Archivio mensile:gennaio 2012

“Premiare chi denuncia la corruzione”:la ricetta di Patroni-Griffi


redazione Fatto Quotidiano 31/01/2012
Il dipendente che segnala un caso di corruzione nell’amministrazione in cui lavora andrebbe premiato. È quanto propone alla
“Commissione per lo studio e l’elaborazione di proposte in tema di prevenzione della corruzione nella P. a.” da lui istituita il ministro Filippo Patroni Griffi. Secondo la Commissione, che ieri ha consegnato una prima relazione dell’attività svolta, la
corruzione in Italia “è un fenomeno pervasivo e sistemico, e il pagamento delle tangenti sembra pratica comune per ottenere licenze e permessi, contratti pubblici, finanziamenti, per superare gli esami universitari, esercitare la professione medica, stringere accordi nel mondo calcistico”. Tra le proposte della Commissione c’è la necessità di regolare i rapporti tra i titolari degli incarichi
amministrativi e gli interessi esterni, ponendo divieti laddove finiscano per influire negativamente sull’indipendenza del funzionario. Per esempio: parentele, conflitti di interesse: “È necessario rafforzare lo strumento disciplinare nella prdel contrasto dei fenomeni di corruzione e dei conflitti di interesse, anche attraverso l’integrazione delle ipotesi di licenziamento disciplinare”.

Liste di prescrizione(Marco Travaglio)


Fatto Quotidiano 29/01/2012 di Marco Travaglio
Le pantomime degli on. avv. Ghedini e Longo al Tribunale di Milano (ricusano i giudici del processo Mills che tagliano tre testimoni della difesa; si levano la toga ed escono
platealmente dall’aula del processo Ruby perché i giudici non accolgono gli “impedimenti istituzionali” del loro cliente ormai disoccupato) appartengono ormai alla commedia dell’arte. Ma testimoniano anche la stravagante concezione del diritto che regna in Italia da 18 anni, da quando B. entrò in politica per non finire in galera e rispettò scrupolosamente l’impegno. Da allora destra e sinistra si sono scatenate in un centinaio di “riforme della giustizia“ che, con la scusa di sveltire i processi, li allungavano per mandarli in prescrizione. Questa, da “a gente p a t o ge n o ” della giustizia come l’ha definita ieri il presidente della Corte d’appello di Milano Giovanni Canzio, è diventata un diritto acquisito per politici e compari. Ha salvato, negli anni, Andreotti dal processo di Palermo per mafia, poi D’Alema
dall’accusa di un finanziamento illecito dall’imprenditore malavitoso Francesco Cavallari, poi B. nei processi Mondadori (corruzione giudiziaria), All Iberian (tangenti a Craxi) e in altri tre per falso in bilancio. E ora lo salverà certamente nel processo Mills (corruzione giudiziaria), non si sa ancora se subito prima o subito dopo la sentenza di primo grado. Alcuni giornali, tipo i suoi, scrivono stravaganze, tipo che il Tribunale calpesterebbe i diritti della difesa per “cor rere” e arrivare a una condanna purchessia. Il verbo “cor rere”, per un dibattimento iniziato il 13 marzo 2006 e non ancora giunto alla prima sentenza, è una barzelletta. Qui l’unico che corre è B., ma per scappare. Ora s’è inventato, per giustificare la ricusazione, che i giudici avrebbero “anticipato il giudizio di colpevolezza” escludendo in extremis tre dei suoi testimoni. In realtà i giudici sono liberissimi di tagliare tutti i testi che vogliono quando vogliono, se li ritengono superflui: è probabile che – dopo sei anni di processo e una sentenza di Cassazione che ha già accertato la corruzione di Mills da parte di Fininvest nell’interesse di B. – si siano già fatti un’idea su B. Ma non hanno mai detto quale, dunque la ricusazione non sta né in cielo né in terra. Come giustamente osserva il vicepresidente del Csm Vietti (ogni tanto ne dice una giusta anche lui), il giudice deve fare ditutto per scongiurare la prescrizione, visto che è pagato per accertare la verità processuale. Ma B. ha un sistema infallibile per far reintrodurre i suoi tre testi, peraltro superflui: rinunciare formalmente alla prescrizione per essere giudicato oltre i termini (da lui stesso accorciati da 15 a 10 anni con l’ex Cirielli). Perché non lo fa? Perché nessuno lo invita a farlo? Un politico accusato di un reato tanto grave non può incassare la prescrizione con mezzucci indecenti, soprattutto se ritiene di essere innocente. Il guaio è che qui, se c’è uno che anticipa la colpevolezza di B., è lo stesso B. Lui sa benissimo di essere colpevole: per questo è tanto sicuro di essere condannato. Dopo gli appelli di Vietti, di Canzio e del primo presidente della Cassazione, la prescrizione è tornata al centro del dibattito, perché falcidia 160-200 mila reati all’anno. La soluzione è semplicissima: abrogare la Cirielli e allungare la prescrizione (come raccomandano Corte di Strasburgo e Osce), e uniformare il sistema italiano a quello delle democrazie più evolute, dove la prescrizione si ferma al rinvio a giudizio. Ma B. non vuole. Infatti ieri la ministra Severino, farfugliando di “efficienza della g iustizia”, ha detto che “la prescrizione non è una pr ior ità”: è quel che pensano anche decine di suoi ex clienti, che la aspettano con ansia per mandare in fumo i loro processi. E Bersani, nell’intervista al M e s s a g ge ro sulla giustizia, di prescrizione non parla (preferisce attaccare le intercettazioni). Poi chiede agli alleati di smetterla di accusarlo di “inciucio”. Forse potrebbe aiutarli smettendola di inciuciare.

A dicembre i contributi per alcuni quotidiani(tra cui sempre i soliti),

A dicembre i contributi per alcuni quotidiani(tra cui sempre i soliti),.

Lavoro, ecco il piano Fornero. Contratti sfoltiti e protezioni più moderne (Massimo Giannini).

Lavoro, ecco il piano Fornero. Contratti sfoltiti e protezioni più moderne (Massimo Giannini)..

Riguardo il referendum dell’acqua il Comitato referendario Biellese contesta il rincaro delle bollette idriche(richiesta di chiarimenti all’Ato n2 che ne gestisce i servizi per il Biellese, Vercelli,Casale Monferrato)


Redazione
Articolo riguardo alla determinazione delle tariffe
e a quello che è stato bocciato nel referendum il diritto alla remunerazione, ricordo che la situazione è ancora molto controversa in quato la legislazione attualmete favorisce la privatizzione
ma non si è ancora pronunciata la Corte costituzionale.
Dalla Nuova Provincia di Biella del 27/01/2012
SERVIZI Secondo le accuse nel Biellese si paga il 26 per cento in più rispetto alle altre province
«Bollette acqua, aumenti illegittimi»
Il Comitato referendario contesta il rincaro delle bollette idriche
BIELLA Irnza) La bolletta dell’acqua si gonfia e il Comitato Acqua Pubblica Biellese vuole vederci chiaro.i portavoci del Comitato Biellese Gamba e D’amelio hanno richiesto all’Ato2, l’autorità d’ambito territoriale ottimale, maggiori informa-zioni sul recente aumento del-le bollette idriche. Il Comitato vuole avere dei chiarimenti in particolare sulla determinazione delle nuove tariffe. Il referendum dello scorso giugno ha infatti abro-gato il tasso di remunerazione sul capitale reinvestito, che era del 7%, portandolo a zero. Nella pratica ciò non dovreb-be tradursi in un rincaro per Daniele Gamba del Comitato acque pubbliche l’utenza poichè di fatto la nuova norma non comporta tecnicamente per i gestori ed eco nicamente oneri maggiori, ma II Comitato però, ritiene che piuttosto un minor profitto a capo dei rincari via sia un severo aumento dei costi ope-rativi, sofferto da Cordar nel 2011 (+6,17%) e nelle prime
settimane del 2012 (+3,48%). La critica mossa da Gamba e D’Amelio si concentra in particolare sulla disparità tra vari piani tariffari. Stando ai dati resi pubblici dal Comitato, risulta che “bere” a Biella costi il 26% in più che nel resto del territorio controllato da Ato2. Le lamentele espresse nei confronti dell’autorità vertono proprio sul perchè questa non abbia operato all’insegna del contenimento dei costi ope-rativi, come la legge richiede, a vantaggio degli investimenti. E così chi ha investito di più, come appunto Cordar per il biellese, si trova paradossal-mente con i maggiori oneri. Il comitato chiede quindi all’autorità di svolgere al meglio il proprio ruolo, per evi-tare aggravi sui cittadini.

Grillo sulle violazioni della privacy ( a livello mondiale) e il sito cerca dati spokeo.com


Nell’ultimo spettacolo di Beppe Grillo is.Back2011 parla di un argomento che mi appare
importante sottolineare sulla privacy.
La Famosa banca Statunitense Goldman Sachs aveva investito 375 miloni di dollari in Facebook la
valutazione attuale 50 miliardi di dollari. Ad ognuno dei 500 milioni di utenti di Facebook è
stato attribuito il valore di 100 dollari il che appare decisamente eccessivo relativamente agli
iscritti, anche se offre alcuni servizi pubblicitari a pagamento.
Chi si iscrive al social network ideato da Mark Zuckerberg mette a disposizione una serie di dati
che posso essere utilizzati dalla società che possiedono facebook perciò anche dalla banca Americana.
Mark Zuckerberg e stato denunciato Max Schrems,un ragazzo Irlandese che studia giurisprudenza a
Vienna che , ha depositato 22 denunce con varie accuse sulla violazione della privacy.
metto il link le denunce di Mark SchremsBeppe Grillo ha dichiarato che i dati che vengono recuperati nel social Network vengono venduti
ad esterni e la riprova è questo programma online a pagamento Spokeo.com sito a pagamento di ricerca dati dove c’è una piattaforma per l’utenza degli Stati Uniti dove mettendo il nome e cliccando poi dopo la ricerca appaiono una serie di dati sesso, età, sposato con chi, casa, religione, segno zodiacale,
etc., per quanto riguarda l’Italia inserendo l’email si hanno gli stessi risultati.
Secondo Grillo i dati vengono o potrebbero essere comprati da multinazionali, o aziende interessate ad avere sui territori in cui operano delle tendenze molto precise sui consumi della gente, per sapere cosa proporgli o cercare di condionarli sugli aquisti.
Anche se non è stati dichiarati i compratori è chiaro che da anni la multinazionali sanno bene come sposatrsi sui vari mercati e su cosa incentivare la gente il che comporta un indebolimento delle economie locali nei confronti di questi colossi che hanno un grosso vantaggio sull’accesso alle banche grazie al loro volume d’affari e possono posizionarsi o spostarsi da un territorio all’altro.
Una questione cmq in questo momento dibattutta negli Sati Uniti tra gli enti preposti e le bance e multinazionali interessate si attendono sviluppi.

A dicembre i contributi per alcuni quotidiani(tra cui sempre i soliti),


Redazione
Come tutti gli anni, i giornali che ricevono sovvenzioni sono di proprietari e diretti da personaggi noti alla politica o che comunque hanno avute vicende non certamente positive con personaggi della politica
Gli Angellucci(libero) proprietatari di 25 cliniche ospedali Romani già note per gli scandalo per l’asportazioni di organi ai pazienti, il Foglio diretto da Giuliano Ferrara, la Padania ovviamente politico per finire all’Avanti il giornale che fino a ieri era diretto da Walter Lavitola il noto faccendiere che andava in giro per il mondo pare per Berlusconi, note le sue intcettazioni riportate sui giornali con l’ex Capo di Governo.
Da notare come una testata come il Fatto Quotidiano sia riuscita ad inserirsi nel giro di un anno al terzo posto di copie vendute in Italia senza sovvenzioni pubbliche (da non confodere con quelle stampate).
Metto il link sulla questione dell’Avanti
dopo Lavitola
Avanti! torna ai socialisti

Da redazione del Fatto Quotidiano 28/01/2012
Prima che l’ex sottosegretario all’Editoria Carlo Malinconico fosse costretto alle dimissioni
dalla scoperta del Fatto Quotidiano che l’imprenditore De Vito Piscicelli, il costruttore indagato nell’inchiesta sulla “cricca” per gli appalti del G8, gli avrebbe pagato le vacanze, un numeroso gruppo di
testate aveva ricevuto a dicembre il bonifico bancario con i finanziamenti pubblici: 5,9 milioni per Av v e n i re ; 5,2 per L’Unità; 3,4 per La Pa d a n i a ; 3,2 per Il Manifesto; 2,9 per L i b e ra z i o n e ; 2,1 per La Discussione, 2 per Te r ra . Per un cavillo, il Fog l i o (2,9 milioni) e il Secolo d’Italia (2,4 milioni) dovranno aspettare (ma ieri quest’ultimo si è visto sbloccare i fondi).
In attesa che finisca la partita giudiziaria fra la famiglia Angelucci e l’Autorita di garanzia per le comunicazioni, l’ormai ex sottosegretario Malinconico aveva accantonato 5,8 milioni per L i b e ro e 2,2 per Il Riformista (adesso con una nuova proprietà). Da segnalare anche i 2,2 milioni bloccati per L ‘ Av a n t i che fu di Valterino L av i t o l a .

Torino. Polemiche sull’inceneritore del Gerbido.

da Articolo Tre 29/01/2012
Secondo il movimento Rifiutizerotorino questi inceneritori in realtà inquinano, sprecano risorse e rappresentano un costo significativo per la collettività.

– Davide Pelanda- 26 gennaio 2012- Spento il braciere nel 2006 la Torinopost-olimpica vedrà accendersi un’altra sorta di camino: quello dell’inceneritore del Gerbido, tecnicamente ed eufemisticamente chiamato “termovalorizzatore” che servirà per lo smaltimento dei rifiuti.

Ma la nuova costruzione non ha mai avuto pieno consenso nella popolazione. Tanto da far nascere, fin da quando se ne è cominciato a parlare, un apposito coordinamento NoInc con una loro lista in internet ed un sito RifiutiZeroTorino.

Forti di un documento sottoscritto in un mese da tremila persone nella sola Torino, gli attivisti NoInc (tra cui Pro Natura ed altre sigle di associazioni ambientaliste riunite nel Coordinamento Ambientalista Rifiuti Piemonte ndr), documentandosi negli anni sui pericoli per la salute di questo immenso comignolo del Gerbido, sono riusciti ad organizzare un Consiglio aperto, vero e proprio confronto pubblico nel Consiglio della Circoscrizione 9 di Torino tra l’Assessore all’Ambiente della Città di Torino Enzo Lavolta, i consiglieri circoscrizionali e i rappresentanti di TRM (Trattamento Rifiuti Metropolitani) – l’azienda a cui è stata affidata la costruzione e la gestione dell’impianto del Gerbido – fra i quali l’amministratore delegato Bruno Torresin e la responsabile del progetto dell’inceneritore, Giusi Di Bartolo.

In quel contesto, ed in una sala stracolma di persone, è stato chiesto agli amministratori ed ai responsabili di TRM di assumersi pubblicamente la responsabilità, di fronte ai cittadini presenti, di affermare la non sussistenza di alcun rischio per la salute umana derivante dalle emissioni dell’impianto in costruzione.

Dal canto loro i dirigenti di TRM e l’assessore dicono che l’inceneritore chiude il ciclo dei rifiuti. «Una grandissima frottola – ribadisce di contro Laura Piana sulla mail-list RifuitiZeroTorino – Prima di tutto perché c’è il residuo di ceneri tossico nocive che andranno in Germania (forse! e quelle va bene che vadano in Germania, mentre i rifiuti di Napoli è uno scandalo che vadano in Olanda, ma non facciamo polemiche); poi ci sono le scorie, in presenza delle quali non si può dire che l’incenerimento chiude il ciclo a meno di non far finta (come fanno!) che non siano contaminate; senza questa finzione l’incenerimento non chiude affatto il ciclo perché ha bisogno di una discarica cioè di uno smaltimento ben più oneroso (se li si tratta da rifiuti speciali, come si dovrebbe) o ben più pericoloso (se li si tratta come rifiuti normali) di una differenziata spinta che manda allo smaltimento in discarica un rifiuto residuo trattato e non pericoloso».

C’è poi stato l’assessore Lavolta che, prendendo la parola, ha sostenuto che Torino sta “tendendo” al “modello San Francisco”, facendo riferimento ad un recente servizio andato in onda nella trasmissione Presa Diretta di Rai Tre, dove veniva mostrato come nella città americana la raccolta differenziata raggiungesse livelli pari al 78%, senza l’uso d’inceneritori. Un’affermazione automaticamente smentita dallo stesso assessore, quando ha dichiarato che sul territorio torinese la raccolta differenziata si attesta in media intorno al 43% e che, per nessun motivo, proporrà l’immediata sospensione dei lavori di costruzione dell’impianto d’incenerimento del Gerbido.

Affermazione che, in internet, viene facilmente smentita ricordando, come fa sempre Laura Piana: «Una trentina di anni fa cittadini di San Francisco contestarono sonoramente l’eventualità di un inceneritore nella loro città, non ascoltarono le sirene di una finta modernità, diedero retta al loro istinto di conservazione ed oggi, invece di essere sommersi dai rifiuti – grazie anche ad amministratori che hanno rispettato nel tempo la volontà dei loro concittadini – sono un esempio per tutto il mondo.

A chi contesta l’incenerimento dei rifiuti in Italia, l’unica alternativa che gli amministratori sanno prospettare è Napoli, nella quale il problema dei rifiuti è una conseguenza della massiccia presenza della criminalità organizzata; ci sventolano come minaccia una tragica realtà che deriva da gravissime inadempienze dell’amministrazione e da diffusa illegalità.

In quel Consiglio di Circoscrizione, nonostante nella votazione finale abbiano prevalso i “sì” all’inceneritore del Gerbido, la popolazione che ha assistito è in totale dissenso con i rappresentanti politici comunali, così come è stato fatto notare che Torino, con i suoi soli 22 punti percentuali in meno per la raccolta differenziata dei rifiuti, non rispetta la normativa europea 152/06 che prevede il raggiungimento di quota 65% entro il 31 dicembre 2012.

In una nota l’amministratore delegato di TRM Bruno Torresin, dopo le risposte evasive di quella riunione, ha comunicato che prossimamente «la società si riserva di valutare di volta in volta l’opportunità di partecipare a incontri pubblici dove vi sia la presenza del coordinamento No inceneritore».

Di contro, mentre a Torino si discuteva del Gerbido, a Venaria il Consiglio Comunale dava mandato al sindaco per fare richiesta di rimborso per i CIP6 (tassa prelevata del 6% del prezzo dell’elettricità che sarebbero dovute servire per la produzione di energie rinnovabili a cui fu aggiunta l’estensione truffaldina “o assimilate” su cui non è stata mai fatta chiarezza ndr) prelevati dalle bollette intestate al Comune.

«Un risultato tanto importante quanto insperato» dicono oggi quelli di Rifiuti Zero Torino.

LE NORME NEL DECRETO delle liberalizzazioni(sveltimento Burocrazia servizi economici e commerciali)


Redazione
Ci sono sei norme nel nuovo decreto che si dovrebbero tradurre un miglioramento dei servizi online che si traduce usando la banda attualmente a disposizione(ricordo una delle più lente in Europa)la burocrazia in eccesso che con strumenti informatici ed elettronici allo scopo di evitare code agli sportelli per chi lavora, un azione sui beni sequestarti per reivestirli in lavoro e e altri punti.
Alcuni sono questioni già viste nei progetti Europei e messi nel decreto in altra forma.
Redazione del Fatto Quotidiano 28/01/2012
C E RT I F I C AT I
Più velocità e on line Subito Su nascite, matrimoni, morte e liste elettorali, le
amministrazioni si parleranno solo on line: in questo modo, secondo l’esecutivo, ci saranno 7 milioni di certificati cartacei in meno ogni anno. Il cambio di residenza – 1,4 milioni di persone l’anno – scatterà all’atto della dichiarazione, l’iscrizione a un concorso pubblico si farà per via digitale, i documenti di identità scadranno nel giorno del compleanno, il bollino blu dell’auto andrà rinnovato solo al momento della revisione. Un solo certificato consentirà ai disabili di accedere a tutti i benefici e le prestazioni a cui hanno diritto.
IMPRESE
Banca dati unica per le gare Entro 2012 Pmi, arriva la Dichiarazione ambientale unica.
Per tutte, la lista on line dei controlli possibili e un percorso che entro il 2012 porterà ad abolire parecchi obblighi burocratici. Semplificati gli adempimenti per maternità delle lavoratrici e rinnovo del permesso degli stagionali stranieri. Arriva anche il commissario contro i ritardi della P.A. Gare pubbliche: le aziende dovranno aprire un fascicolo in una banca dati nazionale e non riprodurre la documentazione ogni volta. Abolita la documentazione cartacea sulla privacy. I Tir in strada nei prefestivi e pane anche la domenica.
GIOVANI E VECCHI
Pacchetti turistici scontati
Decreto ad hoc In attesa del decreto sui giovani, gli under 35 potranno prendere in gestione cooperativa quei beni sequestrati alla mafia con caratteristiche adatte ad essere trasformati in strutture turistiche e un diritto di prelazione sulla vendita del demanio agricolo. Aprire una discoteca sarà più semplice. Giovani, anziani e disabili, poi, potranno accedere a pacchetti turistici scontati. Stanziati 50 milioni per la “social card” e proroga di un anno il bonus fiscale per le assunzioni al Sud. Rinnovo patente: dopo i 50 anni ogni 5 anni (ogni 3 dopo i 70 e ogni 2 dopo gli 80).
UNIVERSITÀ E SCUOLA
Laurea, resta il valore legale
In attesa del Cipe Arriva un piano di edilizia scolastica incentrato su efficienza energetica e sicurezza (il programma lo stenderà il Cipe). Più autonomia degli istituti: gli strumenti a disposizione sono le reti territoriali di scuole (con relativa pianta organica) e di un budget assegnato direttamente. Università: “digitalizzazione” delle procedure, dall’iscrizione, alla registrazione degli esami, alla laurea (partirà un portale unico sull’offerta formativa). Gli atenei telematici non hanno più accesso ai fondi di merito. Laurea, resta il valore legale: il governo promuoverà un dibattito pubblico sul tema.
FURBI DEL WELFARE
Controlli su sgravi e prestazioni
Subito Il controllo da oggi lo farà l’Inps: gli enti pagatori gli invieranno per via telematica tutti i dati di spesa che l’Istituto potrà incrociare coi suoi e quelli di altre istituzioni come l’Agenzia delle Entrate. Se, alla fine, l’Inps scoprirà che l’Indicatore della situazione economica (Isee) di un tizio non gli consentiva di accedere ad una determinata prestazione sociale, comunicherà i dati all’ente interessato. Ne conseguirà una sanzione “proporzionale al vantaggio economico indebitamente conseguito”. Sempre in tema Inps, da maggio tutti i pagamenti all’Istituto andranno fatti per via telematica.
D I G I TA L E
Web negli spazi collettivi
Due mesi Governo e ministri interessati dovranno stilare programma e tempi di attuazione in due mesi. Intanto si fissano i principi: investimenti infrastrutturali e immateriali nelle smart community per soddisfare la domanda di servizi digitali “in settori quali la mobilità, il risparmio energetico, il sistema educativo, la sicurezza, la sanità, i servizi sociali e la cultura”; promozione dell’open data e dell’e governement nel settore pubblico; accesso al web negli spazi collettivi (scuole, università, parchi e locali pubblici in genere); più tecnologia nel sistema educativo.

Passeraset(Marco Travaglio)


il Fatto quotidiano 28/01/2012 di Marco Travaglio
Casomai qualcuno pensasse che le frequenze televisive le porta la cicogna, è bene rinfrescarci la memoria. Nel 1990, con 15 anni di ritardo sul resto d’Europa, anche l’Italia ha la sua legge
sull’emittenza: la Mammì, detta anche “Po l a ro i d ” perché fotografa lo status quo (tre reti Rai, tre Fininvest) e lo santifica. Il piano di assegnazione delle frequenze lo scrive il portaborse del ministro delle Poste Oscar Mammì, Davide Giacalone, che incassa pure le tangenti dalle aziende che lavorano al minister(lo confesserà lui stesso, salvandosi per prescrizione). Degli aspetti tecnici del piano si occupa una mini-ditta che fa capo a Remo Toigo, sempre in cambio di mazzette. Ma la Fininvest non gradisce come lavora Toigo: Galliani lo convoca nel suo ufficio e lo prende a male parole, sostenendo che il ministero non è d’accordo col suo lavoro. Toigo trasecola: che c’e n t ra la Fininvest col ministero? Galliani telefona a Letta, vicepresidente Fininvest, e lo prega di organizzare un
incontro al ministero. Detto, fatto. Galliani carica Toigsu un aereo privato della Fininvest e vola da Milano a Roma. Al ministero Galliani e Toigo trovano non il ministro, ma Giacalone e Letta. I quali dicono a Toigdi fare come dice la Fininvest. Toigo capisce che Fininvest e ministero sono la stessa cosa e obbedisce. La Procura di Roma indaga Letta, Galliani e Giacalone per concussione e corruzione, ma poi il gip li assolvfatti sono “pressoché indiscussi”, ma non costituiscono reato, perché il ministero era libero di dar ragione alla Fininvest e le minacce a Toigo non erano poi così minacciose. Nel ‘94 però la Consulta boccia la Mammì: nessun privato può possedere più di due reti. Dunque Rete4 va spenta o trasferita su satellite. Nel ‘97 la legge Maccanico (Ulivo), anziché eseguire la sentenza, concede una proroga. Ma nel ‘99 Rete4 perde la concessione, vinta da Europa7. Il governo D’Alema, col nuovo piano frequenze, le lascia a Rete4 e le nega a Europa7. Nel 2002 la Consulta boccia anche la Maccanico: Rete4 ha un anno di vita. Ma nel 2003 B. sistema la faccenda col decreto salva-Rete4 e con la Gasparri. La scusa è che il digitale terrestre moltiplicherà i canali e priverà Mediaset della posizione dominante. Oggi i canali sono tanti, ma il duopolio Raiset si pappa l’80% della pubblicità (24% Rai, 56 Mediaset) e gli altri non hanno i mezzi per faconcorrenza. Nel 2009 B. fa la legge “beauty contest”, che regala a Rai e Mediaset le frequenze liberate dal passaggio al digitale. I gestori telefonici invece le pagano care: 4 miliardi. Solo che queste non sono libere: bisogna espropriarle alle tv. Al duopolio Raiset? No, alle tv locali, che saranno risarcite con 175 milioni a pioggia, senza distinguere le grandi dalle piccole (o finte). Due mesi fa la patata bollente passa al governMonti. Il ministro Passera tentenna fino al 21 gennaio, poi sospende per tre mesi il beauty contest, dicendo che così gli ha suggerito l’Agcom. Ma l’Agcom fa sapere di aver suggerito di abrogare la legge beauty contest, non di congelarla. Solo così si evita l’annunciato ricorso di Mediaset e si liberano le frequenze per darne alcune alle tv locali espropriate e mettere le altre all’asta. Chi mente? Passera o l’Agcom? Il Fatto è in possesso di una lettera del 12 gennaio 2012, indirizzata al gabinetto di Passera e firmata dal capo di gabinetto dell’Agcom Guido Stazi: “L’argomento è importante, complesso e delicato e merita… un colloquio diretto tra il vertice dell’Autorità e, personalmente, il ministro” (dunque Passera non ha parlato con l’Agcom). Conclusione: “Occorrerebbe un intervento legislativo chirurgico che non tocchi le altrparti della delibera 181” dell’Agcom, quelle che han “reso disponibili le frequenze assegnate alle telecomunicazioni con l’asta recentemente conclusa”. Cioè: la legge beauty contest va abolita. Perché Passerha detto di aver seguito l’indicazione dell’Agcom, mentre ha fatto il contrario? Chi comanda al ministerdello Sviluppo e Comunicazioni? Gli stessi che nel ‘92 facevano il bello e il brutto tempo al ministero delle Poste? È cambiato qualcosa, in questi vent’anni?