Archivio mensile:agosto 2013

Imu, penalizzare gli affitti immobilizza il Paese

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Da Il Fatto Quotidiano del 31/08/2013.Sandro Trento attualità

EFFETTI COLLATERALI.

È paradossale che in un paese nel quale vi è un’alta diseguaglianza nella distribuzione del reddito e della ricchezza (siamo molto simili a Regno Unito e Stati Uniti, sotto questo aspetto) il governo abbia ritenuto prioritario cancellare, almeno in parte, una delle pochissime tasse sui patrimoni: l’Imu.
In Italia vi sono quattro milioni e mezzo di famiglie in affitto e che molto probabilmente ci sono tantissimi italiani che vorrebbero poter affittare una casa, ma non possono. L’Italia è il Paese europeo in cui il mercato degli affitti ha subito negli ultimi quarant’anni il ridimensionamento più vistoso, a favore della quota di abitazioni occupate dal proprietario o tenute sfitte a sua disposizione. La scarsità di case in affitto ha un impatto negativo sul sistema economico: frena la mobilità del lavoro e le dinamiche demografiche, molti giovani rinviano il matrimonio anche per l’assenza di case in affitto. La tassazione immobiliare presenta un problema di equità: l’accesso alla proprietà della prima casa è facilitato, mentre l’accesso all’affitto lo è molto meno. É molto probabile che chi vada in affitto sia meno abbiente rispetto a chi acquista casa. Analisi molto interessanti sono contenute nel volume “Le tendenze del mercato immobiliare: l’Italia e il confronto internazionale” pubblicato dalla Banca d’Italia di recente.
LE GRANDI NOVITÀ degli ultimi anni, sono state la cedolare secca e l’introduzione dell’Imu al posto dell’Ici, che sono valutate nello studio Bankitalia in funzione dei loro effetti potenziali sul mercato degli affitti: entrambe le riforme sembrano aver temporaneamente condotto su questo mercato molte case precedentemente sfitte, perché con l’Imu è cresciuto il costo fiscale di detenere una casa sfitta e si è ridotto, con la cedolare secca, quello di dare in affitto, proprio quando molti proprietari dovevano affrontare la recessione. Ma esaurito questo effetto, e guardando al più lungo periodo, gli studiosi della Banca d’Italia sostengono che il peso fiscale che deve affrontare chi voglia investire per costruire o ristrutturare abitazioni da dare poi in affitto si è aggravato, sia per gli investitori persone fisiche, sia, soprattutto, per società ed enti. Sono proprio questi ultimi che all’estero rappresentano la parte più rilevante del-l’offerta di case in affitto e che in Italia hanno subito l’aggravio dell’Imu senza beneficiare della cedolare secca (che si applica solo alle persone fisiche, come i cospicui benefici fiscali per le ristrutturazioni).
Il lavoro della Banca d’Italia contiene poi suggerimenti per rendere più razionali altre caratteristiche della cedolare secca e dell’Imu e per rilanciare la compravendita delle seconde case. La cedolare secca presenta l’inutile complicazione di un divieto d’indicizzazione dei canoni all’inflazione. Quanto all’Imu, nello studio si ritiene necessaria una revisione del catasto, per contenere o eliminare la variabilità del rapporto fra rendite catastali e valori di mercato. L’attuale sistema delle detrazioni o franchigie non tenie conto del fatto che le stesse rendite catastali sono mediamente molto diverse a seconda che si abiti in una delle grandi città italiane e dintorni oppure nel resto del Paese e che un analogo trattamento non viene accordato a tutti coloro che vivono in affitto .
Eliminare la tassazione sulla proprietà delle case rischia di accrescere il numero di case tenute sfitte e di ridurre ulteriormente l’asfittico mercato degli affitti con effetti negativi sui giovani, sui ceti più deboli, sulla mobilità geografica.
NEL PROVVEDIMENTO del governo sembra però esserci un aggravio delle imposte sulle seconde case sfitte: il 50 per cento della rendita, rivalutata, viene considerato alla stregua di reddito fondiario per il proprietario. Per gli affitti, il decreto del governo, prevede una riduzione della cedolare per i contratti di affitto a canone concordato dal 19 al 15 per cento e una parziale deduzione dell’Imu dall’imposta sulle società. Non sono stati però trovati modi per estendere gli effetti della cedolare secca a enti e imprese proprietari di immobili dati in affitto, cosa che avrebbe rappresentato un incentivo importante al mercato degli affitti.

L’arma segreta (Marco Travaglio).

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Da Il Fatto Quotidiano del 31/08/2013. Marco Travaglio attualità

Comprensibilmente amareggiato per l’inopinata esclusione sua e di Gianni Letta dalla nuova tornata di senatori a vita, il Banano è rientrato a Roma dopo alcuni giorni di prove generali di arresti domiciliari ad Arcore. E ha subito riunito il suo stato maggiore – quello che l’avvocato Taormina chiama simpaticamente “massa di fessi” – per studiare le prossime mosse. Intanto c’è da preparare il ricorso alla Corte di Strasburgo per i diritti dell’uomo, annunciato l’altro giorno alla giunta del Senato con una lettera a sua firma che citava i “sensi dell’art. 7 della legge 4/08/1955 N. 848”. Purtroppo, come ha scoperto Marco Bresolin su La Stampa, la suddetta legge ha solo due articoli, dunque l’esistenza di un “art. 7” è altamente improbabile, anche nel diritto creativo seguito dagli onorevoli avvocati e dai principi del foro che assistono il Cainano. Con quello che li paga, potrebbero almeno evitargli certe figure barbine. E, già che ci sono, potrebbero anche spiegargli che la Corte di Strasburgo non è un quarto grado di giudizio, né il santuario di Lourdes con piscina di acqua miracolosa, dunque non è in grado di ribaltare le sentenze definitive dei tribunali nazionali: al massimo potrebbe risarcirlo per il danno inferto dai giudici ai suoi diritti umani, ma è altamente improbabile che accada. Anche perché poi l’eventuale danno dovrebbe rifonderlo lo Stato italiano: cioè la vittima delle colossali frodi fiscali oggetto della sua condanna, che lui deve restituire. L’altra mossa, ancor più geniale, sono i preparativi per la resistenza nella giunta del Senato che dovrebbe dichiarare la sua decadenza da senatore. I pareri pro veritate sono uno meglio dell’altro. Alcuni luminari prêt-à-porter sostengono che la legge Severino sulla decadenza e l’incandidabilità dei parlamentari condannati non si applica ai parlamentari condannati. Altrimenti è incostituzionale. Dunque, per essere costituzionale, dovrebbe applicarsi ai gatti randagi, alle zanzare tigre, ai pesci palla e ai ficus giganti, ovviamente solo in caso di condanna. Altri, i giureconsulti più moderati, argomentano che la legge si applica sì ai parlamentari condannati, ma soltanto se delinquono da domani in poi, quindi se va bene saranno indagati fra un paio d’anni e condannati in Cassazione intorno al 2025. C’è poi una terza scuola di pensiero, fra i giuristi arcoriani e grazioliani: la condanna non vale perché le motivazioni della Cassazione sono state depositate “a orologeria”, con una “fretta sospetta” (i giudici si erano dati un mese di tempo dopo la lettura del dispositivo il 1° agosto, e le hanno depositate il giorno 29, con ben 24 ore di anticipo). Oppure perché sono “motivazioni deludenti” (parola di Coppi, che in teoria sarebbe pagato per far assolvere il cliente, non per esprimere delusione dopo la condanna). Pare invece minoritaria la corrente giuridica sallustiana, dal nome del direttore de il Giornale impegnato da un mese a dimostrare che il giudice Antonio Esposito è un poco di buono perché gli sta antipatico B., dunque B. è innocente. Il fatto che anche gli altri quattro giudici – Franco, D’Isa, Aprile e De Marzo – abbiano firmato la sentenza ha un po’ indebolito la linea Zio Tibia. Il quale però non si dà per vinto e ha subito sguinzagliato i suoi segugi alle calcagna dei quattro malfattori, a caccia di scoop su vita privata, calzini, mutande, hobby, letture, pasti, merende, cani, gatti, pappagalli, cocorite e altri animali domestici. Dopo la decisiva testimonianza di Franco Nero sulle cene di Esposito, si preparano i pareri pro veritate di Maurizio Merli, Giuliano Gemma, Terence Hill e Bud Spencer. Ma l’ultima arma segreta del Banano, a testimonianza della sua prodigiosa lucidità, è Marco Pannella. Quando Craxi, inseguito da procure e tribunali di mezza Italia, gli chiese un consiglio nel ’93, il leader radicale suggerì astutamente di farsi arrestare. Se non ha cambiato idea, allora B. è in buone mani. Meno male che c’è Violante, noto participio presente di ciò che fa e dice.

INDAGATO PER 740 EURO COSÌ SI DIMISE L’EX PRESIDENTE TEDESCO

corelFatto Quotidiano del 30/08/2013 di Mattia Eccheli attualità
Hannover Settecentoquarantatré euro e quaranta centesimi. Una miseria. Un importo ridicolo per i parametri italiani degli ultimi vent’anni. È la somma dei beneficiper i quali Christian Wulff,il più giovane ex presidente della Repubblica che la Germania abbia mai avuto (classe 1959), andrà a processo a partire dal prossimo primo novembre. Wulff si era dimesso nel febbraio del 2012 dopo essere stato investito da una bufera mediatica. Era finito al centro di inchieste giornalistiche che ne avevano svelato amicizie compromettenti grazie alle quali avrebbe ottenuto favori, teoricamente ricambiati. Un mutuo a tasso contenuto per l’acquisto dellacasa (che agli onorevoli italiani è garantito per legge), una riduzione speciale sull’acquisto dell’automobilee una serie dialtre concessioni irrisorie anche solo rispetto alla casa vista Colosseo che qualcuno aveva pagato “a sua insaputa”all’ex ministro Scajola. Silenzi imbarazzanti, spiegazioni lacunose, dichiarazioni poco convincenti e, soprattutto, una almeno incauta e minacciosa te- lefonata al direttore della Bild Zeitung(registrata sulla segreteria telefonica), avevano attirato su Wulff sospetti e illazioni. Dopo mesi di indiscrezioni, la Procura di Hannover aveva anticipato l’intenzione di chiedere al Bundestag la revoca dell’immunità del presidente. Il giorno dopo erano arrivate le sue dimissioni conundiscorso diunamanciata di minuti. Wulff erastato poi la- sciato dalla seconda moglie Bettina edera rimastoper mesinel- l’occhio del ciclone per via della sua rendita, quasi 200.000 euro l’anno. LO SCORSO APRILE era tornato alla ribalta. Nonostante l’ipotesi di un non meglio precisato “complotto mediatico” (ordito da non si sa bene chi) richiamato dai suoi sostenitori, Wulff e i suoi legali avevano rifiutato il patteggiamento di 20.000 euro che avrebbe fatto chiudere il caso. L’ex presidente ha deciso di difendersi in Tribunale (e non dal Tribunale). Nel corso dei mesi,una sola ipotesi di reato è sopravvissuta al va- glio dagli inquirenti. Anche l’ul- tima accusa, quella di corruzione (una definizione generica per i parametri tedeschi), è stata deru- bricataad “accettazione di benefici indebiti”e la pena massima è passata da 5 a 3 anni. In ballo ci sono meno di 750 euro, di favori, che Wulff avrebbe ricevuto dal produttore cinematografico David Groenewold in occasione della sua partecipazione all’Oktoberfest del 2008. Fra i quali un “contributo”di400 europer una stanza d’albergo migliore, di 110 per una babysitter e una cena da 103,9 euro. Wulff, che all’epoca era “solo” presidente del Land della Bassa Sassonia, sarebbe successivamente intervenuto per agevolare la concessione di un finanziamento da parte della Sie- mens al produttore. Anche Groenewold ha respinto ogni accusa. In Germania i cittadini hanno la memoria lunga, aiutati dagli or- gani di informazione e dal servizio pubblico, quello vero. L’eccessiva vicinanza di Wulff al gotha degli affarie ilsolo sospettodi averin- trattenuto relazioni “pericolose”è stato più che sufficiente per mettere fine allacarriera politica. An- che brillante.Ne saqualcosa ildi- missionario ministro Zu Guttenberg, cui è stato contestato il plagio della tesi di dottorato. O la ministra Schavan, alle prese con una tesicopiata (anchesela vicendaè più controversa rispetto a quella del collega di partito) e indotta a lasciare l’esecutivo. La Germania ha quasi “ripudiato” Helmut Kohl, l’artefice della Riunificazio- ne tedesca, invischiato in una sto- riadi finanziamentiilleciti alpar- tito e una consulenza per un imprenditore televisivo: l’ex cancel- liere viene ricordato a fatica anche nelle occasioni pubbliche. Coerenza, trasparenza e moralità cristallina sono caratteristiche tutt’altro che sopravvalutate. Anzi,sono ancorailfondamen- to della politica. Peer Stein- brück, il candidato della coali- zione rosso-verde che il 22 set- tembre aspiraa sfrattareAngela Merkel dal suo ufficio di Berlino, sconta pesantemente nei son- daggi il fatto di aver fatto parte del governo di Grande Coalizio- ne (presieduto dalla stessa Mer- kel)e dinonessere statotroppo disponibile nella diffusione dei suoi guadagni. INDIPENDENTEMENTE dall’esi – stenza o dall’accertamento del reato, un politico tedesco deve te- nere atteggiamenti al di sopra di ogni sospetto. Forse la Germania non è migliore come sembra, ma certamente fa di tutto almeno per sembrarlo. Sicuramente in politica, dove la sola idea che un in- quisito possa sedere al Bundestag non viene nemmeno presa in considerazione, figurarsi un condannato. E, infatti, per Wulff, a questo punto è solo una questio- ne di onore.

PROFILO DI ENRICO LETTA, ALIAS MONTI JUNIOR

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Fonte comedonchisciotte.org DI ANDREA ALIPRANDI attualità

Io ce la metterò tutta perché gli italiani non ce la fanno più dei giochetti della politica.”
Enrico Letta
Al di là del volto pulito, dei 47 anni ben portati e dei modi più o meno galanti di Enrico Letta, è bene conoscere alcune cose sul suo passato recente e remoto, per capire che cosa ci riserva il futuro.
Posizioni politiche ed economiche: Appoggio incondizionato a Napolitano-Monti, suoi compagni nella loggia segreta (“mega-P2 globale”) Gruppo Bilderberg e nella loggia semi-segreta e super-esclusiva creata da Rockefeller: la Commissione Trilaterale;
Euro sì. Morire per Maastricht, titolo e sottotitolo del suo libro edito da Laterza ( http://www.ibs.it/code/9788842052487/letta-enrico/euro-si-morire.html); Letta dunque è un eurocrate di lunga data, peraltro poco lungimirante, non avendo avvertito i pericoli dell’area euro; curiosamente, il “giovane” eurocrate Letta ha “trascorso parte dell’infanzia a Strasburgo http://it.wikipedia.org/wiki/Strasburgo dove frequenta la scuola dell’obbligo http://it.wikipedia.org/wiki/Scuola_dell%27obbligo” (dalla sua pagina di Wikipedia);
Pro austerity di Monti. Letta dice, il 9 ottobre 2012: “Noi abbiamo voluto per primi Monti, caricandoci anche responsabilità non nostre. Noi rivendichiamo la giustezza di quella scelta. La condivisione profonda di quanto è stato compiuto e la necessità di una continuità programmatica nel prossimo governo è sancita, peraltro, dalle conclusioni della Carta d’intenti, ribadite e votate dall’Assemblea di sabato all’unanimità” ( http://www.liberoquotidiano.it/news/1094581/Nel-Pd-volano-stracci–Fassina-Monti-%C3%A8-da-rottamare–Letta-%C3%A8-in-contrasto-col-partito.html );
Chi critica l’austerity di Monti è cattivo. Per Letta, Fassina con le sue critiche a Monti, compagno di merende di Letta nel Bilderberg e nella Trilaterale, “ha passato il segno” ( http://www.liberoquotidiano.it/news/1094581/Nel-Pd-volano-stracci–Fassina-Monti-%C3%A8-da-rottamare–Letta-%C3%A8-in-contrasto-col-partito.html ); poco importa se oggi Letta si dichiara contrario all’austerity: ha già ampiamente dimostrato di essere ondivago e poco lungimirante.
– La nomina di Mario Monti è stata “un miracolo” (v. sotto, sezione “Amicizie e parentele”, voce Monti);
Goldman Sachs è coraggiosa. “Goldman Sachs” “sembra avere più coraggio e lucidità di analisi” rispetto a “tanti rappresentanti dei poteri economici italiani che paiono timorosi nei confronti di una prospettiva di centrosinistra” ( http://www.asca.it/news-Pd__E_Letta__da_Goldman_Sachs_conferma_di_vocazione_europeista-1199195-POL.html ); NB: Mario Monti e lo zio Gianni Letta sono consiglieri per conto della Goldman Sachs. Goldman Sachs, la più grande banca d’affari statunitense (e del mondo), già nel 2007 è stata al centro di una inchiesta della Procura di Pescara per una frode al fisco per almeno 202 milioni di euro ( http://espresso.repubblica.it/dettaglio/banche-daffari-e-di-truffe/1629089; http://www.adusbef.it/consultazione.asp?Id=5770& , http://www.adusbef.it/consultazione.asp?Id=5770& ). Goldman Sachs è ritenuta corresponsabile della crisi greca ed è stata additata come responsabile del crollo della lira agli inizi degli anni ’90, “dapprima annunciandone la sopravvalutazione ed indicando nel livello di 1000 lire al marco il tasso di cambio che essa riteneva realistico, poi buttandosi a vendere lire per contribuire a ottenere quel risultato.” ( http://www.movisol.org/draghi4.htm)
– Privatizzazioni selvagge. Privatizzare tutto. Pro bono della Goldman Sachs. Letta annuncia: “È arrivato il momento di cominciare a parlare di privatizzazioni. Penso a Poste, Ferrovie, Eni, Enel, Finmeccanica e alle 20 mila aziende partecipate degli enti locali” ( http://vocialvento.com/2011/07/12/i-repubblichini/ ); anche in questo senso le privatizzazioni di Letta saranno in continuità con i metodi del suo maestro Andreatta e del suo idolo Monti (consigliere per la Goldman), a favore di Goldman Sachs, in combutta con lo zio Gianni e quindi in pieno conflitto di interessi ( http://affaritaliani.libero.it/economia/privatizzazioni-il-tesoro-sceglie-goldman-sachs-e-soc-generale-valutazione-quote.html ); in caso di uscita dell’Italia dall’euro, con la conseguente svalutazione, e tramite il suo funzionario Letta, Goldman Sachs potrà acquisire i gioielli nazionali a prezzo molto ribassato. Il sogno di privatizzare l’Enel e altri gioielli nazionali, in parte realizzato, era già di Andreatta ( http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1993/03/13/Altro/PRIVATIZZAZIONI-ANDREATTA-2_184900.php).
Affidare a Goldman Sachs la valutazione delle partecipazioni statali ad aziende per vedersi ridurre poi drasticamente i bond italiani che aveva in portafoglio. Questo infatti è accaduto con il governo Monti: lui ha affiodato a GS le valutazioni su “Fintecna, Sace e Simest in vista della cessione alla Cdp” e GS ha ridotto del 92% i bond italiani che aveva in portafoglio,” portandoli da 2 miliardi di euro a una misera quota di 155,2 milioni di euro. In pratica, le collusioni di Monti con Goldman Sachs sono controproducenti da ogni punto di vista e anche in prospettiva futura, perché invia un fortissimo segnale di sfiducia agli investitori. Lo stesso, si deve presumere, avverrà con il prossimo governo Napolitano-Letta ( http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-08-09/doccia-fredda-goldman-sachs-160710.shtml?uuid=Abtzo0LG ). Del resto appare chiaro a cosa potrebbero essere mirate quelle riduzioni di portafoglio: a una svalutazione di tutto il patrimonio industriale nazionale, che poi verrà acquistato dalla a prezzi di favore dalla stessa Goldman Sachs.
Smembrare l’ENI. “Terna e Snam Rete Gas scorporata da Eni”: smembrare l’ENI e quindi privatizzarla togliendoci il controllo sulle autentiche fonti di approvvigionamento del gas, utili alla NATO nell’ambito di una strategia di indebolimento della Gazprom e quindi della Federazione Russa, che collaborano strettamente con ENI ( http://vocialvento.com/2011/07/12/i-repubblichini/ ); anche questa operazione sarà probabilmente un bel regalo a Goldman Sachs; lo smembramento e la privatizzazione dell’ENI seguirà il precedente dello smembramento e privatizzazione dell’IRI operata tramite l’intervento di Andreatta, il mentore di Letta. Tramite l’accordo con l’eurocrate Van Miert siglato nel 1993, Andreatta diede il via allo smantellamento dell’IRI, che dai tempi di Mattei era un complesso di aziende statali (regno per lo più di monopoli naturali) fra i più grandi al mondo, che ci era invidiato all’estero “perché era in grado di fare tutto, e moltiplicava ogni lira investita per sei-sette volte” ( http://www.movisol.org/draghi4.htm ).
– Una delle poche iniziative promosse Letta diverse dal duetto austerity/privatizzazioni – ma patrocinata dai soliti Monti e da Goldman Sachs, evidentemente per i profitti che potrà trarne avendoli in gestione – è quella degli “euro project bond quale possibile pilastro della strategia di rilancio della crescita”, sostiene Letta. Però questa soluzione è controversa e di difficile applicazione. Contro gli Eurobond si è espresso anche Mario Draghi, secondo il quale non risolverebbero i problemi strutturali di fondo dei singoli paesi, oltre a introdurre problemi di natura giuridica dovuti alla necessità di modificare i trattati ( http://www.libertiamo.it/2010/12/17/eurobond-il-dado-e-tratto/ ).
Principali appartenenze e affiliazioni:
– Loggia segreta (“mega-P2 globale”) Gruppo Bilderberg, cui ha partecipato nel 2012; fra i pochissimi personaggi italiani che vi appartengono: Mario Monti, membro del suo consiglio direttivo;
– Loggia semi-segreta e super-esclusiva Commissione Trilaterale, creata da Rockefeller; fra i pochissimi politici italiani che vi appartengono, oltre a Vittorio Grilli, i due compagni di Letta, Giorgio Napolitano e Mario Monti;
– Loggia esclusiva “a porte chiuse” Aspen Institute, come recita il loro sito, «Il “metodo Aspen” privilegia il confronto ed il dibattito “a porte chiuse”.» Membri del suo comitato esecutivo italiano, guarda caso, sono, oltre a Enrico e Gianni Letta, Monti, Amato e vari altri; Napolitano non ha mancato di partecipare alle loro iniziative;
– Goldman Sachs, la più grande banca d’affari del mondo (http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2012/9/22/26536-la-goldman-sachs-vota-per-il-pd/; vedi anche sotto, voce zio Gianni Letta);
– Dal 1990 collabora con “l’Arel, Agenzia per le Ricerche e le Legislazioni fondata da Nino Andreatta, il più ultraliberista tra i ministri e gli economisti democristiani,” (… http://www.contropiano.org/news-politica/item/16124). Dal 1993 è segretario generale dell’Arel. Andreatta nel 1993 dichiarava quella delle privatizzazioni un’“emergenza nazionale” ( http://archiviostorico.corriere.it/1993/marzo/03/Andreatta_privatizzare_emergenza_nazionale_co_0_9303039062.shtml ); conosciamo bene le dichiarazioni di Letta a favore delle privatizzazioni: è probabile dunque che anche con Letta le privatizzazioni diverranno emergenza nazionale, a vantaggio (solo provvisorio) del bilancio e di Goldman Sachs.
– Fondatore del think tank bipartisan Vedrò, che vede fra i numerosi partecipanti l’amico di Monti Corrado Passera, Gianluca Comin, dell’Enel, ed Enrica Minozzi, dell’Eni, due aziende che Letta vuole smembrare e privatizzare ( http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/04/24/perche-hanno-scelto-il-giovane-enrico/ ).
– PD. “Il Pd si candida ad essere il country party, il partito dell’Italia” ( http://vocialvento.com/2011/07/12/i-repubblichini/ ).
Amicizie privilegiate e parentele:
– Napolitano, membro, come Letta, della Trilateral Commission e dell’Aspen Institute, e amico degli amici. In fondo è lui che ha appena nominato Presidente del Consiglio il suo compagno di logge Letta. – Mario Monti, il Barone. Monti ha dunque come suo successore il suo compagno di logge ed estimatore Letta. Degno di nota è il cosiddetto “pizzino” di Letta a Monti – suo compagno di associazioni segrete ed esclusive quali il Bilderberg e la Trilateral Commission, e con interessi comuni in Goldman Sachs – un biglietto scambiato in Parlamento, la cui foto, assolutamente autentica, è stata pubblicata dal “Corriere della Sera” il 18 novembre 2011: «Mario, [si notino la confidenzialità e l’informalità, N.d.R.] quando vuoi dimmi forme e modi con cui posso esserti utile dall’esterno. Sia ufficialmente (Bersani mi chiede per es. di interagire sulla questione dei vice) sia riservatamente. Per ora mi sembra tutto un miracolo! E allora i miracoli esistono!» ( http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2011/11/18/pop_monti-foglio.shtml ); In altre parole: Mario Monti ha ricevuto l’incarico il 16 novembre 2011; subito dopo l’incarico Letta, che lo chiama “Mario” (in amicizia) gli dà il suo appoggio, “sia ufficialmente”, sia “riservatamente” (parola sottolineata da Letta; leggasi: in segreto); poi grida al miracolo per l’incarico al suo amichetto Monti della Trilaterale/Bilderberg/Aspen. Curiosità: nella parte finale della lettera, Letta scrive di aver “tenuto” – contatti? – con Stefano Grassi]. Il riferimento non è facilmente decifrabile ma potrebbe essere a Stefano Grassi, consigliere di Mario Monti, che ha frequentato la stessa università di Letta, conseguendo anch’egli un dottorato di ricerca in diritto presso la Scuola Superiore S. Anna di Pisa e che condivide con Letta attività nell’ambito di istituzioni della Comunità Europea. Mesi fa era scoppiato un mini-scandalo perché Monti avrebbe chiesto il distaccamento di Grassi, in qualità di consigliere per le politiche comunitarie e per le riforme economiche pagato dalla Comunità Europea (con i nostri soldi), per farlo lavorare al suo fianco nella Lista Monti.
– Beniamino Andreatta (1928-2007), il Guru delle Svendite. Economista democristiano ultraliberista, che già favorì la carriera universitaria del suo portaborse Prodi, è stato un vero mentore per Letta. Fra i suoi principali insegnamenti, la ricetta dello spezzatino. Lo spezzatino di colossi industriali nazionali, come l’IRI, che ora Letta vuole applicare a Finmeccanica, ENI eccetera. Andreatta “nel 1992 annunciò che per rientrare dal debito pubblico occorreva “ridurre il reddito delle famiglie italiane di almeno 5milioni di lire””. Andreatta, secondo alcune fonti, sarebbe stato presente sul panfilo Britannia il 2 giugno 1992 nella presunta trattativa segreta fra oligarchi angloamericani (dicesi anche: l’ubiquitaria Goldman Sachs) e membri della classe dirigente italiana per la privatizzazione e la svendita del patrimonio industriale italiano ( http://www.movisol.org/draghi4.htm ). Esistono fonti che suggeriscono che Andreatta avesse come obiettivo la svendita integrale di tutte le quote statali di tutti i patrimoni pubblici. Andreatta, in qualità di neo-ministro degli esteri, accolse subito entusiasticamente la proposta britannica di mandare gli eserciti in Bosnia ( http://www.movisol.org/draghi4.htm ).
– Gianni Letta, lo Zio. Che il caso Letta sia un possibile caso di nepotismo (secondo varie possibili forme di favoritismo) è sotto gli occhi di tutti, ma in queste circostanze è il minore dei mali. Più problematiche sono le affiliazioni dello zio. Dal 18 giugno http://it.wikipedia.org/wiki/18_giugno 2007 http://it.wikipedia.org/wiki/2007 Gianni Letta è “membro dell’advisory board di Goldman Sachs International http://it.wikipedia.org/wiki/Goldman_Sachs con compiti di consulenza strategica per le opportunità di sviluppo degli affari, con focus particolare sull’Italia” ( http://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_Letta ). Si noti che un ruolo analogo è stato (è?) rivestito anche da Monti, il compagno di merende di Enrico Letta – che con lui frequenta il Bilderberg e la Trilaterale.
– Pierluigi Bersani, l’amico che non vende più. Bersani, compagno di partito, e coautore di libri con Enrico Letta, nel 1992-1993, ha avuto un ruolo nelle vendite delle industrie di Stato e si è attirato critiche per certi versi simili a quelle che colpivano Andreatta, in merito all’abulia circa le svendite di gioielli industriali italiani. Nerio Nesi, su “Liberazione”, accusò l’allora ministro Bersani accomunandolo ai “bravi funzionari del Tesoro”, di cultura monetarista, capaci solo di “vendere e svendere”: “È possibile che il responsabile dell’Industria non abbia alcunché da dire sul futuro del secondo gruppo manifatturiero italiano? Faccia sentire la sua voce” ( http://archiviostorico.corriere.it/1997/aprile/28/Caso_Fabiani_Andreatta_contro_Iri_co_0_9704287286.shtml ). Tuttavia, Bersani il 14 febbraio 2013, pur essendosi dichiarato possibilista su una futura vendita di Finmeccanica, ha anche negato recisamente questa possibilità nel breve periodo, definendola “pazzesca” e quindi assumendo una posizione diametralmente opposta a quella di Letta. Evidentemente questo è uno dei motivi che l’hanno reso persona non grata ai poteri superforti, e quindi a Napolitano che non gli ha concesso incarichi ( http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE91D00920130214 ).
– In sintesi, come lo ha definito L. Pistelli, Enrico Letta è “l’Amato del 2000” perché “è dentro tutti i giochi” (. http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/04/24/perche-hanno-scelto-il-giovane-enrico/ ).
Conclusioni
Il problema non è tanto che Letta sarebbe il responsabile di un governo di larghe intese
. Per quanto molti lo ritengano scandaloso, un governo di larghe intese sarebbe pur sempre una situazione migliore di quella reale, perché un inciucio alla luce del sole sarà pur sempre inciucio, ma è meglio di un inciucio segreto; in altri tempi lo si sarebbe chiamato compromesso storico – non che si possano fare paragoni con quello degli anni Settanta, che peraltro vedeva protagonista una classe dirigente di caratura infinitamente superiore a questa. Questa classe che, probabilmente non sapendo quello che ha fatto, con la rielezione di Napolitano ha compiuto il peccato originale dei prossimi sette anni.
Davvero sono stati così ingenui da credere che votando Napolitano avrebbero avuto in cambio qualcosa? Proprio quel Napolitano che “lavorava da tempo” alla sua rielezione, come afferma il deputato del PD Sandro Gozi ( http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/prodiani-allo-scoperto-contro-re-giorgio-lavorava-da-tempo-a-rielezione-54793.htm ).
Ben difficilmente i membri del PD e del PDL otterranno qualcosa, né per sé né per il Paese. Infatti:
– un vero governo di larghe intese probabilmente non ci sarà, eccettuate le intese su questioni secondarie e sul salvataggio di qualche gruppetto di politici da guai giudiziari. Saranno grandi intese di facciata. Le vere intese, quelle sulle questioni fondamentali, saranno prerogativa dei soli compagni di merende di Letta Junior: Letta Senior, Monti, Napolitano, la direzione della Goldman Sachs e della Trilateral Commission e gli altri poteri superforti dietro a questo gruppo.
– Letta è il rappresentante di un Governo Monti 2, per l’austerity, per le privatizzazioni, per lo smembramento e la svendita dei gioielli nazionali, come nel ’92-’94.
– Letta, fino a prova contraria, è Monti Junior, e potrà presto trasformarsi in Andreatta Junior. Questo è espresso per l’ennesima volta a chiare lettere dallo stesso Letta:
“È chiaro – a chi è dotato di buon senso e responsabilità – che qualunque primo ministro si candidi a succedere a Monti dovrà farlo in continuità con Monti stesso.” (9 ottobre 2012, sito di Enrico Letta). Tutto ciò rende assolutamente non credibili i tranquillizzanti proclami dell’ultima ora di Letta contro l’austerità, diffusi anche dal “Financial Times”.
Dunque, Letta, fino a prova contraria, deve essere considerato un nemico del patrimonio pubblico italiano. In altri termini, un nemico della Repubblica.

Andrea Aliprandi
Fonte: http://www.comedonchisciotte.org

CONFESSIONI FISCALI Dopo il regalo a Silvio il Pd ammette: “L’Iva salirà”

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Fatto Quotidiano del 30/08/2013 Marco Palombi attualità
Silvio Berlusconi dice una cosa per volta, si sa, e fino allo sfinimento. Avendo abolito a chiacchiere l’Imu, ades- so si dedica a ordinare dal suo bunker in Brianza: “No all’aumento dell’Iva” dal 21 al 22%. L’intervento del padre padro- ne del Pdl s’è reso necessario perché in mattinata Stefano Fassina, viceministro all’Economia e Pd di rito bersaniano, aveva messo nero su bianco – in un intervento sull’Huffington Post e alla web tv del Fatto quotidiano. i t – quello che molti pensano ora che il de- creto sull’Imu è legge: togliere l’imposta sulla casa anche ai ricchi “ha sottratto preziose risorse a finanziare, ad esem- pio, il rinvio dell’aumento dell’Iva previsto, oramai irri- mediabilmente dopo la ‘vittoria del Pdl’sull’Imu, per il pri- mo ottobre”. APRITI CIELO. Il partito del Cavaliere non può neanche immaginare si alzi una tassa mentre loro sono al governo: preferiscono, come nel caso della futura service tax, che ci pensino i sindaci ad aumentarle oppure a tagliare servizi essenziali. A loro la scelta. Il primo a reagire, come spesso accade, era stato il capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta: “Fassina, per amor di polemica e di ideologia, straparla. Non ci sarà alcun aumento dell’Iva da ottobre, come da accordi di maggioranza. Aspettiamo smentite dal ministero dell’Economia”. A seguire è stato un fuoco di fila di attacchi (ad esempio Fabrizio Cicchitto: “Abbiamo l’impressione che Letta si nutra qualche serpe in seno”) culminati nella presa di posi- zione di Silvio Berlusconi al telefono con Studio aperto: niente aumenti dell’Iva, anzi c’è bisogno di “un alleggeri- mento del carico fiscale”. Lo faremo entro settembre, han- no promesso in coro i ministri del Pdl. Come realizzarlo? Non si sa. D’altronde la pressione fiscale durante i governi di centro- destra è aumentata, quindi il nostro non è proprio un esperto. Per sterilizzare l’aumento dell’Iva per il solo 2013 serve circa un miliardo, 2,2 l’anno se lo si vuole evitare per sempre: per capirci su che sco- glio siano due miliardi e spic- cioli per questo governo, basti ricordare che la seconda rata dell’Imu che non si è riusciti ancora ad abolire vale proprio quella cifra, cui vanno aggiun- ti 700 milioni di ulteriori rim- borsi ai comuni per la crescita stimata del gettito Imu. CALCOLANDO che restano da finanziare pure le missioni militari all’estero (altri 400 milioni sul 2013) e qualche contratto in concessione, si capisce che la faccenda non è proprio di facilissima soluzio- ne: servono, insomma, più di cinque miliardi solo per ri- spettare impegni di maggio- ranza e finanziare le spese ob- bligatorie. Insomma, nuove tasse non si può, diminuire spesa pubblica dall’oggi al do- mani significa ricorrere ai tagli lineari tanto aborriti da tut- ti e regalare una altro pezzettino di Prodotto interno lordo alla recessione: la legge di sta- bilità in ottobre già si preannuncia un percorso a ostaco- li. EVITARE maggiori tasse sui consumi sarebbe comunque vitale per due motivi. Il primo sono gli effetti regressivi: “Si colpirebbero, di nuovo, le fasce più deboli aumentando i costi soprattutto per loro”, dice Susanna Camusso della Cgil. Il secondo è che la domanda interna moribonda è esattamente quel che sta affossando l’economia italiana: con l’aumento, dice Confcom- mercio, nel solo 2013 i prezzi crescerebbero dello 0.3-0,4 per cento, i consumi scenderebbero di un altro 0,1 per cento, il Pil invece dello 0,05 per cento, causando la perdita di diecimila posti di lavoro. m. pa.

La Siria e la terza guerra mondiale (Massimo Fini).

Da beppegrillo.it del 29/08/2013. attualità

Massimo Fini sulla Siria e l’intervento degli Stati Uniti.

“La politica di potenza imperiale che gli Stati Uniti stanno esercitando a tamburo battente da quando non c’è più il contraltare dell’Unione Sovietica, e hanno quindi le mani libere, si maschera dietro questioni morali. La Siria è un Paese che dà fastidio, perché legata all’Iran, che è l’arcinemico, non si capisce poi bene il perché, degli Stati Uniti e di Israele. Tra l’altro non si sa affatto se Assad ha usato armi chimiche, ci sono gli ispettori ONU per questo, o l’ONU non conta nulla? Evidentemente non conta nulla perché quando serve c’è il cappello ONU, se non c’è il cappello ONU si aggredisce lo stesso. Questo è avvenuto in Serbia nel ’99, in Iraq nel 2003 e in Libia recentemente. Tutte azioni e aggressioni senza nessuna copertura ONU. Si dovrebbe per lo meno aspettare la relazione degli ispettori. C’è un precedente che dovrebbe consigliare prudenza, non dico agli Stati Uniti che non ne hanno, ma ai suoi alleati, ed è quello dell’Iraq, dove sostenevano che Saddam Hussein avesse le armi chimiche, di distruzione di massa, e poi non le aveva. Certo, lo sostenevano perché gliele avevano date loro a suo tempo, gli Stati Uniti, in funzione anti sciita e anti curda, però non le aveva più perché le aveva usate ad Halabja, gasando cinquemila curdi.
Chi sta combattendo in Siria?
Da una parte c’è il governo di Assad che, fino a prova contraria, è un governo legittimo, rappresentato all’ONU, e dall’altra parte c’è un coacervo di forze tra le più disparate, è difficile anche per gli analisti più attenti capire chi sono, sono tanti segmenti. Non Al Qaeda, che non esiste, ma ci sono gli jihadisti che sostengono una guerra totale all’Occidente, per esempio. Quindi l’intervento sarebbe controproducente, ma siccome gli americani si sono erti a poliziotti del mondo, che decidono chi ha torto e chi ragione, questo li spinge a intervenire comunque. Tra l’altro questa superiorità morale degli americani… John Kerry ha detto che quello che avviene in Siria è una oscenità morale, beh, l’oscenità morale secondo me è degli Stati Uniti. Chi ha usato veramente le armi di distruzione di massa? Parliamo del ’900 e di adesso: gli Americani a Hiroshima e Nagasaki. C’è da tenere presente che Nagasaki, cosa che non si sa, fu bombardata tre giorni dopo Hiroshima, per cui si sapeva che strage si faceva con la bomba atomica. Questodiritto morale degli americani di intervenire ovunque, non è una storia che nasce oggi, nasce per lo meno dalla Serbia, cioè dal ’99, continua con l’Iraq, con la Libia, senza contare le due aggressioni alla Somalia, una nel 2002 e l’altra attraverso l’Etiopia nel 2008 – 2009.
Chi finanzia i ribelli?
Li finanziano l’Arabia Saudita, la Francia, gli stessi Stati Uniti. Siccome utilizzano la loro potenza dietro lo schermo della moralità, il fatto che sia possibile che Assad abbia usato armi chimiche li costringe a intervenire, Obama aveva tracciato una linea rossa, ma chi lo autorizza a tracciare linee rosse in altri paesi? Gli americani hanno sfondato un principio di diritto internazionale che era valso fino a qualche decennio fa, della non ingerenza negli affari interni di uno Stato sovrano. I diritti umani sono il grimaldello con cui in realtà intervengono dove vogliono e quando vogliono, anche perché non hanno più contraltare, la Russia non è più una superpotenza. Siamo costretti a rimpiangere tutto, anche la vecchia e cara Unione Sovietica, perché almeno faceva da muro alla poi potenza di costoro. La cosa curiosa, che in questa diciamo compagnia di gente molto morale, molto democratica, c’è l’Arabia Saudita che è nota per essere un Paese rispettoso dei diritti umani, soprattutto quelli delle donne, quindi già questo dice quale sia la vera situazione?
Gli inglesi hanno responsabilità enormi in Medio Oriente, se tu vai, per esempio, aTeheran senti dire morte agli inglesi, comprendono anche gli americani, ma in particolare gli inglesi, perché? Perché hanno fatto il bello e cattivo tempo per un secolo in quella regione, potenza coloniale come erano. Mi ricordo che il sindaco di Londra, Livingstone, molto amato dai sui cittadini, dopo gli attentati londinesi, di qualche anno fa (attribuiti a Al Qaeda, in realtà erano terroristi locali) disse “Sì, certo, gli attentati terroristi sono inaccettabili, però se gli arabi avessero fatto in Gran Bretagna quello che abbiamo fatto noi per un secolo nel mondo arabo io sarei un terrorista inglese“. Gli inglesi marciano di conserva con gli americani, si può anche capire per i legami, quello che non si capisce è la Francia, con queste sue idee di grandeur che abbiamo visto quanto valessero durante la seconda guerra mondiale, la linea Maginot aggirata in cinque giorni. Adesso che può agire liberamente siano socialisti, come Hollande, o conservatori come Sarkozy fa una politica di potenza.
In Libia è stata soprattutto la spinta francese a combinare il disastro, perché sparito Gheddafi si sono scatenate faide interne di tutti i tipi. Le armi di Gheddafi sono finite ovunque, poi i francesi sono intervenuti in Mali perché gli islamisti stavano conquistando il Mali e questo non gli andava bene perché il dittatore maliano era un loro alleato.
La superiorità tecnologica occidentale permette di tutto. Lo scandalo maggiore (non è argomento di questa conversazione) è l’Afghanistan, dove da 12 anni il segretario di stato americano John Kerry ha detto che dopo questa vicenda di Damasco, di questo quartiere, vedendo il padre che cercava di salvare i figli si è messo a piangere. Perché non piange per le migliaia di bambini e bambine uccisi in Afghanistan per a bombardamento dissennati della Nato, americani in testa, di cui noi peraltro italiani siamo complici!
Possibili sviluppi?
Se intervengono militarmente il rischio è che si scateni la terza guerra mondiale, perché credo che l’Iran, alleato della Siria, non resterà inerte, e anche la Russia non potrà rimanere ferma e comunque si incendia tutta la regione. Tutti questi interventi si sono sempre risolti in altri massacri, prendiamo l’Iraq, l’intervento americano ha causato direttamente o indirettamente tra i 650 mila e 750 mila morti! Il calcolo è stato fatto molto semplicemente da una rivista medica inglese che è andata a vedere i decessi durante l’epoca Saddam e i decessi durante il periodo dell’occupazione americana e quindi la cifra più o meno è questa. Quello che è peggio è che avendo squinternato questo paese si è scatenata una guerra tra sunniti e sciiti che causa centinaia di morti la settimana, di cui nessuno parla, perché intanto chi se ne frega! Ormai gli occupanti americani non ci sono più.
Quindi ogni intervento cosiddetto umanitario si risolve in una strage umanitaria. E’ quello che è successo quando intervennero gli americani e parte degli europei nella guerra Iraq – Iran. Gli iraniani stavano per conquistare Bassora che avrebbe voluto dire la caduta immediata di Saddam Hussen. Si disse che non si poteva permettere alle orde iraniane di entrare a Bassora, perché quelle degli altri sono sempre orde, che cosa ha causato questo intervento? La guerra che sarebbe finita nell’85 con un bilancio di mezzo milione di morti è finita tre anni dopo con un bilancio di un milione e mezzo di morti. Saddam Hussein che sarebbe caduto all’istante con la conquista di Bassora è rimasto in piedi pieno di armi fornite dagli Stati Uniti e dagli occidentali. Che cosa fa una rana con un grattacielo di armi sopra? La rovescia nel primo posto che gli capita, quindi Kuwait e quindi Prima Guerra del Golfo.
La storia dei missili intelligenti è grottesca. La prima volta che comparvero questi bombe chirurgiche, missili intelligenti, fu nella Prima Guerra del Golfo, nel ’90, ebbene questi missili intelligenti e bombe chirurgiche hanno fatto 166 mila morti civili, di 33 mila bambini, che non sono meno bambini dei nostri bambini. E’ un dato che continuo a ripetere, quando posso, è un dato accertato, perché è uscito da una fonte insospettabile, che è il Pentagono. E questi sono i missili intelligenti e gli interventi mirati? Non si può credere agli americani né sulle armi chimiche, perché c’è il precedente Iraq, e non si può credere ai missili mirati perché mirati non sono affatto.
L’intervento è illegittimo da tutti i punti di vista. C’è sempre la storia dei due pesi e due misure. In Egitto un governo eletto democraticamente è stato abbattuto dall’esercito finanziato dagli Stati Uniti da sempre, per cui c’è stato un colpo di Stato, ma lì si sta zitti, perché i Fratelli Musulmani non sono nostri amici, anche se non sono affatto estremisti. Secondo me nelle guerre civili bisognerebbe che fosse il verdetto del campo a decidere, a un certo punto se Assad è effettivamente detestato dalla sua popolazione prima o poi cade, deve essere il campo a decidere, ma qualunque intervento esterno in realtà non fa che aggravare e complicare la situazione. Perché poi gli uni portano le armi a quelli, gli altri a quelli altri e così via e la cosa si prolunga invece di finire in tempi ragionevoli.
Le uniche soluzioni lecite sono quelle diplomatiche, quando si possono fare, se non ci sono le due parti hanno diritto di battersi.Adesso non c’è neanche più il diritto di battersi. Io non so se in Siria abbia più ragione Assad a difendere il suo potere o gli altri a volerlo abbattere, è il campo che deve decidere, perché sennò si creano sempre situazioni totalmente provvisorie. È come la Bosnia, appunto, che può esplodere in ogni momento, perché è stata una soluzione totalmente artificiale, anche se questo è un altro discorso.”

Sentenza pro veritate (Marco Travaglio).

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Da Il Fatto Quotidiano del 30/08/2013 Marco Travaglio attualità

Dopo un mese di depistaggi politici e mediatici, le motivazioni della condanna definitiva del senatore Silvio Berlusconi a 4 anni per frode fiscale riportano al centro della scena i fatti. Fatti non nuovi, almeno per chi in questi anni ha voluto informarsi e poi ricordare. Ma ormai consacrati da un verdetto irrevocabile che mette la parola fine all’ipocrisia del linguaggio alla vaselina, tutto dubitativi e condizionali. Se dal 1º agosto, dopo la lettura del dispositivo, si poteva affermare senza tema di smentita che il senatore Silvio Berlusconi è tecnicamente un delinquente pregiudicato, da ieri si può anche aggiungere il perché: perché il sistema truffaldino che gli ha consentito per vent’anni di frodare il fisco gonfiando i prezzi dei film acquistati da Mediaset presso le major americane tramite intermediari occulti e fittizi, intascandone le plusvalenze sui conti esteri di società offshore create ad hoc dall’avvocato Mills, derubando il fisco e la sua stessa azienda per centinaia di milioni, anche dopo la quotazione in Borsa, anche mentre sedeva in Parlamento e addirittura a Palazzo Chigi, l’aveva “ideato”, “creato”, “organizzato” e “sviluppato” lui a partire dagli anni 80. Nelle 208 pagine firmate da tutti e cinque i membri del collegio della sezione feriale della Cassazione (non solo dal relatore Amedeo Franco e dal presidente Antonio Esposito, come di solito avviene), ci sono le risposte a tutti e 94 i motivi di ricorso presentati dai legali di B. e dei suoi tre coimputati contro la sentenza d’appello (tutti infondati o menzogneri, dunque respinti). E non sono opinioni o “teoremi” di questo o quel pm più “accanito” o “politicizzato”: sono verità processuali accertate in nome del Popolo Italiano nell’ultimo grado di giudizio, che nessuno potrà mai ribaltare né modificare. Nessun ricorso suppletivo alla Cassazione, nessun pellegrinaggio al santuario di Strasburgo, nessun altro mezzuccio da azzeccagarbugli per camuffare da provvisoria una sentenza definitiva. Per quasi un mese, in tv e sui giornali s’è parlato di tutto, fuorché dei fatti che hanno portato alla condanna. Se si facesse un sondaggio fra i cittadini, ben pochi saprebbero rispondere che il tre volte presidente del Consiglio e sette volte parlamentare B. è stato condannato per una frode fiscale d 300 milioni di euro (la gran parte falcidiata dalle prescrizioni causate da leggi ad personam fatte da lui medesimo, una piccola porzione di 7,3 milioni scampata alla falcidie). Che è molto peggio della semplice evasione fiscale, visto che è un reato aggravato dai mezzi fraudolenti (le decine di società offshore e il sistema di sopravvalutazione dei diritti) creati per truffare lo Stato, cioè tutti i contribuenti onesti. Ma il movente principale del sistema non era l’evasione: le 64 società offshore create da Mills per ordine di B. dagli anni 80, in parte sconosciute ai bilanci consolidati del gruppo, servivano a “mantenere e alimentare illecitamente disponibilità patrimoniali estere, conti correnti intestati ad altre società che erano a loro volta intestate a fiduciarie di Berlusconi”. Un fiume ininterrotto di fondi neri da usare per scopi illeciti e dunque inconfessabili nei libri contabili: corrompere politici, giudici, finanzieri; scalare società in Italia e all’estero in barba alle leggi di Borsa; pagare prestanomi per controllare società e tv oltre i tetti antitrust in Italia e in Spagna. Quando, nel ’94, non c’erano più politici e giudici da corrompere per strappare leggi di favore e violare impunemente le altre, ecco la discesa in campo per fare in prima persona ciò che prima facevano gli altri. Con gran risparmio di denaro, fra l’altro. È con questi fatti che la politica e l’informazione indipendente, casomai esistessero, dovrebbero fare i conti. Finora hanno preferito narrare o commentare le gesta del giudice Esposito: come parla, cosa e con chi mangia, quali giornali legge, che ne pensa di lui Franco Nero.Come se, sputtanando il giudice, si riabilitasse il condannato. E soprattutto come se la sentenza Esposito se la fosse scritta da solo, chiudendo gli altri quattro in un sgabuzzino. Ora, dalle cinque firme in calce alle motivazioni, si scopre che erano tutti d’accordo. Dunque, a dire che B. è colpevole nel processo Mediaset, sono stati in questi dieci anni i due pm che condussero le indagini (De Pasquale e Robledo), il Gup che lo rinviò a giudizio, i tre giudici del Tribunale che lo condannarono, il Pg che chiese la conferma della condanna in appello, i tre giudici d’Appello che la confermarono, il Pg che chiese la conferma della condanna in Cassazione, i cinque giudici che hanno accolto la sua richiesta. In tutto 16 magistrati di sedi, funzioni, correnti le più diverse fra loro. Eppure il ministro Cancellieri, il Pg della Cassazione Ciani e il Csm si sono subito mobilitati per punire Esposito, reo di aver detto in un’intervista che B. è stato condannato perché c’è la prova che è colpevole. E non in base al teorema del “non poteva non sapere”, ma alla prova che sapeva. SI È MOLTO dibattuto sull’esempio fatto dal giudice al giornalista del Mattino per spiegare la differenza fra il “non poteva non sapere” e il “sapeva”: quello del capo che viene informato dai sottoposti Tizio, Caio e da Sempronio dei reati che commettono. Un caso di scuola totalmente avulso dal processo Mediaset (anche se poi il giornalista scorretto ha appiccicato la frase a una domanda mai fatta sul caso B.). Dunque nessuna anticipazione delle motivazioni. Che dicono tutt’altro: B. sapeva non perché i suoi manager gli riferissero i reati che commettevano, ma – ed è infinitamente peggio – perché era lui a sceglierli apposta e poi a dare loro gli ordini e a restare “in continuativo contatto” con loro anche dopo le finte dimissioni dalle cariche societarie. Né avrebbe potuto essere altrimenti, visto che era l’“ideatore” e al contempo il “beneficiario” del sistema dei costi gonfiati e dei fondi neri. Per questo confermava i suoi complici ai loro posti e li promuoveva “in posizioni cruciali” e “strategiche” o li portava addirittura in Parlamento una volta scoperti e condannati. La tesi difensiva della truffa dei manager infedeli ai danni dell’ignaro padrone (che però intascava i frutti dei loro reati) è una baggianata “assolutamente inverosimile”, infatti è stata respinta con perdite e molte risate. Nessuno, nemmeno i noti principi del foro, hanno saputo spiegare perché mai un’azienda che può comprare un film direttamente a 100, dovrebbe farlo acquistare da prestanomi o società occulte (riferibili al padrone) che a ogni passaggio ne gonfiano il prezzo con una miriade di subcontratti, col risultato che alla fine il film costa 180. Se non, appunto, per frodare il fisco. Il succo della sentenza di Cassazione, che spiega il “giro dei diritti” e dei relativi fondi neri come un film horror, fotogramma per fotogramma, da Mills a Craxi, da Berruti a Lorenzano e Agrama, è tutto qui. Punto e fine. Discorso chiuso, nessun quarto grado di giudizio possibile. SE ALLA GIUNTA delle elezioni e immunità del Senato serviva un parere pro veritate per decidere dal 9 settembre la sorte del delinquente pregiudicato, la sentenza sembra fatta apposta. Lì sono racchiusi i fatti che spazzano via tutte le scemate sull’“agibilità politica” del frodatore. Quanto basterebbe e avanzerebbe al Parlamento di qualunque paese, anche del terzo mondo, per cacciare l’intruso anche senza una legge che lo imponga (come la Severino). Prima ancora di legalità, è una questione politica. Di decenza, anzi di igiene pubblica. Può il Senato ospitare ancora sui propri scranni il colpevole e il beneficiario dell’“ideazione, creazione, organizzazione e sviluppo” di un “meccanismo del giro dei diritti che a distanza di anni continuava a produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per le aziende” e per lui personalmente? Possono i 320 senatori sedere accanto a un delinquente matricolato? Può il Pd, che ha appena fatto dimettere da ministro Josefa Idem per un’evasione di 3 mila euro in una palestra, restare alleato di un colossale frodatore fiscale? Può il governo Letta, che sta riformando il fisco e manda l’Agenzia delle Entrate a chiudere le gelaterie che evadono 10 euro in tre anni, accettare l’appoggio del partito posseduto da uno così? E può il capo dello Stato insistere pervicacemente a legittimare un simile campione di illegalità? La risposta a tutte le domande è ovvia: no. L’unica agibilità politica da garantire è quella dei cittadini onesti.

SIRIA. LA LINGUA BIFORCUTA DELLA BONINO E GLI GNOCCOLONI IN PARLAMENTO

Fonte francescosantoianni.it di FRANCESCO SANTOIANNI 28 agosto, 2013 attualità

Sulla “soggezione” verso la Bonino del Movimento Cinque Stelle, (dove, forse, c’è ancora qualcuno che rimpiange non vederla Presidente della Repubblica), avevo già scritto ai tempi della prima “uscita pubblica” dei Parlamentari della Commissione Esteri. Credevo che, da allora, le cose fossero migliorate. Non è così.

E riparliamo, quindi, della Bonino e, sopratutto, di un avverbio da lei usato: “attivamente”.
Ecco un estratto del suo testo da lei letto, il 26 agosto 2013, al “Forum sulla politica estera”: .”… comunque, l’Italia non prenderebbe attivamente parte ad azioni militari contro la Siria deliberate al di fuori del Consiglio di Sicurezza dell’Onu”. Testo da lei riletto, il 27 agosto 2013, nella riunione su Egitto e Siria della “Commissioni affari esteri congiunte Senato e Camera” alla presenza, – ahinoi! – di deputati e senatori Cinque Stelle (che, ci auguriamo, avevano già avuto modo di documentarsi sulle posizioni espresse dalla Bonino il giorno prima).

Per tante “anime belle” che oggi discettano su Facebook, (e anche per qualche gnoccolone in Parlamento) questo comunicato evita il coinvolgimento dell’Italia nella guerra, vincolandoci all’OK del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, nel quale siedono Russia e Cina, come è noto, contrari all’intervento.

Non è così.

La guerra alla Libia, ad esempio, è cominciata con un coinvolgimento “passivo” dell’Italia. Mica mandavamo, già dall’inizio, i nostri bombardieri e le nostre truppe. No. Ci limitavamo – “passivamente” – a mettere a disposizione della NATO, il nostro spazio aereo e le basi militari dislocate sul nostro territorio. Solo dopo un paio di giorni, quando si è visto che inglesi e francesi si stavano avventando sui pozzi di petrolio controllati dall’AGIP, il nostro intervento – ovviamente senza che nessun voto parlamentare lo decidesse – è diventato “attivo”. Stessa cosa per la (dimenticata) guerra al Mali.

Scaltrezze della diplomazia che sfuggono al candore dei parlamentari Cinque Stelle? Può essere. Ma almeno questi, davanti alle lacrime di coccodrillo della Bonino avrebbero pure potuto chiederle conto delle responsabilità del suo governo (al pari di quello che lo ha preceduto) nel fomentare la catastrofe siriana. Ad esempio: le sanzioni economiche (imposte anche dall’Italia nella illusione di scatenare per fame il popolo siriano); i tagliagole della Coalizione Nazionale Siriana riconosciuti dall’Italia “unici rappresentanti del popolo siriano”; l’appoggio italiano alla Turchia, testa di ponte dell’aggressione, alla Siria; lo scandaloso accoglimento alla Farnesina di Burhan Ghalioun, (il 22 luglio 2012, e cioè il giorno dopo che una autobomba a Damasco, rivendicata da una delle sue bande, aveva fatto 400 morti); l’invio in Siria di istruttori militari; il rifiuto del visto di ingresso a parlamentari siriani invitati da loro colleghi italiani….

E invece?

Invece, guardate un po’ cosa hanno detto i Parlamentari Cinque Stelle alla Bonino che sibilava velenosamente sulla “guerra di Assad contro il suo popolo (inclusi i gas)”. Tranne il breve ultimo intervento (il video non specifica di chi, ma voglio sperare che si tratti di una parlamentare Cinque Stelle) che si pone ovvie domande sui mandanti della strage chimica di questi giorni, tutto il resto è una sequela di inconcludenti banalità. Come l’auspicio della Conferenza “Ginevra 2” (che, nella dichiarata intenzione dei promotori, dovrebbe servire, prioritariamente, a cacciare Assad); o una sbalorditiva denuncia sulle “decisioni pilatesche dell’Europa”); o una surreale segnalazione su “trafficanti di esseri umani”.

Vedere per credere.

Ma, del resto, che dice sulla guerra alla Siria Beppe Grillo? Nulla. È vero, in “spalla”, sulla prima pagina di oggi del suo blog, a fianco all’ennesimo editoriale sulle malefatte del regime, c’è un bel contributo sulla Siria scritto da un giornalista, Mario Albanesi (il quale, comunque, incautamente scrive “non rimane che sperare sui deputati e senatori del Movimento 5 Stelle che in Terza e in Quarta Commissione di Camera e Senato possono far sentire la loro voce, anche se ben difficilmente poi sarà portata all’esterno.). Ma si tratta, appunto, di uno di tanti contributi che, al pari degli innumerevoli siti e pagine Facebook targati Cinquestelle non definiscono certo una linea politica, un impegno.

Perchè di questo ci sarebbe bisogno oggi. Di un impegno del Movimento Cinque Stelle contro la guerra alla Siria. Manifestazioni, cortei, flash mob, sit-in davanti le sedi RAI, le prefetture, il Parlamento.. qualunque cosa per arrestare questa nuova carneficina che si prospetta.

È disposto Grillo, in prima persona, il “suo” Movimento Cinque Stelle a questo impegno? O preferisce continuare a galleggiare sulla melma del disfacimento dei partiti sperando che questo lo premi alle prossime elezioni?
Che arriveranno troppo tardi. Quando la Siria – come l’Iraq, come la Libia – sarà stata distrutta.
Francesco Santoianni
Fonte: http://www.francescosantoianni.it
Link: http://www.francescosantoianni.it/wordpress/?p=969

SLOT, BOSS E RIFIUTI LA DISCARICA A ROMA È UNA SCATOLA CINESE

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COMUNE E REGIONE APPLAUDIVANO AL SITO DI FALCOGNANA
MA LA SOCIETÀ CHE LO GESTISCE È FINITA SOTTO INCHIESTA
D E L L’ANTIMAFIA. SI INDAGA SU FIDUCIARIE E SOLDI SOSPETTI

Fatto Quotidiano 29/08/2013 di Valeria Pacelli attualità
Il sito di Falcognana è “idoneo” ad accogliere la nuova discarica della Capitale. Ma ci sono ancora “aspetti logistici, tecnici ed economici da definire”. Era l’8 agosto scorso e il neo sindaco di Roma era pronto per dare la sua benedizione all’accordo sul sito che dovrà sostituire quello di Malagrotta. La discarica al cen- tro di scandali e inchieste giudiziarie doveva essere chiusa entro il prossimo 30 settembre e così si è pensato inizialmente di spostarla vicino al Santuario del Divino Amore. Pochi giorni però, e di nuovo la bufera si è abbattuta sull’amministrazione romana. Anche il sito di Fal- cognana è finito sotto inchiesta della procura di Roma. Due le indagini che la riguardano: la prima del pm Alberto Pioletti che riguarda le possibili omissioni sul piano delle autorizza- zioni a operare nella zona. La seconda – più delicata – invece riguarda uno strano caso di so- cietà a scatole cinesi e spostamento di denaro sul quale sta indagando l’antimafia. Questo secondo fascicolo è affidato al pm Cristina Palaia della Dda. STRANI GIOCHI SOCIETARI La proprietaria della discarica di Falcognana è la società Ecofer Ambiente Srl,le cuiquote sono così ripartite: l’1% di Valerio Fiori, il 39% alla fiduciaria Cordusio (del gruppo Unicredit), e il restante 60% alla Aria srl. Fin qui nulla di strano se non fosse che il 5 agosto scorso le quote detenute dalla srl Aria – pari a 6.120 euro – sono state cedute alla Sofir, una fiduciaria già finita sotto inchiesta della procura di Bologna perché avrebbe scudato 225 milioni di euro di capitali da San Marino. E qui avvengono due stranezze. La prima riguarda il fatto che po- chi anni prima, nel 2011, a detenere quella stessa quota nella Ecofer Ambiente srl, era pro- prio la Sofir, che il 22 dicembre del 2011 ha venduto la propria quota alla Aria Srl, per poi riaverla tra le mani un paio di anni dopo. La seconda stranezza è che la proprietaria della Aria srl è per il 95 % la Sofir stessa. In- somma la società vende e acqui- sta con se stessa. È questo spo- stamento di soldi che non con- vince gli inquirenti, che adesso vogliono capire di chi è quel de- naro e soprattutto perché spo- starlo da una società all’altra. I CLIENTI ILLUSTRI Ma che cosa è la Sofir? Il Fattoha ricostruito tutta la composizio- ne della società tramite una se- rie di visure. La Sofir ha un ca- pitale di 26mila euro. Circa 20 mila euro sono posseduti dalla Class fiduciaria Srl. Questa a sua volta è di un’altra società, la Ghirlandina Fiduciaria e Trust rl con un capitale di 17 mila euro. Propprietari della Ghirlandina Fiduciaria sono due perso- ne, tali Pighi Francesco e Paolo Panico, di cui non si sa nulla. Sono queste le visure finite nella relazione dei finanzieri del comando provinciale e consegna- te al pm Cristina Palaia che in- daga. Come pure sulla scrivania del procuratore ci finiranno le carte dell’inchiesta di Bologna sulla Sofir. La fiducia è finita sotto inchiesta perché avrebbe scudato 225 milioni di euro fa- cendoli rientrare in Italia da San Marino. La Sofir però non è una fiduciaria come un’altra. Tra i suoi clienti ci sono nomi noti. Dall’ex Unipol Giovanni Consorte, al boss Nicola Femia detto “Rocco”.Questi èstatoarresta- to a gennaio scorso dalla pro- cura di Bologna. Oltre puntare al mondo dei giochi on line e delle video-slot, Femia era an- che colui che, infastidito dal giornalista Giovanni Tizian, ora sottoscorta, silamentava al telefono con un sodale, che ras- sicurava: “La smette o gli sparo in bocca e finita lì”. LA PARTITA POLITICA Adesso l’ultima parola sulla di- scarica toccherà al commissario Goffredo Sottile che nei giorni scorsi sembrava d’accordo con Zingaretti e Marino nella scelta di Falcognana. Dopo giorni in cui le polemiche hanno occupa- to le pagine dei giornali locali, ieri il presidente della Regione Zingaretti ha rotto il silenzio e sull’inchiesta dell’antimafia ha dichiarato: “Si tratta di un’inda – gine utilissima ed è giusto che si faccia luce su temi così delicati e che non rimangano dubbi a proposito. Su un tema così delicato non ci deve essere nessun dubbio”. Intanto la chiusura di Malagrotta, prevista per il pros- simo 30 settembre potrebbe slittare. In alternativa l’Ama ha già pubblicato un bando per portare i rifiuti fuori dal Lazio. Il bando sarà assegnato a dicembre-gennaio e intanto si farà una gara ad inviti provvisoria. Il costo ipotizzato è di circa 15 mi- lioni di euro in quattro mesi. Quello della discarica di Falco- gnana sembra essere un proble- ma preso a cuore da molti espo- nenti del Pdl. Renato Brunetta ha presentato un’interrogazio – ne al ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, chiedendo “risposte celeri e dettagliate sul processo di smaltimento dei rifiuti a Roma”. Neanche a Brunetta piace il sito della futura di- scarica. Nel suo caso, potrebbe rovinare la visuale di casa che si trova proprio sull’Ardeatina.

L’ESCALATION DI UNA GUERRA IN SIRIA SERVE A COPRIRE UN CRIMINE DI GUERRA ?

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informationclearinghouse.info
WILLIAM BOWLES di 29/08/2013 attualità

Secondo le fonti, l’ambasciatore russo presso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, Vitaly Churkin, ha presentato delle prove esclusive – basate su documenti e su immagini di un satellite russo – di due razzi trasportanti prodotti chimici tossici, lanciati da Douma (1), controllata dai “ribelli” siriani e atterrati nel Ghuta orientale. Centinaia di “ribelli”, così come civili – tra cui i bambini finiti sulle copertine dei media occidentali – sono stati uccisi. La prova, dice la fonte russa, è definitiva.
Pepe Escobar (2)
È una notizia sconvolgente se vera, il fatto che sono stati due missili lanciati dai ribelli da un posto chiamato Douma nei sobborghi di Damasco, che è di certo sotto il controllo ribelle, a fare il danno. Non c’è da stupirsi che l’Impero che sta per fare una guerra vada nel panico se esce fuori che è stato davvero lo schieramento che sta armando e sostenendo a causare una tale orrenda perdita di vite!
Il folle desiderio di distruggere espresso da USA e GB potrebbe essere la ragione per la voglia di andare in guerra, in quanto (si spera) questo oscurerà e relegherà nel passato ciò che veramente è successo.
La minaccia di una guerra contro la Siria è un terribile e psicopatico diversivo, oltre che una reminescenza dei barbari, dal momento che non si fermeranno di fronte a nulla per raggiungere i loro obiettivi. A meno che non vengano fermati.
Se ciò che riporta Escobar (e anche l’altra fonte – vedi sotto) è davvero la verità, allora significa che i ribelli hanno veramente ucciso centinaia di persone, compresi i loro stessi soldati! Forse anche un migliaio o più. Non c’è da stupirsi che l’Occidente non voglia investigare! La squadra d’ispezione ONU non ha le competenze per cercare di scoprire il vero responsabile, solo se ci sia stato un qualche tipo di attacco chimico.
Tutte quelle stupidaggini sul fatto che “è troppo tardi, Assad si è liberato delle prove” o “avreste dovuto farci entrare prima”, sono solo una copertura. Quello che l’Occidente DEVE fare è cercare di coprirlo, come hanno fatto quando le migliaia di truppe irachene sono state schiacciate nelle loro trincee e sepolte vive.
Altre conferme
Di seguito, uno spezzone di un’intervista ad un attivista siriano che conferma quanto riportato da Pepe Escobar. È sul blog Boiling Frogs, ma bisogna pagare un’iscrizione per vedere l’intero video, che è un po’ una rottura. Mi piacerebbe vedere le immagini del satellite e qualsiasi informazione relativa.
Perché i russi non danno più spazio alle informazioni che dicono di avere?
QUESTO potrebbe fermare questa cosa della guerra sul nascere!

William Bowles
Fonte: http://www.informationclearinghouse.info
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article36000.htm
Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTA PAPALEO
1) http://en.wikipedia.org/wiki/Douma,_Syria
2) https://www.facebook.com/pepe.escobar.77377/posts/10151840247251678