Archivio mensile:febbraio 2013

Servizio Pubblico – Puntata del 28/02/2013 l’editoriale di Marco Travaglio (le ultime parole famose )

SCACCO MATTO – Il giorno che iniziò la democrazia

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da byo blu di Paolo Becchi 26 febbraio 2013 – 13.55

Non hanno capito niente! Vengono sconfitti, umiliati, e continuano a non capire. È un fenomeno che non ha precedenti, e che rivela la forza del MoVimento 5 Stelle, la sua novità assoluta. Ci vediamo in Parlamento!, ha sempre ripetuto Grillo: ed in Parlamento, ora, il MoVimento l’ha conquistato, imponendosi alla Camera ed al Senato. Ma loro continuano a non capire.

Basta leggere le recenti dichiarazioni di Vendola: «Interlocuzione con Grillo è un dovere»; o di Moretti (Pd): «Dialogo possibile con loro». E pensano alla “responsabilità nazionale”, alle larghe intese, alle maggioranze trasversali. Possibile che non abbiano capito? Possibile che continuino a ragionare come se il MoVimento fosse un partito della Prima Repubblica? Possibile che non riescano a capire che siamo al tramonto, al collasso non della Prima, ma della Terza Repubblica?

Ormai lo sappiamo quello che è avvenuto. Nei miei Nuovi Scritti Corsari l’ho ripetuto per un anno, seguendo i fatti che hanno portato ”dal colpo di Stato “sobrio di Mario Monti fino al tentativo di Re Giorgio Napolitano di consolidare gli “equilibri” disegnati dall’esperienza del Governo dei tecnici. Ora, finalmente, è tutto finito. Sono finiti, non hanno più possibilità di salvarsi. Ma loro continuano a non capire. : Ha ragione Grillo, quando scrive«Non riescono a capire, non riescono a concepire. Bisogna che li analizzi psichiatricamente. Sono falliti». Non capiscono: continuano a parlare di coalizioni, di intese, di dialogo (ossia: di trattative, negoziati e compromessi tra i corridoi e le segreterie di partito). Pensano, ormai, che il MoVimento sia diventato un partito, come i loro, la cui forza sarebbero i seggi che ha conquistato in Parlamento. Pensano, come scrive Grillo, ad un «governissimo pdmenoelle – pdelle. Noi siamo l’ostacolo. Contro di noi non ce la possono più fare, che si mettano il cuore in pace». Ma perché non avete capito? Eppure Grillo, ancora oggi, ve lo ha detto: «Saremo 150 dentro e qualche milione fuori». Sono i milioni fuori dal Parlamento la forza del MoVimento.

Il MoVimento 5 Stelle è e resterà una forza antiparlamentare (*), ora entrata in Parlamento per metterlo in scacco dall’interno. Una forza democratica, che non crede nei fallimenti e nelle illusioni della rappresentanza, ma nella partecipazione diretta di tutti i cittadini alla politica del Paese. È così semplice: i 150 sono dentro per trasformare la democrazia rappresentativa in democrazia diretta. Nessuna “intesa”, nessun “governissimo”: i partiti sono finiti, perché è iniziata la democrazia.

(*) Paolo Becchi si riferisce evidentemente ai componenti di “questo Parlamento”, che hanno reso la democrazia un concetto vuoto, e non all’istituzione in sè.

Il nuovo piano regolatore riporta i cantieri a Viverone (nuovi palazzi in arrivo tanto per cambiare, un po’ di cemento ci mancava)

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Fonte stampa.it 28/02/2013 attualità
Quindici domande
presentate in Comune
Sono quindici le richieste pervenute al Comune di Viverone per la realizzazione di nuove abitazioni o per l’ampliamento di quelle già esistenti. L’amministrazione guidata dal sindaco Antonino Rosa ha dato il via all’operazione di restyling del vecchio piano regolatore con l’adozione di una variante resa possibile dall’articolo 17 della legge regionale, norma che ha permesso di presentare domande di ristrutturazione o di costruzione in un territorio «blindatissimo» dal punto di vista edilizio.
«E’ probabilmente l’ultima possibilità che l’amministrazione offre ai cittadini – spiega il sindaco –infatti un’operazione simile a questa era già stata messa a punto nel 2010 e aveva riscosso un buon interesse». (Più particolari nell’edizione di Biella in edicola oggi)

ELEZIONI: PRIMA DELLA SECONDA ONDA

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Fonte Altrainformazione.it Giulietto Chiesa 26 febbraio, 2013 attualità Prevedere cosa succederà nelle prossime giornate e settimane è impresa impossibile. Ma si può, e si deve, ragionare sulle cose che si vedono e che sono accadute. Prima di tutto non cadere nella tentazione di “spiegare” il paese in base ai risultati elettorali di una legge che lo ha depredato della democrazia. Legge truffa=risultato falso.

Ha votato un’Italia piagata dalla crisi, ingannata dai media, parzialmente istupidita dalle televisioni del padrone e del palazzo, impossibilitata a capire. Ma anche un’Italia che non si arrende.

C’è un vincitore ed è il Movimento 5 Stelle, che è, al momento, Beppe Grillo. E c’è uno sconfitto, che è il Partito Democratico. Berlusconi è un guitto che va bene a quella parte degli italiani che è stata formata nel suo teatrino, ma che ha troppi scheletri nell’armadio e troppi nemici in Europa per poter esercitare fino in fondo il suo potere di ricatto.

Del resto Machiavelli aveva già descritto il tipo e la situazione quando scrisse che “sono tanto semplici gli uomini e tanto obbediscono alle necessità presenti, che colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare”. E dunque la questione vera, per il futuro, è quanti saranno gli uomini e le donne di questo tipo nella società italiana. Questione di educazione e di etica. Che implica, per essere risolta, di una guida e di un’idea forte.

E tuttavia la possibilità di ricatto del guitto esiste. Una maggioranza non c’è e nemmeno il padre non eterno Napolitano potrà inventarla. O meglio: ce n’è una sola. La stessa maggioranza che sostenne Monti. La Grande, Misera Coalizione del tutti-insieme-aggrappati-alle-poltrone. Del tutti-contro-Grillo. Del dopo-di-noi-il-diluvio.

Ma senza Monti, finito miseramente quarto, cioè finito tout-court. Del resto la sua piccolezza umana gli ha giocato un brutto scherzo, conducendolo a credere di avere la popolarità che gli assegnavano i servi del mainstream. Ruberò una battuta, pronunciata da Dagospia nella serata post elezioni della 7: “non poteva vincere uno che ha la bocca che fa pensare alla fessura di un bancomat”. Aggiungo io: un bancomat che, invece di darti i soldi, te li ruba.

Chi sarà l’uomo di questa insulsa “provvidenza”? Vedremo, non è poi così importante sapere il nome di quel kamikaze. Ma sarà (se lo sarà) una Grande-Misera-Coalizione condannata a trascinarsi dietro due pesanti code di paglia. La prima è che può fare solo guai, cioè preparare la via ad un tracollo istituzionale e a un trionfo a breve scadenza di una seconda onda possente della protesta elettorale e popolare. La seconda coda è, appunto, il fatto che durerà poco.

Poi si tornerà a votare. Nel frattempo i poteri forti della finanza mondiale giocheranno sulle nostre teste come con le bocce di un grande biliardo, pieno di buche. Ci trasformeranno in bersagli. Bisognerà tenere duro, tutti insieme. Senza dimenticare che adesso quei signori senza nome e senza volto hanno paura di noi, così come hanno paura di noi i loro maggiordomi di primo e secondo livello. Ma come scrisse qualcuno, essi stessi, tra di loro «non si amano, ma si temono. Sono solo dei complici.» Potremmo metterli dunque in difficoltà anche se sono potenti e lontani.

Infine abbiamo assistito alla fine del “Secondo Arcobaleno”. Avevamo avvertito gli ultimi residuati della sinistra che sarebbe stato esiziale, per loro, tentare un secondo arcobaleno dopo quello che, nonostante la sua ineffabile leggerezza, li aveva fatti affondare nelle elezioni precedenti. La vernice multicolore che copriva il piombo li ingannò. Non abbastanza da renderli vigili questa seconda volta. La sinistra è finita. Definitivamente. Per proprio ottuso e invincibile demerito. Spiace soltanto che abbia trascinato con sé anche un uomo nobile come Antonio Ingroia che, insieme ad essa, ha sbagliato i suoi conti.

Ora si dovrà ricominciare a tessere una tela che consenta a milioni di persone, rimaste nella “voragine”, di essere rappresentate, così come Grillo è riuscito a trovare la strada per altri milioni, salvandoli dalla disperazione e salvando anche noi. Ma non credo che si possa ripartire dall’infelice esperienza che si è consumata il 31 dicembre del 2012 con “Cambiare si può”. Si dovrà ripartire in altro modo, con altre idee, con un altro orizzonte.

Giulietto Chiesa
Fonte: http://www.megachip.info
Link: http://www.megachip.info/tematiche/democrazia-nella-comunicazione/9859-elezioni-prima-della-seconda-onda.html

Grillo scuote l’Europa. “Salverà l’Italia con referendum euro”

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Fonte Wall Street Italia l 27 febbraio 2013| Attualità
Per il Guardian il leader del Movimento 5 Stelle è l’unico che ha parlato ai giovani. “Fuori dall’euro mai più schiavi delle banche tedesche”. Su Berlusconi l’auspicio e’ che la sua irresponsabilità spinga l’Italia in una nuova crisi: quella sarà la salvezza del Paese.

Roma (WSI) – La politica italiana creerà un nuovo equilibrio in Europa. Per l’editorialista del quotidiano di Londra, The Guardian, Simon Jenkins, se Roma sarà fortunata finirà fuori dall’euro e lì potrà trovare la sua strada verso la ripresa, altrimenti sarà schiava a vita dei banchieri della zona euro. Comunque vada – sostiene – gli italiani non dimenticheranno mai l’esito delle elezioni politiche nel febbraio 2013.

Jenkins osserva che da Oltremanica si è sempre guardato all’Italia pensando al Vaticano e alle istituzioni politiche. Da questa settimana sulla stampa britannica è diventato Beppe Grillo l’alfiere dell’Italia. Nella sua villa di Sant’Ilario, sulle alture genovesi, il blogger adesso trascorre la giornata ad analizzare i risultati delle elezioni, a riflettere sulle strategie, a valutare le opportunità e i pericoli da scansare, gongolante per un exploit che pochi avevano previsto di queste dimensioni.

Come avvenuto in Grecia, anche l’economia italiana sta vivendo una fase di debolezza: è scesa di almeno il 2,2% lo scorso anno. “Mario Monti ha garantito con la sua politica questa spirale verso il basso e senza crescita”, denuncia il giornalista convinto che se avesse continuato a guidare il Paese avrebbe condannato le generazioni future di italiani a diventare schiave delle banche tedesche. Grillo invece ha parlato a quelle generazioni.

E adesso “l’evento più coerente con la sua politica può essere il referendum sull’euro”. Ma non solo. Anche il ritorno sulla scena politica di Silvio Berlusconi – conclude Jenkins – è una buona notizia in quanto “la sua irresponsabilità potrebbe contribuire a spingere l’Italia in una crisi finanziaria che poi diventerebbe la sua salvezza finale”.

SILVIO, ILDA TI ASPETTA! (PER FARTI LA FESTA) – PER BERLUSCONI UN “TOUR DE FORCE” IN TRIBUNALE NEI GIORNI PIU’ CALDI DELLA NUOVA LEGISLATURA – VENERDI’ REQUISITORIA SUL PROCESSO MEDIASET – IL 4 MARZO RIPARTE IL PROCESSO RUBY – GIOVEDI’ 7 MARZO SENTENZA DI PRIMO GRADO SULLE INTERCETTAZIONI “UNIPOL CONSORTE” – IL 25 MARZO A PALERMO VERDETTO D’APPELLO PER DELL’UTRI

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fonte Dagospia 27/02/2013 Luigi Ferrarella per “Il Corriere della Sera”attualità

berlusconi-boccassini-stretta-di-mano
Una requisitoria già dopodomani, un’udienza-chiave di un altro processo lunedì prossimo, e giovedì la prima di quattro delicate sentenze che nel giro di un mese si incroceranno con l’elezione dei presidenti di Senato e Camera e con i tentativi di trovare una maggioranza per formare il nuovo governo: ancora una volta, come da 20 anni a questa parte, l’agenda dei processi e quella della politica si sovrapporranno.

boccassini SALUTA BERLUSCONI Ma tutto si potrà dire meno che sia «giustizia a orologeria»: nelle ultime settimane di campagna elettorale, infatti, è stato proprio Silvio Berlusconi, assieme ai suoi avvocati-parlamentari Niccolò Ghedini e Piero Longo, a volere a tutti i costi sospendere le udienze in corso con «legittimi impedimenti» di varia natura (dalle riunioni di gruppi parlamentari pdl sino alla priorità accordata a interviste in tv) e a voler rinviare la fine dei suoi tre processi milanesi a dopo il voto.

processo ruby Bele n Rodriguez il suo avvocato e lavvocato di Berlusconi Niccolo Ghedini Il risultato, però, è che ora, accanto all’ingorgo istituzionale (vertici da eleggere nei due rami del Parlamento, trattative per il nuovo governo, elezione del nuovo presidente della Repubblica), si prospetta anche un ingorgo processuale. Si comincia venerdì, infatti, in Corte d’Appello con la requisitoria nella quale il pg Laura Bertolè Viale con ogni probabilità chiederà la conferma della condanna del leader del Pdl a 4 anni per frode fiscale nella compravendita di diritti tv Mediaset.

BERLUSCONI IN AULA AL PROCESSO RUBY Ma la prima incognita è se Berlusconi, come annunciato un mese fa, si presenterà a rendere «dichiarazioni spontanee», giacché in teoria, dopo altre tre udienze, la sentenza è fissata per sabato 23 marzo. Due giorni dopo, il 25 marzo, ma a Palermo, è atteso il verdetto nel secondo processo d’Appello all’ex senatore pdl Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, nel quale il pg Luigi Patronaggio ha chiesto 7 anni di carcere.

Berlusconi Ruby Nel frattempo a Milano già lunedì 4 marzo ripartirà anche il processo Ruby con un’ultima udienza cruciale per le imputazioni a Berlusconi di prostituzione minorile (per i suoi rapporti con l’allora minorenne marocchina) e di concussione dei poliziotti della Questura di Milano per la raffica di telefonate notturne volte a propiziare il rilascio della giovane e la sua consegna alla consigliera regionale pdl Nicole Minetti.

piero fassino Il Tribunale ha convocato d’ufficio un’ultima testimone, che né i pm Boccassini-Sangermano né i difensori avevano sinora chiesto di ascoltare: il pm dei minorenni Annamaria Fiorillo, affinché chiarisca il contenuto delle disposizioni impartite al commissario Giorgia Iafrate, che in aula le ha rievocate in modo diverso da quello sostenuto dall’accusa. Compatibilmente con la durata dell’interrogatorio, la requisitoria potrebbe iniziare subito dopo, o la settimana successiva, e il verdetto arrivare il 18 marzo.

Ma intanto già giovedì prossimo, 7 marzo, interverrà una delle tre sentenze: quella di primo grado nel processo per il trafugamento dalla Procura e pubblicazione su Il Giornale nel 2005 dell’audio dell’intercettazione (all’epoca non depositata né trascritta) tra l’allora segretario ds Piero Fassino e il numero uno di Unipol, Giovanni Consorte: requisitoria e arringhe si sono già svolte, e al Tribunale non resta che decidere se assolvere o condannare Berlusconi a 1 anno per concorso nella rivelazione di segreto d’ufficio, e suo fratello Paolo a 3 anni per ricettazione.

MARCELLO DELL’UTRI I processi che si riverberano sul leader pdl si sono rimessi in moto già ieri sera, con l’udienza quasi in notturna (per poter ascoltare in videoconferenza col fuso orario degli Stati Uniti il manager di una major cinematografica, Gary Marenzi) del processo milanese di primo grado Mediatrade, dove non c’è più Berlusconi (perché fu prosciolto subito in udienza preliminare dal gip Vicidomini e poi anche dalla Cassazione) ma restano imputati di frode fiscale suo figlio Piersilvio e il presidente del suo gruppo Mediaset, Fedele Confalonieri.

Anche costoro, invece, erano stati prosciolti a Roma nel processo «gemello» di questo, ma per altre annate di competenza territoriale capitolina: e qui la Cassazione deciderà il 6 marzo sul ricorso proposto dai pm romani contro il proscioglimento.

GLI INGEGNERI DEL PONTE SCHIERATI COME LOBBYSTI

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Fatto Quotidiano 28/02/2013 Giorgio Meletti

Mezza pagina di pubblicità sul Corriere della attualità
Sera, dove l’unica informazione che manca è chi paga. Un’inondazione di retorica scientista, fin dal supponente incipit: “Noi che parliamo una sola lingua, quella della Scienza e dell’Ingegneria”. Tutto per il più semplice degli appelli: non fermate il ponte sullo Stretto di Messina. Seguono le firme di 39 Scienziati e Ingegneri italiani e stranieri, molto combattivi. Secondo i Luminari, spetta infatti alla Scienza e all’Ingegneria “difendere un progetto se infonda- tamente bistrattato”, soprattutto se il rischio è “la dissipazione di un grande patrimonio ingegneristico, scientifico e socioe- conomico ad oggi consolidato in un progetto definitivo”. IN REALTÀ I LUMINARI non parlano una sola lingua, ma almeno tre. Oltre a quella della Scienza e dell’Ingegneria, parlano la lingua dell’Economia, e giurano che “il ponte sullo Stretto di Messina non è una storia di sprechi”. Con quale competenza specifica si esprmono? Con quella derivante dalla loro terza lingua: quella del loro rimarchevole Conflitto d’Interessi. Negli uffici del Wwf, che da anni fa la guerra al Ponte e ai suoi alfieri, si sono su- bito accorti che quasi tutti i firmatari figurano tra gli autori del progetto. E così quando ci as- sicurano, dall’alto della loro Scienza, che “il progetto è stato sviluppato in dettaglio, control- lato e verificato” sanno di che parlano: sono loro stessi che lo hanno controllato e verificato. In particolare troviamo tra i firmatari dell’accorato appello al governo italiano i membri del comitato scientifico della socie- tà Stretto di Messina spa: il presidenteGiulio Ballio(exrettore del Politecnico di Milano) Claudio Borri, Raffaele Casciaro, Alberto Castellani, Piero D’Asdia, Giuseppe Muscolino, Alberto Prestininzi, Giuseppe Ricceri, Giovanni Solari. Poi ci sono i membri dell’Expert Panel della stessa Stretto di Mes- sina: Giorgio Diana, Ezio Faccioli, Michele Jamiolkowski, Sascia Canale. I suddetti sarebbero i controllori della qualità dei progetti, e hanno firmato l’interessante inserzione a paga- mento sul fatto che con i progettisti hanno fatto tutti insieme uno “straordinario lavoro”. Solo che hanno firmato anche i progettisti: Giovanna Cassani della Rocksoil, società che fa ca- po all’ex ministro delle Infra- strutture Pietro Lunardi, tifo- sissimo del Ponte; e poi Dyab Khazem e Kenneth Serzan della Pmc; quattro ingegneri di Eurolink, il consorzio guidato da Impregilo che ha vinto l’appalto per la costruzione del Ponte (Mario Lampiano, Michele Leone, Pietropaolo Marcheselli edEttore Pagani),AllanLarsen e Klaus Ostenfeld della Cowi (società che fa parte di Euro- link). Ostenfeld, che della danese Cowi era amministratore de- legato, si presenta come “esperto di ponti”. E anche l’americano Daniel Libeskind ha parte- cipato alla progettazione del ponte firmando 137 elaborati. E anche l’americano Peter Sluszka e il giapponese Yasutsugu Yamasaki hanno firmato l’ap – pello e i progetti. N AT U R A L M E N T E il toccante appello perché “non vadano perdute per l’Italia le preziose conoscenze acquisite” si guarda bene dal dire al pubblico chi siano i firmatari, e che lavori abbiano fatto per la fabbrica del ponte e in cambio di quanti euro del contri- buente. Mentre ci informa che chi volesse firmare l’appello deve rivolgersi al- la casa editrice londinese Taylor & Francis, che ha pubblicato nel 2009 un ampio volume sul Ponte a cura di nove firmatari dell’appello di ieri, compreso il danese Niels Gimsing, che non ha firmato progetti, però era nella commis- sione che ha aggiudicato l’appalto a Eurolink. Un altro punto interrogativo ri- guarda il perché dell’iniziativa e la scelta di tempo. É da un anno che il governo Monti ha “definanziato” il ponte, mentre solo domani scatterà la messa in li- quidazione della Stretto di Messina. Forse i luminari hanno sperato fino all’ultimo che gli amici del Ponte trovassero l’enesimo sistema per perpetuare il meraviglioso laboratorio scientifico a spesedello Stato. E si sono mossi tardi. E in modo un po’illogico: la parola fine al- l’incredibile storia del Ponte, già costato centinaia di milioni di euro, non è stata messa perché il progetto degli scienziati-lob- bysti è brutto, ma per la sem- plice e nota mancanza di soldi pubblici da buttare.

B. parla di inciucio e pensa alle sentenze (Antonella Mascali).

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Da Il Fatto Quotidiano del 28/02/2013

L’EX PREMIER INVOCA LA GRANDE COALIZIONE: “SERVE STABILITÀ”. MA IL SUO TARLO SONO LE UDIENZE IN ARRIVO.

Un governissimo Pdl-Pd. Lo mette in scena Silvio Berlusconi nel suo videomessaggio subliminale, via Facebook: “Non si deve partire dalle alleanze ma dalle cose da fare: riduzione delle spese, della pressione fiscale, conti in ordine e riforme istituzionali”. Il Cavaliere, ringalluzzito dal risultato elettorale che neppure i suoi sondaggisti gli avevano prefigurato, si erge a salvatore della patria a meno di 48 ore dalla ripresa dei suoi 3 processi a Milano che potrebbero arrivare tutti a sentenza entro la fine di marzo. “Nessuna forza politica responsabile”, prosegue, “può ignorare il valore della governabilita”.
SENZA MAI citarlo, critica il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani e detta la linea: “Ho sentito dei leader parlare di un vago programma su politica, legalità, elezioni, ceti più deboli. Non hanno mai pronunciato le parole tasse, crescita e sviluppo. Dove vivono? Si deve aprire la fase di alleggerimento fiscale”. Quasi scimmiottando Beppe Grillo, il 76enne Silvio Berlusconi, in politica da vent’anni , si rallegra “per il pensionamento di alcuni vecchi mestieranti della politica politicante (leggi Gianfranco Fini, ndr)” e anche per “la bocciatura senza appello dei tecnici”. Nessun attacco, stavolta, ai magistrati. Basta il direttore del Giornale di famiglia, Alessandro Sallusti: tornato a evocare il complotto giudiziario per “l’ingorgo di processi non casuale”. Ma 11 udienze in 23 giorni e 3 possibili sentenze sono il frutto della strategia del Cavaliere, e dei suoi avvocati-parlamentari, che hanno usato il legittimo impedimento, legato alla campagna elettorale, per scongiurare requisitorie e verdetti prima del voto. Da domani, però, a palazzo di Giustizia di Milano si ricomincia. A partire dal processo più insidioso, quello d’appello Mediaset-diritti tv. Berlusconi sarà in aula per dichiarazioni spontanee, poi ci sarà la requisitoria dell’avvocato generale, Laura Bertolè Viale. In primo grado il leader del Pdl è stato condannato, per frode fiscale, a 4 anni di carcere, a 5 di interdizione dai pubblici uffici e a 3 di interdizione da incarichi societari. La prescrizione è nella primavera del 2014, in tempo, dunque, per una sentenza definitiva della Cassazione. Le udienze successive, di sabato per evitare legittimi impedimenti connessi a impegni politici, saranno dedicate alle arringhe. La sentenza è prevista per il 23 marzo. In mezzo, altri appuntamenti giudiziari. Il 4 marzo riprende il processo Ruby con la testimonianza del pm dei minori Annamaria Fiorillo, Il 6, la Cassazione dovrà pronunciarsi sul ricorso della procura di Roma contro il proscioglimento per un filone Mediatrade-diritti tv. Il 7 marzo, per Silvio Berlusconi e il fratello Paolo è prevista la sentenza del processo per l’intercettazione segreta, pubblicata dal Giornale il 31 dicembre 2005, tra l’allora segretario dei Ds, Piero Fassino e il presidente di Unipol, Giovanni Consorte (“Allora abbiamo una banca?”). Per rivelazione di segreto d’ufficio, il pm Maurizio Romanelli ha chiesto per l’ex premier un anno e per il fratello (accusato anche di ricettazione e millantato credito) 3 anni e 3 mesi. L’8 marzo, al processo Ruby, il pm Ilda Boccasini dirà la richiesta di pena per concussione e prostituzione minorile . La sentenza è attesa per il 18 marzo, legittimi impedimenti permettendo.

Berlusconi, intanto, ha ringraziato chi lo ha votato: “Nel ‘94 ho detto: ‘L’Italia è il paese che amo’. È sempre commovente vedere come questo mio sentimento sia stato ancora una volta ricambiato”. Eppure nel 2011 a Valter Lavitola aveva detto: “Tra qualche mese vado via da questo Paese di merda”.

BERSANI, ULTIMA TRINCEA O GRILLO O MUERTE BEPPE LO DÀ PER FINITO, MA LUI DICE: SENZA ACCORDO SI RIVOTA E UNA PARTE DEL PARTITO LA VORA PER L ’INCIUCIO CON B

corelFatto Quotidiano 26/02/2013 di Antonello Caporale attualità
Sei un morto che parla”. All’ora di pranzo giunge la voce di Beppe Grillo. Graffia, sfregia, irride. Pierluigi Bersani si è fatto troppo vicino ed è un modo per scrollarselo di dosso, ritrovare la giusta po- sizione in campo. Rifiatare perchè il pressing si fa insistente. Il Pd vorrebbe fare il governo con i 5 stelle, roba da matti. Si fa intervistare dalla Bbc: “Destra e sinistra si metteranno insieme. Durerà un anno questo governo e poi il Movimento cambierà il mondo”. È FORSE la disperazione che porta Bersani ad azzeccare il ri- lancio: “Ce lo venga a dire in Parlamento”. Il leader mancato della sinistra al governo con Mario Monti conferma di aver cambiato rotta, sistema il timone in un modo piuttosto impetuoso verso il mondo nuovo del grillismo dove sono confluiti parecchi milioni di suoi elettori e prosegue la sua corsa verso l’unico obiettivo che sembra avere. Giungere in Parlamento come premier incaricato, elencare le priorità e attendere il voto dell’aula. “Dovranno dire no alla legge che regola il conflitto d’interessi, no al dimezzamento dei depu- tati, no alla riforma del mer- cato del lavoro. E se lo diranno si prende atto e si va al voto”, dice Miguel Gotor, consigliere del principe, galvanizzato e ot- timista. O mi voti o si vota. “Bersani non ridurrà il Pd alle cifre del Pasok (partito socia- lista greco ridotto quasi all’ine- sistenza dopo aver accettato un governo di grande coalizione di chi vorrebbe spingerci nelle braccia di Berlusconi”. Oltre i ceffoni di Grillo, Ber- sani ha da chiedersi quanti amici ha in casa. Ieri l’altro l’hanno accolto come l’ospite inatteso, spendendo neanche una sillaba quando ha illustrato la sua linea d’azione. “Siamo stati una decina a parlare, gli altri zitti come pesci in barile. E in quale barile stanno nuotando felici? Silvio ci fa sapere poche cose, ma chiare: datemi la presidenza del Senato, tutelate Mediaset, e io sarò ragionevo- le, comprensivo, responsabi- le”, racconta una voce anoni- ma, testimone attendibile ma allarmato dell’aria che tira. So- no le coincidenze ma il dop- piopetto di Berlusconi è ricomparso ieri. In un video- messaggio ha offerto la dispo- nibilità a farsi carico, ed è in- tuitivo che lo faccia per l’altissimo senso dello Stato, dell’impegno a ragionare “sulle cose da fare”. Pragmatico, fiducioso, aperto anch’egli al nuovo. Ed è solo una seconda coincidenza se anche Massimo D’Alema pensa, nell’interesse del Paese, che il premier incaricato, dunque Bersani, possa e debba coinvolgere tutto il Parlamento nello sforzo di salvare il Paese dalla sciagura. E anche Walter Veltroni ritiene che il Paese abbia bisogno di un pre- mier di altissimo profilo. Si chiama governo del Presidente, cioè di Giorgio Napolitano. Il capo dello Stato potrebbe an- che non affidare a Pierluigi Bersani l’incarico. Nell’ipotesi, finora non suffragata da fatti, le parole di Grillo riacquistereb- bero senso: “Destra e sinistra faranno insieme un governo”. Ma Bersani vuole chiedere per sé, non per altri, l’incarico. Sceglie di avanzare da solo e l’idea di un governo di minoranza, aperto ai voti grillini e magari a quelli dei centristi di Monti, è l’unica ipotesi praticata, l’unica scelta possibile, “l’unica alter- nativa al suicidio”. PER FAR QUESTO ha bisogno di due mandati. Il primo glielo dovrà conferire in una forma politicamente più robusta il partito. Ha la maggioranza e andrà liscia la conta. Come sempre accade i contrari rifuggiranno dall’idea di doversi mostrare e si accomiateranno, silenziosi, nelle retrovie. Aspettando che il pacco bom- ba gli esploda tra le mani. Per- chè Grillo, ed è un conto da non scartare, ha nella parola una munizione micidiale: ren- dere eversiva, impraticabile l’idea stessa di una intesa. Come? Proponendo, per esempio, l’uscita dall’euro. Una posizione tattica che lo escluderebbe dal novero del convitato. “Anche in quel caso, anche se dovesse utilizzare il lanciafiamme per allontanarci da qualunque intesa, Pier Luigi non si scorag- gerebbe. Andrebbe in Parla- mento e, rivolgendosi a tutti (ma puntando il volto dei grillini), spiegherebbe: prima cosa da fare, conflitto di interessi. Seconda cosa, dimezzamento dei parlamentari…”. Così Gotor, ancora lui. I punti programmatici si fa- ranno un po’ più cospicui, la durata del governo più larga (un anno, forse due), la scom- messa più alta. “Io sto con Bersani su tutta la linea, punto per punto”dice Enrico Letta, il suo vice. Punta gli occhi su quel che accade nella base del mo- vimento e certo le notizie di un disagio più largo e impetuoso del previsto lasciano almeno la speranza di proseguire nel gio- co dell’alleanza. E’ il giorno dell’azzardo. E ogni mossa è anche un capitombolo verso l’ignoto.

.Gli ingrillati di Marco Travaglio 28 febbraio 2013 .