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Grosse manovre in vista dalla BCE

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Fonte il ribelle del 7/07/2013 di Valerio Lomonaco attualità
tassi di interesse sono rimasti invariati a 0.75%, e questa è una buona notizia per tutti quelli, ad esempio, che pagano i mutui. Del resto era impossibile pensare a un aumento dei tassi nella fase di recessione in cui siamo. L’inflazione scende per un motivo solo: non si ha denaro da spendere e si cerca di limare le proprie spese anche sui beni primari, a iniziare dal cibo. Uno scenario quasi bellico, insomma.

Ma i fattori più importanti che emergono dalla relazione di ieri di Mario Draghi sono altri. Il primo era facile aspettarselo, il secondo apparentemente meno, eppure, a vedere bene, è nell’ordine delle cose. Ed è preoccupante.

Andiamo con ordine. Intanto le ridicole previsioni della fantomatica ripresina di fine 2013 sbandierate a suo tempo sono state di fatto cancellate in un sol colpo, visto che, secondo il governatore, la «ripresa graduale» annunciata è «esposta al rischio di un ridimensionamento». Il che, se la storia e la cronologia degli eventi scorsi ha un senso, significa che alla prossima riunione ci verrà comunicato che il ridimensionamento si è trasformato in un ulteriore spostamento in là. Altre previsioni, per giunta.

Su queste pagine non abbiamo mai fatto mistero della ipocrisia e della colpevolezza con la quale da più parti si sono levate anticipazioni moderatamente positive sulla uscita dalla crisi. Quando invece era evidente a tutti che, visto che non sono cambiati né i fondamentali dei vari Paesi, se non in peggio, né le misure per invertire la situazione, la spirale nella quale siamo finiti che peraltro continua ad avvitarsi su se stessa non poteva che far peggiorare la situazione. Di certo non farla migliorare. Il recente caso di Cipro è stato un segnale incontrovertibile. E proprio in questo momento, ad Atene, ci sono nuovamente i cittadini in piazza a protestare contro l’arrivo della troika che vuole imporre altri 25 mila licenziamenti. Come a dire: altro che risoluzione, qui si va sempre peggio.

Il secondo elemento è relativo a come la Banca Centrale Europea intende comportarsi. Perché qualcosa dovrà fare, ed è molto probabile che allo studio vi siano nuove norme al di fuori di qualsiasi crisma monetario tra quelli sino a ora conosciuti. Già segnali in tal senso si sono manifestati, o non si penserà mica che la concessione di ritardare il rientro dei conti pubblici dei vari Paesi, che prima era visto come fuoco negli occhi e ora viene pacificamente accettato, sia una misura regolare, no?

I macro dati che stanno facendo pendere i ragionamenti verso qualche altra nuova mossa da parte di Draghi sono incontrovertibili. Ad andare male sono sia le esportazioni che la domanda interna. Ovvero tutto quello che poteva andare male lo sta facendo. Le esportazioni non vanno perché non possiamo agire sul valore della moneta, e la domanda interna non può che calare in seguito alla recessione e alla disoccupazione che le misure di austerità hanno imposto e stanno imponendo ai popoli europei. Dunque che fare?

Certamente nulla di ordinario: la BCE deve inventarsi qualcosa di “straordinario”, da far digerire all’opinione pubblica come l’ennesima misura necessaria e tempestiva da prendere per risolvere la situazione. O meglio, per sedarla.

Vediamo qualche scenario. Plausibilmente potrebbe esserci un ulteriore taglio dei tassi nei prossimi imminenti trimestri. Il che se da una parte andrà a favore di chi paga i mutui a tasso variabile, è operazione che va certamente letta nella chiave di un ulteriore deterioramento della situazione complessiva. E dunque non può essere accettata con grandi felicitazioni. Allo stesso modo, vista la recessione, non ci si può aspettare alcuna concessione da parte delle Banche che continuano a rifinanziarsi presso la BCE a tassi ridicoli ma che, complice anche la difficoltà di racimolare denaro dai correntisti, opereranno fatalmente per una ulteriore stretta nei confronti del credito a privati e imprese. Ovvero, imponendo una ulteriore spinta verso la recessione.

Draghi stesso ha sottolineato questa deplorevole tendenza delle Banche, come se stesse parlando di soggetti altri e non di azionisti della Banca Centrale che governa: a pesare sulla congiuntura, secondo la Bce, sono le «restrittive condizioni del credito» in seguito alla “rottura” del meccanismo di trasmissione della liquidità dalle banche all’economia reale. E dunque le difficoltà per le pmi nell’ottenere prestiti «in diversi paesi dell’Eurozona». Arguto, vero? I dati sono impietosi: negli ultimi due anni c’è stata una ulteriore contrazione del 2.5%, la quale si somma alla situazione precedente che già non era rosea. L’indice manifatturiero ha toccato i minimi (fermandosi a 46,8 punti: rammentiamo che sotto la soglia di 50 significa tecnicamente recessione).

Tutto parrebbe ruotare, insomma, verso una nuova operazione di prestiti triennali alle Banche, cioè una nuova ondata di Ltro (Long Term Refinancing Operation) che come abbiamo già sperimentato aiuta le Banche a continuare a speculare sui debiti pubblici dei Paesi senza rischiare nulla ma non porta niente alla economia reale. In più c’è una novità. Si parla, infatti, dell’adozione di uno strumento inedito – ed eccoci a uno dei punti nuovi, inauditi, e “particolari”: la BCE potrebbe accettare come “collaterali” i crediti deteriorati delle Banche (cioè quelli che le imprese non riescono a saldare) in cambio dei finanziamenti che la BCE darà alle Banche stesse. Se da una parte ciò farebbe diventare la BCE stessa come una grande Bad Bank, prendendosi in pancia tutta la spazzatura delle Banche sue consociate e azioniste, non si può non rilevare come tale operazione, pur, a quanto pare, subordinata alla costituenda unione bancaria di cui si parla, sarebbe fatalmente scaricata sulle popolazioni che adottano l’Euro. Quell’euro di cui la BCE stessa è proprietaria.

In altre parole – attenzione che questo è il punto – la BCE utilizzerebbe questa “necessità” (quella di prendersi i crediti deteriorati delle Banche) per arrivare al controllo diretto di ogni istituto ma, al tempo stesso, andrebbe in seguito fatalmente a scaricare sui cittadini tale esposizione attraverso i meccanismi di cui, in regime di monopolio assoluto, può disporre. E che già stiamo sperimentando.

Brutalmente: se la Banca Centrale Europea, unica ad avere il permesso di emettere e imporre la moneta circolante agli europei, diventa una bad bank, di chi sarà il conto da pagare? E, specularmente, chi saranno invece i soggetti salvati? Le risposte sono semplici: i cittadini nel primo caso, le Banche private nel secondo.

Quello di Cipro, ha concluso poi Draghi, «non è un modello», quasi a voler scongiurare ondate di panico tra gli europei. Ma – occhio – ciò significa, per parole dello stesso governatore, che l’Unione Europea ha la necessità di trovare un «meccanismo di risoluzione, di ristrutturazione e di ricapitalizzazione» delle Banche con «regole certe» per i salvataggi a carico dei privati.

Ripetiamo: “a carico dei privati”. Il cosiddetto Bail In del quale abbiamo parlato giorni addietro (qui). Operazione, inutile ripeterlo?, che è a favore delle Banche, come abbiamo visto.

Familiarizzare (e capire) questa espressione è dunque d’obbligo per tutti noi. Visto che ci riguarderà, probabilmente, molto da vicino. E presto.

Ma mi faccia il piacere del 04/03/2013 (Marco Travaglio).

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Spending Review.“Responsabilità e stabilità: facciamo un governo di larghe intese partendo dalle cose da fare, altrimenti si rischia di pagare un prezzo troppo alto” (Silvio Berlusconi, la Repubblica, 28-2). Con quello che mi è già costato De Gregorio. Fermare il declino. “Parlai a Dell’Utri del mio intervento con gli Usa per far cadere Prodi” (Sergio de Gregorio, La Stampa, 2-3). All’esplodere dell’ennesimo scandalo, ci si domandava allarmati che fine avesse fatto Dell’Utri, dato ormai in declino. Poi è arrivata la lieta notizia: anche stavolta c’entra. Forza Mazzette. “Il 23 marzo ci sarà una grande manifestazione a Roma per protestare contro una parte della magistratura che usa la giustizia per combattere avversari politici che non si riescono a eliminare col sistema democratico delle elezioni” (Silvio Berlusconi, Corriere della sera, 2-3). Parola di uno che diede 3 milioni a De Gregorio per rovesciare Prodi che non era riuscito a eliminare col sistema democratico delle elezioni. Continua a leggere »

Paga Pantalone! (uomo si da fuoco a Bologna da BeppeGrillo.it)

“Ogni giorno rimango sempre più sbalordito. In Italia entro l’anno chiuderanno più o meno il 30% delle imprese ed un altro 30% nel 2013/14. Tra tutte le manovre fatte da questi tecnici non ce n’è una che sia risolutiva sul taglio della spesa pubblica. L’ossigeno invece che darlo alle imprese è stato dato alle banche. E così non ci sono più soldi per fare i lavori. Chiuderanno tutte. E l’Europa fatta da questi furbi come Prodi, ecc. è un pozzo nero: Grecia, Spagna, Portogallo, Italia, Francia. Ma vogliamo cominciare a parlare di Estonia, Lettonia, Slovenia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria, Romania. Quanti saranno in grado di mantenersi a galla? Quando i primi cominceranno a saltare? Basta con questo stupido patto di solidarietà. Basta con questo stato sociale che non siamo più in grado di mantenere. Tutti questi giorni di ferie che non siamo in grado di fare e di pagare ai lavoratori. Basta con queste quote sociali, con questi enti inutili, con i CAF che prendono soldi. Tutti prendono soldi da pantalone perché i nostri grandi imprenditori hanno fatto solo questo. Agnelli, De Benedetti (questo NON imprenditore che ha distrutto l’Olivetti) e tanti altri. Abbiamo solo laureati in materie filosofiche. Più nessuno che sappia usare le mani. Dobbiamo far entrare questi emigrati che ogni due secondi ci rompono in spiaggia con prodotti inutili mentre la Capitaneria di Porto fa finta di impedirlo. Che teatrino! La gente non deve darsi fuoco davanti a Montecitorio. Dobbiamo invece andare là per cacciare via tutti questi parassiti che hanno rubato tutto costringendoci a lavorare come cretini per mantenerli ed ancora sono qui ed ancora non mollano! L’economia è ferma e non ripartirà, checché dica Mortis.” valerio m., Ravenna

26 giugno 2012 – 14.07Alberto Bagnai in crowd funding (prof di economia politica )


da Byoblu Messora
In un momento di crisi come questo, la gente ha bisogno di molte cose, ma soprattutto di informarsi. C’è un estremo bisogno di contenuti di spessore, di interlocutori affidabili, di valore aggiunto. La televisione non può aiutare: troppo controllo e troppa sudditanza dai meccanismi dello share. Così, quando ho deciso di intervistare personaggi del calibro di Claudio Borghi, di Paolo Becchi, di Nino Galloni, di Gennaro Zezza, di Lidia Undiemi ed altri, ho fatto una scommessa. Contro ogni good practice che vuole contenuti sintetici e veloci, ho pubblicato materiale ben montato ma in versione integrale, senza tagli. Ho messo in rete video di oltre un’ora che parlano di cose importanti, che richiedono una certa attenzione. L’ho fatto perché credo che non abbiamo più bisogno di bigini che parlano un po’ di tutto senza approfondire niente. Mai come oggi, invece, abbiamo bisogno di capire, al di là di ogni ragionevole equivoco. Come si può capire la situazione complessa in cui viviamo, riducendo tutto alla filosofia delle pillole con la quale ci hanno resi tutti, fondamentalmente, ignoranti che credono di “sapere” solo perché hanno una serie infinita di slogan in testa, di cui realmente non sanno nulla? Se siamo disposti a guardare una partita di calcio per un’ora e mezza, allora dobbiamo essere disposti a guardare un professore che spiega come si può fare, secondo lui, ad uscire dalla crisi. Altrimenti, questo blog è off limits. Un modo efficace di operare anche una certa selezione naturale tra chi vuole informarsi e chi vuole semplicemente essere “informato”.

La scommessa l’ho vinta, tra l’incredulità di molti operatori professionisti dello showbusiness e degli stessi intervistati, i quali non potevano credere di essere stati guardati anche da 60mila persone in un così breve tempo. Numeri che nessun articolo di giornale riuscirebbe a garantire, con tutta le implicazioni a livello di attenzione profonda che si portano dietro. Significa che l’era della superficialità potrebbe essere al capolinea: ora bisogna tornare a studiare.

Chi mi segue, sa che questo blog sopravvive solo con le donazioni e con un po’ di pubblicità. Numeri che in passato mi consentivano solo un indebitamento costante, al quale sopperivo tuttavia grazie alla grande ricchezza umana che l’onore di poter raccontare le vostre storie mi conferiva. Per la realizzazione delle interviste girate qui a Milano non chiedo e non ho mai chiesto niente: è un mio privilegio poter incontrare personaggi di grande rilievo dai quali apprendere e, grazie alle perplessità e alle domande spontanee che io e voi condividiamo, lavorare intensamente per rendere disponibili a tutti questa preziosa conoscenza. Quando però mi avete chiesto di incontrare attori di spicco del panorama italiano, sparsi sul territorio, sono stato costretto a rinunciare per mancanza di possibilità economiche. Sapete bene che spostarsi, prendere treni, prenotare alberghi ed auto – girando con attrezzature voluminose e pesanti – non mi è possibile fare diversamente – stando fuori casa anche per qualche giorno, ha un costo proibitivo se non si hanno ritorni economici.

Tuttavia, la rinuncia non è il modo corretto di ragionare. Così facendo, si lascia l’informazione nelle mani di coloro che hanno i mezzi, ma hanno anche il possibile interesse a mediarla in maniera che si adatti bene al sistema. D’ora in poi, dunque, per le interviste che non potrei fare altrimenti, adotterò un nuovo strumento: il crowd funding. Le interviste potrete proporle e finanziarle voi, ognuno secondo le proprie possibilità. Per iniziare, ho scelto una piattaforma italiana che si chiama Kapipal. Il nome deriva dalla fusione di capitale e amico (pal). E’ molto semplice da configurare, permette di stabilire delle soglie di donazione in base alle quali offrire delle gratificazioni e, soprattutto, a differenza di altre piattaforme non trattiene niente per sé: dunque la cifra che donate finirà per intero sulla campagna che volete finanziare. Al 100%. Lo strumento di donazione è PayPal, che consente di effettuare versamenti con carta di credito anche se non avete un regolare account PayPal. Tuttavia, Kapipal funziona anche come centro di gestione della campagna, consentendo di aggiungere contribuzioni off-line, per esempio effettuate con modalità diverse come il bonifico bancario o il versamento con carta Poste Pay sostienimi In questi caso, ovviamente, ricordatevi di scrivermi per segnalarmi gli estremi della vostra contribuzione, in modo che io possa aggiungerla sulla piattaforma. La cosa importante è che tutto avviene in maniera trasparente: ognuno può verificare la soglia raggiunta e che il proprio versamento sia presente.

Per incoraggiarvi, ho pensato di offrirvi qualcosa in cambio. Le interviste di Byoblu.com sono molto seguite e possono raggiungere anche decine di migliaia di visualizzazioni. Dunque potreste essere interessati a scegliere, in base all’entità della donazione, se comparire tra i sostenitori (nei credits che scorrono alla fine), se aggiungere un vostro link, se apparire come vero e proprio sponsor, se pubblicare una vostra grafica introduttiva, nella quale offrire l’intervista al pubblico e così via. Tutte le possibilità sono indicate nella pagina della produzione dell’intervista. Ovviamente, non siete obbligati a comparire, ma scegliendo di farlo potete dare un messaggio: l’informazione oggi ce la costruiamo noi, da soli, adatta alle nostre esigenze.

Incominciamo intervistando Alberto Bagnai, economista di spessore qui il curriculumqui il curriculum e autore del celebre Goofynomics. Ho ricevuto numerose richieste da parte vostra: su Youtube, su Facebook, via Twitter, via email. Tutti volete un suo intervento sui canali social di byoblu.com. Così, dopo avere inizialmente scartato l’idea per via delle distanze (Bagnai vive a Roma) ho deciso di realizzarla in crowd funding, in via sperimentale. Se l’esperimento dovesse avere successo, potremo replicarlo. Per coprire i costi logistici dell’operazione ho lanciato la campagna “Intervistiamo Alberto Bagnai” su Kapipal questo il link della pagina che raccoglie le adesioni. Ci sono quasi due settimane di tempo per raggiungere la cifra prefissata, che è di 500€, ma vi annuncio che per questa prima volta partirò sulla fiducia. Non sono previsti rimborsi nel caso in cui la somma totale non venisse raggiunta: l’intervista verrà realizzata lo stesso e i fondi eventualmente in eccedenza verranno utilizzati per le spese del blog (diverse centinaia di euro al mese per i soli servizi di base).

To save us we must return to the lira”INTERVIEW Alberto Bagnai, professor of economic policy in Pescara

To save us we must return to the lira"INTERVIEW Alberto Bagnai, professor of economic policy in Pescara.

Capitali svizzeri, il Ticino pronto alla trattativa

Redazione del Fatto Quotidiano 3/05/2012
L’esecutivo ticinese ha “p re s o conoscenza con piacere dei segnali positivi di una possibile
apertura di trattative tra Svizzera e Italia in materia di doppia imposizione fiscale”. In una nota pubblicata al termine della seduta settimanale, il governo del cantone Ticino riafferma la “disponibilità già espressa nel
novembre 2011 a risolvere, a determinate condizioni, la questione del versamento della quota parte di ristorni 2010 dei frontalieri” (28 milioni di franchi). Considerati “gli stretti contatti avuti nelle scorse settimane con l’Autorità federale preposta – aggiunge la nota – si attende ora di disporre di elementi concreti e consolidati da parte di
quest’ultima per procedere nel senso auspicato”. La dichiarazione giunge alla luce dell’aper tura annunciata da Monti. Il Ticino ha bloccato la metà dei ristorni ai frontalieri italiani per fare pressione in favore di un riavvio delle trattative con l’Italia e discutere, tra l’altro, la convenzione sui frontalieri del 1974.

Il nuovo commissario Bondi, il sobrio sforbiciatore


Redazione Fatto Quotidiano 1/05/2012 Attualità
Più tecnico dei tecnici c’era solo lui, Enrico Bondi. Non ha esperienza
di Pubblica amministrazione, ma secondo il ragionamento di Mario Monti e Piero Giarda uno che ha preso in mano la Parmalat del dopo-Tanzi, nel 2003, potrà ben gestire gli acquisti accentrati dei ministeri e imporre risparmi là dove ci sono sprechi miliardar i. Per la verità il tecnico Bondi, che è nato nel 1934 e ha iniziato a lavorare nel 1957 alla Montecatini, è comunque un prodotto del capitalismo di relazione all’italiana. Sobrio, come e più di Monti (alla Parmalat prendeva meno di 400 mila euro all’an no), il chimico di Arezzo diventato manager ha comunque i suoi agganci nel sistema di potere italiano, prima Enrico Cuccia, quando Mediobanca era il centro dell’economia italiana, poi Gianni Letta, cui si è rivolto nel 2011 per ottenere un paio di leggine ad aziendam che ostacolassero la scalata dei francesi di Lactalis e la rapacità dei fondi azionisti. Detto fatto, tetto ai dividendi distribuibili e rinvio di due mesi dell’assemblea degli azionisti per dare tempo di orgaIl “r i s a n a t o re ” in cinquant’anni di carriera si è occupato solo di situazioni critiche, tipo Parmalat-nizzare le barricate anti-francesi. Alla fine ha prevalso Lactalis che ha conquistato il frutto del lavoro di Bondi: un’azienda risanata nelle finanze, piena di liquidità ma con poche strategie di sviluppo. Perché Bondi non è uomo da gestione ordinaria, in cinquant’anni di carriera ha affrontato solo situazioni critiche. Da chimico inizia alla Montecatini, passa alla Snia, poi all’indu stria militare, in seguito alla Gilardini e conosce Cesare Romiti. Dalla Fiat di quegli anni alla Mediobanca di Enrico Cuccia il passo è breve. Cuccia lo sperimenta come manager alla Torviscosa, in crisi, poi nel 1993 Bondi diventa una celebrità quando sempre per Mediobanca deve gestire la Montedison dopo la caduta di Raul Gardini e dei Ferruzzi. Anche qui agisce come un chirurgo che salva il paziente dalla cancrena amputandogli braccia e gambe. Vende tutto, poi arriva l’Opa della Fiat (con Edf) che si prende quel che di buono era restato in pancia all’ex colosso: la Edison. La Fondiaria, controllata dalla Montedison, finisce ai Ligresti nel 2001. E Bondi si troverà proprio alla
guida di Fondiaria, nel 2002. Ma non sarebbe elegante il passaggio diretto, prima transita per la Telecom di Marco Tronchetti Provera, nuovo azionista di controllo dopo Roberto Colaninno. Bondi è capo azienda per pochi mesi, prima di lasciare il posto proprio a Tronchetti, ma quanto basta per prendere la decisione più sorprendente della recente storia televisiva: azzera il progetto di un rilancio de La7 (controllata di Telecom) che aveva arruolato Fabio Fazio e affidato il Tg a Gad Lerner. Sia in Telecom che in Fondiaria resta poco, a differenza che in Montedison e poi in Parmalat (quasi un decennio ciascuna). Incapace di fermarsi, anche se le cronache riferiscono di una sua tenuta toscana dove produce vino di qualità, nel 2011 Bondi si ricicla subito come consulente della cordata vaticana che ha cercato, senza riuscirci, di prendere il San Raffaele di don Verzé. Poi il suo nome è circolato come risanatore della Rai, commissario o direttore generale con superpoteri, invece, alla fine, gli hanno affidato le forbici per ridurre la spesa pubblica.

Così la tua banca ti frega sul conto in rosso

09/04/2012 – L’indagine di Altroconsumo sulla commissione di massimo scoperto Una spesa di 40 euro per un rosso in banca di due giorni di 151 euro. Succede anche questo nella giungla delle commissioni sullo scoperto, abrogate per legge nel 2009, ma che gli istituti di credito continuano ad applicare sotto altra denominazione. La denuncia è dell’associazione Altroconsumo, in una audizione in commissione Industria del Senato.

L’AUDIZIONE – L’audizione è avvenuta nell’ambito dell’esame del decreto del governo che reintroduce le commissioni bancarie, che erano state abrogate dallo stesso Senato grazie ad un emendamento inserito nel decreto liberalizzazioni. L’associazione ha depositato alla commissione industria di Palazzo Madama una dettagliata tabella che e’ stata gia’ inviata, il 27 marzo scorso, al Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, e al Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio (Cicr).

IL COSTO – D’altronde, questo è il paese dove il conto corrente costa in media 111 euro (dati Abi) a cui bisogna sommare bollo e servizi scadenti. E chiudere un conto corrente diventa un’Odissea per il cittadino comune. Valentina Conte su Repubblica ci spiega la situazione:

Per un bonifico in cassa verso un’altra banca si pagano 6,23 euro in media, tanto per fare un esempio. Per l’invio dei documenti, fino a 12 euro. Per gli avvisi via sms anche 2 euro al mese. Un euro, la richiesta allo sportello della lista movimenti. Si risparmia solo “online” (il 18%, in media), ma il clic non è alla portata di tutti. Un taglio netto alle commissioni, in questo quadro sconfortante, viene dunque percepito come una boccata d’ossigeno, non solo dalle imprese che usano le linee di credito per la loro attività (e in pieno credit crunch). Ma anche dai privati che, dal 24 marzo, potrebbero non pagare più le (ex) commissioni sullo scoperto di conto, ora commissioni “Manca Fondi”. Un balzello che va da 50 euro per un solo giorno di “sconfinamento” ai 74 euro mensili. Mentre il tasso debitore sul “rosso” viaggia tra il 13,5 e il 16,6% se si va oltre il fido concesso, anche il 17% in assenza di fido.

Fuori l’amianto da vita e lavoro, il 28 aprile la giornata delle vittime.

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Tav, gli esperti a confronto: “Non è giustificata da valutazioni credibili”.

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