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politiche contro gli sprechi Prime prove di tagli agli sprechi negli acquisti pubblici(tra questi l’agenda digitale e l’Open Data)

Redazione tra le varie proposte per ridurre gli sprechi c’è anche lo sviluppo dell’agenda digitale e dell’open data.
Attulmente questo progetto è partito in due regioni Piemonte ed Emilia Romagna dove hanno già costruito le piattaforme informative per i servizi per lo sviluppo del turismo etc.metto l’art
Ma il progetto potrebbe e dovrebbe essere applicato e non solo alle regioni e secondo le stime porterebbe un forte risparmio di servizi, a questo punto è stata presa in considerazione dal governo cosa che potrebbe accellerare le cose io che abito nel Biellese perchè qui no?

Fatto Quotidiano 25/01/2012 autore: Marco Palombi
di Marco Palombi
Filippo Patroni Griffi sarà protagonista: stavolta, non per la suacasa comprata con lo sconto, ma per il decreto sulle semplificazioni che il Consiglio dei ministri approverà venerdì: “L’idea di fondo – ha spiegato – è che dove c’è una lungaggine dobbiamo intervenire ”. Ecco i punti più rilevanti. Banca dati nazionale dei contratti pubblici. Nasce all’interno dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, dal 2013. Primo passo verso il controllo centralizzato – e in tempo reale – sull’acquisto di beni e servizi da parte della P.A.: questa torta vale 150
miliardi di euro l’anno e secondo molti economisti solo eliminare gli sprechi e le inefficienze varrebbe un risparmio di due punti di Pil ( 30 miliardi ogni dodici mesi). Controllo sulla spesa assistenziale. Lo farà l’Inps: gli enti pagatori gli invieranno via web i dati di spesa che l’Istituto potrà incro-
Patroni Griffi Il ministro della Pubblica amministrazione (FOTO LAPRESSE)
ciare coi suoi e quelli di altre istituzioni come l’Agenzia delle Entrate. Se, alla fine, l’Inps scoprirà che l’Indicatore della situazione economica (Isee) di un tizio non gli consentiva di accedere ad una determinata prestazione sociale, comunicherà i dati all’ente interessato. Ne conseguirà una sanzione “proporzionale al vantaggio economico conseguito”. Agenda digitale. I ministri interessati stimeranno programma e tempi di attuazione in due mesi. Intanto si fissano i principi: investimenti infrastrutturali e immateriali nelle smart community per soddisfare la domanda di servizi digitali “in settori quali la mobilità, il risparmio energetico, il sistema educativo, la sicurezza, la sanità, i servizi sociali e la cultura”; promozione dell’open data e dell’e governement nel settore pubblico; ac-
cesso al web nei grandi spazi collettivi (scuole, università, parchi e locali pubblici in genere); più tecnologia digitale nel sistema educ a t i vo . Commissario contro le lungaggini. E’ l’uomo a cui ci si potrà rivolgere in caso di lungaggini della P.A.: il commissario potrà agire nei confronti dei responsabili. Quanto agli uffici pubblici: dovranno scambiarsi tutta una serie di informazioni solo per via telematica; il cambio di residenza deve avvenire in tre giorni; il governo dovrà predisporre ogni anno un piano di riduzione degli oneri amministrativi e in ogni caso è per tutti obbligatorio il pareggio annuale (se si introduce un balzello da 1 euro, bisognerà cancellarne uno dello stesso importo); un’unica certificazione attesterà lo status di diversamente abile e con-
sentirà l’accesso a tutte le relative a gevolazioni. Facilitazioni alle imprese. Per le Pmi arriva la dichiarazione ambientale unica. Le amministrazioni pubbliche sono obbligate a pubblicare on line la lista dei controlli a cui sono soggette le aziende. Restauri e sponsor. Se si vuole ricorrere a capitali privati per mettere a posto, ad esempio, il Colosseo, bisognerà indire una gara pubblica. Solo se andasse vuota si potrebbe procedere a trattativa pr ivata. Demanio agricolo. Ogni 30 giugno il ministero competente redige la lista dei terreni vendibili: l’asta sarà obbligatoria solo sopra i 100 mila euro di valore, i giovani agricoltori avranno una sorta di diritto di prelazione. La destinazione d’uso non potrà cambiare per vent’anni.

Gli 8 punti dell’agenda digitale Europea
come:
1. Mettere in rete la filiera dell’innovazione: Mettere in rete l’intera filiera dell’ Innovazione – Università, Impresa, Credito, Territorio- è la misura chiave per rendere possibile una politica economica centrata sull’innovazione come motore della crescita e dello sviluppo del nostro paese.
2. Lanciare una call per l’innovazione digitale che promuova la competitività del made in Italy e delle PMI: Una call per la riqualificazione dell’industria italiana dell’ ICT e per favorire l’iniezione di tecnologie digitali e di nuove tecnologie per aprire i mercati internazionali alle nostre PMI e per accrescere la competitività delle filiere forti del Made in Italy.
3. Promuovere il federalismo digitale: Privilegiare il comune come motore di un processo innovativo a rete sia nel campo della digitalizzazione che in quello delle diversificazione energetica, valorizzando l’Agenda Digitale Locale come strumento di empowerment dei comuni piccoli e medi.
4. Usare la sussidiarietà operativa: Organizzazione di modelli locali che integrino la capacità collaborativa della rete per organizzare e gestire servizi al cittadino. A tal fine è prioritaria, sulla base di una convergenza fra ente locale e terzo settore, l’istituzione in ogni comune di un piano regolatore dell’innovazione e della connettività, l’allestimento di conferenze dei servizi digitali nei municipi e piccoli e medi comuni, e la sistematizzazione della condivisione e dell’integrazione delle esperienze e delle buone pratiche di informazione, supporto e sensibilizzazione per le fasce sociali a maggior rischio di ritardo e esclusione.
5. Porre le condizioni per una nuova cultura dell’innovazione: <Creare le condizioni per lo sviluppo di una cultura dell’innovazione sia attraverso l’applicazione di nuovi modelli educativi basat i sul ”social learning” e della ”peer education” in tutti i percorsi formativi (scuola, formazione professionale, università, formazione continua ) sia attraverso la ricerca tecnologica applicata alle nuove produzioni culturali, promuovendo nuovi modelli di stributivi nella liberalizzazione la conoscenza. Si propone un intervento in RAI, in quanto servizio pubblico, per creare fasce di programmazione sull’innovazione in tutti gli ambiti e sulle culture digitali.
6. Perseguire il modello delle smart city: Interpretare le politiche innovative relative alle smart city come opportunità per coniugare una nuova progettazione dello spazio pubblico sia con lo sviluppo della banda larga sia con l’invenzione di nuovi format partecipativi, per favorire l’interazione tra il web e le realtà sociali che agiscono nel territorio.
7. Rilanciare il percorso verso l’Open Government L’approccio open vuole una PA che sia costruita come una rete di amministrazioni interconnesse e interoperanti, le tecnologie della rete permettono ora alla PA una nuova organizzazione e abilitano le grandi operazioni di open data, g-cloud, PA 2.0 che sono insieme un obiettivo di apertura, partecipazione e democrazia e uno strumento di efficienza, efficacia, risparmio di risorse. L’uso del software libero/open source si situa come tappa importante di questo percorso di apertura.
8. Rendere pubblici i dati della PA in formato aperto: Una strategia coerente di open data deve garantire: l’uso pubblico dei database di interesse nazionale con una particolare attenzione ai dati territoriali; una sanatoria che consideri tutti i dati che le PA hanno sino ad ora pubblicato come “open bydefault” e quindi soggette a licenze aperte

Il 21 dicembre in Piemonte approvata legge Open Data e un ipotesi interessante di uno strumento in via di sviluppo in altre regioni e nel Biellese


redazione 21/01/2012
Tra le politiche Europee più interessanti c’è quella dell’ Open data .
Partita nel 2003 e in questi ultimi tempi revisionata e migliorata .
Si tratta di Scoperchiare la miniera d’oro informativa finora chiusa nei database delle amministrazioni pubbliche
.Proprio in questi giorni Il Commissario europeo per l’Agenda Digitale Neelie Kroes ha fatto una proposta in tema di dati pubblici: obbligare Paesi membri a rendere le informazioni in loro possesso accessibili e facilmente riutilizzabili gli enti dei traffico, sull’inquinamento, sui servizi e tutto quanto fino a ieri era gelosamente custodito negli archivi informatici pubblici deve – con adeguate politiche – essere messo a disposizione di cittadini e imprese. I vantaggi che deriveranno dalla condivisione di questo patrimonio sono molteplici: nuovi servizi per la popolazione, occasioni di business per i privati ma anche maggiore trasparenza delle istituzioni.
Rispetto al testo attuale, la nuova versione conterrà indicazioni esplicite anche sui formati in cui devono essere rese disponibili e sui costi per l’utente. Questa revisione comunque non riguarda le informazioni sui privati cittadini: quelle sensibili sulla salute o i dati anagrafici rimarranno anzi molto ben custoditi.
L’Europa e L’opendata
In Italia ci sono due Regioni che stanno sperimentando questo progetto Il Piemonte e L’Emilia Romagna.
Nel maggio 2010 è stato lanciato il primo esempio di piattaforma Open Data: dati.piemonte.it. Il progetto, nato della volontà della Regione e sviluppato con il contributo di CSI Piemonte, di CSP, del Centro NEXA su Internet&Società del Politecnico di Torino e del Consorzio TOP-IX,
Il sito web è stato sviluppato come una piattaforma aperta. Pubblicato in versione beta, cresce e migliora grazie all’interazione con gli utenti. I dati disponibili sono in formati standard che permettono di utilizzarli in modo semplice e automatico. Gli utenti possono fare richieste specifiche, dire la loro e partecipare allo sviluppo. Nel giro di pochi mesi il sito si è popolato di 45 dataset, scaricati più di 2.300 volte.
Adesso siamo appena all’inizio ma con l’aiuto degli sviluppatori e della gente la cosa va avanti.
Nei prossimi mesi saranno rilasciati nuovi dati come quelli geografici, ambientali, relativi alle imprese; saranno promossi concorsi per le applicazioni più utili e sarà lanciata una nuova versione della piattaforma. In sintesi uno strumento di lavoro, online per tutti.
La Regione Piemonte ha approvato in questi giorni la nuova legge metto un articolo del 20 di dicembre http://saperi.forumpa.it/story/64571/il-piemonte-approva-la-legge-sugli-open-dataNelle sue varie applicazioni che secondo gli autori del progetto Europero e i pareri degli economisti Europei potrebbero dare dei vantaggi non indifferenti . Ipotizzando un utilizzo di questa tecnologia, e visti i primi risultati in Europa ,per zone come il Biellese che sta passando un lungo periodo di recessione nel campo lavorativo, può essere una nuova prospettiva per dare nuovi strumenti per lo sviluppo e la ricerca dele lavoro . Ad esempio un rapporto più veloce tra richiesta di lavoro e offerta .www.dati Regione
video divulgativo sull’Open data Regione Piemonte

Piemonte approvata legge Open Data

Piemonte approvata legge Open Data.

Una guerra segreta.

Articolo preso dal punto
Il Punto”, rubrica a cura di Monia Benini.
In questa puntata…

Una guerra segreta.
Nessuno ne parla, ma anche l’Italia è stato teatro di una massiccia guerra diplomatica combattuta dagli USA contro le produzioni agricole italiane, al fine di imporre gli OGM. La mobilitazione dei vertici USA per “uccidere i draghi” italiani (no, non quel Draghi!) ostili alle loro multinazionali.

le multinazionali dell’ogmdal blog il punto

Pressioni dei paesi creditori dell”Italia(Germania e Francia) sulla manovra economica del governo Sviluppi battaglia contro le privatizzazioni

nullParti tratte da Fatto Quotidiano, Repubblica e Corriere della sera.
Redazione
Nell’ultima puntata di Servizio Pubblico Ferrero(Rifondazione Comunista) ha cercato di riassumere i rapporti economici tra Italia Germania e Francia i due paesi maggiormente creditori.
Questi tre paesi hanno entrambi poche materie prime, perciò manufatturieri ed esportatori ma cmq legati economicamente e sopratutto commercialmente è chiaro l’interese economico della Germania e della Francia sulle privatizazioni dei servizi e degli Enti Italiani di grosso livello tipo L’Eni, o di far entrare delle loro società private e multinazionali come nel caso della gestione dell’acqua, in questo caso poterbbero gestirli a loro piacimento con dei evidenti vantaggi con un probabile aumento delle tariffe sulle bollette dell’acqua e di altri beni di prima necessità.
Oltre a questo stanno spingendo il governo Italiano a modificare l’art 18 con l’art 8 ,che è un arma a favore di chi la usasse di poter ridurre ulteriormente gli stipendi dei lavoratori a qualsiasi livello nelle aziende residenti in Italia.
Questo facilitterebbe ad avere manodopera a basso costo portando l’Italia a un regime economico recessivo.
Negli ultimi giorni c’è stato un colpo di coda dei sindacati non si sa per interesse loro e della sussistenza, o per una pressione generale, la questione non è ancora stata chiarita.
Negli ultimi due mesi La Merkel Sarkosy si sono incontrati più volte, nel tentativo di elaborare strategie economiche a vantaggio dei loro paesi e non come fanno credere per un patto politico Europeo.
Per quanto riguarda la battaglia del dopo referendum appare chiara l’intenzione del governo Italiano con l’ulteriore spinta di quello Francese di ribaltare il referendum fino ad ora riuscendoci visto le privatazzione che ci son state a Torino Bologna e in tanti altri centri Italiani.
Metto la cronistoria di cosa è capitato negli ultimi mesi.
Dopo il referendum abrogativo di giugno a favore della pubblicizzazione dell’acqua due mesi dopo nel decreto varato il l3 agosto, nell’articolo 4 della manovra, è stata approvata quella che i comitati chiamano una “fotocopia del decreto la liberalizzazione dei servizi publici locali.Capo dello Stato del risultato del referendum – e quindi dall’abrogazione della norma (l’art.23bis del decreto Ronchi) che obbligava
a mettere a gara la gestione dei servizi pubblici locali. ”. Una norma che ricalcherebbe
“fedelmente” l’art.23bis, reinserendo la liberalizzazione dei servizi pubblici locali abrogata.
dal primo quesito del referendum.
Nella legge di stabilità stabilisce i tempi di privatizzazione.
Secondo punto nella legge di stabilità si rinforza il concetto, stabilendo che i sindaci che non
metteranno a gara i servizi pubblici locali entro il 31 marzo 2012 potranno essere commissariati
o destituiti.
Riassunto di cosa è capitato in questi mesi.
Il post-referendum è stato un proliferare di provvedimenti “lontani” da quanto espresso dagli
italiani.
Prima punto di tutto la manovra estiva, a nemmeno un mese dalla ratifica del Capo dello Stato del
risultato del referendum – e quindi dall’abrogazione della norma (l’art.23bis del decreto Ronchi)
che obbligava a mettere a gara la gestione dei servizi pubblici locali. Il l3 agosto,
nell’articolo 4 della manovra, è stata approvata quella che i comitati chiamano una “fotocopia
del decreto la liberalizzazione dei servizi publici locali.Capo dello Stato del risultato del
referendum – e quindi dall’abrogazione della norma (l’art.23bis del decreto Ronchi) che obbligava
a mettere a gara la gestione dei servizi pubblici locali. ”. Una norma che ricalcherebbe
“fedelmente” l’art.23bis, reinserendo la liberalizzazione dei servizi pubblici locali abrogata.
dal primo quesito del referendum.
Secondo punto nella di stabilità si rinforza il concetto, stabilendo che i sindaci che non
metteranno a gara i servizi pubblici locali entro il 31 marzo 2012 potranno essere commissariati
o destituiti.
Terzo punto Il governo dice che ha istituito l’authority per l’acqua. Al momento però si tratta
di mera enunciazione: mancano ancora tre decreti attuativi. All’agenzia, l’esecutivo dà il
compito di scrivere una nuova norma tariffaria. Nel frattempo, i gestori e le Autorità d’ambito
continuano a mantenere la tariffe come prima, dichiarandosi in attesa della nuova normative.
Metto il link a riguardo dell’aumento delle tariffe negli ultimi due anni
http://www.corriere.it/economia/11_nove … b4d4.shtmlIl Sì all’acqua pubblica uscito dalle urne lo scorso giugno rischia di vedere i suoi effetti
allontanarsi nel tempo, imprigionando la volontà popolare nelle pastoie giuridiche della
giustizia amministrativa.
La mossa avviata da Acea – primo operatore idrico, società quotata in Borsa che ha chiesto ad un
giurista esperto.
quali armi tecniche utilizzare per contrastare la volontà dei cittadini italiani.
Un dossier articolato, inviato a Renato Conti, manager della multinazionale romana, a capo
suffragato da firma dell’avvocato Giulio Napolitano figlio del Presidente della Repubblica..
Il documento e assilutamete legittimo – sta nella data, il 24 giugno 2011. L’interpretazione
giuridica contenuta anticipa le tesi sostenute poi in tutta Italia dalle Autorità d’Ambito.
I Comitati referendari forti non solo del risultato di giugno ma anche di aver roccolto
1.400.000, solleveranno a giorni la questione del conflitto di attribuzione tra poteri dello
Stato presso la Corte Costituzionale.che cmq è un filtro di grande importanza che se si pronuncia
essendo una volonta popolare è probabile annullulamento dei primi due punti..
Dalla Marco Bersani ha dichiarato che come secondo atto di protesta Ato per Ato, una diffida
dicendo: state applicando tariffe illegittime, vi invitiamo a ricalcolarle.
La risposta siamo in attesa della nuova agenzia.
Dopo la manifestazione del 26 a Roma poi abbiamo deciso di lanciare con la manifestazione di oggi
la campagna di obbedienza civile.
I movimenti dell’acqua hanno fatto ricalcolo che se ne deduce Il 7% sugli investimenti
effettuati, appunto, al netto degli ammortamenti. In realtà, nella maggioranza dei casi il
“profitto del gestore” incide sulle bollette con un’aliquota superiore, tra il 10% e il 20%.
Anche del Biellese si era paventata una privatazzione del 51% rimanente dell Cordar , l’aumento
delle spese in generale a causa della nuova manovra situazione e il rischio della
privatizzazione sovrariccherebbe di tasse i ceti medi e i piccoli imprenditori le parti portanti
dell’economia attuale col rischio di una pesante recessione con la conseguente mancanza di
lavoro la situazione si può rinere preoccupante .
la campagna di obbedienza civile lanciata in tutta Italia dal comitato referendario Nazionale per ora non ha
avuto risposta nel Biellese basata su un controllo delle tariffe Comune per comune da mandare al
Comitato Nazionale.

Intanto segnalo questa iniziativa Verso la costruzione della rete europea per l’acqua bene
comune” che sarà fatta Napoli, 10-11 Dicembre 2011 uno dei pochi comuni che ha pubblicizzato
l’acqua.

http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_content&view=article&id=1227:na
poli-10-e-11-dicembre-2011-comunicato-stampa&catid=137