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Balasso è l’ispettore Poaret (di Equitalia) satira per dire la verità

TRA BERLINO E BERLUSCONI (Massimo Giannini).

TRA BERLINO E BERLUSCONI (Massimo Giannini)..

Il nuovo commissario Bondi, il sobrio sforbiciatore


Redazione Fatto Quotidiano 1/05/2012 Attualità
Più tecnico dei tecnici c’era solo lui, Enrico Bondi. Non ha esperienza
di Pubblica amministrazione, ma secondo il ragionamento di Mario Monti e Piero Giarda uno che ha preso in mano la Parmalat del dopo-Tanzi, nel 2003, potrà ben gestire gli acquisti accentrati dei ministeri e imporre risparmi là dove ci sono sprechi miliardar i. Per la verità il tecnico Bondi, che è nato nel 1934 e ha iniziato a lavorare nel 1957 alla Montecatini, è comunque un prodotto del capitalismo di relazione all’italiana. Sobrio, come e più di Monti (alla Parmalat prendeva meno di 400 mila euro all’an no), il chimico di Arezzo diventato manager ha comunque i suoi agganci nel sistema di potere italiano, prima Enrico Cuccia, quando Mediobanca era il centro dell’economia italiana, poi Gianni Letta, cui si è rivolto nel 2011 per ottenere un paio di leggine ad aziendam che ostacolassero la scalata dei francesi di Lactalis e la rapacità dei fondi azionisti. Detto fatto, tetto ai dividendi distribuibili e rinvio di due mesi dell’assemblea degli azionisti per dare tempo di orgaIl “r i s a n a t o re ” in cinquant’anni di carriera si è occupato solo di situazioni critiche, tipo Parmalat-nizzare le barricate anti-francesi. Alla fine ha prevalso Lactalis che ha conquistato il frutto del lavoro di Bondi: un’azienda risanata nelle finanze, piena di liquidità ma con poche strategie di sviluppo. Perché Bondi non è uomo da gestione ordinaria, in cinquant’anni di carriera ha affrontato solo situazioni critiche. Da chimico inizia alla Montecatini, passa alla Snia, poi all’indu stria militare, in seguito alla Gilardini e conosce Cesare Romiti. Dalla Fiat di quegli anni alla Mediobanca di Enrico Cuccia il passo è breve. Cuccia lo sperimenta come manager alla Torviscosa, in crisi, poi nel 1993 Bondi diventa una celebrità quando sempre per Mediobanca deve gestire la Montedison dopo la caduta di Raul Gardini e dei Ferruzzi. Anche qui agisce come un chirurgo che salva il paziente dalla cancrena amputandogli braccia e gambe. Vende tutto, poi arriva l’Opa della Fiat (con Edf) che si prende quel che di buono era restato in pancia all’ex colosso: la Edison. La Fondiaria, controllata dalla Montedison, finisce ai Ligresti nel 2001. E Bondi si troverà proprio alla
guida di Fondiaria, nel 2002. Ma non sarebbe elegante il passaggio diretto, prima transita per la Telecom di Marco Tronchetti Provera, nuovo azionista di controllo dopo Roberto Colaninno. Bondi è capo azienda per pochi mesi, prima di lasciare il posto proprio a Tronchetti, ma quanto basta per prendere la decisione più sorprendente della recente storia televisiva: azzera il progetto di un rilancio de La7 (controllata di Telecom) che aveva arruolato Fabio Fazio e affidato il Tg a Gad Lerner. Sia in Telecom che in Fondiaria resta poco, a differenza che in Montedison e poi in Parmalat (quasi un decennio ciascuna). Incapace di fermarsi, anche se le cronache riferiscono di una sua tenuta toscana dove produce vino di qualità, nel 2011 Bondi si ricicla subito come consulente della cordata vaticana che ha cercato, senza riuscirci, di prendere il San Raffaele di don Verzé. Poi il suo nome è circolato come risanatore della Rai, commissario o direttore generale con superpoteri, invece, alla fine, gli hanno affidato le forbici per ridurre la spesa pubblica.

TELEVISIONE, “RAI E MEDIASET NON TOLLERANO CONCORRENZA ”Di Stefano (Europa7): “Continuano a danneggiare i piccoli”


Redazione
Come dice spesso Marco Travaglio le tv servono e incidono.
E infatti continua la Rai e Mediaset continuano a cercare di monopolizzare il mercato televisivo, nonostante che l’Europa avesse aperto una procedura d’infrazione contro L’italia e la legge Gasparri e di conseguenza il governo aveva aperto il Il beauty Contest che avrebbe dovuto dare la possibilità ad altre emittenti Italiane e straniere di poter entrare nel mercato televisivo pea avere una condizione di pluralismo.
Ma a quanto pare quell’asta per le frequenze televisive serve solo a non far entrare altri gestori nessuno è in grado di presentarsi, e quelli con i requisiti in regola per comprarle come la 7 e sky e le altre emittennti più piccole non paiono intenzionati a parteciparvi perciò per ora rimane tutto così com’è e i soldi dell’asta probabilmente non arriveranno per dare un aiuto ai bilanci pubblici.
Fatto Quotidiano 24/04/2012 Tag Attualità di Carlo Tecce

Centinaia di ricorsi, decine di lettere, anni di nulla. E poi il canale Europa 7 che s’accende lenta-
mente perché l’abusiva Rete 4 non s’era mai spenta. L’abruzzese Francesco Di Stefano non è soltanto un imprenditore, ma una sentinella di truffe e trame che s’i n fi l t ra n o nel mercato televisivo: “Non occorre fare sofisticate previsioni oppure ragionamenti burocratici, l’a z z e ra m e n t o del beauty contest non aiuta il pluralismo italiano. L’asta sarà un fiasco: non cambia niente, i piccoli non crescono, i nuovi non entrano, i monopolisti godono. Vi siete chiesti perché Mediaset ha protestato così timidamente?”. Domanda complicata, Di Stefano prova a rispondere: “Pe rò facciamo un salto indietro nel tempo. Il famoso beauty contest, che doveva assegnare gratuitamente le frequenze, viene pensato perché l’Europa aveva aperto una procedura d’infrazione (rischio multe milionarie, ndr) che diceva che la Gasparri aveva fatto un disastro ammazzando la concorrenza. Non finisce qui”.
IL RACCONTO è ingarbugliato non per colpa di Di Stefano: a volte, la lentezza è una qualità tipicamente politica. “E anche a Bruxelles – a ggiunge l’imprenditore – C’era stata pure una sentenza storica che riguardava Europa 7: la Corte di Giustizia europea spiegava che le storture causate con la legge Gasparri andavano sistemate e il mercato finalmente aperto”. E invece il governo di Silvio Berlusconi, eventi ancora recenti, istituisce un concorso di bellezza, il beauty contest , l’errore sta in quell’atto sciagurato. Mediaset e Rai, i monopolisti, non dovevano partecipare: non potevano. Il beauty contest serviva per le società, italiane o straniere, che potevano rinfrescare un quadro immobile con il Biscione e viale Mazzini a spartirsi ascolti e pubblicità”. Senza scivolare nel conflitto d’interessi, s’immagini al governo: come rimediare? “Il premier Mario Monti e il ministro Corrado
“A Confalonieri non interessano nuove frequenze, ma che non ci siano rivali e il risultato è raggiunto”
Passera conoscono benissimo la materia. Sanno perfettamente che una parte di quelle frequenze in gara, fra poco, cioè nel 2015, sono riservate agli operatori telefonici. La soluzione è semplice: Rai e Mediaset non possono iscriversi, le frequenze disponibili vanno a quelli danneggiati come me oppure a quelli che vogliono investire”. Lei non è a palazzo Chigi, dunque non si toccano le pedine. Il governo prevede un’asta pubblica fra quattro mesi, che succede? “Non credo che Telecom Italia Media (La7) o Rai saranno dei giochi. L’unico dubbio forse è Sky, che sarebbe anche l’unico timore di Mediaset. Quando Fedele Confalonieri avrà la certezza che il campo sarà libero, terrà la sua azienda fuori: al Biscione possono interessare nuove frequenze per impedire che vadano la concorrenza, altrimenti può farne a meno”. Mediaset protesta, però: ci tengono fuori,dicono, c’è il divieto di cinque multiplex e noi siamo esattamente a cinque. Vero o falso? “Questo è l’ennesimo regalo. Confalonieri si finge vittima perché intuisce e spera che le frequenze per la tv sul telefonino – che già possiedono – saranno convertite al digitale terrestre. Identico omaggio per la Rai. Il rischio c’era anche con il beauty contest, perché ora fanno questa scenata?”. Il racconto si trasforma in romanzo. Non s’intravede la fine. Come sarà? “Non ci sarà la gara per le televisioni, semmai fra chissà quanti anni verranno coinvolti i telefonici. Fra avere più frequenze e misurarsi con la concorrenza, Mediaset preferisce la prima scelta. Anche la Com-missione europea ha colpe gravissime. La procedura d’infrazione è stata attivata sei anni fa, sono maestri nel perdere tempo e nel cincischiare. Non dimenticherò facilmente l’ex ministro Paolo Gentiloni che difesa le legge Gasparri a Bruxelles. La Commissione per la concorrenza non ha più alibi”. Europa 7 farà l’asta? “Non ci penso nemmeno, faremo i nostri ricorsi. Noi avevamo vinto il beauty contest, ci avevano messo in un lotto vuoto perché in Italia neppure tentano di fare televisioni. Mi dispiace perché l’ultimo treno è passato, e il mercato televisivo italiano sarà sempre lontano dai principi di un paese europeo: la concorrenza ce la sogniamo”.

4 aprile 2012 – 11.44E ALLORA PAGATEVI ANCHE LA VASELINA E ZITTI! le Fondazioni bancarie esentate dall’Imu i pensionati no


Redazione
Ovviamente i banchieri non pagano neanche l’Imu che in teoria sono fondazione benefiche(ma in genere hanno altri scopi)dopo la dichiarazione di Shultz Presidente del parlamento europeo sulle truffe bancarie Internazionali ovviamente L’imu la fanno pagare ai vecchiettcompresi quelli che sono nelle case di riposo in sostanza siamo al ridicolo come sempre.
da Biyblu Claudio Messora
Dopo l’approvazione e il recepimento in tempi record dell’Ordine del Giorno che ripristina a tempo di record le commissioni bancarie, ora è arrivata anche l’esenzione dell’IMU per le Fondazioni Bancarie. Sì, quelle tipo la Compagnia di San Paolo dove la Fornero era di casa e attraverso la quale transitavano finanziamenti per le ricerche della figlia. Sarebbero organizzazioni benefiche. In effetti lo sono, ma bisogna vedere per chi.

Intanto, un altro Ordine del Giorno, parente povero del precedente, langue nei cassetti polverosi di Palazzo Chigi e, potete starne certi, non verrà esaminato e approvato in 36 ore come quello chiesto dall’ABI di Giuseppe Mussari. Lo sfortunato atto di cui parliamo è quello che supplica il Governo di riconsiderare l’obbligo di pagare l’IMU per gli anziani ricoverati in un ospizio, per i quali la casa di proprietà è diventata – secondo i cerberi accademici – un lusso, giacché è vuota. Lapalissiano. Con la stessa logica si potrebbe far pagare l’IMU anche ai morti, giacché essendosi trasferiti in una bara risulta evidente che possono permettersi di non occupare il loro appartamento, e dunque loro sì che sono benestanti, mica quei poverelli delle Fondazioni Bancarie, costretti a lavorare in quei palazzoni umidi e antichi in condizioni di evidente indigenza.

Rubano perfino ai vecchietti e ai disabili, quelli segnati per forza di cose sul carico fiscale di un figlio e che hanno cambiato residenza, ma salvano le banche e non dicono nulla dei 125 miliardi di debiti che stiamo contraendo con il fondo salva-stati, il MES, che in realtà ora servirà alle banche per ricapitalizzarsi.
Vergogna, Monti! Vergogna! Come dicono i francesi: ça suffit! E voi, italiani, fino a quando accetterete di pagarvi perfino la vaselina?

DOSSIER SPRECHI PROVINCIA FANTASIA Ecco le STRANE consulenze degli enti “intagliabili”


Fatto Quotidiano 1/04/2012 a cura di Eduardo Di Blasi, Carlo Tecce e Davide Vecch
Forse un giorno saranno abolite, riformate, trasformate. Ma le Province italiane resistono e, oltrealle migliaia di dipendenti, pagano milioni di euro in consulenze esterne. La spesa prevista per il 2010 è di 155 milioni e 400 mila euro, mentre i dati relativi al 2011, appena elaborati dal ministero per la Funzione Pubblica, arrivano a 110 milioni e 583 mila anche se al conteggio mancano le province autonome di Trento e Bolzano (ricomprese nel conteggio del 2010). Fra le migliaia di pagine, che riportano nomi anonimi e numeri a volte pesanti, ricorrono incarichi per docenze varie, corsi bizzarri e monitoraggi e censimento di animali.
VERCELLI Spesso capita di urtare l’automobile contro cavalli e cinghiali, dunque esiste un consulente tecnico che “ver ifica sinistri con fauna selvatica ungulata (cioè di grossa taglia)” al modico prezzo di 4 mila euro. Sempre a Vercelli, per applicare perfettamente la leggi che portano il nome di Renato Brunetta, le fanno studiare a un corso di formazione per un totale di 4 mila e 400 euro.
BRESCIA Sotto la voce “rilevazioni, indagini, statistiche e sondaggi” si trova un a dd e t t o che, per 15 mila e 800 euro, e s t r ap o l a visure catastali e verifica “estratti di mappa”. Grande attenzioni e grandi investimenti per il progetto B re s c i agov, il portale dei servizi ai cittadini: 200 mila euro spalmati su due anni.
PAV I A Nonostante l’urbanizzazione incalzante, qui trovano spazio le “erbacee in via di estinzione” all’interno di un programma, costato 23 mila e 400 euro , per la “gestione dei progetti confinanziati”. Il progetto del progetto. Come quello per la mostra “C’era una volta il wester n”, 9 mila euro.
VA R E S E Tanti cittadini pensano che le Province siano inutili, e dunque per capire esattamente che ruolo svolgere, a Varese danno 11 mila e 600 euro a un consulente per “l’individuazione ed elaborazione di nu ov i criteri per la misurazione dell’attività dell’ente”.
BOLZANO In alta quota fioccano le consulenze, a botta di mille e duemila euro, per i rilevamenti e le analisi dei gamberi d’acqua dolce. E non si fanno s o n d gi mirati, ma su “temi vari”oltre 24 mila euro.I corsi follano la dichiarazione degli amministratori locali: 4 mila e 459 euro per lo “sviluppo
di un’immagine guida”; 2 mila euro per un convegno sulla “consulenza etica”; mille euro per l’attività di formazione alla festa dell’E u ro p a ; 542 euro per fare una relazione al corso sulle caldaie a vapore e 723 euro per le sedute di yog a .
PA D OVA Notevole lo sforzo per contrastare la disoccupazione, come la cifra di 12 mila euro per organizzare un conve g n o per sostenere l’occupazione.
TREVISO I leghisti locali, aspettando che s’avverino le promesse degli inviati a Roma, ordina-no uno studio in materia di fe deralismo fiscale, 10 mila e u ro .
VENEZIA Anche la Regione Veneto sta pensando di censire gli uccelli acquatici svernanti nel mese di gennaio, per adesso, l’ha fatto la Provincia in tre giorni soltanto, spendendo 9 mila euro . A una televisione di Venezia-Mestre, un amministratore si è dichiarato soddisfatto perché la laguna è un ambiente ideale per questo tipo di volatili. Secondo la ricerca, che si basa su calcoli e proiezioni, ci sarebbero 300 mila uccelli acquatici.
PORDENONE Fra tutti i re l a t o r i inga ggiati per le conferenze di “Po rd e n o ne Pensa”, Monica Maggioni (Tg1)eMarcello Veneziani (Il Giornale) sono stati pagati di più: mille e 200 euro a testa. Per non sperperare denaro pubblico, la provincia ha istituito un corso di formazione per il “conferimento di incarichi esterni”, ovviamente per farlo ne ha conferito uno al costo di mille e 200 euro. Chissà se rientra nei parametri la cerimonia per la consegna del premio “fedeltà al lavoro” in Canada (12 mila euro). A parte le riflessione di coscienza, per promuovere se stessa la Provincia paga 20 mila euro a Canale Italia.
MODENA Non soltanto ungulati, anche pesca per una consulenza tecnica di 15 mila e 750 euro . E non manca neppure l’incarico con spiegazione stile supercazzola stile Amici miei: “Svolgimento di attività nell’ambito dello sviluppo o r g a n i z z a t i vo ”, 27 mila euro .
REGGIO EMILIA La comunicazione provinciale a un ampio respiro con la presenza di collaboratore all’uf ficio stampa con “particolare riguardo ai temi dell’E u ro p a ”, quasi 20 mila euro.
RIMINI Non si risparmia l’immagine, e dunque si spendono 10 mila e u ro in un anno per i ser vizi fo t og r a f i c i di rappresentanza.
P R ATO Il lavoro dura 14 mesi e costa 53 mila e 500 euro per conoscere l’uso “dello spazio e dell’habitat da parte del cer vo
A Rimini vengono spesi 10 mila euro per servizi fotografici di r a p p re s e n t a n z a nella riserva naturale dell’Acquestino Cantagallo”.
CA R B O N I A – I G L E S I A S É una provincia istituita nel 2001 e operativa dal 2005, in un territorio fra i più poveri d’Italia per il reddito dichiarato, però l’amministrazione spende quasi 100 mila euro l’anno in c o mu n i c a z i o n e .
C ROTO N E La Provincia, alla modica cifra di 12.522 euro di consulenza esterna conserva per il 2011 la propria we b – t v con (rari) filmati promozionali (webtv.provincia.crotone.it). La palma delle consulenze esterne va però all’assessorato all’Agr icoltura. Per costruire il censimento ag r i c o l o si è servita di 203 ril ev a t o r i che per tre mesi hanno battuto le campagne, per 2-4 mila euro a testa. Risultato, 400 mila euro e spicci.
F RO S I N O N E Il Comune ha finanziato con 5 mila euro un convegno dell’Università di Cassino. Titolo: “Cultura scandinava e cultura italiana: nuove convergenze e u ro p e e ”.
G E N OVA È costata 4992 euro la consulenza legale sull’“obbligo di sostenere nuovamente gli esami di guida a seguito della decurtazione totale dei punti, in assenza di comunicazioni relative decurtazioni punti”.

Interessi di conflitto (Marco Travaglio).

Interessi di conflitto (Marco Travaglio)..

L’ULTIMO MIGLIO DI MONTI: SALVA TELECOM SUI CAVI E LE COMMISSIONI DELLE BANCHE il regalo di Monti alle banche e alla Telecom


Fatto Quotidiano 23/03/2012 di Marco Palombi

Il governo Monti continua ad essere forte coi deboli e debole coi
forti, determinatissimo a non fare sconti a operai e pensionati e assolutamente inerme di fronte a banche e Telecom”. Il deputato leghista Gianni Fava non l’ha presa bene: ieri, infatti, il governo ha cancellato in Senato un suo emendamento al dl Semplificazioni su Telecom che la Camera aveva approvato all’unanimità. “É bastata una settimana e qualche telefonata minacciosa di Telecom per far cambiare idea al min i s t ro ”, è sbottato. Delle telefonate minacciose non si sa, di certo l’esecutivo ha deciso di cancellare una norma che aveva lasciato passare (con tanto di voto di fiducia) solo pochi giorni fa, proprio nelle stesse ore, peraltro, in cui – su mandato della
Fatto quotidiano 23/03/2012 di Marco Palombi
Camera – s’impegnava a can-
cellare la norma che azzera tutte le commissioni bancarie sui fidi votata nelle Liberalizzazioni. Nel merito, però, la notizia fresca è proprio l’emendamento pro-Telecom, visto che il testo di Fava approvato a Montecitorio affrontava l’annosa questione del cosiddetto “ultimo miglio”. La rete telefonica, infatti, è ancora di proprietà dell’ex monopolista: chi vuole fornire servizi tlc agli italiani (escluse alcune zone cittadine cablate direttamente da Fastweb) deve affittare i cavi da Telecom. Attualmente questo affitto viene offerto dalla società guidata da Franco Bernabè ad un prezzo forfettario, che tiene conto ad esempio pure della manutenzione, anche laddove questo servizio non è stato effettuato o richiesto, finendo così per rappresentare un extraprofitto per Telecom: i deputati avevano sancito che l’affitto dell’ultimo miglio anda-
va concordato in maniera “disa ggregata” (unbundling local loop, ULL, in tecnichese). Per dimostrare quanto ce ne sia bisogno, basti dire che dopo la liberalizzazione dei servizi telefonici il canone ULL è diminuito del 35% in Europa, del 19% da noi. Non solo, dice il professor Antonio Nicita dell’Università di Siena: dal 2005 il costo è addirittura aumentato (da 7,5 euro/mese a 9,28). Eppure Telecom protestava da giorni – oltre a fare pressioni sul governo, ovviamente – definendo addirittura “in-
costituzionale” la norma. Perché? “Incide direttamente (e senza alcuna motivazione di pubblico interesse) sul diritto di disporre e godere dei propri beni da parte del soggetto (privato) titolare della rete – ha spiegato martedì Bernabè – É una forma di esproprio”. Insomma, i leghisti attentano alla proprietà privata. Do-
Dopo la denuncia di Bernabè il governo cancellerà l’emendamento sulla rete
podiché, ha concluso il presidente di Telecom, l’unbundling “non porterebbe benefici ai consumator i” e finirebbe per peggiorare la qualità della rete. Ragionamento che ha evidentemente convinto il governo, a differenza di quello dei sindacati sulla riforma del lavoro, visto l’improvviso cambio d’opinione: il testo dell’esecutivo ora assegna al-
l’Agcom 120 giorni per individuare le modalità etc etc. Sul fronte delle commissioni bancarie, invece, si sta consumando un piccolo e sotterraneo braccio di ferro tra Parlamento e governo: ieri è stato approvato un ordine del giorno alle liberalizzazioni, col parere positivo dell’esecutivo, che sollecita palazzo Chigi a formulare meglio la norma. Le commissioni, in sostanza, saranno abolite solo per quegli istituti che non rispettano gli obblighi di trasparenza, cioè nessuno. Resta la domanda: come farlo? I partiti spingono per un decreto di un articolo da approvare nel Cdm di stamattina, Monti non gradisce e preferirebbe un emendamento parlamentare a qualche legge in discussione. Come che sia, Mussari, i vertici dell’Abi e pure i 10 miliardi di euro che le banche perderebbero, alla fine rimarranno al loro posto.

TRASPARENZA ZERO Incompleti, tardivi e difficili da consultare Così i parlamentari nascondono i propri redditi

Il Fatto quotidiano 20/03/2012 Paola Zanca

Bisogna infilarsi nel corti- le della Chiesa di Sant’I- vo alla Sapienza. Seguire il cartello che indica il
Servizio Anagrafe Patrimonia- le, suonare al portiere, salire al sesto piano e percorrere tutto il corridoio bardato dal tappe- to rosso. Poi, prima porta a si- nistra, dichiarare di essere iscritti nelle liste elettorali di un Comune italiano. Consegni un documento e finalmente il librone alto dieci centimetri è tuo. Ce ne sono solo cinque copie, però. Così, per poter consultare le dichiarazioni dei redditi dei parlamentari italia-
ni, bisogna fare la fila. È un di- ritto acquisito dal 1982 ma non sono bastati trent’anni a levargli di dosso la polvere. Al- tro che operazione trasparen- za: “Vietata qualsiasi riprodu- zione”. Così, in tre a dividersi una scrivania, gli altri abbarbi- cati su un divanetto, giornali- sti e cittadini si strappano di mano il Bollettino.
E una volta conquistato, la de- lusione è tanta. Siamo al quar- to anno dall’elezione, dunque deputati e senatori non si met- tono a ripetere cose già dette. Case, auto, partecipazioni azionarie: si scrive solo se qualcosa è cambiato. Impossi- bile confrontare con le dichia-
razioni precedenti. E nemme- no importa se nel frattempo sono passati quasi due anni. Ie- ri, 19 marzo 2012, erano con- sultabili le dichiarazioni patri- moniali del 2011, relative al- l’anno 2010. Per esempio sap- piamo che in quell’anno il se- natore Pdl Antonio Azzollini ha comprato 5000 azioni Me- diaset e altrettante ne ha acqui- state il leghista Roberto Castel- li: ma quanti sono quelli che già le possedevano? E quanti quelli che le hanno comprate l’anno dopo? Oppure: che sen- so ha sapere che il Pd Pietro Ichino ha venduto 20 mila azioni dell’Eni comprate nel
2009 se non so quali altre ha? O
ancora: che valore ha scoprire che il Pdl Alessio Butti ha com- prato un garage a Ossuccio se non conosco le sue eventuali partecipazioni in società? Va a finire che per la maggior parte dei parlamentari si conosce solo il reddito, che spesso coincide con lo stipendio del- la Camera o del Senato. Pochis- simi allegano le dichiarazioni dei redditi dei familiari, visto che le chiede solo l’Antitrust, per valutare se qualcuno aggi- ra eventuali conflitti di interes- se. Ci sono rare eccezioni. Per esempio il senatore Pdl Lucio Malan. Lo sa anche lui che quel modulo non è trasparente per niente. Così, aggiunge: “Per
chiarezza dichiaro per intero il miopatrimonio”: 174 mila e
270 euro. Segue elenco con appartamento a Roma, auto- mobili e azioni. Solo 240 depu- tati hanno messo on line il loro
730 (c’è anche il presidente Gianfranco Fini, 201.115 eu- ro), una cinquantina i senatori che hanno scelto la strada del- la trasparenza via Internet (qui non c’è il presidente Renato Schifani, il Bollettino dice 225 mila 792 euro).
Pare che l’abitudine abbia fat- to breccia almeno tra i leader di partito. È accessibile con un clic la dichiarazione patrimo- niale dell’Idv Antonio Di Pie- tro, 182 mila euro nel 2010.
On line anche i redditi del se- gretario Pd Pierluigi Bersani che ha dichiarato 136.885. C’è anche la dichiarazione del lea- der Udc Pierferdinando Casi- ni: 116.886 euro. Mancano al- l’appello ancora il segretario del Pdl Angelino Alfano (169 mila euro), il senatur Umberto Bossi ( 124.871 euro) e i 131 mila euro del leader dell’Api, Francesco Rutelli.

Elio e le Storie Tese sulla TAV.