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iniziativa SBANKIAMOLI dal sito sbakiamoli.it(cosa è successo negli ultimi mesi)

SBANKIAMOLI
APPELLO A TUTTI GLI IMPRENDITORI, I CONSUMATORI, I RISPARMIATORI E CITTADINI RESPONSABILI.
SBANKIAMOLI: RIPRENDIAMOCI I NOSTRI SOLDI!
Il Sito dove è spiegata l’inziativa
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CORTOCIRCUITO TRA STATO E BANCHE Autore Gianni Dragoni il Sole24ore
BANCHE SENZA SOLDI CHI PAGA È IL CLIENTE

Oggi le piccole imprese chiedono sempre più finanziamenti agli istituti bancari (dal 36,5% del 2007 al 52,2 % del 2010) ma ne ottengono molti meno (i successi passano dal 87,5% del 2007 al 79,8% del 2010). Per le famiglie è la stessa storia: a gennaio 2012 le domande di mutui per acquistare una casa hanno registrato una flessione del 41% rispetto al gennaio dell’anno precedente (una contrazione che continua da mesi).
Ma ci sono anche “prestatori di credito” che continuano a concedere prestiti, anzi che aumentano la loro erogazione di anno in anno. E’ il caso dei circuiti Etici (Banca Etica, BCC, Mag4 ecc).
Cosa possiamo fare noi cittadini per favorire lo sviluppo di queste realtà, a sostengo di un tipo di economia diversa da quella attuale, fortemente distruttiva? E’ possibile concentrare il risparmio raccolto verso realtà in grado di finanziare attività economiche secondo criteri di sostenibilità etica ed ambientale, senza rinunciare alla qualità dei servizi che solitamente utilizziamo allo sportello.

Tra il 2007 e il 2010 la Federal Reserve ha prestato a banche e Governi 16 trilioni di dollari a tasso zero. L’operazione è emersa grazie alla ricerca di due senatori


Redazione
La Federal Reserve e il corrispondente americano della Banca d’Italia, storia di un incredibile prestito a tasso zero alle banche.
di Giulietto Chiesa – 22 Agosto 2011 da GiuliettoChiesa.it
Udite, udite, o signori e signore che leggete i giornali dei finanzieri di tutto il mondo, (cioè i “loro giornali”, cioè tutti i giornali del mainstream, e naturalmente tutte le televisioni del mainstream) adesso scoprirete il segreto, uno dei segreti, forse il più importante dei segreti, che sta dietro la crisi della finanza mondiale. Credevate che la Grecia fosse la pietra dello scandalo e che i greci, questi spendaccioni corrotti, dovessero essere salvati, sì, ma insieme privati della loro sovranità nazionale, come gli italiani, del resto, e i portoghesi e gli irlandesi?

Vi sbagliavate, ma non è colpa vostra. Le cose stanno diversamente, e tenetevi forte alle vostre sedie. Scoprirete anche come la più grande democrazia del mondo (senza scherzi, sto parlando di quella americana!) è in grado di guardarsi dentro (quasi) fino in fondo. E questo è un bene. Salvo naturalmente il fatto che nessuno lo saprà. E questo è un male. Eccetto io e voi che leggete queste righe elettroniche (questa roba non andrà mai sulla prestigiosa carta dove scrivono De Bortoli, Riotta, Pigì Battista e altri tristanzuoli che vi hanno raccontato e vi raccontano frottole tutti i giorni). Prima di tutto la fonte, perchè non abbiate a sospettare che si tratti del solito trucco di un Government Accountability Office “complottista” inveterato. La fonte è più che ufficiale, unica e irripetibile: GAO Audit (Government Accountability Office). Il Governo è quello degli Stati Uniti d’America. L’Audit è parola inglese che sta per verifica contabile. L’Audit di cui si parla è il primo che sia stato mai effettuato da mano umana (non possiamo escludere il buon Dio) sull’attività della Federal Reserve nei quasi cento anni della sua storia.

Voi direte, stupiti: ma come è possibile? Mai nessuno è andato a guardare dentro quei conti? Risposta esatta, mai nessuno. La Federal Reserve è stata una riserva di caccia al di sopra di ogni controllo. La seconda domanda che vi porrete è: ma perchè proprio adesso? Il fatto è, capirete, che gira il mondo un sacco di gente sospettosa. E costoro sono malfidati: visti i risultati vorrebbero dare un’occhiata alla cassaforte. Così è accaduto un accidente imprevisto. All’inizio quelli che stavano dentro la cassaforte hanno pensato: che guardino pure, intanto non ci capiranno niente. Invece quei temerari hanno capito fin troppo bene. E’ andata così, che Ron Paul e Alan Grayson hanno fatto passare un emendamento alla legge Dodd-Frank che consentiva di fare l’inaudito: controllare i conti della Federal Reserve. Al Senato Usa erano distratti in quel momento.
Detto fatto, due senatori fuori del comune (cioè con le rotelle non del tutto a posto, come vedremo) hanno fatto la ricerca: la storia meriterebbe che i loro nomi restassero scolpiti come i profili dei presidenti sul Mount Rushmore (se non ricordo male, e non chiedetemi di perdere tempo a verificare sul web). Si chiamano Bernie Sanders, indipendente, e Jim DeMint, repubblicano.

Aperto il vaso di Pandora è successo un finimondo. Ma, per così dire, “al chiuso”. Ben Bernanke, attuale portiere della Federal Reserve ha protestato veementemente, seguito a ruota dal predecessore Alan Greenspan, e da altri banchieroni tutti mondiali, e tutti beneficiari, come vedremo, di donazioni varie e gratuite. “Che effetto avrebbero sui mercati del pianeta certe scoperte?”, hanno detto. “Bloccare tutto, fermare, insabbiare!”.
Se queste cose le leggete per la prima volta vuol dire che ci sono riusciti, fino ad ora. Il fatto è che il senatore Sanders è uno svitato e ha messo tutto, pixel su pixel, sulla sua web page. E la frittata non è più riparabile. Per meglio dire: si ordinerà a tutto il mainstream di tacere e nascondere. E magari di pubblicare tutte le storie delle eventuali amanti di Sanders, o di svelare quanti conti in banca ha, e magari se ha sodomizzato il suo cuoco, o ha una collezione di foto pedofile. Cosicchè della faccenda dell’audit della Federal Reserve non ne sentirà parlare nessuno, o quasi. Ma Sanders, DeMint e il buon Dio ci permettono comunque, a noi, che parte del mainstream non siamo, di raccontarvi cosa è venuto fuori. Che è una storia niente male, che, se il mainstream non fosse la cloaca che è, potrebbe perfino metterla in prima pagina. E veniamo al dunque, scusandoci con i lettori se abbiamo fatto in apertura come fece Dostoevskij nel presentare i suoi “Fratelli Karamazov”, cioè scrivendo un romanzo per introdurne un altro.

Le cifre dunque ci dicono che, tra il dicembre 2007 e il giugno 2010, senza che nessuno sapesse niente, cioè segretamente, la Federal Reserve ha tolto dal brago banche, corporations, governi sotto diverse latitudini e longitudini, dalla Francia alla Scozia, e chissà fin dove è arrivata la sua “beneficenza”, con la non modica cifra di 16 mila miliardi di dollari, cioè sedici trilioni di dollari. Tutto questo ben di Dio sarebbe stato collocato sotto la vocina di bilancio di un “programma onnicomprensivo di prestiti”. Ma nessuno, nemmeno il Congresso americano ne è stato informato. Di quei 16 trilioni non un dollaro è ritornato indietro. Eppure sono stati prestati – pensate o lettori ignari – a tasso zero, cioè gratis et amore dei. Per avere un’idea della cifra, se ancora non avete avuto il capogiro, basti pensare che il prodotto interno lordo annuale degli USA si aggira attorno a 14,2 trilioni e che il debito complessivo degli Stati Uniti viaggia sui 14,5 trilioni. Dunque, concludendo, un gruppo di banchieri, che non sono stati eletti da nessuno, prende decisioni di portata mondiale, compra e ricatta governi, banche corporations. Perchè lo fanno? Perchè il sistema è esploso e va al collasso, e loro lo drogano con denaro finto, perchè possa continuare a funzionare. E – cosa non meno importante – in questo modo si mettono in condizione di minacciare ricattare, condizionare, sostituire governi e ministri di tutto il mondo. Siamo alla dittatura di un superclan semi criminale, che complotta usando denaro fittizio (da dove credete siano usciti quei 16 trilioni se non dalle “stamperie” segrete della Federal Reserve? Tenendo conto anche che quei soldi non occorre stamparli, ma li si può creare dal nulla schiacciando qualche tasto di un computer). Dunque adesso sappiamo che il famoso TARP (Troubled Asset Relief Program), fissato in 800 miliardi di dollari, era una balla al ribasso, buona per i mercati e per non fare esplodere la protesta dei contribuenti americani. Lo chiamarono (libera traduzione mia) “Programma di salvaguardia degli assetti tossici”. E, in effetti fu proprio un programma per salvare quegli assetti.

Li comprarono perchè non si scoprisse che erano velenosi. Valevano zero, ma vennero acquistati in denaro sonante. Salvarono i truffatori. Il pubblico fu indotto a pensare che questo servisse a qualche scopo. L’unico scopo era di finanziare i truffatori. Che sono gli stessi che ora esigono di essere nuovamente pagati per i crediti illegali (tossici appunto) che erogarono. Solo che la cifra fu venti volte più grande.
Dove sono andati e a chi, e quanto? Adesso sappiamo tutto. C’è l’elenco, eccolo:

Citigroup: $2.5 trillion ($2,500,000,000,000)
Morgan Stanley: $2.04 trillion ($2,040,000,000,000)
Merrill Lynch: $1.949 trillion ($1,949,000,000,000)
Bank of America: $1.344 trillion ($1,344,000,000,000)
Barclays PLC (United Kingdom): $868 billion ($868,000,000,000)
Bear Sterns: $853 billion ($853,000,000,000)
Goldman Sachs: $814 billion ($814,000,000,000)
Royal Bank of Scotland (UK): $541 billion ($541,000,000,000)
JP Morgan Chase: $391 billion ($391,000,000,000)
Deutsche Bank (Germany): $354 billion ($354,000,000,000)
UBS (Switzerland): $287 billion ($287,000,000,000)
Credit Suisse (Switzerland): $262 billion ($262,000,000,000)
Lehman Brothers: $183 billion ($183,000,000,000)
Bank of Scotland (United Kingdom): $181 billion ($181,000,000,000)
BNP Paribas (France): $175 billion ($175,000,000,000)

E molte altre banche minori che qui non staremo a citare. Chi volesse sapere i dettagli può andarseli a vedere qui, qui, e qui.
Adesso ci è più chiaro chi sono i nove banchieri che si ritrovano, assieme ai loro complici, in qualche ufficio di Wall Street, o a bordo di qualche nave, una volta al mese per complottare contro le nostre vite, il nostro lavoro, il nostro futuro. Sicuramente sono tutti fedeli partecipanti alle riunioni del Gruppo Bilderberg e della Trilaterale. In un mondo bene ordinato bisognerebbe che venissero arrestati, su mandato, per esempio, della Corte Penale Internazionale. Ma chi ha il potere di spiccare un tale mandato, visto che i governi europei sono tutti complici di questi balordi? Ai quali si dovrebbe aggiungere i dirigenti delle agenzie di rating che non potevano non sapere e che sono state e sono parte della macchinazione. Danno i voti a tutti, e decidono chi è fedele e chi non lo è alle loro operazioni da scassinatori; sorvegliano e fanno il palo prima che arrivi l’opinione pubblica. E questa non può arrivare perchè non sa niente. E non sa niente perchè giornali e tv mentono e distraggono milioni e miliardi di spettatori. Da quei pulpiti ci viene l’accusa di avere troppo consumato. Ma quei pulpiti, materialistici per eccellenza, continuano a spingerci a consumare ancora. E’ il delirio dei balordi.

Come difenderci? Organizzarci per rispondere. Il debito che hanno creato se lo paghino loro, se ci riescono. L’attacco alle nostre condizioni di vita dobbiamo respingerlo. Certo che ricorreranno alla forza, come sta facendo il cameriere Cameron dopo i tumulti di Londra. Come Berlusconi e Fassino stanno facendo con i No Tav della Val di Susa. Ma se milioni di europei capiranno che è giunto il momento di difendersi, partendo dalla difesa del proprio territorio (dove per territorio s’intende tutta la nostra vita, a partire dal nostro cervello e dalla nostra salute), li potremo sbalzare di sella. Dove abitiamo noi, loro sono più deboli e noi quasi invincibili. Se ci organizziamo. Tertium non datur: o li sbalziamo di sella o loro ci distruggeranno. Sicuramente molti di noi, insieme ai milioni che non si possono difendere. Ci porteranno via gli ultimi residui di democrazia, ci renderanno schiavi. Vogliono cancellare la storia di 150 anni di diritti conquistati. Sono la peste moderna. Se vogliamo guarire dobbiamo rispondere alla loro dichiarazione di guerra.

BANCHE SENZA SOLDI CHI PAGA È IL CLIENTE

Redazione
Tempi duri per i piccoli imprenditoti(che sono tutt’ora una parte importante del tessuto produttivo e occupazionale nazionale) e per l’accesso ai prestiti anche pe il no allineamento
ai parametri di patrimonializzazione delle normativa.
Il risultato è che che scattano delle garanzie personali superiori a quelle reali.
Poi c’è il discorso dei tempi per le pratiche che secondo la Confartigianto si sono allungate da
due a tre settimane fino a sei mesi, con la conseguente mancanza di liquidità della piccola
impresa per avere un buon impatto sul mercato.

Anche per chi compra casa che fino a qualche anno fà era ritenuto un buon investimento ora i
finanziamenti anche se garantiti coprono solo parzialmente il valore del immobile le stime della
copertura sono dal 44% al 56% il resto deve essere saldato.
Se si fanno polizze di copertura è bene ricordare che non sono gratuite.

Pezzi tratti dal Fatto Quotidiano del 23/12/2011 Autore Giovanna Lantini

1 Il prezzo del risparmio Può arrivare a costare anche 253 euro l’anno. Attenti alle “zero spese”
il conto zero spese è solo un sogno per la maggior parte dei consumatori. Già per-ché anche quando la banca dice che non ci saranno costi, s’inventa mille cavilli per far pagare il correntista che raramente legge i lunghi contratti che sta stipulando.
1)Prelevare agli sportelli ai conti che non sono della propria banca costerà all’incirca sui due
euro.

2)andare in rosso, il costo può far piangere per tutto il mese successivo. E questo anche perché la cancellazione della commissione di massimo scoperto è stata sostituita da altre voci.
3)Ci sono quintali di estratti conto cartacei con un costo di rendicontazione che può raggiungere
i 4 euro
4) Mille insidie, poi tra i servizi gratuiti, come la domiciliazione delle bollette, dove però le singole operazioni solitamente si pagano una ad una
5) E ancora, i pacchetti con un tot di operazioni incluse che a conti fatti si finisce sempre col superare pagando salate quelle in eccesso
6)La crisi di liquidità degli istituti, inoltre, rischia di pesare anche sulla trasferibilità del
conto dato che le banche allungano i tempi: in attesa del via libera si finisce per pagare due
conti alla volta.
Tassi oltre il 9% e finanziamenti che coprono solo la metà del valore
2)Mutui sulla casa comprare casa è diventato più difficile. Se nel 2000 le banche si offriva-no di finanziare fino alla totalità del prezzo dell’immobile, la quota è scesa a settembre di quest’anno al 44 per cento: bisogna avere in contanti almeno la metà del valoredell’immobile per il finanziamento.
In alternativa “. Molti chiedono l’apertura di un conto corrente su cui “appoggiare il mutuo” o la sottoscrizione di polizze assicurative ricordando che queste non sono gratuite.

3. Carte di credito Revolving, interessi fino al 17%Attenzione alle carte di credito che arrivano in omaggio con l’apertura del conto. La fregatura principale è che di solito il
primo anno non si pagano, ma poi sì. E la disdetta va fatta per tempo via raccomandata. Alla larga, poi, dalle carte revolving, pubblicizzate come infinite riserve di denaro da rimborsare a rate che però non finiscono mai e sono difficilissime da tenere sotto controllo. Specialmente per isalatissimi interessi che possono arrivare anche al 17 per cento.

4. Prodotti bancari Occhio alle super offerteLa regola di guardarsi dalle super offerte negli investimenti finanziari vale in modo particolare, anche per le obbligazioni
emesse dalla banca che sta cercando di venderle al suo cliente: la storia, come dimostra il caso del convertendo “a l l e gro ” della Bpm, è piena di sogni di guadagno trasformatisi in delusioni
a caro prezzo. Discorso che vale anche per i Btp day, offerte senza dubbio interessanti sotto il
profilo dei rendimenti, ma da valutare accuratamente sotto quello dei rischi.

5. Prestiti alle imprese Sei mesi per ottenere il credito con garanzie personaliSempre più difficile l’accesso al credito per le piccole imprese, storica-
mente il vero tessuto produttivo e occupazionale del Paese. Vittime in passato di derivati
accoppiati ai finanziamenti di vario genere necessari all’azienda, oggi si scontrano con un
accesso al credito sempre più difficile. Per aprire i rubinetti, infatti, le banche chiedono loro il rispetto dei parametri internazionali di Basilea II,
ma gli stessi dirigenti bancari sanno bene che, per le loro caratteristiche, le pmi del nostro Paese non sono riuscite ad alnearsi ai requisiti di patrimonializzazione richiesti dalla normativa. Quindi scattano le garanzie personali e reali, spesso più consistenti del valore del finanziamento richiesto.
La Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa veneta ha anche
riscontrato un allungamento dei tempi di istruttoria delle pratiche: se prima bastavano due o tre settimane oggi sono necessari cinque o sei mesi. Tempi biblici per un’azienda impegnata a restare
sul mercato. E se non ce la fa la banca si può rifare sulle garanzie.

La direttiva Europea Mifid, Banche in difficoltà, prestito d’emergenza della Bce

Parti tratte dal Fatto Quotidiano.it Autore: Vittorio Malagutti.
Le Banche possono fare la fortuna o la sfortuna di un territorio o di più territori prestandoci i soldi per lavorare, o per comprare una casa, offrendoci servizi e strumenti a lo sviluppo delle visibilità delle aziende (tipo i servizi per gli e-commerce), vendendo
titoli di aziende intenzionate a svilupparsi e a sua volta sviluppare l’economia, o fondi che cmq hanno dei dei buoni rendimenti etc.
Ma a quanto pare in periodi di crisi pare facciano più che altro i loro interessi.
In realtà in questo periodo si trovano agli sportelli dei titoli l’impiegato ha un compito ben preciso: vendere i prodotti della casa.
Casi ecclatanti in Italia sono stati quelli di una decina di anni fa riguardo alla Parmalat e alla Cirio, quando gli istituti più esposti nei confronti dei due gruppi sull’orlo del crac girarono a migliaia di risparmiatori i bond targati Tanzi e Cragnotti.
Nel 2007 è arrivata la Mifid, la direttiva europea che, almeno sulla carta, avrebbe dovuto rivoluzionare i rapporti tra i risparmiatori e gli intermediari finanziari. La legge fissa una serie di paletti normativi per ridurre al minimo i conflitti d’interesse. La banca è obbligata tra l’altro a segnalare e vendere solo i prodotti più adatti alle caratteristiche del cliente, individuate attraverso un apposito questionario.
Una delle tante normative Europee che però a causa delle scarso peso politico dell’Europa rispetto a quello economico finiscono in alcuni casi per essere applicate male o non applicate del tutto.
Perciò dipende più che altro dalle volontà dei rispettivi stati mettere in atto le norme delladirettiva.
Tutto risolto? La Mifid ha magicamente aperto un’era nuova nel mondo del risparmio?
Pare di no a causa che gli istituti hanno stipulato con le famiglie fondi d’investimento, ovviamente col marchio della casa. I fondi però spesso sono rivelati prodotti costosi in termini di commissioni e nella gran parte dei casi con rendimenti insoddisfacenti.
A partire dal 2009 e fino almeno alla metà del 2011 gli istituti hanno invece fatto affari d’oro piazzando alla clientela le loro obbligazioni. Questa categoria di titoli che nel 2008 era presente per un valore di 298 miliardi nel portafoglio delle famiglie italiane due anni dopo era arrivata a sfiorare i 370 miliardi. Peccato che le obbligazioni bancarie offrano quasi sempre un rendimento inferiore rispetto ai titoli di stato (Btp e Cct) di pari durata e perdipiù, in caso
di necessità, diventa molto difficile riuscire a liquidare l’investimento a un prezzo fissato in
modo trasparente. Infatti, gli scambi sul mercato sono quasi sempre molto ridotti e alla fine è la stessa banca a decidere quanto offrire all’investitore. Dalla metà del 2011 gli istituti di credito si sono trovati ad affrontare un problema in più. La crisi del debito sovrano e i dubbi sulla solidità del sistema finanziario globale hanno finito per bloccare i prestiti interbabcari.
Questo mancato prestito tra le banche ha portato all’esigenza di togliere dal mercato le obbligazioni bancarie dovuto all’impennata dei rendimenti dei titoli di stato.
Si spiega così la campagna pubblicitaria sui conti di deposito. Ma a quanto pare ancora non basta per risolvere il problema.
E così ieri (22 Dicembre, ndr) sono arrivati i prestiti d’emergenza della Banca centrale europea.