Archivio mensile:gennaio 2013

L’editoriale Marco Travaglio a Servizio Pubblico del 31 gennaio 2013 (Tutti sulla stessa banca)

Preso da unoduetre.com 31/01/2013 attualità

Acqua, bollette incoerenti rispetto al referendum

preso da lettera 43 del 31/01/2013 attualità
corelPer il Consiglio di Stato aumenti in contrasto col quesito popolare.

Acqua, bollette incoerenti rispetto al referendum
Per il Consiglio di Stato aumenti in contrasto col quesito popolare.
.In Italia si spreca il 30% delle risorse idriche.
.Le bollette dell’acqua «non sono coerenti» col quadro normativo uscito dal referendum del 12-13 giugno 2011.
Lo ha detto il Consiglio di Stato in un parere all’Authority per l’energia, giudicando «in contrasto» col referendum il criterio della «adeguatezza della remunerazione dell’investimento» per determinare la tariffa.
AUMENTO APPLICATO LO STESSO. L’Authority ora deve tenerne conto per la adozione del nuovo sistema.
Il Consiglio di Stato ha ricordato in sostanza che il 7% di aumento sulle bollette, legato alla remunerazione del capitale investito, è stato applicato dal 21 luglio 2011 al 31 dicembre 2011 nonostante l’esito referendario.
BOLLETTA ILLEGITTIMA. «Per il Consiglio di Stato i Referendum sull’acqua non sono stati rispettati; gli italiani pagano una bolletta illegittima da luglio 2011», ha afferma il Forum dei movimenti per l’acqua. «Lo ripetiamo ancora una volta: abbiamo vinto, non si possono fare profitti sull’acqua. Le bollette che i gestori consegnano ai cittadini sono illegittimamente gonfiate e non rispettano la volontà referendaria espressa da 27 milioni di persone».

Giovedì, 31 Gennaio 2013

Il gioco d’azzardo: l’iniquità di una “tassa volontaria (giochi online e sulle Newslot in forte espansione)

corelPreso da Coscienze 31 Gennaio 2013
in rete
Il gioco d’azzardo contribuisce in modo rilevante alle entrate dello Stato. Ma alcune categorie sociali spendono in modo più che proporzionale rispetto alle loro risorse economiche. Amplificando così le disuguaglianze economiche. La mobilità sociale dovuta alla fortuna, non al talento e al lavoro.

Le entrate per gioco
In Italia, come in altri paesi occidentali, i giochi d’azzardo legali costituiscono una percentuale rilevante delle entrate tributarie: tra il 1999 e il 2009 hanno fatto incassare in media all’erario il 4 per cento sul totale delle imposte indirette e, in termini assoluti, hanno contribuito alle casse statali con una media di 9,2 miliardi di euro all’anno. (1) Secondo gli ultimi dati Aams (Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato), nel periodo gennaio-ottobre 2012 la raccolta complessiva, ossia l’insieme lordo del denaro mosso dai giochi, è stata di circa circa 70 miliardi. La raccolta derivante dai giochi è composta da diverse voci: quota dovuta all’erario, costi di concessione, costi di distribuzione, quota dovuta ad Aams e payout, ossia la parte che torna ai giocatori in forma di vincite.

È importante notare che il meccanismo di redistribuzione tra giocatori e Stato contribuisce a riprodurre disparità già esistenti, dato che lo Stato trattiene una quota delle giocate sotto forma di tassazione. Assumendo che le vincite siano distribuite in modo casuale tra i giocatori, se ne deduce che se alcune categorie sociali spendono nei giochi in modo più che proporzionale alle loro risorse economiche, verseranno relativamente più denaro nelle casse pubbliche rispetto alle altre categorie. (2)

In uno studio recente abbiamo indagato la spesa in giochi d’azzardo delle famiglie italianesecondo la loro posizione socio-economica. (3) Sono stati utilizzati i dati Istat tratti dall’Indagine sui consumi delle famiglie italiane (anni 1999, 2003, 2008), analizzando la spesa mensile delle famiglie in un ristretto paniere di giochi che comprende Lotto, Totocalcio e Gratta & Vinci. (4)

Il grafico riporta la relazione tra il reddito famigliare equivalente e la percentuale del reddito speso nei suddetti giochi. La figura mostra che le famiglie con redditi più bassi tendono a spendere una percentuale del loro reddito più alta rispetto alle famiglie più ricche. Questo è vero sia considerando la spesa media in giochi tra tutte le famiglie italiane (linea tratteggiata), sia limitandosi a quelle con almeno un giocatore (linea continua). Le famiglie giocatrici più povere spendono circa il 3 per cento del loro reddito in questo tipo di giochi, mentre quelle più ricche spendono meno dell’1 per cento.

Dato che i giochi di pura fortuna portano in media a una perdita di denaro perché sui grandi numeri “il banco” vince sempre, la spesa in giochi si traduce a tutti gli effetti in una sorta di “tassazione volontaria” di tipo regressivo e in un più generale fattore di disuguaglianza socio-economica.
corel

L’imperativo di “far cassa”

Il gioco d’azzardo legale consente allo Stato di incrementare con (relativamente) scarsa fatica le entrate erariali e di regolamentare un settore ad alto rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata. A livello individuale, il gioco d’azzardo riveste un ruolo ludico e di intrattenimento per i giocatori, che comporta anche il piacere di fantasticare su possibili vincite di denaro.I vantaggi si accompagnano però a costi sociali che non possono essere minimizzati. Oltre al noto e gravoso problema delle ludopatie, i giochi di azzardo agiscono come un tassa regressiva aggravando le condizioni economiche delle famiglie più povere. (5)

Esiste inoltre un aspetto etico-valoriale da non sottovalutare, riferito all’incentivazione di canali di mobilità sociale ascendente svincolati dal merito individuale e basati sulla pura fortuna. In altre parole, c’è da chiedersi se l’incoraggiamento di tali attività da parte dello Stato non contribuisca a diffondere una cultura in cui l’importanza del talento, dell’impegno e del lavoro venga sminuita.

In tutto ciò lo Stato italiano sembra non aver avuto dubbi consentendo, attraverso Aams, campagne pubblicitarie massive e liberalizzando il settore del gioco d’azzardo. (6) Si è data quindi priorità ai vantaggi finanziari, al “far cassa”, trascurando, tra i vari aspetti negativi, le ripercussioni sociali in termini di aumento della disuguaglianza.

(1) Il dato è riferito alle entrate erariali, le tasse che lo Stato incassa dai giochi.

(2) Beckert, J. e Mark Lutter, M. (2009). „The Inequality

of Fair Play: Lottery Gambling and Social Stratification in Germany”, in European Sociological Review, vol. 25, n. 4, pp. 475–488.

(3) Sarti, S. e Triventi, M. (2012). “Il gioco d’azzardo: l’iniquità di una tassa volontaria. La relazione tra posizione socio-economica e propensione al gioco”. Stato e Mercato, 96, 503-533.

(4) Purtroppo l’Istat non registra informazioni sui giochi online e sulle Newslot (apparecchi elettronici), che costituiscono un segmento importante e in forte espansione, contrariamente al Lotto e al Totocalcio che sono in contrazione.

(5) Sulle ludopatie, si veda ad esempio il sito dell’associazione medici-psichiatri.

(6) Il decreto legge 13/8/2011 all’articolo 2 comma 3 recita: “Il ministero dell’Economia e delle Finanze-Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, […] emana tutte le disposizioni in materia di giochi pubblici utili al fine di assicurare maggiori entrate, potendo tra l’altro introdurre nuovi giochi, indire nuove lotterie, anche a estrazione istantanea, adottare nuove modalità di gioco del Lotto, nonché dei giochi numerici a totalizzazione nazionale, variare l’assegnazione della percentuale della posta di gioco a montepremi ovvero a vincite in denaro, la misura del prelievo erariale unico, nonché la percentuale del compenso per le attività di gestione ovvero per quella dei punti vendita”.

Articolo di Simone Sarti e Moris Triventi

Fonte: http://www.lavoce.info/gioco-azzardo-iniquita-tassa-slot-jackpot/

MA IL GIOCO D’AZZARDO NON E’ SOLO UNA TASSA INIQUA SULLA POVERTA’, E’ ANCHE UN COSTO SOCIALE E PERSONALE IN TERMINI DI FELICITA’ E QUALITA’ DELLA VITA.

Per saperne di più leggi anche:

http://coscienzeinrete.net/benessere/item/358-il-gioco-d-azzardo-la-nuova-frontiera-dell-attacco-alle-coscieze

http://coscienzeinrete.net/benessere/item/359-il-gioco-d-azzardo-patologico

http://coscienzeinrete.net/benessere/item/544-l-inferno-del-giocatore-d-azzardo

http://coscienzeinrete.net/economia/item/429-le-razzie-protette-dei-vampiri-del-gioco-dazzardo-ancora-regali-ai-biscazzieri

Nel Silenzio dei Media, l’M5S Mette a Presidente di Una Municipalizzata (IREN Emilia) Raphael Rossi. Non Esattamente il Solito Boiarda di Stato.

http://www.rischicalcolato.i30 gennaio 2013 Di FunnyKing attualità

Da osservatore di politica ed economia, quando ho letto chi fosse il nuovo presidente di IREN Emilia ho fatto un salto sulla sedia.

Raphael Rossi, molti di voi sanno chi è questo signore (curriculum professionale) vorrei ricordare qui perchè il sig. Rossi è balzato agli onori della cronaca,
da Il Fatto Quotidiano (articolo di M. Travaglio del 9 Nov. 2010)

Un mese fa, nella rubrica di Report “C’è chi dice no”, Milena Gabanelli raccontava la storia di un italiano con la schiena dritta: Raphael Rossi, 35 anni, specializzato nella progettazione di sistemi per la raccolta differenziata, fino a quattro mesi fa vicepresidente dell’Amiat (l’azienda municipale per la raccolta dei rifiuti a Torino) indicato da Rifondazione comunista. Essendo incredibilmente competente in materia, tre anni fa Raphael ha scoperto che i vertici aziendali stavano brigando per acquistare (anzi per far acquistare dagli ignari cittadini torinesi) un macchinario inutile e costoso: una cosina da 4 milioni di euro.

Incurante di sollecitazioni, ammiccamenti e lusinghe, Rossi ha tenuto duro e con i suoi rilievi tecnici ha bloccato l’acquisto. Allora s’è fatto vivo con lui l’ex presidente Amiat, Giorgio Giordano (quota (banca) PD nd fk) , facendogli balenare una bella tangente se non si fosse presentato in Cda a dire no all’acquisto. Rossi ha fatto ciò che ogni buon cittadino dovrebbe fare, infatti quasi nessuno fa: s’è rivolto alla Procura della Repubblica. I magistrati e la polizia giudiziaria l’hanno invitato a fingere di accettare la proposta indecente e, grazie a lui, hanno smascherato e incastrato i tangentari, arrestandoli e chiedendo il rinvio a giudizio di sette persone per reati che vanno dalla corruzione alla turbativa d’asta.

Dunque il buon Rapahel Rossi denuncio il malaffare in Amiat, e ovviamente fu ricompensato dal Sindaco Chiamparino ( di Banca PD):

prosegue Travaglio:

L’udienza preliminare inizia il 13 dicembre. Ma, come lui stesso ha raccontato a Report e poi adAnnozero, anziché ricevere complimenti e incoraggiamenti dall’Amiat e dal Comune di Torino (retto dal sindaco Pd Sergio Chiamparino) per il servigio reso alla collettività, Raphael è stato cacciato dall’Amiat (unico membro del vecchio Cda a non essere riconfermato) e isolato dalla politica, anche dal suo partito. Come nella migliore cultura mafiosa, chi collabora con la giustizia si rende inaffidabile nel suo ambiente. E diventa un ingombro, un appestato. Di più. Nel comunicato emesso dopo il servizio di Report, il Comune di Torino annuncia che l’Amiat si costituirà parte civile contro l’ex presidente Giordano (ma non contro il direttore dell’ufficio acquisti, pure lui imputato e tuttora in servizio) e curiosamente minimizza i reati contestati citando solo la turbativa d’asta, non la corruzione.

Perché non si costituisce parte civile anche il Comune? E, soprattutto, perché né l’Amiat né il Comune hanno offerto a Rossi l’assistenza legale? E’ dal 2007, quando sventò la tentata corruzione facendo risparmiare ai torinesi 4 milioni che Raphael si paga l’avvocato e continuerà a farlo per tutto il processo in cui, ovviamente, è lui stesso parte lesa. Poi certo, fra una decina d’anni, se gli imputati verranno condannati, gli saranno rimborsate le spese legali e forse anche qualche euro di risarcimento. Ma intanto viene lasciato solo, mandato allo sbaraglio senza coperture politiche e istituzionali.

Forse il sindaco Chiamparino e l’Amiat hanno altro a cui pensare, ma è bene che sappiano qual è il messaggio che trasmettono alla società: chi denuncia un caso di corruzione lo fa a suo rischio e pericolo……

Ecco qui, questo è Raphael Rossi, uno che ha provato sulla propria pelle cosa significa andare contro gli interessi delle consorterie italiane, in questo caso quelli di (Banca) Pd.

Bene sappiate che ad indicare Raphael Rossi presidente di IREN Emilia è stato il Sindaco di Parma Pizzarotti del M5S.

Confesso di nutrire una certa invidia per quella nomina, anche a Genova abbiamo una Iren (ma non è la stessa cosa)

Raphael Rossi sulla gestione dei rifiuti:

Gli italiani la vedono nera: il 60% non arriva a fine mese

Da rischiocalcolato.it 30/01/2013 attualità
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Gli italiani la vedono nera: il 60% non arriva a fine mese.

COLPO DI GRAZIA? – SEAT PAGINE GIALLE, LA SOCIETÀ CHE PUBBLICA GLI ELENCHI TELEFONICI, È DI NUOVO IN PROFONDA CRISI – IL CDA HA BLOCCATO IL PAGAMENTO DELLA CEDOLA IN SCADENZA DA 42 MLN € AGLI OBBLIGAZIONISTI – IL TITOLO IN BORSA È CROLLATO DEL 41%, ARRIVANDO A UN VALORE PROSSIMO ALLO ZERO: 0,0031 € (DA 7 € NEL 2001) – ORA SI TEME UN’ALTRA PESANTE RISTRUTTURAZIONE – PESA LA CONCORRENZA DI INTERNET…

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Preso da Dagospia 30/01/2013 attualità gennaio

Maddalena Camera per “il Giornale”

Seat Pagine Gialle
Il debito è ancora protagonista delle vicissitudini di Seat Pagine Gialle. La società tuttora editrice degli elenchi telefonici, fondata nel 1925, è di nuovo, dopo pochi mesi dall’ultima e radicale ristrutturazione, nell’occhio del ciclone.

Il cda infatti ha deciso una pausa di riflessione, utilizzando il cosiddetto «periodo di grazia» prima di pagare i 42 milioni della cedola in scadenza agli obbligazionisti (gli ex Senior secured bond più 65 milioni residui del prestito Lighthouse).

Google Il risultato dell’annuncio che ha colto alla sprovvista creditori, bondholder e azionisti un ennesimo tracollo in Borsa del titolo che ha perso circa il 41%, arrivando a valori ormai vicinissimi a zero (0,0031 euro) e collezionando un’altra bocciatura da parte di Equita. La decisione sulla cedola sarà presa entro il 6 febbraio ma da più parti si teme un’altra pesante ristrutturazione. Alla base c’è la difficoltà del rispetto del business plan a causa del forte rallentamento del mercato pubblicitario, soprattutto sul fronte della capacità di spesa delle piccole e medie imprese che sono i maggiori clienti di Seat.

YAHOO Non c’è dubbio che il quadro congiunturale è peggiorato e le prospettive per Seat anche. Il fatturato delle società è infatti legato ancora per la maggior parte al business convenzionale degli annunci sulle Pagine Gialle, cartacee o online. Non c’è dubbio però che in questo ambito la concorrenza, da Google e Yahoo passando per Facebook sia sempre più agguerrita. Da qui la sofferta decisione.

Oltretutto il 6 febbraio, peraltro, scadono i termini di pagamento per altri 6,3 milioni, relativi agli interessi sul debito bancario contratto dal gruppo. In realtà Seat i soldi in cassa li ha: 200 milioni di liquidità (di cui 100 nella controllata tedesca). Ma prima di mettere mano al portafoglio il consiglio vuole rifare i conti e ragionare sul piano industriale che il nuovo ad, Vincenzo Santelia che proviene dalla società di consulenza Bain, ha ereditato dalla procedente gestione. In ballo ci sono 4mila posti di lavoro e una storia quasi centenaria che ha portato Seat ad essere prima protagonista degli eccessi della new economy e poi di una scellerata acquisizione da parte di fondi di private equity che si sono assegnati una cedola da 3,5 miliardi lasciando il debito alla società.

LOGO FACEBOOK IN MEZZO AI DOLLARI
A pesare sulla sospensione del pagamento c’è anche il ricorso presentato da alcuni azionisti di minoranza che hanno chiesto il sequestro dell’intera società. Il ricorso è stato discusso ieri presso il tribunale di Roma e, anche se la società lo ritiene destituito di fondamento, essendoci di mezzo la magistratura l’emittente deve agire per preservare gli interessi dei soci, anche attraverso la sospensione del pagamento degli interessi sui bond.

Pertanto Seat ha adottato tutte le misure per non dare l’impressione di ignorare gli interessi di quegli azionisti. Anche perché i 42 milioni di euro «fermati» non sono pochi per una società che chiuderà il 2012 con un ebitda (margine operativo lordo) stimato di circa 340 milioni.

CONSIGLIERI BECCATI CON LE MANI NELLA NUTELLA IL CENTROSINISTRA LOMBARDO INDAGATO PER I RIMBORSI NELLA LISTA ANCHE MULTE EQUITALIA, QUADRI E APERITIVI

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Fatto Quotidiano 31/012013 i Davide Vecchi attualità

da Milano E sprimono “pieno rispetto per il lavoro della magistratura”, si dicono “certi di poter dimostrare di aver agito correttamente” e si impegnano “a di- mettersi nel caso di un rinvio a giudizio”. Ma molti dei 29 consiglieri lombardi del centrosinistra che stanno ri- cevendo gli avvisi a comparire hanno in tasca un biglietto per Roma o per il Pirellone. Da Giuseppe Civati, l’ex rot- tamatore proiettato a Montecitorio, ad Alessandro Alfieri, vice segretario renziano del Pd lombardo, già indicato come futuro assessore in una ipotetica giunta di Umberto Ambrosoli. Ma c’è anche l’ex Udc Enrico Marcora oggi candidato nella lista di Gabriele Albertini con la benedizione di Mario Monti. E poi Franco Mirabelli e Francesco Pri- na, candidati al Senato e a Montecitorio, Angelo Costanza, Carlo Porcari, Carlo Spreafico e Antonio Viotto del Pd; insieme a Chiara Cremonesi, capogruppo di Sel che si è comprata anche il master “vincere le elezioni”. Tutti indagati per peculato, come i loro colleghi consiglieri di Pdl e Lega. Stessa sorte. Praticamente tutta l’aula dell’ultima legislatura guidata da Roberto Formigoni è finita nella lente della Procura di Milano. Il colpo è duro per il Centro sinistra che veleggiava verso la vittoria di Ambrosoli che ieri ha chiesto ai candidatiindagati diimpegnarsi a dimettersi in caso di rinvio a giudizio. Pd e Idv hanno accolto la proposta. “Siamo pronti a sottoscrivere l’impegno”, ha detto capogruppo del Pd Luca Gaf furi, indagato anche lui. “Mi sembra una dichiarazione condivisibile e un gesto di trasparenza nei confronti dei cittadini”. Gli ha fatto eco il capogruppo dell’Idv, pure indagato, Stefano Zamponi.“Bisogna dare il segnale di una svolta nella legalità”, ha detto. Sottolineando che però “utilizzare i fondi per acquistare una bandiera italiana da mettere nell’ufficio è diverso dal rifornirsi dicartucce dacaccia”. Civati,che fu rottamatore con Matteo Renzi, si limita a incassare il colpo. Ha pubblicato tutto sul suo sito. “Sono fiducioso, ho sempre rendicontato voce per voce tut- te le mie spese, che non riguardano pranzi, cene, aperitivi o acquisti di beni per me o per altri, ma solo trasferimenti in qualità di consigliere regionale”. Ma basta a mostrare il fianco. “Io sono contento che indaghino anche su di noi. Poi certo il momento è delicato. Ma non deve passare il ‘sono tutti uguali’, quindi ben vengano i chiarimenti”. In tutto a Civati la Procura contesta 3.145 euro dialberghi, treni e taxi dal 2008 a tutto il 2012. Cifre esigue anche per Franco Mirabelli a cui non piace essere accostato al Pdl e alla Lega. “Resta l’amarezza e la rabbia di constatare come si tenti, per una ci- fra complessiva di 6.000 euro, 100 euro al mese per 5 anni quasi la totalità in spese di rappresentanza, questa è l’en – tità della somma che mi contestata, di associarmi a chi ho combattuto in questi anni ed è stato protagonista di vi- cende gravi come quelle a cui abbiamo assistito in Regione Lombardia”. Ma a tre settimane al voto il centrodestra non lascia di certo spazio ai distinguo. Ieri ha avuto gioco facile Roberto Ma- ro n i , candidato governatore della Lega. “Caro Ambrosoli, come la mettiamo con la promessa nataliziadi liste senza indagati? Casciaball cosmico”, ha scritto su Twitter. Formigoni si è sca- gliato contro l’avvocato del Patto Civico e ha invitato il sindaco Giuliano Pisapia“a ripetere parola per parola i giu- dizi molto chiari e pesanti rivolti a di- cembre contro i consiglieri del centro- destra e rivolgerli oggi a quelli della sua parte politica”. E ha ricordato di quan- to “si siano tutti scandalizzati per il nostro consigliere che si era fatto rimborsare persino un cioc- colatino: ora cosa di- te?”. Nel Pd il più attivo è stato il demo- cratico Carlo Spreafico . A lui la procura contesta 47.720 euro dal 2008 al 2012. Oltre a ristoranti e taxi, l’esponente del Pd, si è fatto rimborsare una cartella esattoria- le Equitalia emessa dall’ordine dei gior- nalisti perché il consigliere, nonché pubblicista,si eradimenticatodi pagarela quota d’iscrizione: 101 euro. Ha poi presentato uno scontrino per un “ombrello mini automatico” (9,40 euro), “biscotti 5 stelle”per 3 euro, una confezione di Nutella da 2,70 euro e, tra l’altro, un aperitivo “crodino” al bar Rosso Rubino: 6 euro. Ancora: fototes- sere (8 euro), ricambi per biciclette (55 euro), biglietti dei mezzi pubblici, gelati, persino una ricevuta da 0,90 centesimi per un parcheggio. Ancora: più di tremila euro al mediaworld per ac- quisti vari tra cui due BlackBerry e 146,80 euro per il corso d’Inglese in dvd “Speak now”. Che imparare una lin- gua, prima o poi, è utile. Ma ci sono anche libri e due opere di Romano Tro- jani acquistate per 4mila euro il 30 gen- naio 2012. Il tutto oltre ai “rimborsi per viaggi”: circa cinque mila euro. Ieri Sprea- fico era irrintraccia- bile. Così come Marcora. In un anno e mezzo ha chiesto 13 mila eu- ro di rimborsi ritenuti irregolari. Nel dicembre 2010 ha spe- so 2380 euro in un colpo solo per il libro “Il bene di tutti, gli af- freschi del buon go- verno”. E oltre ai vari acquisti di franco- bolli, di materiale per più mille euro alle Poste Italiane, manifesti avvolgibili (404 euro), ci sono pranzi e cene per comitive al ristorante Saint Andrews. 66 coperti nel novembre 2011 (valore 1650 euro), 19 commensali e uno scon- trino da 537 euro lo scorso Aprile. Si fa rimborsare un pranzo con Davide Mengacci e un “aperitivo con Alessan – dro Sancino”, oggi candidato con Mario Monti al secondo posto nella lista lombarda per la Camera.

DENTRO I MONTI BOND È NASCOSTO UN REGALO SOLO PER LE BANCHE LA NAZIONALIZZAZIONE DEL MONTE NON PRIMA DEL 2015 PERCHÉ I CREDITORI DELLA FONDAZIONE HANNO BISOGNO DI TEMPO PER EVITARE UN BUCO DA OLTRE 300 MILIONI

corelFatto Quotidiano 31/01/2013 di Antonio Massari attualità
Sullo scandalo Monte dei Paschi di Siena adesso indaga anche la procura di Tra-ni: il fascicolo è stato aperto ieri – per il momento contro ignoti – sulla base di un espo- sto presentato dall’Adusbef. All’orizzonte si profilano le accuse di truffa agli azionisti e manipolazione del mercato. Ma soprattutto: si profila un’indagine mirata a scanda- gliare il controllo di Bankitalia e Consob, sulle operazioni Mps, sia per lo scandalo de- rivati sia per il nulla osta per l’acquisizione di Antonveneta. “L’Adusbef – scrive il se- natore Elio Lannutti, presidente dell’associazione – chie- de alla Procura della Repubblica (anche a quella di Roma, ndr) di aprire un’indagine vol- ta ad accertare le ragioni che hanno indotto Bankitalia e Consob a non vedere, né ve- rificare nei bilanci Mps, rico- perture rischiose in prodotti derivati, e se tali poste contabili fossero state segnalate nei bilanci, da parte del collegio sindacale e società di revisione contabile”. Negli ultimi due anni, la pic- cola procura guidata da Nico- la Maria Capristo, ha indagato su colossi mondiali del rating come Moody’s (chiesta l’archiviazione), Fitch e Standard & Poor (chiesto il rinvio a giudizio per gli artifici informativi che hanno danneggiato il mercato azionario italiano). Ora s’appresta a scavare su Mps, Consob e Bankitalia. L’E S P O STO dell’Adusbef –che riporta ampi stralci di articoli pubblicati da Il Corriere della Sera e il Giornale – si concentra soprattutto sul ruolo della vigilanza. L’adusbef chiede infatti di verificare “le ragioni del nulla osta di Bankitalia all’acquisizione di Banca Antonveneta, per un valore superiore a quanto non fosse stato pagato qualche mese prima da Banco Santander”. Altro punto da chiarire: “Perché, nel pacchet- to, Mps non pretese anche il controllo di Interbanca, il corporate dell’istituto del Nord Est che da solo valeva 1,6 miliardi di euro”. L’istituto, segnala l’Adusbef, “rimase nelle mani degli iberici”. La procura di Trani chiamata a verificare “l’enorme plusvalenza per entrare in possesso di una banca, l’Antonveneta, il cui valore patrimoniale, il presidente del collegio sindacale di Monte Paschi, Tommaso Di Tanno, aveva stimato in appena 2,3 miliardi”. Ma queste sono soltanto le premesse, per il lungo elenco d’ipotesi di reato de- nunciate dall’Adusbef, che spaziano dalla truffa al falso, dalla manipolazione dei mercati alle false comunicazioni sociali, per giungere all’ostacolo all’esercizio delle funzioni pubbliche di vigilanza e all’omoessa comunicazione del conflitto d’interessi. Il noccio- lo della questione, per il fascicolo appena aperto dalla procura di Trani, sta nella richie- sta di estendere “le indagini agli esponenti aziendali della Banca Mps nonché alla Banca d’Italia ed alla Consob, potendosi configurare, a carico degli stessi, gravi ipotesi delittuose”. A SUPPORTO di questa tesi, l’Adusbef produce anche lo stralcio di una relazione di Bankitalia del 2010, dopo un’ispezione durata tre mesi, che dimostra la conoscenza, da parte degli ispettori di palazzo Koch, di molte criticità interne a Mps, anche in riferimento ai contestati investimenti con i derivati. In attesa di capire se Trani abia, oppure no, la competenza per mantenere il fascicolo, un fatto è certo: la piccola procura con vista sul mare è diventata un punto di riferimento sem- pre più concreto per chi denuncia reati finanziari. A partire dall’indagine sulle carte di credito American Express revolving, passando per i colossi del rating, il binomio composto dal pm Michele Ruggiero e dal nucleo di polizia tributaria della Gdf, guidato dal colonnello Antonio Quintavalle, finora ha portato a molte richie- ste di rinvio a giudizio, da Londra a Francoforte, passando per i vertici mondiali della finanza, come Deven Sherma, presidente di S&P Financial Service dal 2007 al 2011. Da ieri c’è un nuovo fascicolo: che punta il dito su Roma. Sulla Consob. E su Bankitalia. ndrà così? Probabile. C’è un’alternativa: se il piano di risanamento di Profumo e Viola funziona e se rie- scono a trovare un socio di lungo pe- riodo che versa il miliardo necessario all’aumento di capitale. Monte Pa- schi avrebbe una risorsa a cui attingere; i suoi oltre 25 miliardi di euro investiti in titoli di Stato che si stanno rivalutando man mano che lo spread scende (gli ultimi stress test hanno penalizzato il Monte proprio perché troppo sbilanciato sui Btp). Peccato che i contratti derivati sottoscritti con le banche d’affari, come quelli oggetto degli scandalidi questi giorni, impediscano alla banca di bene- ficiare del ritorno della calma sul mercatodeldebito. Per questoivertici di Monte Paschi stanno trattando con Nomura e Deutsche Bank per chiudere il prima possibile le posizioni aperte sui derivati Alexandria e Santorini. Si pagherebbe subito una penale cospicua, ma si possono re- cuperare parecchi milioni di euro di rendimenti sui Btp. La partita è difficile e ancora in corso. Twitter @stefanofeltri

Falconi e avvoltoi di Marco Travaglio 31 gennaio 2013 .

MASSACRO IN ETIOPIA: DOVE SONO I MEDIA ITALIANI? In evidenza

corelPreso da Coscienìze in rete 26 Gennaio 2013 Scritto da Redazione attulità
MEDIA ITALIANI: DOVE SIETE?

La notizia del massacro del Governo etiope è stata riportata in alcuni media esteri. Dove sono i media italiani?

Il 28 dicembre 2012, 147 membri della tribù dei Suri, la maggior parte dei quali donne e bambini, sono stati massacrati dai soldati governativi etiopi, che volevano sfrattarli dai loro terreni.
I Suri vivono nel sud dell’Etiopia nella zona Maji e sono divisi in tre gruppi: Chai, Tirmaga e Balessa. Suri è un nome che identifica tutti e tre i gruppi. Questi gruppi sono simili ai Mursi che vivono oltre il fiume Omo, nella parte est. Queste quattro tribù hanno usi e culture similari e la stessa lingua.

Oggi sono tutti vittime di espropri dei loro terreni da parte di investitori stranieri favoriti dal governo etiope. Le azioni di questi investitori stranieri supportati dal Governo sono catastrofiche per queste popolazioni.

La italiana Salini S.P.A. è coinvolta nella costruzione di una diga (denominata GIBE III) sul fiume Omo, fiume che con le sue piene stagionali regola da sempre il flusso idrico di queste zone. La diga dovrebbe entrare in funzione nel 2014 e sarà una delle più imponenti di tutta l’Africa, andando a sconvolgere l’ecosistema della valle dell’Omo.

Il motivo dei massacri dipende dai piani di reinsediamenti delle popolazioni locali da parte del Governo etiope, dal momento che questa area è stata data in locazione a una compagnia mineraria per l’estrazione dell’oro. I Suri hanno resistito a spostarsi lontano dall’area e le persone che lavorano per la compagnia quindi hanno difficoltà ad espandere gli scavi.

Il mattino i militari etiopi sono arrivati nel villaggio Balessa Suri di Beyahola (che significa roccia bianca) e hanno circondato gli abitanti del villaggio. Hanno poi arrestato tutte le persone del villaggio, uomini, donne e bambini e hanno legato le mani a tutti. li hanno poi condotti nella foresta ed hanno sparato a tutti loro, eccetto sette ragazzi che sono riusciti a fuggire. Era un villaggio di 154 persone. La ragazza nella foto è una delle persone uccise.

Il Governo etiope ha tentato in tutti i modi di far si che le persone non riportassero la notizia del massacro ma grazie a Dio la notizia è trapelata.

Come possono i governi, compreso quello italiano, appoggiare il Governo etiope coinvolto in questa strage? Non si suppone che i nostri governi siano contro il terrorismo?

I corpi sono stati poi seppelliti in fosse comuni nella foresta. Qualcuno è stato gettato nelle vicine miniere non lontane. Qualche altro è stato lasciato sul posto preda di avvoltoi e iene. La maggior parte dei bambini sono stati gettati nel fiume Akobo. Dopo il massacro i militari hanno minacciato di fare anche peggio a quelli che avrebbero parlato dell’episodio.

Il massacro delle tribù dei Suri sta ancora procedendo e diventa peggio ogni giorno che passa ma ci sono rare testimonianze di ciò che succede in quella zona e si può capire il perché.