda il pm milanese Francesco Greco, “il sommerso del Pil ammonta a 420 miliardi con mancate entrate fiscali per 180 all’anno”. Cifre spaventose che imporrebbero – dice Greco – “una spending review che riduca i costi della criminalità economica, anche con tagli lineari”. Ma nessuna delle slide delle televendite renziane dice niente sulla prima emergenza nazionale: basterebbe grattarne il 10% per far recuperare decine di miliardi, anziché elemosinare le briciole con le spending à la Cottarelli, le pochade delle auto blu su eBay e le false riforme del Senato e delle Province. Per farlo, occorrono proprio le “nuove norme” che Renzi non vuole. La prima è sull’autoriciclaggio, per punire finalmente chi reinveste in proprio il bottino dei suoi delitti e per garantire che il prossimo decreto sul rientro dei capitali dall’estero non diventi l’ennesimo scudo-condono. La seconda è sulla prescrizione, che garantisce l’impunità a qualunque colletto bianco che derubi la collettività. Ma, per approvarle, ci vuole una maggioranza diversa da quelle del governo (avete presente l’Ncd?) e delle riforme istituzionali (col partito dell’evasore e dell’evaso). I 5Stelle, anch’essi finora piuttosto evasivi, si facciano avanti e sfidino Renzi a presentarle, garantendo i loro voti. Tutto il resto è frottola.

IN GINOCCHIO Il Paese che mangia low cost

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Fatto Quotidiano del 22/04/2014 di Alessio Schiesari attualità
Dodici barattoli di polpa di pomodoro a 4,05 euro; una bottiglia di Lambrusco a 1,29 euro e 300 grammi di polpette a 2 euro e 19 centesimi. Poi due pagine di volantino dedicato alle offerte sulle creme abbronzanti, prodotti per il giar- dinaggio di ogni tipo, scarpe, mutande, pentole e perfino un decespugliatore turbo tempo- rizzato. Non c’è niente che non si possa acquistare in un discount e, stando alle pubblicità, i prezzi sono “incredibili”, “stracciati”, “fantastici”. L’ita – liana Eurospin e i tedeschi di Lidl sono le uniche due catene di supermercati che, anche in tempi di crisi, hanno continuato a crescere. Secondo la Confederazione italiani agricoltori, dal crollo di Lehman Brothers ad oggi la spesa alimentare degli italiani si è ridotta costantemente: meno 15 miliardi in sei anni, passando dai129 miliardi del 2007 ai 114 del 2013. Nello stesso periodo la superficie di vendita degli hard discount è cresciuta del 50 per cento. Nel primo trimestre del 2014 gli acquisti low cost sono cresciuti del 60%. A farne le spese sono tutti gli altri, dai piccoli negozianti ai supermercati tradizionali. Per resistere all’assalto delle catene a basso costo i grandi della distribuzione stanno provando a imitarle, potenziando sconti, promozioni e offerte. La diffe- renza media di prezzo tra i supermercati tradizionali e i discount rimane però del 28 per cento, per questo sempre più fa- miglie (6,5 milioni l’anno scorso) scelgono il low cost . NON SI TRATTA di un fenomeno solo italiano. Nel Regno Unito Lidl conta di triplicare il numero di punti vendita, portandoli da 600 a 1.500. L’altra gran- de catena di discount tedesca, Aldi (che in Italianon è presente), conta di aprirne 50 nei pros- simi otto mesi. La crescita dei di- scount tra il ceto medio è stata così prepotente da entrare perfino nel dibattito politico. L’amministratore delegato di Lidl ha definito Maidstone mums (una sorta di casalinga di Voghera versione britannica) le donne della classe media che non si vergognano più di fare la spesa al discount. L’espressione è finita per coincidere con un nuova categoria sociale, quella da carezzare di più in vista delle prossime elezioni. Se il discount è un buon affare per chi ci fa la spesa, lo è ancora di più per chi lo possiede. Nella classifica degli uomini più ricchi al mondo di Bloomberg il proprietario di Lidl, DieterSchwarz, è33°. Quellodi Aldi, Karl Albrecht, 29°.