Archivio mensile:dicembre 2012

Anti Messaggio di fine Anno, da Paolo Becchi a Rete unificata .


da byoblu Claudio Messora
Buona sera e Buon Anno a Voi tutti, italiane e italiani di ogni generazione. È con profonda commozione che mi rivolgo a Voi, cari sudditi … pardon, cari concittadini, in questi tempi così difficili, ma anche così pieni di speranza e di fiducia per il futuro che ci attende. Questo è stato un anno difficile per la nostra amata Costituzione, la nostra amatissima Carta nella quale sono enunciati i valori e i principi fondamentali cui si ispirarono quanti, sacrificando se stessi e la propria vita, hanno consegnato alle generazioni successive una Repubblica nuova e libera. Spetta a ciascuno di noi, in nome di quegli stessi principi, continuare ad amarla e consolidarla, perché, ricordatevi, chi lascia la strada vecchia per la nuova…

Ma cosa sto dicendo?!… Qui bisogna cambiare tutto, anche questi proverbi…scusate, ora ricomincio tutto da capo.

Poveri italiani: I proverbi dei vecchi fanno morire i giovani di fame. Non abbiamo più una Costituzione, dopo che per tutto questo anno è stata stuprata da coloro che erano incaricati di difenderla e di garantirne il rispetto. Essa è stata trasformata nel canovaccio di un indegno spettacolo.
L’anno finisce come era iniziato il precedente: con la liquidazione di ogni forma di governo rappresentativo e con l’eliminazione di ogni garanzia di democrazia a favore dei cittadini e degli elettori. Che sia in carica o dimissionario, il Governo Monti è uno spettro che si aggira dentro la nostra Costituzione. E’ un fantasma, il fantasma di una Terza Repubblica che sta nascendo a forza di interpretazioni faziose del testo costituzionale, di ossequio formale alla legalità e di violazione di ogni principio democratico di legittimità.

Come tutto ciò è cominciato lo sapete: una telefonata. A volte una telefonata allunga la vita – si diceva – una telefonata del Presidente della Repubblica tedesco Christian Wulff a Re Giorgi: “Lieber Giorgio, wie geht’s Frau Clio?” Senti, guarda, abbiamo un problema…bisognerebbe rovesciare il governo di Berlusconi. Già, proprio così. Lo capisci anche tu, ormai la situazione è diventata insostenibile, e non si tratta di Ruby… “Eine schöne Frau, übrigens”. Che ne dici di Monti? Sì, Mario Monti, lui…l’uomo che rappresenta l’Europa nel Bilderberg, consulente internazionale per molti anni di Goldman Sachs. Re Giorgio ascolta, annuisce… Lo spread che sale, sale sempre più, e noi, e noi ancora più giù. Berlusconi si dimette. Si sciolgono le Camere. Si va alle elezioni? E per quale motivo? C’è la “responsabilità” nazionale che ora, stimolati da Re Giorgio, Centro e Sinistra invocano. Monti sale al governo e lo spread scende. Strana storia, una storia sbagliata: una storia da basso impero, una storia da una botta e via, come cantava De André.

Bisogna salvare l’Italia: o meglio l’Europa, o meglio l’Euro, vale a dire gli interessi finanziari di un potere transnazionale, occulto, invisibile, di banchieri e finanzieri. Piccolo inconveniente: per fare tutto ciò, occorre “ritoccare” la Costituzione. Ma che problema c’è? In una sola seduta, nel silenzio pressoché assoluto da parte dei giornali e dei media, il Parlamento ha modificato quattro articoli. Presa in un colpo solo la quaterna: 81, 97, 117 e 119 sulla ruota della Costituzione, introducendo il principio del pareggio di bilancio. Poi si ratifica, senza nessuna obiezione, il fiscal compact. E si va avanti così a colpi di maggioranze bulgare e decreti-legge.

Certo, c’è però in giro un po’ di malcontento. E a Re Giorgio non piace che i suoi sudditi vengano resi inquieti da “facili populismi”. Meno male, dichiara, che sono stati “messi a tacere”. Sono degli irresponsabili. Cosa vogliono? Chi sono? Sono, caro Presidente, le forze di un popolo, quello italiano, che non ne può più, e che si sono organizzate, per la prima volta nella storia di questo Paese, in un MoVimento che, nonostante i continui tentativi di bloccarlo e di infamarlo, è arrivato ad essere la prima forza politica in Sicilia. Doveva accadere che un vero MoVimento di opposizione al potere, al sistema di Bruxelles, alla speculazione parassitaria, alla moneta unica, minacciasse finalmente la pax politica imposta a colpi di spread.
Poco male, per Re Giorgio. Lui, per un po’, non se ne preoccupa, ma continua a telefonare…ma quanto telefona Napolitano? La magistratura lo intercetta, nell’ambito di indagini sulla trattativa Stato-mafia. Telefonate irrilevanti, forse. Fatto sta, che bisogna distruggerle. Lo dice la Corte Costituzionale: l’immunità del Capo dello Stato non si discute. Bisogna distruggere tutto e subito, senza neppure aspettare, come vuole la legge penale, un’apposita udienza davanti al giudice.

Il messaggio indiretto a Berlusconi è chiaro: se c’è voluta persino la Corte per salvare Re Giorgio dalla giustizia forcaiola, cosa potrà mai fare un Berlusconi abbandonato da tutti? Soli si muore. E così assistiamo, anche se siamo solo a Natale, alla prima resurrezione politica della storia nazionale. Ma come: “Ancora lui, ma non dovevamo rivederlo più? E ci scappa da ridere”, su quello che succede dopo. Ritira informalmente la fiducia al Governo e spara a zero su Monti, poi cambia idea e sperando nell’amorevole compassione di Re Giorgio candida Monti alla guida dei moderati. Il pensiero è stupendo: e tu, e noi, e lui fra noi. Ma Re Giorgio, il triangolo no, non l’aveva considerato, e anzi si è proprio rotto di tutto questo teatro, e impone le elezioni, anticipate quel tanto che basta per essere ancora lui a gestire la formazione del nuovo Governo. Amen, con tanto di sacra benedizione della Conferenza Episcopale Italiana e del Vaticano, ultimi sponsor ufficiali della ditta “Rigor Mortis & Co”. Si ristabilisce finalmente quell’alleanza tra Trono e Altare che era venuta meno con la fine della res publica christiana.

Siamo alla fine dell’anno. “Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’”, mi scrive Domenico Corradini, illustre avvocato nonché filosofo del diritto italiano e decano della disciplina, facendomi un sacco di domande imbarazzanti, del tipo:

1.Per quanti anni Napolitano ha promulgato senza quasi batter ciglio e senza rinviarle alle Camere le leggi ad personam di Berlusconi? Si è così dimostrato un partigiano della Costituzione?
2.Perché Napolitano non ci ha mandato alle elezioni dopo che Berlusconi è uscito da palazzo Chigi e ha preferito formare un suo governo tecnico sotto sua tutela e a dispetto della sovranità popolare che al popolo appartiene? Si è così dimostrato un partigiano della Costituzione?
3.Perché il governo Monti-Napolitano con la Severino al ministero della Giustizia non ha provveduto ad abrogare le leggi ad personam di Berlusconi? Si è così dimostrato un partigiano della Costituzione?
4.Perché Napolitano ha detto che Monti era incandidabile, ed ora a malincuore è anche disposto a mandare giù il rospo di una sua eventuale candidatura? Si è così dimostrato un partigiano della Costituzione?

Caro amico mio, cosa posso risponderti? Per un anno intero tutti i giornali ci hanno detto che l’Italia era sul baratro, e che solo Monti l’ha salvata. Ci voleva un quotidiano a larga diffusione inglese per rivelarci che «l’Italia ha solo un grave problema economico. Ha la valuta sbagliata». Ci voleva uno studio della Bank of America per scoprire che l’Italia avrebbe da guadagnare più di tutti gli altri membri dell’UE da un’uscita dall’eurozona e dal ripristino di un controllo sovrano sulle leve di politica economica. Ci voleva sempre quel giornale inglese per dire che «Monti può anche essere uno dei migliori gentlemen europei ma è anche il sommo sacerdote del Progetto UE e un personaggio chiave dell’adesione dell’Italia all’euro. Prima se ne va, prima l’Italia può fermare lo scivolamento nella depressione cronica».

Caro amico, siamo alla fine dell’anno. Forse c’è tempo anche per qualche vecchio ricordo. Ricordo una seduta parlamentare di tanti anni fa. Era la fine dell’anno 1978, a dicembre, ed io studiavo allora in Via Balbi 4. Esisteva ancora l’Università italiana: oggi dopo gli ultimi tagli di Rigor Mortis è morta anche quella. Governo Andreotti. Quel giorno si discute dell’adesione dell’Italia al Sistema monetario europeo. Scelta fondamentale, ma anche molto discussa e travagliata. Di quella seduta ricordo in particolare un intervento, molto incisivo, dedicato alle condizioni in cui tale sistema sarebbe potuto nascere. Ve ne leggo qualche stralcio:

Consideriamo non seria la tendenza a liquidare come problema tecnico irrilevante quello di un’attenta verifica dei contenuti della risoluzione di Bruxelles del 5 dicembre per valutarne la rispondenza alle concrete esigenze poste da parte italiana. Quello delle garanzie da conseguire affinché il nuovo sistema monetario possa avere successo, favorire un sostanziale riequilibrio all’interno della Comunità europea e non sortire un effetto contrario, contribuire ad una maggiore stabilità monetaria e ad un maggiore sviluppo su scala mondiale, è un rilevante problema politico. Ma l’ulteriore alterazione nell’ultimo vertice di Bruxelles, nella formula relativa a questo aspetto essenziale dell’accordo di cambio, è stata solo la conferma di una sostanziale resistenza dei paesi a moneta più forte, della Repubblica Federale di Germania, e in modo particolare della banca centrale tedesca, ad assumere impegni effettivi e a sostenere oneri adeguati per un maggiore equilibrio tra gli andamenti delle monete e delle economie dei paesi della Comunità. E’ così venuto alla luce un equivoco di fondo, se cioè il nuovo sistema monetario debba contribuire a garantire un più intenso sviluppo dei paesi più deboli della Comunità, delle economie europee e dell’economia mondiale, o debba servire soltanto a garantire il paese a moneta più forte, la Germania appunto, spingendo un paese come l’Italia alla deflazione.

Sono parole incisive e forti e coraggiose che denunciavano i pericoli dell’entrata dell’Italia nel sistema monetario comune e gli interessi tedeschi che spingevano all’introduzione di quel sistema. Piccolo dettaglio: sapete chi fu a pronunziare quelle parole? Un membro autorevole del Partito Comunista di allora: Giorgio Napolitano. Come si cambia, per non morire. Eppure Napolitano, in quell’occasione, aveva visto giusto. Eppure il Partito Comunista fu in quell’occasione l’unico partito italiano a votare contro l’ingresso dell’Italia nello SME. Aveva ragione, tanto che, come noto, fummo costretti in seguito ad uscire dallo SME e non fu una catastrofe. Oggi, però, il PCI non c’è più e il compagno Napolitano è diventato Re Giorgio. E il Re ha cambiato decisamente opinione. Ora, per lui, dobbiamo restare nell’Euro fino a morirne.

Cari italiane e italiani, comunque sia, l’anno che sta arrivando, tra un anno passerà. Quello che non passerà è il Governo di quel comitato d’affari della speculazione internazionale che ormai ci è stato imposto dall’Europa della finanza per i prossimi cinque anni. Da un punto di vista sostanziale, infatti, le elezioni, come del resto Re Giorgio ha dichiarato, non cambieranno nulla. Per la prima volta, però, dopo tanti anni avremo nel Parlamento una nuova forza politica antisistema, contro tutto e contro tutti: il MoVimento 5 Stelle. La nuova resistenza è appena cominciata. Siamo in guerra, ed è meglio una fine spaventosa, che uno spavento senza fine.

discorso di fine anno di Beppe Grillo

Revealed: How the FBI Coordinated the Crackdown on Occupy


ida information clearing house actuality
New documents prove what was once dismissed as paranoid fantasy: totally integrated corporate-state repression of dissent

By Naomi Wolf

December 30, 2012 “The Guardian” — It was more sophisticated than we had imagined: new documents show that the violent crackdown on Occupy last fall – so mystifying at the time – was not just coordinated at the level of the FBI, the Department of Homeland Security, and local police. The crackdown, which involved, as you may recall, violent arrests, group disruption, canister missiles to the skulls of protesters, people held in handcuffs so tight they were injured, people held in bondage till they were forced to wet or soil themselves –was coordinated with the big banks themselves.

The Partnership for Civil Justice Fund, in a groundbreaking scoop that should once more shame major US media outlets (why are nonprofits now some of the only entities in America left breaking major civil liberties news?), filed this request. The document – reproduced here in an easily searchable format – shows a terrifying network of coordinated DHS, FBI, police, regional fusion center, and private-sector activity so completely merged into one another that the monstrous whole is, in fact, one entity: in some cases, bearing a single name, the Domestic Security Alliance Council. And it reveals this merged entity to have one centrally planned, locally executed mission. The documents, in short, show the cops and DHS working for and with banks to target, arrest, and politically disable peaceful American citizens.

The documents, released after long delay in the week between Christmas and New Year, show a nationwide meta-plot unfolding in city after city in an Orwellian world: six American universities are sites where campus police funneled information about students involved with OWS to the FBI, with the administrations’ knowledge (p51); banks sat down with FBI officials to pool information about OWS protesters harvested by private security; plans to crush Occupy events, planned for a month down the road, were made by the FBI – and offered to the representatives of the same organizations that the protests would target; and even threats of the assassination of OWS leaders by sniper fire – by whom? Where? – now remain redacted and undisclosed to those American citizens in danger, contrary to standard FBI practice to inform the person concerned when there is a threat against a political leader (p61).

As Mara Verheyden-Hilliard, executive director of the PCJF, put it, the documents show that from the start, the FBI – though it acknowledges Occupy movement as being, in fact, a peaceful organization – nonetheless designated OWS repeatedly as a “terrorist threat”:

“FBI documents just obtained by the Partnership for Civil Justice Fund (PCJF) … reveal that from its inception, the FBI treated the Occupy movement as a potential criminal and terrorist threat … The PCJF has obtained heavily redacted documents showing that FBI offices and agents around the country were in high gear conducting surveillance against the movement even as early as August 2011, a month prior to the establishment of the OWS encampment in Zuccotti Park and other Occupy actions around the country.”

Verheyden-Hilliard points out the close partnering of banks, the New York Stock Exchange and at least one local Federal Reserve with the FBI and DHS, and calls it “police-statism”:

“This production [of documents], which we believe is just the tip of the iceberg, is a window into the nationwide scope of the FBI’s surveillance, monitoring, and reporting on peaceful protestors organizing with the Occupy movement … These documents also show these federal agencies functioning as a de facto intelligence arm of Wall Street and Corporate America.”

The documents show stunning range: in Denver, Colorado, that branch of the FBI and a “Bank Fraud Working Group” met in November 2011 – during the Occupy protests – to surveil the group. The Federal Reserve of Richmond, Virginia had its own private security surveilling Occupy Tampa and Tampa Veterans for Peace and passing privately-collected information on activists back to the Richmond FBI, which, in turn, categorized OWS activities under its “domestic terrorism” unit. The Anchorage, Alaska “terrorism task force” was watching Occupy Anchorage. The Jackson, Michigan “joint terrorism task force” was issuing a “counterterrorism preparedness alert” about the ill-organized grandmas and college sophomores in Occupy there. Also in Jackson, Michigan, the FBI and the “Bank Security Group” – multiple private banks – met to discuss the reaction to “National Bad Bank Sit-in Day” (the response was violent, as you may recall). The Virginia FBI sent that state’s Occupy members’ details to the Virginia terrorism fusion center. The Memphis FBI tracked OWS under its “joint terrorism task force” aegis, too. And so on, for over 100 pages.

Jason Leopold, at Truthout.org, who has sought similar documents for more than a year, reported that the FBI falsely asserted in response to his own FOIA requests that no documents related to its infiltration of Occupy Wall Street existed at all. But the release may be strategic: if you are an Occupy activist and see how your information is being sent to terrorism task forces and fusion centers, not to mention the “longterm plans” of some redacted group to shoot you, this document is quite the deterrent.

There is a new twist: the merger of the private sector, DHS and the FBI means that any of us can become WikiLeaks, a point that Julian Assange was trying to make in explaining the argument behind his recent book. The fusion of the tracking of money and the suppression of dissent means that a huge area of vulnerability in civil society – people’s income streams and financial records – is now firmly in the hands of the banks, which are, in turn, now in the business of tracking your dissent.

Remember that only 10% of the money donated to WikiLeaks can be processed – because of financial sector and DHS-sponsored targeting of PayPal data. With this merger, that crushing of one’s personal or business financial freedom can happen to any of us. How messy, criminalizing and prosecuting dissent. How simple, by contrast, just to label an entity a “terrorist organization” and choke off, disrupt or indict its sources of financing.

Why the huge push for counterterrorism “fusion centers”, the DHS militarizing of police departments, and so on? It was never really about “the terrorists”. It was not even about civil unrest. It was always about this moment, when vast crimes might be uncovered by citizens – it was always, that is to say, meant to be about you

Le ultime parole fumose (Marco Travaglio)


L’espresso del 3/12/2012 di Marco Travaglio attualità
“Manca tanto per finire il Monti
primo, non penso proprio al bis”
(Monti 8 settembre). “Immagino i
prossimi anni fatti d’incontri, studi, viaggi…”(Riccardi
21 marzo). Si scopre che il Gran
Bugiardo di Arcore ha fatto scuola

Sul finire del 2012 è forse il caso di appuntarsi alcuni detti celebri dell’anno appena trascorso. Chissà che non tornino utili nel prossimo, così, per farsi quattro risate. E magari scoprire che il Gran Bu- giardo di Arcore ha fatto scuola. Mario CinCinnato. «Visto che il mio incarico alla guida del governo è assolu- tamente temporaneo, farò in tempo, se avrò vita e salute, a completare il qua- driennio per cui ero stato nominato alla guida di questa università» (Mario Mon- ti, inaugurazione dell’anno accademico della Bocconi, 25 febbraio). Lo spettatore. «Se la situazione lo richiederà ancora, immagino che i partiti saranno anche disposti a mettere a frutto l’acquisita capacità di dialogo per pensare a grandi coalizioni. Sarà bello guardare tutto questo dal di fuori» (Mario Monti intervistato da “La Stampa”, 3 aprile). seMpre esCLuso. «Ho sempre escluso ed escludo anche oggi di considerare un’esperienza di governo che vada oltre la scadenza naturale del governo che ho l’onore di presiedere. Dopo le elezioni, resterò membro del Parlamento come senatore a vita» (Mario Monti, 10 luglio). Mai e poi Mai. «D.: Nel caso che dopo le prossime elezioni, Parlamento e partiti le chiedessero di rimanere o comunque di continuare ad avere responsabilità di governo, pensa che potrebbe rivedere la sua decisione di un ritorno alla vita pri- vata?». R.: «Mi rifiuto di pensare che un grande paese democratico come l’Italia non sia in grado, attraverso libere elezioni, di scegliere una maggioranza di gover- no efficace e, indirettamente, un leader adeguato a guidarla. Quindi la sua do- manda credo e spero non sarà rilevante» (Mario Monti intervistato dal settimana- le “Tempi», 19 agosto). irriCevibiLe. «Quelli per un Monti- bis sono appelli simpatici, ma non ricevi- bili. Sicuramente non mi pongo e credo che nessun altro seriamente si ponga questa eventualità. Per me le vacanze arriveranno abbastanza presto» (Mario Monti, 7 settembre). iniMMaginabiLe. «Manca ancora tanto per finire il Monti primo, non penso proprio al bis. Il mio orizzonte finisce ad aprile 2013, non c’è alcun dubbio» (Ma- rio Monti, 8 settembre). iMpensabiLe. «È impensabile che in un grande Paese democratico come l’Ita- lia non si possa eleggere un leader in grado di guidare il governo. L’esperienza del governo tecnico è sicuramente episo- dica, transeunte e limitata nel tempo» (Mario Monti, 9 settembre). inCandidabiLe. «Non correrò alle elezioni, del resto non ne avrei bisogno visto che il capo dello Stato mi ha nominato senatore a vita» (Mario Monti, 25 settembre). iL LasCito. «Lasceremo il governo ad altri nei prossimi mesi e spero di lasciare un Paese meno rassegnato e più rassere- nato» (Mario Monti, 1° ottobre). poChi e bipartisan. «Mi auguro che le eventuali candidature di miei ministri alle prossime elezioni siano limitate nel numero e distribuite politicamente» (Mario Monti, 5 novembre). non oggi. «Nessuno mi domanda impegni oggi, e oggi non ne do» (Mario Monti, 17 novembre). non può. «Monti è senatore a vita: non si può candidare al Parlamento o parte- cipare alla campagna elettorale, perché è già parlamentare e questo non è un par- ticolare da poco, anche se qualche vota lo si dimentica» (Giorgio Napolitano, 21 novembre). Ministro granturisMo. «Non di- venterò mai un politico di professione. Più volte in questi anni ho rifiutato ruoli e candidature. Quando finirò di fare il ministro con Monti, vorrei spendermi per il rapporto tra il Nord e il Sud del mondo e per promuovere il dialogo. Perciò immagino i prossimi anni fatti d’incontri, studi, viaggi ed esperienze tra l’Europa, il Mediterra- neo e l’Africa» (Andrea Riccardi, ministro della Cooperazione, Panorama, 21 marzo). Se lo incontra, ci saluti tanto Veltroni.

Armi e militari italiani per l’emiro del Qatar (le politiche di sviluppo del lavoro per agli armaioli di Monti)


Preso da il Corsaro
Scritto da Antonio Mazzeo on 31 Dicembre 2012. postato su Altrove
L’ultimo incontro al vertice tra le autorità politiche e militari d’Italia e Qatar, uno dei più ricchi e armati emirati arabi, si è tenuto a Doha a fine novembre. Dal sovrano Sheikh Hamad Ben Khalifa al-Thani, al potere in Qatar dal 1995 quando con un golpe spodestò il padre, si sono recati in visita il sottosegretario alla difesa Filippo Milone, il sottocapo di Stato maggiore ammiraglio Cristiano Bettini e il consigliere strategico del ministro della difesa, Andrea Margelletti. Motivo ufficiale della missione l’esercitazione multinazionale “Falcone Feroce 3”, svoltasi nei pressi della capitale e a cui l’Italia ha partecipato con alcuni “osservatori” militari.

“L’esercitazione multinazionale è promossa dal Qatar fin dal 2008 con cadenza biennale”, spiegano in una nota le forze armate italiane. “Sviluppa diverse tematiche addestrative, tra le quali la lotta alle minacce asimmetriche e il contrasto al terrorismo, la gestione di crisi umanitarie ed eventi di rischio chimico, biologico, radiologico e nucleare”. Nel corso della missione in Qatar, sempre secondo lo Stato maggiore della difesa, il sottosegretario Milone ha incontrato un distaccamento di istruttori del GIS, il Gruppo Intervento Speciale dei Carabinieri, “presenti in Qatar per fornire addestramento specialistico al Reparto incaricato della sicurezza dell’emiro del Paese”.

La presenza di ufficiali italiani a fianco della guardia d’élite diSheikh Hamad Ben Khalifa al-Thani è solo una delle attività regolate dall’accordo di cooperazione militare Italia-Qatar, sottoscritto dal governo Berlusconi durante il conflitto contro la Libia di Gheddafi e ratificato dal parlamento con voto bipartisan il 29 settembre 2011. Oltre alla partecipazione congiunta ad esercitazioni e ad “operazioni umanitarie e dipeacekeeping”, i due paesi possono collaborare nell’“organizzazione” e nell’“equipaggiamento” delle unità militari e, soprattutto, nello “scambio” di know how e materiali bellici, armi e munizioni. L’accordo di cooperazione fornisce un’ampia lista dei sistemi di guerra che possono essereesportati od importati: armi automatiche e di medio e grosso calibro, bombe, mine, missili, siluri, carri armati, aerei, elicotteri, esplosivi e propellenti per uso militare, sistemi fotografici ed elettronici, satelliti, sistemi di comunicazione ed attrezzature digitali, ecc.. Per la copertura finanziaria degli oneri previsti dall’attuazione dell’accordo, il parlamento italiano ha autorizzato una spesa annuale di 12.245 euro “mediante corrispondente riduzione del Fondo speciale iscritto nel bilancio di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze”.

Il Qatar è uno dei Paesi arabi più corteggiati dalle industrie e dalle banche italiane, i fondi sovrani dell’emirato hanno fatto incetta delle più prestigiose società immobiliari, di moda e turismo del made in Italy e adesso puntano ad entrare in Finmeccanica, la holding nazionale a capo delle aziende produttrici di armi. Tutto ciò mentre lo Stato arabo è all’indice delle maggiori organizzazioni non governative internazionali per le sempre più frequenti repressioni delle opposizioni, le violazioni dei diritti umani, l’applicazione della pena di morte, le spregiudicate relazioni con l’islamismo radicale. Le forze politiche e i gruppi economici e finanziari italiani non sembrano nutrire alcuna preoccupazione neanche per l’attivismo diplomatico e militare di Sheikh Hamad Ben Khalifa al-Thani nel conflittuale mondo arabo, spesso con un ruolo tutt’altro che subalterno agli interessi occidentali. In ottimi rapporti con la Fratellanza musulmana in nord Africa, il Qatar figura tra i maggiori donatori per la ricostruzione del Libano a fianco degli effimeri governi di “unità nazionale” che si alternano alla guida del martoriato paese. L’emiro sta pure giocando un ruolo guida nella “riconciliazione” tra le varie fazioni somale, sostenendo la leadership del controverso primo ministro Abdiweli Mohammad Ali.

L’emirato è stato inoltre uno dei primi paesi al mondo ad invocare l’invio di una forza multinazionale in Siria a sostegno dei “ribelli in lotta contro Bashar al-Assad. Da più di un anno il regime di Damasco accusa il Qatar di armare e finanziare gli oppositori e “manipolare l’informazione” attraverso il canale televisivo di Al-Jazeera (di proprietà qatarina), “bloccando così ogni soluzione alla crisi interna”. Il coinvolgimento diretto dell’emiro nelle operazioni di guerra in Siria è stato documentato pure da diversi organi di stampa israeliani. Citando fonti interne al Mossad, è stato provato ad esempio come alla vigilia della sanguinosa battaglia scoppiata ad Homs nel febbraio 2012, ufficiali del Qatar abbiano consegnato “munizioni e armi tattiche” ai ribelli in “quattro centri operativi” istituti alla periferia della città per “preparare un incursione coperta dei militare turchi in Siria”.

Nel 2011 qualcosa del genere era avvenuto in Libia prima che la coalizione multinazionale a guida NATO avviasse la campagna di bombardamento contro le truppe fedeli a Muammar Gheddafi. Il Qatar, in particolare, aveva fornito una grossa quantità di armi e munizioni ai ribelli libici ed aveva pure infiltrato commandos addestrati e diretti dal Pentagono. Come poi ammesso pubblicamente da Sheikh Hamad Ben Khalifa al-Thani, durante il corso del conflitto “centinaia di militari delle forme armate del Qatar hanno combattuto a fianco degli insorti”. “Abbiamo gestito l’addestramento e le comunicazioni dei ribelli, supervisionando i loro piani e assicurandone il collegamento con le forze NATO”, ha dichiarato il capo di Stato maggiore qatarino Hamad bin Ali al-Atiya (The Guardian, 26 ottobre 2011). Inoltre, sei Mirage 2000 dell’aeronautica militare dell’emirato hanno partecipato direttamente ai bombardamenti alleati, operando dalla base NATO di Souda Bay (Grecia). Conclusa la guerra, il Qatar è subentrato alla guida del “Comitato degli Amici a sostegno della Libia” che si occupa direttamente dell’addestramento delle ricostituite forze armate libiche. Dalla primavera del 2011, un piccolo contingente del Qatar partecipa pure alla forza militare delConsiglio di cooperazione del Golfo intervenuta in Bahrein a sostegno della locale dinastia sunnita invisa alla maggioranza della popolazione di fede sciita.

L’interventismo militare dell’emirato in Africa e Medio oriente consente ovviamente ottimi affari alle industrie d’armi dei paesi partner, Italia in testa. Quest’anno si è conclusa la consegna di 18 elicotteri bimotore di nuova generazione AW139 prodotti da AgustaWestland (gruppo Finmeccanica). Il contratto del valore di 260 milioni di euro era stato firmato dall’aeronautica militare del Qatar nel luglio del 2008 e prevede pure l’addestramento degli equipaggi e la fornitura di parti di ricambio. Con una velocità massima di crociera di 306 km/h e un’autonomia superiore ai 1.060 km, gli elicotteri AW139 vengono utilizzati oggi per molteplici funzioni, dal trasporto truppe e armamenti, al pattugliamento dei confini, alla ricerca e soccorso, alle operazioni delle forze speciali e al mantenimento dell’ordine pubblico sul fronte interno. Altri tre elicotteri AgustaWestland con relativo supporto logistico saranno forniti prossimamente alla Qatar Emiri Air Force per svolgere il servizio di emergenza medica.

Nell’autunno 2011, le autorità militari dell’emirato hanno pure espresso la volontà di entrare a far parte del consorzio internazionale “MEADS” (Medium Extended Air Defense) guidato dalla statunitense Lockheed Martin Corporation e di cui è partner l’italiana MBDA (Finmeccanica), per la realizzazione di un sistema anti-aereo, anti-missili balistici e da crociera e anti-UAV di ultima generazione. Il Qatar vorrebbe dotarsi del “MEADS” in vista dei campionati del mondo di calcio del 2022, ma il sistema potrebbe essere utilizzato pure in funzione anti-Iran.

Il Qatar acquisterà invece in Germania 200 carri armati “Leopard 2” (prodotti dall’industria Krauss-Maffei Wegmann) al prezzo di circa due miliardi di euro. La commessa, a differenza di quanto accade in Italia, è stata duramente criticata dai rappresentanti di differenze forze politiche e da alcuni quotidiani tedeschi che hanno definito l’emirato “uno dei più pericolosi regimi arabi, nonché coinvolto in tutti i disordini nella regione”. Per Washington, invece, il Qatar resta uno degli alleati mediorientali più fedeli da coccolare, militarizzare ed armare. Oltre un miliardo di dollari sono stati spesi negli ultimi anni dal Pentagono per potenziare la base aerea di al-Udeid che ospita 8.000 militari USA impegnati nello scacchiere di guerra afgano ed un centro dell’agenzia d’intelligence CIA dotato di aerei-spia senza pilota. Nella grande base qatarina sorgerà presto una delle tre grandi stazioni radar in X-Band per lo “scudo antimissile” che le forze armate statunitensi intendono attivare nell’area mediorientale (le altre due stazioni radar sono in via d’installazione nel deserto del Negev in Israele e in Turchia).
Un paio di mesi fa la Defense Security Cooperation AgencyUSA ha comunicato al Congresso l’intenzione di vendere al Qatar undici batterie del sistema Patriot di “difesa antiaerea e antimissile” (costo 9,9 miliardi di dollari). La commessa prevede complessivamente 44 lanciatori M902, 248 missili MIM-104E (più due di prova) e 778 PAC-3, undici radar e altrettanti sistemi di gestione d’ingaggio, 30 gruppi di antenne. L’agenzia statunitense alla cooperazione alla difesa ha pure espresso la volontà di trasferire al Qatar il sistema missilistico “Terminal High Altitude Area Defense” (THAAD) per la difesa ad alta quota, prodotto dal colosso Lockheed Martin. In questo caso l’emirato riceverebbe dodici lanciatori con 150 missili, più radar e altri sistemi associati, per un valore complessivo di 6,5 miliardi di dollari.

fonte: http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/2012/12/armi-e-militari-italiani-per-lemiro-del.html

E’ morta Rita Levi Montalcini (un personaggio che ha dato un immagine positiva all’Italia e ha contribuito al progresso dell’umanità)

E' morta Rita Levi Montalcini.

Berlusconi: NON SOLO MONTI, LA COMMISSIONE DI INCHIESTA ANCHE PER NAPOLITANO” – MINACCIA MARONI: “O APPOGGIA IL PDL IN LOMBARDIA, OPPURE PERDE VENETO E PIEMONTE” – IPOTIZZA UN’USCITA DALL’EURO SE LA BCE NON DOVESSE GARANTIRE I DEBITI SOVRANI DEI PAESI DELL’EUROZONA


Da dagospia 31/12/2012 attualità
Repubblica.it
Nella caduta del suo governo, Silvio Berlusconi vede l’ombra di un complotto. Lo ribadisce nel corso di un’intervista a Jean Paul Bellotto su Radio Capital. La commissione di inchiesta sulla nascita dell’esecutivo dei tecnici, guidato da Mario Monti, dovrà accertare anche il ruolo del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ma sul capo dello Stato Berlusconi non ha vuole esprimere opinioni. “Non voglio dare giudizi al riguardo, sarà una commissione di inchiesta eventualmente a far emergere ruoli che ciascuno ha svolto in quell’occasione”, ha detto il leader del Pdl, parlando della proposta di un’indagine parlamentare sulla caduta del suo governo nel 2011.

GLI INTOCCABILI BERSANI MONTI NAPOLITANO BERLUSCONI EDUARDO BARALDI Un lungo intervento quello del Cavaliere nel quale lancia un messaggio alla Lega. Torna a minacciare il Carroccio, ricordando che l’accordo elettorale deve essere globale. “La Lega deve scegliere, da sola va incontro a una sconfitta sicura, la rottura dei rapporti renderebbe impossibile appoggiare Maroni in Lombardia, ma anche tenere in vita le giunte in Veneto e Piemonte e centinaia di amministrazioni locali”, ha detto Berlusconi. Parole che sono una risposta ai tweet di ieri del segretario federale della Lega. Su tweeter Roberto Maroni, aveva rafforzato il suo ‘No’ al Cavaliere ribadendo la volontà del suo partito di correre da solo.

ALFANO E BERLUSCONI VERSIONE VANNA MARCHI jpegNel corso dell’intervista a Radio Capital, Berlusconi ha ipotizzato un’uscita dell’Italia dall’euro se la Bce non dovesse garantire i debiti sovrani dei paesi dell’Eurozona. “Non penso che si debba uscire dall’euro ma penso che la direzione sarebbe di ottenere che la Bce fosse banca centrale a tutti gli effetti garantendo i debiti sovrani di tutti i paesi che hanno euro ed essendo disposta a stampare moneta in caso di necessità”, ha premesso il leader del Pdl a Radio Capital. “Se si mette moneta per l’1% o il 2% si provoca inflazione dell’1 o 2%, ma sono sicuro che non porti un danno all’economia e che anzi una leggera inflazione porti lievito all’economia”.

BERLUSCONI PISTOLA PUNTATA A CASINI L’ex premier è tornato a criticare pesantemente Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini. Prima ha smentito che alle riunioni del Ppe i suoi interventi fossero accolti da risatine, come sostenuto da Casini, ma subito dopo non ha risparmiato parole pesanti nei confronti dei suoi ex alleati. “E’ una menzogna totale a assoluta che si aggiunge alle tante che l’individuo è abituato a formulare”, ha detto a Radio Capital, “è una cosa indegna che lui dica questo. Ho nei confronti dei miei colleghi Ppe un rapporto antico e consolidato e sono considerato al tavolo del Ppe il maggiore esperto in economia, dato il mio passato di imprenditore e la mia esperienza al governo, sono lì dal 1994”.

berlu cappello b “Questo Casini con l’altro suo compare Fini sono veramente le persone peggiori che ho avuto modo di incontrare in politica. Sono veramente una iattura”, ha insistito, “mi è scappato una volta ‘orrendi’ e ho aggiunto subito ‘orrendissimi’. Non riesco a capire come possano attirare dei voti da parte di persone con la testa sulle spalle”.

Il Cavaliere non ha nascosto la sua delusione per il sostegno dato da una parte del Vaticano a Mario Monti, che però, a suo giudizio, è stato tratto in errore “dalle inchieste politicizzate dei magistrati di Milano”. “Non possono dire di essere contento del Vaticano. “Ma io sono sereno sapendo come stanno le cose. Ho fatto molti interventi sui temi etici e i rapporti dello Stato italiano con lo stato Vaticano e ho ricevuto molti apprezzamenti ed elogi per questo alla fine credo contino le cose concrete”.

COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO – DA 30 ANNI, UNA DELLE PIÙ POTENTI LOBBY DEL PAESE GRAZIE ALL’APPOGGIO DI POLITICI DI OGNI PARTE E GIORNALONI E’ FINITA AL GOVERNO


Preso da Dagospia 31/12/2012
Stefano Zurlo per “Il Giornale”

PAGLIA E RICCARDI
VINCENZO PAGLIA ANDREA RICCARDI Pauperismo e marketing. Ter¬zomondismo, ma senza perdere la consuetudine con il potere. L’abilità è la prima virtù nella co¬munità di Sant’Egidio, uno degli snodi strategici nelle ore in cui Monti sta partorendo la sua crea¬tura. E la nascita è assistita dai gu¬ru della comunità, elegante bi¬glietto da visita delle migliori istanze pacifiste della nostra epo¬ca. Sant’Egidio ha meriti indub¬bi, per esempio aver portato la pa¬ce nel Mozambico devastato da una lunghissima guerra civile, ma Sant’Egidio gode anche di buona stampa.

Specialmente quella di sinistra che poi è quella che forma buona parte della co¬scienza nazionale. E Sant’Egidio ha ottime entrature nei palazzi che contano, nelle stanze di chi comanda, nelle sagrestie più ac¬creditate. Così quando nel 1992 la diplomazia parallela della co¬munità fece scoppiare la pace nel paese africano, nessuno si ricor¬dò d¬ell’opera preziosa e infatica¬bile del sottosegretario Gabrielli. I giornali lo oscurarono, come ca¬pita in una eclissi, e tributarono la standing ovation d’ordinanza alla comunità romana.

riccardi a sante egidio
IL CAPO DELLA SANT EGIDIO VINCENZO PAGLIA In principio, un trentina d’an¬ni fa, c’erano due preti. Don Vin¬cenzo Paglia, classe 1945, e don Matteo Zuppi, di dieci anni più giovane. Il primo è stato per molti anni parroco della basilica roma¬na di Santa Maria in Trastevere, l’altro il suo vice. Poi, sia pure a tappe, entrambi hanno fatto car¬riera. Oggi Paglia è vescovo di Ter¬ni, Zuppi è vescovo ausiliare di Roma con raggio d’azione fra i vip del centro storico. Il terzo del gruppo, Andrea Riccardi esce dai fermenti postsessantottini del Virgilio, uno dei licei storici della Capitale. I tre fondano San¬t’Egidio, una comunità che met¬te le proprie energie al servizio dei poveri. È un po’ la loro chiave di violino: il cristianesimo viene a liberare gli ultimi. E i poveri, per loro, sono soprattutto quelli che non ce la fanno, che non arrivano alla fine del mese, che faticano a mettere insieme il pranzo con la cena.

Intendiamoci: non c’è nien¬te di più cristiano, ma l’enfasi è tutta in quella direzione perché Nostro Signore è venuto a salvare tutti, chi sta bene e chi se la passa male. Insomma, la realtà viene letta con il cannocchiale della tra¬dizione cattolica democratica. Un menù perfetto per la sinistra, anche se la comunità sa essere trasversale. Lo si capisce bene quando Paglia diventa, il 2 aprile 2000, vescovo di Terni: la consa¬crazione avviene davanti a mi¬gliaia di persone nella basilica d San Giovanni in Laterano. Paglia fa il giro del tempio, manco fosse il Papa, per raccogliere l’applau¬so scrosciante dei fedeli fra i quali ci sono politici di tutto l’arco costi¬tuzionale.

bersani e monti
Paglia, e con lui i suoi amici e col¬laboratori, è fatto così: sembra intimo della destra, del centro e della sinistra e infatti, come una lobby superaddestra¬ta, Sant’Egidio batte cassa con tut¬ti i governi. Ma il cuore sta a sini¬stra, nella cornice di quel paupe¬rismo che privilegia chi si dibatte in fondo alla scala sociale. Dove il povero non è il povero di spirito ma quello cui manca tutto. A San¬t’Egidio invece non manca nulla: finanziamenti, consenso, soste¬gno dei grandi giornali. Se Cl e l’Opus Dei sono sempre state nel mirino dei quotidiani progressi¬sti, con accuse talvolta al limite della fantascienza, Sant’Egidio e i suoi capitani sono sempre stati portati in palmo di mano e la co¬munità ha sempre ricevuto cospi¬cui aiuti per i propri progetti: per esempio 600 milioni di lire per combattere l’Aids in Mozambi¬co con tanto di assegno arrivato da Bill Gates tramite il presidente di Microsoft Italia Roberto Pao¬lucci.

Si sanno vendere bene, benissi¬mo, gli apostoli della pace univer¬sale: l’Onu di Trastevere, la chia¬mano i suoi ammiratori. E anche ora, alle grandi manovre del go¬verno Monti, non si sono fatti co¬gliere impreparati. Con quella collocazione, vicina alla lista Monti cui è approdato Riccardi, e la spiccata sensibilità per i temi sociali cari alla sinistra, sono all’incrocio strategico fra Monti e Bersani, al crocevia di quello che dovrebbe essere il domani del¬l’Italia.

Formalmente solo Riccardi è sce¬so in campo, ma di fatto tutta la co¬munità è schierata sulle stesse posizio¬ni e non vive quella la¬cera¬zione che ha attraver¬sato l’area che fa riferimento a Co¬munione e liberazione. Anzi, Ric¬ca¬rdi e Paglia sono di casa non so¬lo nelle capitali africane sfregiate dalla miseria e dalla guerriglia, ma anche nei salotti che conta¬no.

bersani-mario-monti
E così, non c’è da stupirsi che l’altro giorno si sia sparsa la voce, poi smentita in una giostra incon¬trollabile di versioni, che l’incon¬tro ¬chiave per il costituendo cen¬tro montiano, cui ha partecipato anche Riccardi, si sia svolto nel¬l’istituto di Nostra Signora di Sion, ai piedi del Gianicolo, resi¬denza di monsignor Paglia che è vescovo e Presidente del pontifi-cio Consiglio per la famiglia ma resta consigliere spirituale di San¬t’Egidio. E si prepara a dare la be¬nedizione al nuovo governo.

Per non Dimenticare: Chi ha Obbligato gli Anziani a Depositare la Pensione in Banca? Chi ha ridotto l’uso del Contante a 1000€? Mario Monti.

http://www.rischiocalcolato.it

Per non Dimenticare: Chi ha Obbligato gli Anziani a Depositare la Pensione in Banca? Chi ha ridotto l’uso del Contante a 1000€? Mario Monti..

Sconcertante sentenza della Corte di Giustizia: conferma la secretazione dei documenti sulle attività della BCE

preso da http://www.rischiocalcolato.it

Sconcertante sentenza della Corte di Giustizia: conferma la secretazione dei documenti sulle attività della BCE.