NAPOLITANO DÀ L’ULTIMA SPINTA ALL’INCIUCIONE

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Da Il Fatto Quotidiano del 09/04/2013 Wnda Marra attualità.

CITA IL 1976: “CI VUOLE CORAGGIO”. BERLUSCONI ESULTA:
“FINALMENTE BERSANI DISPONIBILE A VEDERMI”.

Nel 1976 ci volle coraggio per quella scelta di inedita larga intesa e solidarietà, imposta da minacce e prove che per l’Italia si chiamavano inflazione e situazione finanziaria fuori controllo e aggressione terroristica allo Stato democratico come degenerazione ultima dell’estremismo demagogico”. L’esortazione di Giorgio Napolitano alle forze politiche arriva durante un convegno in Senato dedicato a Gerardo Chiaromonte, che nel ‘76 era un dirigente del Pci. E si riferisce al monocolore Dc che il Pci fece nascere e sostenne con le astensioni per due anni. Suona come un rimprovero, soprattutto al Pd, e un invito – ancora una volta – a mettersi d’accordo con il Pdl. Nell’entourage di Napolitano sottolineano che il convegno era previsto da tempo. Ma i riferimenti – evidentemente – non sono puramente casuali. Tanto che la seconda parte del “monito” si attaglia perfettamente al Movimento 5 Stelle: “Certe campagne moralizzatrici distruggono la politica”. PASSA POCO più di un’ora e Berlusconi al Tg4 prende la palla al balzo: “Finalmente Bersani disponibile a un incontro. Serve un governo forte”. Nello staff del segretario si fanno una risata: “Ma come? È una settimana che diciamo che ci sarà l’in – contro. E ci sarà, giovedì o venerdì”. Mentre il segretario si prepara a vedere il Cavaliere, i bersaniani si dilettano in letture ad hoc delle parole del Capo dello Stato. La fedelissima Geloni fa notare che si parla di “Lar – ga intesa per far nascere un governo, non governo di larghe intese”. Roberto Seghetti su Twitter scrive: “#1976Precedenteinteressante: un monocolore che passa per l’astensione degli altri partiti. Naturalmente con una larga intesa”. E si sottolinea che è lo stesso esempio fatto da Sardo nell’intervista al Corriere della Sera di ieri. Spiega Francesco Clementi, professore di diritto costituzionale, vicino a Napolitano (e a Renzi): “Ricordo che per la Costituzione un governo deve avere una fiducia in entrata, per cui non è possibile un esecutivo di minoranza. Nel 1976 era un’altra questione: il Pci non poteva entrare nel governo, perché gli americani non l’avrebbe – ro permesso”. Stessa interpretazione di Stefano Ceccanti, altro uomo vicino al Colle: “La formula del governo delle astensioni era legata a un problema preciso, alla non ancora piena legittimazione del Pci”. Infatti, Moro nel suo ultimo discorso “ac – cenna a un delicato problema internazionale”. Con buona pace di Bersani che ieri ha scritto una lettera a Repubblica per ribadire il no “al governissimo”. E sostenere che se il problema è lui è pronto a farsi da parte. Dopo che persino il capogruppo Roberto Speranza, suo vicinissimo, aveva aperto ai voti del Pdl. Un crinale difficilisdifficilissimo quello su cui cerca di stare il segretario, che vuole dal Pdl la possibilità di far nascere il suo governo e nello stesso tempo non vuole governare insieme. Almeno non ufficialmente. Tanto difficile che ogni giorno viene declinato in maniera diversa, mentre buona parte del partito pende sempre più chiaramente verso le larghe intese, in senso proprio. Ma intanto va avanti la trattativa sul Quirinale. Fino a dove è pronto a cedere Bersani? O cede, o cede lo stesso, sembra la foto più giusta: o si piega, o si fa da parte, ma il governo (di scopo, di transizione, tecnico o che dir si voglia) col Pdl lo fa qualcun’altro. Pdl che dal canto suo non abbassa il tiro: vuole garanzie anche sul governo o un nome di centrodestra al Colle. L’intervista di ieri sera di Lilli Gruber a Enrico Letta sembrava un corpo a corpo, con il vice segretario che ribadiva “no al governissimo”, ma sottolineava che si cerca l’intesa sul Colle, sottolineando come con Napolitano non “era maturo” il governo Bersani: come dire che un patto sul Quirinale ne implica anche uno sull’esecutivo. Questo mentre apriva la strada pure a un dopo Bersani. E il lettiano Boccia richiamava la necessità di “un governo forte” davanti all’Unione europea. IERI in una lettera a Repubblica , Walter Veltroni “Perchè è nato il Pd? Credo si fosse fatta strada allora nei gruppi dirigenti del centrosinistra la consapevolezza che senza un grande partito riformista che superasse gli steccati delle vecchie appartenenze sarebbe stato impossibile dare al paese un governo davvero riformista”. Un assist a Renzi. Suffragato anche da un attacco a chi da “irresponsabile” parla di scissioni invece di pensare “al bene del paese”. Da un Rottamato all’altro, tutti guardano al Rottamatore. D’Alema giovedì va a Firenze. Ufficialmente per una lelezione agli studenti organizzata dall’Istituto Italiano di Scienze Umane, organizzata da Nardella, deputato renziano. Ma il Lìder Maximo, che nelle ultime settimane ha marcato la distanza da Bersani, e Renzi stanno lavorando alle loro agende per incontrarsi. Oggi si riuniscono i gruppi parlamentari del Pd: si annunciano fuochi d’artificio.

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aderente al ms5 Biella al comitato dell'Acqua pubblica

Pubblicato il aprile 9, 2013, in attualità, Uncategorized con tag , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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