STORIA DI UN RAGAZZO SPECIALE LUCA, SUICIDA A 15 ANNI, SU FACEBOOK SI MOSTRA V A FUORI DALLE REGOLE FORSE ERA GAY , FORSE NO. LE ACCUSE DI UNA PERSECUZIONE ON LINE

Fatto Quotidiano 23/11/2012 Enrico Fierro attualità
Roma I l suicidio è un lampo che ti brucia il cervello e ti fa decidere all’improvviso che non vale più la pena di vivere. È difficile capire le ra- gioni che portano un adulto ad ammazzarsi. Impossibile se a strapparsi la vita a morsi è un bambino appena diventato ra- gazzo. E allora andiamo a tuf- farci nel mondo di Luca, un no- me di fantasia per il quindicen- ne che martedì sera si è impic- cato nella solitudine della sua stanzetta in un quartiere picco- lo borghese di Roma. Si va nella sua scuola per capire se è lì che gli hanno reso la vita impossi- bile da vivere ancora. TRA I SUOI compagni e le sue compagne, adolescenti come lui, che oggi si sentono già uo- mini e donne pronti a prendere a calciin boccail mondo.E che fanno la faccia dura quando bussi al portone verde del Liceo scientifico Cavour, a un passo dal Colosseo. È occupato, come buona partedegli istitutidi Ro- ma. “Non si può entrare, voi giornalisti siete delle merde, ci avete additati come gli assassini di Luca”. I ragazzi si chiudono. Arriva la preside, Tecla Sanni- no. “Non parlo, tra poco legge- rete un comunicato”. Anche la scuola si barrica nelle sue cer- tezze, rifiuta il confronto, inti- morita dall’inchiesta della pro- cura, si affida alla gelida sintassi di un comunicato. Sbarra le porte al mondo esterno. Che è fatto di ragazzi come Luca, estroso, creativo, originale. La parrucca da donna per una festa di carnevale, le unghie laccate esibite a professori e compagni di scuola. Provocazioni inno- centi, semplice voglia di stupire che però rischia di tuffarti in un inferno senza fine, quello dei f ro c i , delle c h e cc h e , dei c u l a t to n i , degli effeminati. E allora non bastano più neppure le voci che ti vogliono innamorato pazzo di una tua compagna di scuola per placare le dicerie: per tutti sarai sempre e solo un f ro c i o da sfot- tere con le battute e da crocifig- gere sui social network. “Il ra- gazzo dai pantaloni rosa”, così definivano inuna paginadi Fa- cebook Luca. Prima che la po- lizia postale la sospendesse, si poteva vedere un insulto greve. Una pompa di plastica, quelle che si usano per innaffiare i giardini, e una scritta: “Questo è il futuro di Luca, questo è quello che gli piace fare”. La pagina è stata aperta un anno fa, l’ultimo post è stato scritto ad aprile scorso. “Ma quale stalking, qua- le cyberbullismo? Quel profilo lo avevamo creato insieme, con il consenso di Luca”. È sera quando i suoi compagni di clas- se decidono di parlare, ma non con i giornalisti, si aprono con la deputata Paola Concia e con Fa- brizio Marrazzo, due leader del movimento per idiritti gay. “In classe, Luca era uno di noi, era eccentrico, vitale, gli piaceva ve- stire in modo strano, ma non l’abbiamo mai preso in giro, mai tormentato per questo. Nessuno pensavache fossegay, e lui non si era mai dichiarato”. Parole che contrastano con quella ironia pesantemente omofoba sulla pagina Face- book. Ti raccontano un altro mondo anche le foto dei vari amici di Luca pubblicate sul so- cial network. Immagini di ra- gazzi e ragazze allegri, istanta- nee di gite scolastiche, dove c’è sempre lui, insieme agli altri, e sempre, all’apparenza felice. “Parlando con gli studenti ho raccolto un doppio dolore: quello della perdita del loro compagno di classe e quello di essere stati descritti su tutti i siti come i responsabili della sua morte. Li ho trovati sconvolti e ho riscontrato un contesto sco- lastico assolutamente non ostile alla diversità. Era sicuramente un ragazzo originale, di certo in cerca della sua identità, come molti a 15 anni, ma di sicuro questa sua diversità era ben in- serita nel contesto della classe”. Paola Concia non si dà pace, è nella scuola “per capire”, e am- mette che va via senza certezze. E allora dov’è l’altra parte del mondo, quello cattivo, che ha distrutto la vita del quindicenne Luca? Bisogna cercarlo nella fa- miglia, oppure tra gli altri mille studenti che affollano questo antico liceo romano? Che due anni fa organizzò un corso di studio contro l’omofobia. Ma forse non basta, e ce lo conferma una scena che vediamo. Un si- gnore di colore bussa al portone di ferro. “A zi’ che voi”, gli ri- sponde un ragazzo.“Cerco mia figlia, studia qui”. A zi’, ci si ri- volge così all’extracomunitario nero. “A frociooo”, con la bocca spalancata, si sfotte così un ra- gazzo allegro e originale che in- dossa dei pantaloni rosa. Fino a rendergli la vita impossibi

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aderente al ms5 Biella al comitato dell'Acqua pubblica

Pubblicato il novembre 23, 2012, in attualità, Uncategorized con tag , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 8 commenti.

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  1. Pingback: La maledizione dei pantaloni rosa | Buccia di banana

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